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Olanda a Green Week Berlin

La 78esima International Green Week Berlin, la fiera sul cibo, l’agricoltura e l’ortoflorovivaismo, si è aperta fra ieri ed oggi e prosegue fino al 27 gennaio a Berlino con numeri record di espositori. L’Olanda è il «Paese partner» di quest’anno con lo slogan “Quality grows in Holland”. Oltre 40 mila piante fiorite nella International Floral Hall, che quest’anno è intitolata “Boulevard”. Fra i 77 espositori italiani, solo l’azienda speciale “Riviera dei Fiori” di Imperia riguarda implicitamente anche la floricoltura.

E’ l’Olanda la protagonista dell’edizione 2013 della International Green Week Berlin, «la più grande fiera dedicata al cibo, l’agricoltura e l’ortoflorovivaismo», che si è aperta fra ieri e oggi e prosegue fino al 27 gennaio al centro espositivo Messe Berlin con cifre da record. E nella vasta panoramica sul mondo dell’agricoltura internazionale e in particolare tedesca un ruolo rilevante spetta anche al florovivaismo e giardinaggio, con la International Floral Hall che quest’anno assume le sembianze di un “Boulevard” (viale) attraverso un oceano di oltre 40 mila piante fiorite, e prodotti e innovazioni di ogni genere per coltivare le piante.
Giunta alla 78esima edizione, la fiera berlinese aperta ai consumatori ospita quest’anno il maggior numero di espositori della sua ormai lunga storia, che risale al 1926: ben 1630 da 67 Paesi di tutti i continenti (+15% sul 2011), con l’entrata in scena per la prima volta di Sudan e Kosovo. Nell’arco della settimana sono attesi 400 mila visitatori, fra cui 100 mila professionali. E grazie a uno degli eventi collaterali, il “Global Forum for Food and Agriculture 2013” (17-19 gennaio), sono presenti a Berlino in questi giorni oltre 80 ministri dell’agricoltura di tutto il mondo ed esponenti di spicco del settore agricolo internazionale. Gli espositori italiani elencati sono 77, nessuno proveniente dalla Toscana, e si tratta di aziende o rami d’impresa principalmente del Nord Italia e del settore gastronomico. Con un unico soggetto a rappresentare per via indiretta il florovivaismo italiano: l’azienda speciale «Riviera dei Fiori di Commercio di Imperia», che promuove le attività economiche della città ligure nota anche per la floricoltura.
«Con la più ampia partecipazione internazionale nella sua storia – ha dichiarato Christiane Göke, direttore esecutivo della fiera – la Green Week 2013 offre una panoramica senza precedenti sul mercato globale. Questo evento è centrato sui prodotti alimentari e l’enogastronomia d’eccellenza ma anche sull’intera gamma di specialità regionali dei 14 stati federali tedeschi. La Green Week presenta le funzionalità e i risultati dell’agricoltura, dell’industria alimentare e dell’ortoflorovivaismo, offrendo al tempo stesso una esperienza unica all’opinione pubblica e ampie opportunità di dibattiti professionali sui trend attuali».
L’Olanda, che è presente alla International Green Week tedesca fin dal lontano 1953, festeggia il suo 60° anno di partecipazione alla fiera indossando i panni della «partner country» (nazione partner) con un’esposizione all’insegna dello slogan “Quality grows in Holland” (La qualità cresce in Olanda). E in effetti l’Olanda è davvero il principale interlocutore commerciale dei tedeschi nel settore agricolo (e viceversa), con nel 2011 un valore totale di esportazioni agricole verso la Germania pari a 72,8 miliardi di euro (+9%), cifra che vale il 26% del totale delle esportazioni olandesi del comparto. Con un ruolo importante, ovviamente, accanto ai prodotti alimentari, riservato al rinomato mondo del florovivaismo arancione: bulbi di tulipani, fiori recisi e piante in vaso.
Ma la floricoltura e tutto ciò che riguarda i giardini alla Green Week 2013 non è rappresentato soltanto dall’Olanda, naturalmente. Di grande interesse è infatti la International Floral Hall che quest’anno si intitola “Boulevard” e ha l’aspetto di una passerella di 60 metri per 1 metro che collega la hall tradizionale dei fiori con la hall dei “Garden Enthusiasts” (gli entusiasti dei giardini), formando uno spazio unico di circa 6 mila metri quadrati. Uno spazio che è stato trasformato in un mare di oltre 40 mila fiori profumati, con 40 camelie in fiore, centinaia di orchidee, oltre 1000 rose, 1800 felci di vario genere, 35 palme e migliaia di tulipani, narcisi, gerbere e violette. Il boulevard sarà fiancheggiato da esposizioni di nuove e insolite innovazioni floreali, oltre a un’abbondanza di informazioni su come prendersi cura delle piante a livello amatoriale o professionale. Ci saranno poi esposizioni di artisti del paesaggio, betulle con decorazioni floreali, due vasche contenenti ninfee e cappelli e scarpe fioriti, i giardini sott’acqua ed altro ancora.

