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alluvione in Toscana 2012

La Regione Toscana ha chiesto al Governo una legge specifica e 50 milioni di euro all’anno per 10 anni. Tra i settori più colpiti, orticoltura e anche florovivaismo. Coldiretti stima più di 10 milioni di danni fra Massa, Carrara e la Lunigiana, e chiede l’utilizzo dei consorzi di bonifica per la prevenzione. Il comitato apuano di Cia chiede il riordino degli enti di bonifica e rimarca il ruolo multifunzionale dell’agricoltura. Il presidente degli agronomi propone «diritti ecologici e paesaggistici» al posto degli oneri di urbanizzazione.

Organizzazioni professionali degli agricoltori mobilitate nel monitoraggio dei danni dell’alluvione e nella creazione delle prime reti di solidarietà.
Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha preso atto che questa volta la Toscana non può farcela a risollevarsi da sola, senza il sostegno del Governo, e ha chiesto «una legge specifica […] come per l’Emilia Romagna, per gestire sia l’emergenza che l’opera di ricostruzione, ma soprattutto […] un patto per la prevenzione», vale a dire «50 milioni all’anno per 10 anni per la messa in sicurezza contro il rischio idrogeologico e idraulico».
Ma i toscani non stanno ad aspettare ed hanno anzi già incominciato a darsi da fare. Lo si vede in particolare nel settore agricolo, dove le maggiori organizzazioni professionali degli agricoltori, Cia e Coldiretti, sono impegnate a monitorare la situazione zona per zona e a fare le prime stime dei danni delle alluvioni tenendo conto anche dei differenti settori agricoli.
«Prima il caldo e la siccità. Ora la violenza della pioggia accompagnata da esondazioni e allagamenti. Non c’è pace per l’agricoltura toscana che ancora una volta deve fare i conti con gli eccessi climatici e con la fragilità di un territorio dove il 98% dei comuni è a rischio frana», è stato il grido di allarme di ieri di Coldiretti regionale. Concetto espresso il giorno prima anche dal presidente della Cia di Grosseto, Enrico Rabazzi: «dopo la siccità prolungata […] e il fuoco che quest’estate ha devastato e distrutto centinaia di ettari, ora la Maremma è sottacqua». E il problema è che, come segnalato più di una volta dal climatologo Giampiero Maracchi (ad esempio alla giornata di studi del 7 giugno 2011 ai Georgofili di Firenze, vedi articolo “Risparmiare acqua…”), il doppio fenomeno della «troppa acqua e troppo poca» è in aumento costante da dopo il 1990 ed è destinato con ogni probabilità a restare con noi almeno per un bel po’ di tempo.
E’ ancora presto per un bilancio dei danni ma le aree in condizioni più critiche sono il grossetano, la Val di Chiana e, più vicino alla Valdinievole, la provincia di Massa Carrara. In tutte e tre le aree pesanti i danni per l’orticoltura. Coldiretti Toscana parla di «serre per la coltivazione di frutta e verdura letteralmente spazzate via dalle acque» in Maremma nella provincia di Grosseto e di situazione molto difficile pure nella Val di Chiana senese, dove l’ortofrutta registra «danni che oscillano tra il -60% e il -70%». Idem per il territorio di Massa Carrara, dove i settori più colpiti sarebbero il vitivinicolo, l’orticoltura, il florovivaismo e la zootecnia.
