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“La lotta contro l’illegalità, contro gli abusi che vengono fatti ai danni della popolazione e dei territori deve essere condotta col massimo dell’impegno, con fermezza e in modo capillare. Bisogna rendere merito al lavoro del Corpo Forestale dello Stato che anche oggi, con il sequestro delle discariche abusive di rifiuti speciali nel napoletano, ha fatto un passo in avanti contro questi illeciti gravissimi che hanno inferto già troppe ferite a una zona che è ormai tristemente nota come la Terra dei fuochi. Dobbiamo garantire sicurezza e benessere a chi vive e lavora in questi luoghi perché non è assolutamente accettabile che si verifichino episodi simili, soprattutto se pensiamo che sono avvenuti in prossimità di campi agricoli. È  ora di dire basta a questo assurdo scempio”.

 
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, sulla maxi operazione di polizia giudiziaria, condotta dal personale del Comando Provinciale di Napoli e dal Comando Stazione di Marigliano del Corpo forestale dello Stato, che ha portato oggi al sequestro di sei discariche di rifiuti speciali e pericolosi nei Comuni di Acerra, Marigliano, Brusciano e San Vitaliano (NA). 
I sequestri sono frutto dell’intensa attività del Corpo forestale dello Stato a presidio del territorio con particolare riguardo alle aree agricole. Si tratta di circa 10.000 metri cubi di pneumatici e teli bruciati, vernici, colle, balle di stracce, amianto sminuzzato e rifiuti provenienti dall’edilizia. Nelle discariche, poste in prossimità di campi agricoli e strade interne, erano presenti anche avanzi delle lavorazioni artigianali di prodotti aziendali presumibilmente lavorati e smaltiti in nero. La superficie complessiva delle discariche è pari a circa 15.000 metri quadri e contenevano anche diversi rifiuti combusti da precedenti incendi. Al momento si sta procedendo contro ignoti, ma le indagini proseguono in quanto sono state rinvenute importanti tracce dalle quali si potrebbe risalire ai produttori di rifiuti.
 
Ufficio Stampa

195 milioni di euro di cui 22 nel settore vino: questa la somma complessiva erogata agli agricoltori toscani da Artea, l'agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura, alla scadenza dell'anno finanziario comunitario scaduto il 15 ottobre

 
I pagamenti sono stati effettuati a valere sul (fondo europeo agricolo di garanzia) e rappresentano il cosidetto "primo pilastro" della politica agricola comunitaria. La quota più consistente, pari a 171 milioni di euro, è costituita dai pagamenti diretti agli agricoltori (pagamento unico) per i quali Artea ha complessivamente erogato 171 milioni di euro a favore di circa 44mila beneficiari.
Di questi oltre 151 milioni di euro sono stati erogati per il pagamento dei cosiddetti "premi disaccoppiati", mentre 19 milioni di euro sono stati pagati come contributi per premi di assicurazione del raccolto, degli animali e delle piante e per il sostegno a specifici tipi di agricoltura importanti per la tutela o il miglioramento dell'ambiente, come l'avvicendamento delle colture e il miglioramento della qualità dei prodotti come carni bovine, ovine e caprine, olio, latte, tabacco, zucchero, fronde recise (danae racemosa).
Altri 24 milioni di euro sono stati invece pagati per le cosiddette "Organizzazioni Comuni di Mercato", fra le quali spicca quella del vino. Infatti nell'ambito delle misure a sostegno del settore vitivinicolo Artea ha erogato in Toscana oltre 22,2 milioni di euro. La gran parte, circa 17,8 milioni di euro sono stati destinati per l'attuazione delle misure di ‘Ristrutturazione e di riconversione dei vigneti', finalizzate ad aumentare la competitività dei produttori di uva, finanziando 773 domande, per una superficie complessiva pari a 1.635 ettari di vigneto. La Toscana in questo ambito è riuscita ad ottenere che le risorse inizialmente messe a disposizione dal Ministero dell'agricoltura (13,7 milioni di euro ) fossero incrementate di ulteriori 4,1 milioni di euro, per un totale, appunto di 17,8 milioni. Per le misure di ‘Investimento in cantina' (trasformazione delle uve e commercializzazione dei vini) sono stati spesi 2,7 milioni di euro e finanziate 63 domande.
Altri 2,9 milioni sono stati destinati alla tutela dei produttori colpiti da calamità naturali, condizioni climatiche avverse, fitopatie e infestazioni parassitarie. Hanno beneficiato del premio 1.393 domande.
Infine 1,4 milioni di euro sono stati destinati ai programmi sull'ortofrutta, 277mila euro per il programma denominato "Latte nelle scuole" e 377 mila euro (45 domande di finanziamento) sono andati ad azioni tese a migliorare la produzione e commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura.
Soddisfatto l'assessore all'agricoltura della Regione, Gianni Salvadori. "I risultati ottenuti anche quest'anno – commenta – sono lusinghieri e hanno permesso alla Toscana, ancora una volta, di centrare tutti gli obiettivi, mettendo a disposizione del settore primario una notevole quantità di denaro fresco che è stato importantissimo per gli investimenti e per la vita delle aziende." L'assessore annuncia inoltre che è già stato avviato anche quest'anno l'iter per il pagamento anticipato del 50% della somma spettante per l'anno venturo per quanto riguarda i pagamenti diretti (pagamento unico).
 