Lorenzo Sandiford

bellezza Italia proposta di legge di Legambiente

Legambiente ha presentato oggi a Roma un disegno di legge che mette al centro la bellezza e la qualità come chiavi di volta per ogni trasformazione del territorio italiano. Il testo, già firmato da diverse personalità della cultura fra cui Moni Ovadia Ottavia Piccolo Roberto Saviano e Franco Iseppi, sembra in parte sovrapporsi al progetto di legge contro il consumo di suolo agricolo del Mipaaf, integrandolo però con altre misure, ed è articolato in 10 articoli. Dal 19 gennaio la campagna itinerante “Italia, bellezza, futuro” promuoverà il ddl legandolo a situazioni concrete dal forte valore simbolico, come il progetto per riqualificare Paestum o la tutela paesaggistica dopo l’alluvione alle Cinque Terre. [Foto de LoStrangolatore da Wikipedia]

«1. La bellezza è un patrimonio del Paese e una fondamentale forma di espressione della sua identità e cultura da tutelare e promuovere. 2. In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la presente legge detta i principi generali di promozione, tutela, valorizzazione e creazione della bellezza in quanto bene comune indisponibile. Le Regioni si adeguano a tali principi nell’esercizio della propria potestà legislativa e regolamentare».
Sono i due commi dal respiro quasi filosofico che compongono il primo articolo, intitolato “La bellezza patrimonio del Paese”, del “disegno di legge per la bellezza” scritto da Legambiente e presentato oggi a Roma dal suo presidente Vittorio Cogliati Dezza. Che prosegue con i seguenti nove articoli:  2) “tutela e riqualificazione del patrimonio paesaggistico italiano”; 3) “tutela del suolo e contenimento del consumo”; 4) “bellezza delle opere pubbliche e concorsi di progettazione”; 5) “rigenerazione urbana”; 6) “contributo per la tutela del suolo e la rigenerazione urbana”; 7) “repressione dell’abusivismo edilizio e recupero ambientale delle aree”; 8) “dibattito pubblico per l’approvazione delle infrastrutture di interesse nazionale”; 9) “bando di idee per la bellezza”; 10) “bellezza dei gesti e senso civico”.
Una proposta che sembra in parte ispirata al progetto di legge contro il consumo di suolo agricolo presentato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, integrandolo però con altre misure, e che, come è scritto nella premessa, punta sulla «principale caratteristica che il mondo riconosce all’Italia» e alle sue città, i suoi paesaggi, le opere d’arte, il made in Italy ecc. - la bellezza appunto - con due obiettivi. Primo, farne un «fattore decisivo su cui costruire il nostro sviluppo», nella sua relazione con il concetto di qualità e nell’intreccio inestricabile «tra natura e sapiente intervento antropico» che lo caratterizzano. Secondo, perché solo puntando su bellezza e qualità, sull’idea di paesaggio come valore aggiunto, è possibile «tenere assieme temi e questioni oggi affrontati in modo parcellizzato quando non contraddittorio» e «contaminare a 360 gradi la cultura architettonica e ingegneristica, il lavoro degli amministratori locali, arrivando a coinvolgere persino Soprintendenze e provveditorati alle opere pubbliche, per fare di ogni intervento un’occasione per qualificare il territorio, rispettando le risorse e valorizzando le specificità locali».