Su quest’ultima area territoriale la Coldiretti propone già una stima: «i danni superano i 10 milioni di euro, mentre sono centinaia le imprese agricole sott’acqua, in emergenza o gravemente danneggiate tra Massa, Carrara e la Lunigiana. La situazione più critica nelle colline del Candia Doc dove si contano tra i vitigni, in particolare nel versante massese, centinaia di frane e smottamenti, numerose cantine allagate, produzioni completamente andate perse e danneggiamenti a macchinari ed attrezzature». «Decine di migliaia di piante – continua il comunicato di Coldiretti -, in particolare stelle di Natale, pansé, primule sono state ricoperte da decine di centimetri di pioggia. Le situazioni più critiche nella zona di via Romana e a Cinquale dove sono presenti diverse aziende specializzate nella produzione di fiori».
Arrivano intanto le prime richieste e proposte. Per Coldiretti lo stato di emergenza e di calamità naturale deve essere accompagnato da una programmazione economica adeguata per il ripristino ed il recupero ambientale. «L’agricoltura non è solo Pil e non va solo misurata in base alla sua portata in termini economicisottolinea il presidente di Coldiretti regionale Tulio Marcelli - è cura, manutenzione, presidio del territorio che ha un valore per tutta la comunità. Le risorse che saranno destinate all’emergenza, ormai l’ennesima, devono essere misurate su questi valori». Coldiretti propone di utilizzare i consorzi di bonifica per attività di prevenzione: «Possono esserecommenta Marcelli - uno strumento strategico importante sul territorio».
«Con gli eventi di queste ore – afferma il responsabile del Comitato apuano di Cia Vittorio Marcellisiamo arrivati al punto di non ritorno, ed occorre che le Istituzioni rispondano assumendosi le responsabilità, prima fra tutte la revisione degli strumenti di governo e di gestione  del territorio». «Bene ha fatto la Regione Toscanaprosegue Marcelli – a bloccare l’edificazione negli alvei dei fiumi e nelle zone ad alto rischio idraulico, ed encomiabile è l’impegno sul fronte degli interventi di ripristino a seguito degli eventi alluvionali del 2011. Ma non è sufficiente. Occorre che il Governo centrale, quello di Roma, risponda con qualcosa di più concreto della “solidarietà e della vicinanza alle popolazioni colpite”, occorre che siano stanziati adeguati finanziamenti per poter adeguare le opere di difesa e gestire il rischio idraulico. Così come riteniamo ormai indilazionabile il riordino degli enti di bonifica che, secondo gli intendimenti della Regione Toscana, pare sia uno degli elementi caratteristici della legge di bilancio 2013 della Regione Toscana». Secondo Cia, in questi frangenti torna straordinariamente evidente il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, quale settore generatore e custode di beni e benessere pubblici. Abbandonare l’agricoltura, o ricondurre l’agricoltura unicamente alla definizione di comparto economico – per quanto importanteè assolutamente riduttivo e colpevole.
«Sul consumo di suolo – dice invece il presidente del Conaf (Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali) Andrea Sisti - servono anche strumenti finanziari finalizzati alla realizzazione di opere di manutenzione del territorio in grado di inserire diritti ecologici e paesaggistici che devono sostituire gli oneri di urbanizzazione. Dobbiamo riqualificare i centri abitati nell’ottica di interconnettere e interconnetterli con il territorio circostante. Un’operazione non più procrastinabile che deve necessariamente portare a cambiare i sistemi di tassazione sul territorio per migliorare la qualità degli insediamenti. Le amministrazioni comunali e gli enti preposti devono essere obbligati con questa modalità di contribuzione a fare interventi per la salvaguardia del territorio e non deturparlo».  