Fonte Ufficio Stampa

Micro-filiera d’oro: ogni chilogrammo vale 15-20mila euro. In Toscana cresce l’interesse da parte di giovani e donne: 100 imprese ed un fatturato che supera il milione di euro. In aumento fenomeno contraffazioni, tarocchi e frodi: 80% è importato dall’estero e venduto come prodotto italiano.

 
Nonostante le ultime settimane particolarmente piovose e le condizioni meteo non proprio ottimali in Toscana si produrrà il 20% in più di zafferano rispetto al 2012. Concentrata principalmente nell’area fiorentina, nel senese e nel grossetano, la produzione di “Crocus Sativus”, il bel fiore di colore viola da cui si ricava dopo vari procedimenti naturali lo zafferano, sta trovando in questi anni in Toscana grandissimo interesse ed attenzione da parte del mondo agricolo che grazie all’incredibile rapporto tra superficie impiegata e resa per metro quadrato, ha investito su questa preziosa coltivazione che vale tra i 15-20 mila euro al chilogrammo. In Toscana le circa 100 aziende agricole con “zafferaneto” produrranno complessivamente, dalla prossima ed imminente raccolta prevista tra qualche settimana, tra i 60 ed il 70 chilogrammi di vero zafferano toscano per un fatturato complessivo ci circa 1,2 milioni di euro. Una la Dop regionale dello zafferano riconosciuta: quello di San Gimignano.
 
La previsione è di Coldiretti e dell’Associazione “Zafferano delle Colline Fiorentine” in vista della kermesse “Zafferano: Sapori e Saperi” dedicata al vero oro rosso italiano in programma a Villa Berlosguardo, a Lastra a Signa, dal 19 al 20 ottobre che ha l’obiettivo di valorizzare, promuovere e far conoscere una delle micro-filiere toscane più pregiate e le sue più diverse declinazioni dalla cucina alla cosmetica (per saperne di più su orari, ingresso, location vai su www.toscana.coldiretti.it, www.villacaruso.it e www.zafferanodifirenze.it). “Le previsioni, ad una prima analisi, sono molto positive malgrado il periodo particolarmente piovoso; – fa sapere l’Associazione Colline Fiorentine che aderisce alla rete “Zafferano Italiano” – la pianta è sana così come le spate di colore bianco che proteggono i getti da cui spunteranno, in una secondo momento, le foglie ed i fiori. Avremo un raccolto di qualità e di quantità, in particolare per colore che hanno puntato sullabiennalizzazione del raccolto”.
 
Sono circa 15 gli ettari destinati a zafferaneto in tutta la regione, pari al 27% a livello nazionale, in aumento rispetto al passato con una media per produzione media aziendale tra 1-2 chilogrammi ed una superfici minima di 100 metri quadrati e massimo 3mila. Utilizzato per scopi alimentari e non solo, purtroppo, proprio come molti dei prodotti di eccellenza del Made in Tuscany, lo zafferano è imitato, contraffatto, taroccato, “tagliato” o peggio ancora adulterato chimicamente come hanno dimostrato più e più sequestri avvenuti in Italia ed Europa costituendo un pericolo anche per la salute.
 