«Questo paese non produce più nuova bellezza, se non per qualche oggetto isolatodichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Le periferie, il consumo di suolo, l’abusivismo, l’emarginazione dei giovani, l’individualismo esasperato, i tagli alla cultura e alla scuola sono tutti fenomeni che rubano bellezza al nostro paese. Proprio la bellezza, invece può essere la chiave per rivedere politiche che interessano fortemente il territorio e concorrono in maniera rilevante a definirne caratteri e qualità. Nella nostra idea di bellezza l’attività antropica, il ruolo delle comunità e degli individui, è centrale. L’intento della proposta che avanziamo - prosegue Cogliati Dezza - è di innescare nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città italiane, a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo e a muovere la creatività. La sfida, insomma, è invertire la tendenza, promuovendo un modello di sviluppo alternativo a quello che ha distrutto la bellezza naturale senza produrne di nuova».
Il disegno di legge, che sarà sottoposto ai candidati alle elezioni affinché lo facciano proprio e ai sindaci italiani, è stato sottoscritto da una nutrita schiera di personalità del mondo della cultura, delle imprese e della scienza. Tra questi, gli attori Moni Ovadia e Ottavia Piccolo, lo scrittore Roberto Saviano, il direttore del Touring Club Franco Iseppi, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il patron di Eataly Oscar Farinetti, il giornalista di Repubblica Giovanni Valentini, il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti Leopoldo Freyrie, il docente dell’Università di Firenze Marcello Buiatti e il presidente di Revet Valerio Caramassi.
Per far conoscere ai cittadini la proposta, trovare adesioni e creare mobilitazione, Legambiente organizza una campagna itinerante – “Italia, bellezza, futuro” - che lega i temi oggetto della legge a situazioni territoriali concrete e simboliche, attraversando fino ad aprile diversi luoghi d’Italia. Si parte il 19 gennaio da Paestum per parlare del progetto di azionariato popolare per riqualificare l'intero perimetro originario della area archeologica e dal San Carlo di Napoli per la prima rappresentazione del Rusalka di Antonin Dvorak. Si continua per Agrigento per affrontare il caso  di abusivismo dell'abbattimento della scala dei Turchi; si fa tappa alle Cinque Terre per parlare di tutela paesaggistica dopo l'alluvione; si pedala poi a Roma per una mobilitazione ulteriore per la pedonalizzazione del Colosseo, ecc.
Alcuni degli elementi caratterizzanti del disegno di legge - tra cui l’introduzione di un programma nazionale di conservazione e restauro del patrimonio storico artistico a cadenza annuale (con priorità d’intervento e precisi obiettivi di tutela e fruizione), il divieto di nuove costruzioni nelle aree costiere fuori dai centri abitati fino a 1000 metri dalla battigia e la creazione del Registro nazionale del consumo di suolo presso l’Istatsono ben individuati in un articolo di Antonio Cianciullo su Repubblica in cui si trova il link al testo completo.

Lorenzo Sandiford

conferma Tulio Marcelli Coldiretti Toscana

Coldiretti Toscana sarà ancora presieduta da Tulio Marcelli, confermato all’unanimità venerdì scorso. Due giorni prima era stata la volta di Roberta Giuntini, riaffermatasi alla guida di Terranostra Pistoia, la rete di agriturismo provinciale, i cui vertici dal 21 gennaio inizieranno un tour di assemblee di presentazione e aggiornamento sulla normativa di settore e sul progetto “TerranostraCampagna Amica” attraverso il territorio che toccherà l’ufficio di zona di Pescia il 24 gennaio.