L.S.

cipressi in Toscana Val d'Orcia

Lo ha sostenuto la presidente della Federazione degli agronomi della Toscana Coletta oggi all’incontro all’Accademia dei fisiocritici sul tema “Il cipresso, risorsa e simbolo del territorio senese”. Per il 53% dei turisti negli agriturismi senza queste piante non è Toscana e il 76% è disponibile a dare un contributo per salvarle dal cancro. Coletta: si cercano specie più resistenti alle malattie. [Foto di Hans A. Rosbach da Wikipedia]

Non è originario della nostra regione il cipresso. Eppure, secondo uno studio dell’Università di Firenze a cura di Leonardo Casini, per il 53% dei turisti degli agriturismi di Siena, Firenze, Grosseto, Lucca e Pisa, se non ci sono i cipressi, non è Toscana. Un valido motivo per tutelarli e difenderli dal cancro che dagli anni Cinquanta miete molte vittime nel nostro territorio. Tanto più che «senza questa pianta, l’8% degli intervistati non tornerebbe in Toscana, il 55% tornerebbe ma con minor frequenza».
E’ quanto è emerso durante l’incontro “Il cipresso, risorsa e simbolo del territorio senese” organizzato oggi all’Accademia dei Fisiocritici di Siena da Regione Toscana, Provincia di Siena e Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali senese. Durante il quale è stata presentata l’indagine di Casini, docente del  “Dipartimento di Economia, ingegneria, scienze e tecnologie agrarie e forestali” dell’ateneo fiorentino, che svela quanto i cipressi rappresentino un valore aggiunto per la Toscana.
Intitolato “Il ruolo economico ed ecologico del cipresso in Toscana”, lo studio mostra fra l'altro, oltre ai dati già citati, che «per il 90% degli agri-turisti - come si legge nel comunicato della Federazione degli agronomi della Toscana - i contorni delle colline e i cipressi “sono molto tipici del paesaggio”, mentre per il 41% “sono fondamentali” e solo per l’1% “per niente importanti”». Mentre per quanto riguarda il cancro, una delle malattie più frequenti che colpisce i cipressi, il 96% degli intervistati si dice favorevole all’intervento degli enti competenti per fronteggiarlo. Il 76%, invece, sarebbe addirittura disponibile a pagare per contribuire a mantenere il cipresso nel paesaggio toscano. Gli intervistati erano il 30% italiani e il 70% stranieri, per lo più americani, inglesi e tedeschi.
«Il cipresso non è una specie autoctona – ha spiegato nel suo intervento la presidente della Federazione regionale degli agronomi Monica Coletta - ma si è ormai naturalizzato e storicizzato in Toscana grazie alla sua enorme capacità di insediarsi in contesti paesaggistici difficili, al suo singolare portamento e al suo valore simbolico. Nel tempo si è trasformato in biglietto da visita della Toscana e delle colline argillose di cui il senese è particolarmente ricco».  
«Oggi – ha aggiunto Monica Coletta - ci troviamo a dover fronteggiare i danni provocati dal cancro, malattia che dagli anni Cinquanta colpisce i cipressi provocando danni ingenti a livello economico e paesaggistico, minando esemplari di grande pregio. L’attenzione dei professionisti del paesaggio rurale e dell’ambiente è rivolta alla ricerca di specie resistenti alle malattie, studi che acquisiscono importanza particolare perché il cipresso è un elemento di paesaggio imprescindibile del nostro territorio e va tutelato».

L.S.

Aula magna del rettorato università di firenze

La certificazione energetica come strumento di valorizzazione degli edifici, anche in relazione all’uso delle fonti rinnovabili, è l’argomento del seminario “Energia ed edilizia in Italia” che si tiene il 7 novembre all’Università di Firenze. La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, ma è necessaria l’iscrizione. [Foto DELL'AULA MAGNA DEL RETTORATO FIORENTINO di Sailko da Wikipedia]

«Certificare un immobile attraverso lo strumento della certificazione energetica significa non solo acquisire una conoscenza realistica circa i consumi energetici e sull’impatto ambientale dei nostri edifici, ma anche e soprattutto, poter disporre di strumenti per il miglioramento delle prestazioni stesse, con conseguente beneficio in termini di costi di mantenimento energetico ed ambientali».
In queste parole è riassunto il principale motivo d’interesse del seminario “Energia ed edilizia in Italia: la certificazione energetica come strumento di valorizzazione energetica ed economica degli edifici - evoluzione normativa e tecnica” che si tiene il pomeriggio del 7 novembre (dalle 14,30 alle 18,30, con ingresso libero ma necessità di prenotazione) nell’aula magna del Rettorato dell’Università di Firenze in piazza San Marco 4 e che è organizzato dall’associazione Assform di Rimini in collaborazione con Namirial SpA e il dipartimento Costruzioni e restauro dell’ateneo fiorentino.
«La certificazione e la riqualificazione energetica in Italia stanno vivendo un momento di notevole espansione su tutto il territorio» si legge ancora nell’opuscolo informativo del seminario, che aggiunge: «il panorama legislativo nazionale tuttavia risulta, ad oggi, molto frastagliato e questo spesso genera confusione sulla corretta attuazione di aspetti di notevole importanza, come l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. Il seminario ha l’obiettivo, da un lato di presentare un quadro normativo semplificato e dall’altro offrire degli strumenti di tipo pratico per un corretto calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici».
Ad aprire i lavori sarà l’introduzione del professor Silvio Van Riel dell’Università di Firenze. Poi prenderà la parola l’ingegnere Carlo Cappello, analista di Namirial, che affronterà i seguenti temi:
- “La certificazione Energetica in Italia: stato attuale e prospettive future”.
- “DPR n. 59 - Efficienza energetica nell'edilizia. Analisi e modalità di contenimento dei consumi invernali ed estivi”.
- “DM n.158 - Linee guida nazionali per la certificazione energetica”.
- “D. Lgs n. 28/11 - Promozione ed utilizzo delle fonti rinnovabili. Analisi dei criteri e metodologie di calcolo delle quote rinnovabili”.
- “Norme UNI-TS 11300: Le nuove norme di calcolo applicate alla progettazione termica e al risparmio energetico”.
- “La Certificazione Ambientale: Protocollo ITACA in Italia e nelle regioni”.
- Presentazione di un caso di studio pratico.
- Dimostrazione dei Software Namirial TERMO e CLIMA.
Per partecipare è necessaria la prenotazione, preferibilmente nella “sezione corsi” del sito www.assform.it. L'attestato di partecipazione, da scaricarsi in seguito dal sito www.assform.it, nell'area utenti, assieme agli atti del seminario, verrà rilasciato esclusivamente a coloro che avranno effettuato l'iscrizione via web.