Tra i 10 cibi più costosi al mondo - è la spezia più cara in assoluto del pianetasecondo l’Associazione Zafferano delle Colline Fiorentine, il 70%-80% dello zafferano consumato in Italia è importato (Iran è il primo paese) e promosso come prodotto italiano. In pratica 2risotti alla milanese su 3 sono preparati con zafferano “non italiano”. Una differenza enorme tra le quantità prodotte in Italia e le quantità importate che è alla base del forte rischio di "italianizzazione" del prodotto di importazione. L’occasione per rilanciare la battaglia in difesa del vero zafferano partirà proprio da Lastra a Signa con la richiesta da parte di Coldiretti di intensificare i controlli sulla filiera per garantire i consumatori e i produttori del vero zafferano evitando che il prodotto di importazione venga spacciato per italiano.
 
Fonte ufficio stampa

Dopo gli interventi dei giorni scorsi, ed il blocco di 10 carichi d’importazione dal sud Africa, Confagricoltura torna a chiedere di alzare il livello di attenzione sulla pericolosa fitopatia degli agrumi denominata cbs (Citrus Black spot). L'agente causale della “macchia nera” degli agrumi è un fungo, la Guignardia citricarpa (Phyllosticta citricarpa), già inserito nella lista dei patogeni e degli insetti di cui è vietata l’introduzione elaborata dal “European and Mediterranean Plant Protection Organization”. Il patogeno è presente in Africa e in America latina (Argentina e Brasile). 

 
Il presidente della Confagricoltura Mario Guidi sostiene la presa di posizione del Copa-Cogeca, il Comitato delle Organizzazioni Agricole e Cooperative europee che ha ammonito la Commissione Europea sulla mancanza di azioni di protezione atte ad evitare la diffusione del patogeno. 
“La Commissione Europea aveva assicurato che dopo la segnalazione di cinque carichi contaminati sarebbero state prese misure di sospensione delle importazioni dal Sud-Africa – sostiene Mario Guidi -, ma così non è stato, nonostante il numero dei carichi individuati sia salito a dieci” . 
“Abbiamo chiesto al ministro De Girolamo di intervenire sulla materia, anche nei confronti delle istituzioni comunitarie – ha proseguito il presidente di Confagricoltura -. È necessario ed altrettanto urgente che la Commissione mostri in maniera concreta la volontà di salvaguardare un comparto, particolarmente vitale per l’Italia e i Paesi dell’Europa meridionale, che rischia l’estinzione se non si prenderanno dei seri provvedimenti”.

 

Fonte ufficio stampa

bio-distretto: Scambi culturali e di prodotti di qualità tra il bio-distretto del Cilento e quello della Biovallée FranceseLo scorso giovedì 10 ottobre è stato firmato in Francia un interessante e promettente accordo tra il Bio-distretto del Cilento e il Bio-distretto Biovallée del dipartimento francese della Drome.  Un’intesa di tipo culturale, sociale e commerciale che porterà innegabili benefici agli operatori agricoli, turistici e ambientali delle due aree coinvolte nell’iniziativa.  Più in generale saranno tutti i territori d’Europa e del Mediterraneo all’interno dei bio-distretti ad avvantaggiarsi del costituendo network internazionale. Basti pensare che già dal prossimo Natale sarà operativo lo scambio commerciale dei prodotti dei bio-distretti, grazie alle piattaforme “Spazio Bio” presso la Città dell’Altra Economia di Roma e “La Carline” presso la cittadina di Die nella Drome.

Lo scorso luglio, una delegazione di amministratori pubblici e operatori economici aderenti a Biovallée aveva visitato il Bio-Distretto cilentano (che è il primo del genere in Italia e ha sede nel Comune di Ceraso). Dal nove al dieci ottobre scorso è stata la volta dei delegati cilentani di ricambiare la visita, con una rappresentanza di Istituzioni, esperti di marketing, formazione, progettazione, comunicazione, agricoltura sostenibile, turismo responsabile.
La sottoscrizione del protocollo d’intesa è avvenuta nella suggestiva cornice dell’ex Monastero de la Sainte Croix, nella regione di Rhones-Alpes e più precisamente nel Distretto della Drome.  Firmatari sono stati Jean Serret, presidente del Comitato di pilotaggio della Biovallée e Salvatore Basile, Segretario Generale dell’associazione Bio-distretto Cilento.
L’agricoltura biologica e d’inserimento sociale avrà un ruolo privilegiato nell’attuazione della sinergia tra i due biodistretti. Agricoltura, ma non solo. Saranno sviluppate opportunità anche per gli operatori dell’eco-turismo e del turismo culturale e gastronomico. Troveranno inoltre valorizzazione adeguata la commercializzazione di prodotti a chilometro zero, lo sviluppo di energie rinnovabili e la gestione sostenibile dei rifiuti. Tutte attività che si propongono di essere rispettose del territorio e gratificanti per le economie e le culture locali.
Nella Biovallée vi sono stati dunque due giorni fitti di scambi di esperienze e di vedute sulle modalità di attuazione in tempi brevi di un network internazionale dei biodistretti, anche sulla scia del riconoscimento giunto da parte delle Nazioni Unite riguardo alle finalità del progetto.
La sinergia franco-italiana sarà poi estesa ad altre realtà omologhe in Europa e nel bacino Mediterraneo.  Tanto per cominciare, la prossima primavera si svolgerà a Roma e nel Cilento il primo workshop internazionale sui biodistretti. Il cammino verso un network globale dei Bio-distretti è ormai ben tracciato e la prospettiva di estensione ad altre realtà economiche e sociali si va facendo sempre più concreta.
Fonte Ufficio Stampa