Con la riconferma di Tulio Marcelli alla presidenza di Coldiretti Toscana per altri quattro anni, avvenuta venerdì scorso, si è concluso il percorso di democrazia sindacale che negli ultimi mesi ha toccato centinaia di sezioni e circoscrizioni di tutta la regione coinvolgendo migliaia di imprenditori della grande organizzazione agricola, che conta in Toscana ben 40 mila imprese associate. Un percorso di partecipazione che ha prodotto un generale rinnovamento della governance interna di Coldiretti, dove il 33% dei presidenti di sezione sono di nuova elezione.
«E’ un chiaro segno di continuità nel rinnovamento», ha affermato Tulio Marcelli, il 40enne titolare di un’azienda agrituristica in località Chiassa Superiore (nel comune di Arezzo) che è anche presidente nazionale di Terranostra. Marcelli ha ricordato alcuni degli “snodi” cruciali dell’azione di Coldiretti a livello nazionale, come il progetto per una filiera agricola tutta italiana, e soprattutto regionali: dal “salvataggio” dell’Associazione regionale Allevatori in «cui molti non credevano e che noi abbiamo dimostrato che era possibile», la nascita di Consorzio Agri-Zootecnica Toscana, passando per i Piani Integrati di Filiera che hanno coinvolto oltre 1000 aziende associate riportando al centro «la filiera agricola e l’impresa», la legge che ha rilanciato il ruolo dei Consorzi di Bonifica nella gestione del territorio, fino alle battaglie “seriali” sulla legalità, non ultima quella sulla trasparenza per l’olio extravergine, ai tarocchi con il “Salone degli Inganni” addirittura ospitato nella sede di Giunta Regionale.
Marcelli si è poi soffermato sugli incredibili risultati che in Toscana sono stati raggiunti dal marchio Campagna Amica individuando nelle “Botteghe” l’elemento di sfida del futuro insieme al marchio Fai (Firmato agricoltori italiani): «Abbiamo 600 punti di vendita Campagna Amica e 60 mercati settimanali – ha sottolineato - le Botteghe sono un percorso nuovo ed avvincente che contribuirà a sviluppare ulteriormente il brand di Campagna Amica. La Bottega implica una nuova modalità di acquisto del prodotto che non è più settimanale, ma quotidiana».
Nel frattempo a Pistoia, due giorni prima, Roberta Giuntini era stata confermata presidente di Terranostra Pistoia. Ad affiancarla per i prossimi quattro anni saranno Giovanni Lombardi dell'agriturismo Fratelli Lombardi di Pistoia; Ghirardi Stefano, Agriturismo I Pianacci di Uzzano; Ylenia Vannucci, Agriturismo le Vigne di Montale; Fadanelli Michele, Agriturismo Fadanelli Michele di Lamporecchio; Lenzini Simone, Agriturismo Il Volpino di San Marcello Pistoiese. Confermato anche il segretario provinciale di Terranostra, Antonio Baccari.
Il nuovo consiglio di Terranostra Pistoia dal 21 al 28 gennaio farà un tour nei cinque uffici di zona del territorio provinciale, per sondare le problematiche e ascoltare le proposte delle aziende agrituristiche Coldiretti. Ma anche per chiarire tematiche normative e gestionali, nonché illustrare le prospettive del progetto Terranostra-Campagna Amica, partendo dagli ultimi dati. «Il ruolo di Terranostraaveva infatti affermato Roberta Giuntini dopo la riconfermaè di supporto tecnico-amministrativo agli agriturismo. […] l’associazione è il riferimento per la conoscenza normativa (somministrazione pasti, piscine ecc.), gestionale e di tutte le novità e opportunità che riguardano il settore. Dalla polizza multirischio (Green Assicurazioni, Fata e Terranostra) che copre in modo specifico i rischi peculiari di una struttura agrituristica, agli appuntamenti (fiere ed altri eventi promozionali) che la rete Coldiretti organizza».
La tappa all'ufficio di Pescia, in via Salvo d’Acquisto 40, sarà il 24 gennaio alle 17,30. Anche tutti gli altri incontri si svolgeranno alle 17,30. Ecco il calendario:
- 21 gennaio San Marcello, Sala Baccarini, piazza Matteotti;
- 22 gennaio Monsummano, via Benedetto Croce, 39;
- 25 gennaio Pistoia, via dell'Annona, 191
- 28 gennaio Quarrata, via Trieste, presso i locali La Pineta.
Per preannunciare la proprio presenza, contattare gli uffici zona o Antonio Baccari:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 0573-991020.