L.S.

Ismea strumenti per le imprese agricole

Gli strumenti finanziari di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) a sostegno dei giovani agricoltori, delle start up agricole e di tutte le imprese rurali sono stati presentati qualche giorno fa dal ministro Catania e da Arturo Semerari, presidente di Ismea. Il ministro auspica il ritorno a un «regime di credito agrario differenziato».

L’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, meglio noto in sigla come Ismea, offre oggi degli strumenti finanziari a supporto dei nostri agricoltori, e in particolare dei giovani, che non tutti conoscono ma rappresentano delle opportunità da non trascurare.
E’ quanto è emerso nella conferenza stampa tenuta il 29 ottobre al Ministero delle politiche agricole dal ministro Mario Catania e dal presidente di Ismea Arturo Semerari per illustrare le misure e gli strumenti messi a disposizione per favorire l'insediamento dei giovani e lo sviluppo delle start up in agricoltura. Con speciale riferimento ai prestiti agevolati per l'acquisto dei terreni, ai finanziamenti per la realizzazione di progetti di investimento innovativi e alle garanzie per l'accesso al credito bancario e per l'abbattimento dei relativi costi.
«L'agricoltura ha bisogno di risposte mirate e specifiche – ha detto il ministro Catania -. Per questo Ismea ha messo a punto degli strumenti ad hoc in grado di sostenere le imprese del settore, conoscendone le necessità e gli obiettivi». «A sostegno dei giovani agricoltori e delle start up - ha proseguito il Ministrol'Ismea fornisce una serie di strumenti finalizzati ad acquisire la base fondiaria e a finanziare progetti di investimento innovativi». Ad esempio, «con la misura del cosiddetto “primo insediamento” i giovani al di sotto dei 40 anni possono richiedere a Ismea la concessione di mutui (fino a 30 anni) a tassi ridotti per l'acquisto dei terreni agricoli».
Tra le misure illustrate, anche il “subentro”, che consente il finanziamento di progetti specifici presentati da giovani agricoltori nella fase del passaggio di aziende tra vecchie e nuove generazioni. Ismea rilascia inoltre garanzie dirette o a prima richiesta, allo scopo di favorire l'accesso al credito bancario: uno strumento che integra le capacità dell'imprenditore agricolo di fornire garanzie alle banche erogatrici, favorendo l'abbattimento degli spread e di conseguenza i tassi di interesse applicati sui finanziamenti. I giovani possono usufruire anche di uno sconto sulla commissione di garanzia fino a un massimo di 7.500 euro nell'ambito del regime di aiuto “de minimis”.
A questi strumenti per i giovani si affiancano il “fondo di credito”, anch'esso destinato ad abbattere il costo dei finanziamenti bancari attraverso il sostegno pubblico, e il “Fondo di investimento nel capitale di rischio” con cui l'Ismea acquisisce, direttamente o indirettamente, partecipazioni al capitale di rischio delle imprese agricole.
«Gli strumenti di Ismea illustrati oggi – ha affermato Catania - sono certamente utili a rispondere al problema del credito e a quello delle assicurazioni. Ad ogni modo sono convinto che dobbiamo guardare oltre e pensare ad ulteriori obiettivi. Mi riferisco, per esempio, alla necessità - di cui ho già parlato con il presidente dell'Abi, Giuseppe Mussari, e sulla quale richiamerò l'attenzione anche del Governo - di tornare a un regime di credito agrario differenziato, uno strumento che esisteva in passato, la cui scomparsa è stata un grave danno per il sistema agricolo. Le banche infatti non dispongono più di modalità mirate e personale specializzato per rapportarsi nella maniera più adatta alla realtà specifica delle aziende agricole».
«Sul fronte delle assicurazioni, invece, mi sono battuto molto per raggiungere dei risultati all'interno della legge di stabilità e abbiamo ottenuto la somma di 120 milioni di euro per l'anno 2013 - ha concluso il Ministro -. Dobbiamo andare avanti in questa direzione, evitando i meccanismi di gestione delle crisi 'ex post' con interventi di mano pubblica, usati in passato. Sia a livello nazionale che comunitario, è fondamentale quindi mobilitare delle risorse per questo scopo».
Per ulteriori informazioni sugli strumenti di Ismea e per sapere come è possibile accedervi, si rimanda al sito www.ismea.it e alle sezioni “Sviluppo d'impresa” e “Strumenti finanziari”.