L’Agia-Cia ha inviato le sue osservazioni sul disegno di legge 287, ora in esame al Senato, al presidente del Comitato ristretto della Commissione agricoltura di Palazzo Madama, Franco Panizza: è necessario accelerare i tempi e soprattutto assegnare al provvedimento un’adeguata dotazione finanziaria per evitare che resti tutto sulla carta.  

Continua la nota: bisogna procedere a una veloce approvazione del ddl Bertuzzi, che contiene misure per la competitività dell’imprenditoria giovanile e il ricambio generazionale in agricoltura, puntando sulla realizzazione della Banca della Terra e sull’accesso al credito semplificato. Ma soprattutto è necessario che il disegno di legge sia corredato da un’adeguata dotazione finanziaria, altrimenti il rischio è che i provvedimenti restino solo sulla carta.
"Affinché i giovani possano sviluppare con successo il proprio progetto di vita scegliendo la professione di agricoltore, vivendo nelle aree rurali -si legge nella nota dell’Agia- è innanzitutto necessaria la condizione di un agile reperimento del bene terra, al giusto valore”. Per questo serve la Banca della Terra: si tratta di dare vita a un archivio pubblico che raccolga regione per regione tutti i lotti di terra disponibili, a partire da quelli demaniali, da destinare ai giovani agricoltori. Questa sorta di registro pubblico servirebbe come punto di riferimento fondamentale per tutti i giovani che vogliono affittare o comprare un terreno, favorendo in questo modo l’imprenditoria “under 40” e calmierando i prezzi di mercato.
Allo stesso modo, per favorire il ricambio generazionale, serve istituire il ‘tutoraggio’ a favore del giovane che subentra nella conduzione a un over 65 costruendo modelli formativi innovativi. Continua l’Agia-Cia, che serve regolamentare i GAT (Gruppi di acquisto dei terreni), prevedendo forme di agevolazione, in materia di credito e di fisco, per le cooperative gestite in prevalenza da giovani.
Quanto invece alla questione del credito, se oggi tre imprese agricole su cinque denunciano difficoltà enormi nell’accesso ai finanziamenti, tra le aziende “young” la percentuale sale a quattro su cinque. Ecco perché “per rendere più facile l’erogazione di credito da parte del sistema bancario e finanziario -si legge nelle osservazioni dell’Agia- è necessario che gli affidamenti delle banche ai giovani non siano effettuati sulle scorte delle garanzie patrimoniali, ma sulla validità dell’investimento proposto”. Più in generale, serve ottimizzare il sistema delle garanzie pubbliche, costruendo sinergie tra struttura nazionale e strutture regionali e soprattutto potenziando i Confidi sul territorio.
“Le nostre osservazioni al disegno di legge Bertuzzi -conclude l’Agia- vengono proposte interpretando e assecondando la metafora del ‘cacciavite’ che il premier Enrico Letta ha evocato in occasione di provvedimenti emanati per venire incontro alle esigenze delle imprese e che hanno questo denominatore comune: non appartengono alla categoria delle riforme, bensì sono delle intelligenti riparazioni o riordini di normative esistenti”.
 