L.S.

stella di Natale Euphorbia pulcherrima poinsettia

Le stelle di Natale, comunica Coldiretti Lucca, resistono alla crisi nel polo della poinsettia della Versilia (30 aziende per 15 milioni di euro di fatturato) grazie ai piccoli formati, perché quelli grandi (come l’«Alberello») e medio-grandi hanno subito una leggera flessione. Dei quasi 5 milioni di stelle prodotte, 1 milione all’estero. Il gasolio incide per il 25% sul costo di produzione. Da Pescia il buon esempio del vivaio Bonini (che ne produce circa 25 mila): mantenuto il livello delle vendite nonostante il più 8% dei prezzi (dovuto soprattutto al costo del riscaldamento). Qualche consiglio per conservarle. [Foto di Rinina25 da Wikipedia]

Una fetta rilevante di consumatori per le feste natalizie sceglie ciclamini, lilium e gigli, ma nel complesso gli italiani non sembrano proprio voler rinunciare alla stella di Natale, o poinsettia o ancora, per usare il termine scientifico della specie, “Euphorbia pulcherrima”.
Almeno, questa è l’interpretazione che Coldiretti Lucca ai risultati di quest’anno della trentina di vivai versiliesi specializzati (per 15 milioni di euro di fatturato) che costituiscono il polo della poinsettia: una complessiva tenuta delle quantità vendute all’ingrosso, pari a quasi 5 milioni di esemplari, fanno sapere, nonostante la crisi economica generale e l’aumento dei costi produttivi per il freddo, che ha significato un più 10% di consumo di gasolio. Ciò grazie soprattutto alla «vendita dei piccoli formati», che «ha compensato la flessione dei grandi formati». La «produzione di stelle di Natale di grandi dimensioni come il famoso “Alberello” e formati mediamente grandi (vaso 30 e 40) che possono arrivare, al dettaglio, anche fino a 100 euro» è infatti leggermente calata, ma «hanno retto bene invece i formati piccoli e medi (vaso 14, 16 e 18)». Circa 1 milione di esemplari sono stati esportati sul mercato estero (Europa) confermando l’internazionalità della poinsettia versiliese. Mentre dal punto di vista dei canali di commercializzazione, il 30% è stato destinato alla grande distribuzione, un altro 30% ai negozi e un altro 30% ancora nei Garden Center.
A mettere in difficoltà i produttori di stelle di Natale della Versilia, sostiene Coldiretti Lucca, è stata ancora una volta la voce gasolio, che incide per il 25% sul costo di produzione di ogni singolo esemplare, rispetto alla vendita del quale al produttore resta “solo” il 10%. «Troppo poco per fare pensare di poter resistere ancora con questi parametri – dice Cristiano Genovali, presidente di Coldiretti Lucca e del Mercato dei fiori di Viareggio – le Stelle di Natale sono una produzione molto costosa che necessita di una temperatura fra i 15 e i 20 gradi all’interno delle serre. L’unica voce in cui possiamo intervenire è quella dei costi energetici. Le imprese stanno investendo risorse importanti per raggiungere livelli di competitività alti. Le biomasse possono aiutarci a ridurre del 40%, anche fino al 60% i costi energetici all’anno». Secondo Coldiretti (info su www.lucca.coldiretti.it), una serra di medie dimensioni può arrivare a spendere in media 15 mila euro