L.S.

Festival dei Giardini Pordenone Ortogiardino

E’ aperta la selezione nazionale per entrare fra i 10 progetti di piccoli spazi verdi sul tema “Natura e forme in giardino” che saranno realizzati ed esposti alla II edizione del Festival dei Giardini di Pordenone dal 2 al 10 marzo 2013 nell’ambito del 34° Ortogiardino. Il termine per l’iscrizione è il 31 dicembre 2012, ma la scadenza per l’invio di quesiti di chiarimento è il 10 dicembre.

«Una combinazione vincente di arte e paesaggio, natura e ambiente urbano, piante, fiori e ambiente domestico». Viene definito così il tipo di progetto di spazio verde, «di assoluta tendenza e novità», a cui si mira per la seconda edizione del Festival dei Giardini di Pordenone, in programma dal 2 al 10 marzo 2013 all’interno del 34° salone del giardinaggio e della floricoltura del Nord Est, Ortogiardino 2013.
Il tema del concorso nazionale che porterà alla selezione di 10 progetti di piccoli giardini da realizzare ed esporre il prossimo marzo è infatti “Natura e forme in giardino” e, come si legge nel comunicato della manifestazione, «la riflessione potrà prendere spunto anche dalla recente pubblicazione Breve Storia del Giardino di Gilles Clément che cerca di contemplare un dialogo con il giardino nelle sue forme e geometrie storico-tradizionali che si esplicano poi in elementi che vanno dai recinti alle aiuole, dai muri alle forme architettoniche, e in generale a tutte le forme che nel giardino hanno trovato il loro luogo specifico di attuazione, non da meno le stesse della natura, come alberi, sculture vegetali, siepi topiate fino alla sua libera espressione come natura "selvaggia"».
Il concorso di idee, che si è aperto il 10 ottobre scorso con la pubblicazione del bando, ha come termine ultimo per l’iscrizione il 31 dicembre 2012, ma ogni eventuale quesito di chiarimento andrà inviato entro il 10 dicembre. Possono partecipare «vivaisti, architetti paesaggisti, progettisti di giardini, designer, artisti, architetti, ingegneri, agronomi» e comunque «persone fisiche in possesso della capacità di progettare e realizzare giardini a insindacabile giudizio della giuria». Va ricordato che «il soggetto partecipante deve assicurare con la domanda di partecipazione l’obbligo alla realizzazione dei progetti, se selezionato dalla Fiera».
Anche quest’anno è previsto un contributo di partecipazione, a titolo di rimborso spese, pari a 2 mila euro più Iva per i progetti che saranno selezionati dalla giuria del Festival. Per il resto i progetti dovranno essere realizzati a cura e spese dei concorrenti selezionati, che potranno ricorrere a sponsor autonomamente reperiti.
I selezionati avranno a disposizione spazi espositivi di circa 200 metri quadri all’interno dei padiglioni del centro fieristico di Pordenone. E siccome le aree espositive disponibili non hanno eguale forma e dimensione, è bene che i progetti siano sufficientemente flessibili per potersi adattare alle differenti forme. Per la realizzazione dei giardini possono essere utilizzati materiali diversi, purché lo spazio venga occupato almeno al 60% da materiali vegetali vivi.
Per ulteriori informazioni, contattare Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonare allo 0434 232291 o visitare la pagina web introduttiva del Festival dei Giardini, da cui si può reperire tutto l’occorrente alla partecipazione e in particolare il bando del concorso.

L.S.