Fonte Ufficio Stampa

Migliaia di produttori e cittadini hanno affollato oggi le piazze bio d’Italia. La Biodomenica 2013, organizzata da Aiab, Coldiretti e Legambiente in tante piazze  conferma l'interesse crescente dei consumatori per i prodotti biologici

Da Napoli a Trieste, da Genova a Campobasso, circa 50mila cittadini hanno potuto incontrare i produttori agricoli e conoscere e gustare tanti prodotti enogastronomici della tradizione ma non solo. Perché agli italiani il prodotto biologico piace, tanto più se è locale e garantito.
L’opinione degli italiani sul biologico è stata confermata anche dai risultati del sondaggio che le tre associazioni hanno sottoposto a un campione di consumatori sensibili al biologico e alle tematiche ambientali attraverso il sito di Biodomenica e veicolato con i social network nei giorni scorsi, da cui emerge che oltre il 68% delle famiglie consuma almeno un prodotto bio ogni giorno (il 25,57% ogni settimana e il 5,50% qualche volta al mese). La scelta bio è dovuta a ragioni di salute nel 4% dei casi, per evitare pesticidi nel 3%, a ragioni etiche nel 12%. Più spesso (76,04%), a tutte queste ragioni insieme. Più che la marca del prodotto (importante per l’8,53% dei consumatori) o della presenza di promozioni (11,32%), nell’acquisto del prodotto biologico conta la provenienza locale (36,28%), mentre il canale d’acquisto preferito risulta essere il negozio specializzato (23,50%), seguito dai gruppi di acquisto solidale (21,31%)  e supermercati convenzionali (17,76%).
Il biologico importato ha meno estimatori di quello nostrano: il 63% dei consumatori dichiara infatti di acquistarlo solo in mancanza dell’equivalente italiano, mentre il 20% proprio non lo considera.
La certificazione del prodotto bio sicurezza solo al 31,7% del campione mentre oltre il 65% pensa che non sia sempre una vera garanzia per il consumatore
Rispetto agli organismi geneticamente modificati, il 58,25% dei consumatori dichiara di essere contrario alla loro immissione in agricoltura, percentuale che sale aggiungendo il 38,83% di coloro che si dichiarano contrari fino a quando non ne verrà dimostrata la sicurezza per l’ambiente e la salute dei consumatori
Nel complesso, comunque, l’86% del campione è contrario alla commercializzazione degli Ogm.
Parlando di agricoltura in generale poi, oltre il 50% dei consumatori ignora le misure e le direttive previste dalla Pac (Politica agricola comunitaria) ma quasi il 96% ritiene che i consumatori contribuenti dovrebbero essere coinvolti su come vengono spesi i fondi per l’agricoltura, perché questa incide sull’ambiente e la salute e quindi ci riguarda.

 

“Il biologico si conferma oggi come uno dei settori più vitali e dinamici di tutta l’economia italiana, a dimostrazione di come ormai i consumatori siano sempre più orientati all’acquisto di prodotti sani, di qualità e con un basso impatto sull’ambiente – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, vicepresidente AIAB - . Una crescita che sta diventando anche una prospettiva lavorativa concreta per i tanti giovani, che decidono sempre di più di dedicarsi all’agricoltura biologica. Proprio per questo il settore va sostenuto, a partire con la prossima definizione dei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) regionali, e difeso da tutte le insidie, in particolare dagli OGM. E’ proprio a questo impegno che abbiamo deciso di dedicare la Biodomenica per chiedere ancora una volta l’applicazione della clausola di salvaguardia , logica conseguenza del decreto governativo che invece continua a essere rimandata in ossequio alle lobby”.
 
 “Siamo molto soddisfatti per l’apprezzamento che il bio riscuote tra i consumatori – ha dichiarato Beppe Croce, responsabile Agricoltura di Legambiente -. L’agricoltura biologica produce alimenti sani e non inquina l’ambiente, tutela la biodiversità, promuove il consumo critico garantendo un giusto reddito all’agricoltore. Per questo vogliamo sostenere e valorizzare un settore che negli ultimi anni è cresciuto enormemente, anche grazie alla Biodomenica che, portando in piazza i produttori, ha contribuito ad avvicinare i cittadini all’agricoltura biologica stimolando l’adozione di stili di vita sostenibili e rafforzando i canali di vendita alternativi, valorizzando i vantaggi sociali, ambientali ed economici di questo metodo di produzione che oggi è parte integrante della Green Economy”.
 