di riscaldamento per i mesi invernali e a seconda delle varietà coltivate, mentre le serre più grandi possono arrivare anche a 40 mila euro all’anno e oltre. Ecco che dunque le energie rinnovabili entrano in gioco con forza anche in Versilia: «il nostro futuro è inevitabilmente legato alla produzione di energie rinnovabili e quindi alla riduzione dei costi di produzione. Possiamo rosicchiare quei 7-8 centesimi producendo con metodi sostenibili e meno costosi. In Versilia questo processo è già iniziato, ed è tutt’ora in atto».
Il problema dei costi, in particolare per il riscaldamento, esiste anche per l’azienda agricola Bonini di Pescia (azienda amica di Floraviva), che coltiva circa 25 mila stelle di Natale commercializzate nella grande distribuzione (50%), nei garden (25%) e presso i fioristi (25%) - come ci fa sapere Leonardo Bonini - che ammette di aver dovuto aumentare un po’ i prezzi quest’anno, circa l’8%, proprio per questo motivo, raggiungendo un range da 80 centesimi circa per le piante con microbase di 5 cm a 20 euro per quelle con vaso di 30 cm di diametro.
Ma ciò non ha impedito al vivaio Bonini di venderle tutte. Come mai questo buon risultato nonostante la crisi? «Forserisponde Boniniperché il nostro prodotto è un po’ più artigianale e robusto. Nelle stelle di Natale si vede se le piante sono coltivate in poco o tanto spazio oppure in vasi di plastica o in vasi di coccio». «Ad esempiospiega Bonini – se si usa il vaso di plastica la pianta poi cresce tendendo a dondolare, mentre nel vaso di coccio rimane più solida, perché l’apparato radicale si sviluppa di più».
Concludendo, ecco i consigli forniti da Coldiretti Lucca per «conservare al top la stella di Natale».
Posizionarla in ambienti ben riscaldati con temperature non inferiori ai 14 gradi e luminosi, ricordando che non teme la luce del sole diretta nel periodo invernale. E soprattutto innaffiarla poco, solo quando il terreno è completamente asciutto. Durante il periodo primaverile è opportuno effettuare una potatura abbastanza vigorosa e portarla in terrazzo per riporla nelle case verso ottobre-novembre in un ambiente poco luminoso (8 ore massimo di luce al giorno) al fine di facilitare la crescita di nuove foglie (che assumeranno il caratteristico colore rosso) e di nuovi rami. Un ultimo piccolo accorgimento per far rifiorire la stella di Natale è la concimazione: quest'essenza predilige concimazioni a base di potassio e fosforo, soprattutto nel periodo autunno-inverno. Così facendo l'anno successivo si potrà avere ancora la stella di Natale, scientificamente chiamata Euphorbia pulcherrima (dal latino bellissima), facendo fruttare gli acquisti fatti durante queste festività.

Lorenzo Sandiford

Consorzi di bonifica riforma regionale toscana

Il presidente di Cia Toscana Giordano Pascucci ha espresso piena soddisfazione per le due leggi approvate a inizio settimana dal Consiglio regionale: quella che istituisce la “banca della terra” e la riforma dei consorzi di bonifica. In linea Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, che però manifesta qualche timore per le ripercussioni sul Consorzio del Padule di Fucecchio.