“Oggi l’agricoltura biologica - afferma il responsabile ambiente della Coldiretti Stefano Masini -rappresenta una grande opportunità, un modello vincente che non solo rispetta l’ambiente,  tutela la biodiversità e la salute ma che crea nuove  prospettive occupazionali per tantissimi giovani. Inoltre - continua Masini - gli agricoltori coinvolti nel biologico provengono da ogni parte d’Italia e sono fortemente radicati nei territori locali, attraverso l’applicazione di metodi di produzione legati alla storia, la cultura, l’economia e l’ambiente locale rappresentando cosi un importante ed indispensabile presidio di tutto il territorio nazionale”.
 
Fonte Aiab

Si è svolto all’Accademia dei Georgofili l’incontro sulle "Nuove frontiere per la genetica e l’agricoltura: le biotecnologie vegetali in Italia” nell’ambito della prima edizione della European Biotech Week

 
 
Si è svolto presso l’Accademia dei Georgofili, la più antica accademia di agricoltura del mondo, l’incontro "Nuove frontiere per la genetica e l’agricoltura: le biotecnologie vegetali in Italia”.
 
L’evento, in programma nell’ambito della prima edizione della European Biotech Week (EBW) –  una settimana, dal 30 settembre al 6 ottobre, per rendere omaggio al 60° anniversario della scoperta della struttura del DNA, raccontando le biotecnologie nei loro diversi settori di applicazioneè stato organizzato dall’Accademia dei Georgofili in collaborazione con Assobiotec, l'Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), con il supporto di Agriventure S.p.A. e di Confagricoltura.
 
All’incontro sono intervenuti Ivano Valmori, AgroNotizie, in qualità di moderatore, Maurizio Marson, Agriventure S.p.A., Mario Guidi, Confagricoltura, Pierdomenico Perata, Scuola Superiore Sant’Anna – Pisa, Paolo Marchesini, Assosementi, Alessandro Vitale, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Elisabetta Lupotto, Consiglio per la ricerca sperimentale in agricoltura, Eugenio Benvenuto, ENEA, Mario Enrico , Scuola Superiore Sant'Anna – Pisa, Dario Bressanini, Università dell’Insubria e Gianluca Fusco, Assobiotec.
 
I progressi enormi della biologia molecolare, il trasferimento genico nelle piante e le nuove tecniche di miglioramento delle varietà coltivate sono all’origine del contributo originale che le biotecnologie vegetali possono dare alla sfida di fornire cibo sano e in quantità adeguate alla popolazione mondiale, non trascurando l'orientamento alla valorizzazione della dimensione agroalimentare locale e la ricerca di prodotti a più elevato valore aggiunto per il settore industriale.
 
Nell’incontro si è voluto porre la ricerca nazionale al centro dell'attenzione. L'Italia ha una sua storia nella ricerca in questo campo, che merita di essere conosciuta per comprendere che anche il nostro paese è nella condizione di produrre innovazione con un orientamento marcato alle produzioni nazionali, alla tipicità e in aree trascurate dalla logica delle grandi imprese internazionali.
Le biotecnologie sono ormai affermate e ampiamente diffuse nel mondo, ma in Italia è preclusa anche la pura ricerca in campo; a prescindere da questa ingiustificata limitazione, è opportuno valorizzare tutti i contributi che la nostra ricerca ha dato alla mappatura genica di importanti specie coltivate.
 
L’incontro ha fornito una fotografia della ricerca biotecnologica in Italia, dagli aspetti di ricerca di base alle applicazioni in agricoltura, in Italia e nel mondo. Sono stati affrontati temi legati al progresso della ricerca genomica in Italia, con l’importante contributo del nostro Paese al sequenziamento di genomi vegetali quali la vite, il melo, la fragola, l’orzo il pomodoro e la patata.
 
E’ stato discusso il ruolo dell’Italia nella scoperta dei meccanismi di tolleranza alla sommersione nel riso, nel campo dei farmaci prodotti dalle piante, senza trascurare le problematiche della coesistenza tra colture GM e tradizionali e il valore della tipicità delle produzioni locali.
Degna di nota la panoramica tra miti leggende e realtà che riguardano il tema delle biotecnologie, del cibo e dell’agricoltura, che ha evidenziato la importanza della comunicazione scientifica per contrastare una dilagante, preoccupante disinformazione antiscientifica.
 
Fonte Accademia dei Georgofili

Le 4R si imparano a scuola . Dedicata al tema dei rifiuti la XXII edizione del concorso nazionale “Immagini per la Terra” sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Gli elaborato dovranno essere presentati entro il 31 Marzo 2014.

 

“Maestra, dove lo butto?”. A scuola fare la raccolta differenziata può essere un gioco appassionante. Carta, plastica, vetro, alluminio: ogni oggetto va al suo posto e, quando sembra essere diventato inutile, inizia un altro viaggio, forse più avventuroso del primo, una strada che può portare quel prodotto a cambiare aspetto, consistenza, natura
I ragazzi che parteciperanno al concorso di Green Cross Italia “Immagini per la Terra”® nell’anno scolastico 2013-2014 sono chiamati a seguire questo viaggio, un percorso formativo e didattico alla scoperta del mondo dei rifiuti. Il titolo della XXII edizione è “Da cosa (ri)nasce cosa”. L’intento è avvicinare i giovani alla nozione del ciclo di vita delle merci, dalla progettazione alla produzione, fino alla loro trasformazione. La riflessione proposta vuole condurre al superamento del concetto di rifiuto come di una cosa che viene buttata perché nessuno la vuole, passando attraverso la necessità sempre più pressante della raccolta, dello smaltimento e del riciclo corretto di oggetti che ci accompagnano nella nostra vita quotidiana.
Seguendo la strada indicata dalla strategia europea Rifiuti Zero, che propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse per arrivare al conferimento in discarica di una quantità di rifiuti vicino allo zero, il concorso “Immagini per la Terra” sposa in pieno la filosofia delle 4 R: riduco, riciclo, riuso, ri-creo
L’approccio è scientifico, i mezzi sono quelli dell’informazione e della divulgazione. Per partecipare al concorso gli studenti dovranno produrre elaborati usando le diverse tipologie della comunicazione: un’inchiesta, uno spot, un video, un reportage, un fumetto o quant’altro rientri nelle libere scelte di alunni e insegnanti in modo da influenzare, attraverso le loro buone pratiche, anche i comportamenti dei loro coetanei.
Per i vincitori in palio un premio in denaro, da impiegare a sostegno di iniziative ambientali nella scuola o nel territorio di appartenenza. Anche quest’anno il concorso si svolge in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, che tradizionalmente riceve i vincitori in una cerimonia di premiazione, alla presenza dei ministri e dei rappresentanti delle istituzioni.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web www.immaginiperlaterra.it o contattare la segreteria del concorso al numero 06/36004300.
 
Fonte Ufficio Stampa

Un ciclo di appuntamenti sul territorio per illustrare le novità della nuova Pac. Gestione dei rifiuti speciali prodotti in azienda, condizionalità, sicurezza alimentare e gestione dei fitofarmaci gli altri temi. Primo incontro mercoledì 9 ottobre a Saline di Volterra. La partecipazione è libera e gratuita.

 
Con la nuova Pac solo i veri agricoltori saranno premiati. E’ la novità più importante, rispetto al passato, prevista dalla Politica Agraria Comune che esclude per la prima volta in una black list i soggetti che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura: una novità che sarà presentata nel corso di un ciclo di incontri sul territorio promossi da Coldiretti (info su www.pisa.coldiretti.it) per approfondire ed illustrare alle imprese agricole gli aspetti, le modalità e le previsioni sui contenuti della normativa. Si parlerà inoltre dei riflessi sulla condizionalità, e quindi di sicurezza alimentare, sicurezza sul lavoro, gestione dei fitofarmaci e dei rifiuti. E proprio il tema dei rifiuti speciali prodotti in azienda e della loro gestione sarà l’altro grande argomento del ciclo di appuntamenti a cui parteciperanno, in qualità consulenti, oltre agli esperti di Coldiretti, i tecnici di “Cascina Pulita” per illustrare e fornire tutte le informazioni necessarie. Primo appuntamento a Saline di Volterra mercoledì 9 ottobre (ore 17.00) presso l’ex Circolo Ricreativo dei Monopoli di Stato.
 
Gli altri incontri sono in programma a Pisa, giovedì 10 ottobre, presso la Sala del Consorzio Agrario, in Via Aurelia Nord, 4 (ore 17.00); mercoledì 23 ottobre a Venturina presso la Sala della Biblioteca Comunale, in Via della Fiera, 3 (ore 17.00); mercoledì 30 ottobre a Pontedera presso la Sala Carpi in Via Valtriani; mercoledì 6 novembre a Cecina presso la Sala del Consorzio Agrario in Via dei Parmigiani, 2. La partecipazione agli incontri è libera e gratuita.
 
Per informazioni sui prossimi appuntamenti telefona al 050-526021 oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
 
Fonte Ufficio Stampa