Una legge che istituisce l’ente pubblico dipendente dalla Regione “Terre regionali toscane”, che gestirà le sue aziende agricole di Alberese (Grosseto) e Cesa (Arezzo) e tutto il suo patrimonio fondiario, e nel cui contesto nascerà la “Banca della Terra” con l’inventario completo dei terreni agricoli e forestali disponibili per affitto, concessione e compravendita. Un’altra legge che riforma il sistema dei consorzi di bonifica, riducendo il numero dei comprensori (da 41 a 6) e dei soggetti gestori (da 26 a 6) e introducendo un unico programma regionale di manutenzione e difesa del suolo, al cui interno confluiranno i piani di attività dei singoli consorzi.
Sono le due leggi, di grande importanza per il mondo agricolo, approvate a inizio settimana dal Consiglio regionale toscano. Riguardo alle quali la Confederazione italiana agricoltori della Toscana ha subito espresso piena soddisfazione, con la dichiarazione del presidente Giordano Pascucci che «in entrambe le leggi i contenuti rispondono in pieno alle nostre sollecitazioni».

Istituzione di “Terre regionali toscane” e della “Banca della terra”
Nella prima legge, approvata all’unanimità dall’assemblea regionale, come ha spiegato il presidente della commissione Agricoltura Loris Rossetti, in nome di una «gestione ottimale» del patrimonio agricolo forestale pubblico viene fissato l’obiettivo di una «strategia unitaria su tutto il territorio regionale». “Terre regionali toscane” ha infatti il compito di programmare l’attività per rendere produttivo il patrimonio delle disciolte aziende agricole e dei terreni della Regione. E la “Banca della terra” comprende l’inventario di terreni e aziende agricole di proprietà pubblica e privata disponibili per il mercato, pronti cioè a essere utilizzati in operazioni di compravendita, affitto o concessione. Con l’obiettivo, ha spiegato Rossetti, di «garantire un ricambio generazionale, attirando i giovani a diventare imprenditori agricoli». Non solo, la legge punta anche alla difesa del territorio, come dimostra la previsione di un possibile utilizzo dei terreni agricoli incolti, concessi ai privati dietro pagamento di un canone.
«Con questa formulazione – ha detto l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori – la legge è la prima in Europa e ci consentirà di recuperare oltre 100 mila ettari di terreno che negli ultimi 28 anni erano stati abbandonati». Salvadori ha citato i numerosi esempi di giovani che hanno presentato alla Regione, in occasione dell’ultimo bando di “GiovaniSì”, progetti per avviare attività imprenditoriale in agricoltura. «Vi sono stati casi – ha detto l’assessorenei quali la Regione non ha potuto finanziare il progetto perché i giovani che avevano presentato la domanda non avevano la terra per poterlo realizzare. Ora, con questa legge, potremo mettere loro a disposizione la terra necessaria».
«Fra i punti qualificanti – ha detto Giordano Pascucci commentando la legge - quello di gestire la proprietà privata (oltre ai terreni pubblici) e le terre incolte. Terreni pubblici, proprietà demaniali e private e terre incolte, se messi in circolo, possono creare una concreta mobilità fondiaria per l’insediamento di nuove imprese e per il rafforzamento di quelle già operanti».

Riforma dei consorzi di bonifica e Padule di Fucecchio
Gli obiettivi della riforma, come spiegato in aula dal presidente della commissione Territorio del Consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli, sono ridurre il numero dei soggetti gestori ed i relativi costi; delimitare i nuovi consorzi di bonifica, garantendo uniformità ed omogeneità di manutenzione dei corsi d’acqua sulla base del bacino idrografico; semplificare il sistema di competenze degli enti locali. Ceccarelli ha detto che «la proposta di legge propone un disegno organico e snello, dove sono chiaramente individuate funzioni e responsabilità», anche se non è stato possibile riordinare completamente la materia della difesa del suolo, a causa della riforma statale delle Province non ancora completata.
In sintesi, alla Regione va l’indirizzo, il coordinamento, il controllo e l’attuazione delle opere strategiche. Alle Province la gestione tecnica e amministrativa delle opere, l’attività di programmazione comune, il servizio di polizia idraulica, la realizzazione delle nuove opere di seconda e terza categoria. Ai nuovi Consorzi l’attività di manutenzione di tutte le opere idrauliche e di tutto il reticolo idrografico, la realizzazione delle nuove opere di bonifica. Nei territori montani i Consorzi per l’attività di bonifica si avvalgono delle Unioni dei Comuni.
«L’attività di manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, ma anche dei versanti dove ciò rappresenti un beneficio per il buon regime delle acque, sarà svolta in tutta la regione dei Consorzi di bonifica – ha precisato Ceccarelli –. Nell’attuale quadro delle competenze tale attività è già garantita da 65 milioni di euro provenienti dalla contribuenza privata. Si stima che tale valore possa arrivare a 100 milioni di euro con l’estensione del tributo alle zone non ancora coinvolte, ad esempio le città di Firenze e Siena».
Il numero dei comprensori di bonifica passerà da 41 a 6. Passeranno a 6 da 26 anche i soggetti gestori (Consorzi ed Unioni dei Comuni). Nascerà un unico programma di spesa regionale per la difesa del suolo, che, sulla base del Piano ambientale ed energetico regionale (Paer), individuerà anche le “opere strategiche”, la cui realizzazione è attuata direttamente dalla Regione. All’interno del programma confluiranno i piani di attività dei singoli consorzi, in modo da avere un unico piano regionale di manutenzione e difesa del suolo. Una Conferenza permanente costituita dai presidenti della Giunta regionale e delle Province, da sei rappresentanti dei Comuni, di cui due indicati dai comuni montani, farà da supporto alle funzioni di indirizzo della Regione.
«Si tratta di un passaggio fondamentale per le politiche regionali di difesa del suolo, di tutela e valorizzazione delle risorse idriche e più in generale dell’ambiente come ecosistema – ha detto l’assessore regionale all’ambiente e all’energia Anna Rita Bramerini -. Le nuove norme valorizzano l’esperienza maturata in questi anni dai Consorzi ma affrontano le criticità che da più parti, anche in Consiglio, erano state evidenziate, chiarendo ruoli e competenze, in un settore particolarmente delicato della difesa del suolo».
«Valutazione molto positiva anche per la legge sui consorzi di bonifica – ha dichiarato Giordano Pascucci -, perché porta ad un netto snellimento del “sistema” dei Consorzi (che passano da 41 a 6), introducendo l’omogeneità della governance e della gestione, con una riduzione dei comprensori e dei soggetti gestori e quindi ad una diminuzione dei costi di gestione. Inoltre emerge una semplificazione sulle competenze degli enti locali, con vantaggi e minore burocrazia per le aziende agricole».
In linea Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia e vice regionale, che però, anche in rappresentanza del territorio, esprime qualche timore per le ripercussioni che ci potrebbero essere sul Consorzio di bonifica del Padule di Fucecchio, che è stato finora «un’esperienza positiva per gli agricoltori e i cittadini» (vedi nostro articolo: Consorzio di bonifica del padule di Fucecchio e coltivatori diretti), in particolare nella capacità di utilizzare la normativa che consente l’affidamento diretto agli agricoltori delle opere di manutenzione e bonifica sotto i 50 mila euro. «Il Consorzio del Padule di Fucecchio – dice Orlandini – si unirà ad altri tre: Bientina, Val d'Era, Pisa. Il timore è che costruendo un soggetto più ampio si possa perdere questa esperienza positiva e questo patrimonio di conoscenze del territorio e delle sue problematiche. Comunque si spera di riuscire a traghettare tutto ciò anche nel nuovo contesto, magari facendo leva sul protocollo d’intesa dello scorso settembre con Urbat (Unione regionale per le bonifiche, l’irrigazione e l’ambiente della Toscana)».

L.S.