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Lo dice Franco Baldaccini, amministratore unico del Mercato dei Fiori della Toscanacittà di Pescia, in una nota in cui ribatte alle obiezioni della cooperativa Flora Toscana. A cominciare dall’idea di abbandonare a se stesso un mercato che è un bene storico-architettonico di grandissimo valore, è dotato di perfette precondizioni logistiche, ha le dimensioni giuste ed è solo da sottoporre a efficientamento energetico per arrivare a costi di gestione ottimali. Baldaccini si dice comunque disponibile a trovare insieme un modo per coniugare il rilancio avviato da Mefit con le eventuali esigenze competitive della cooperativa, che, va però ricordato, vale in termini occupazionali e di volumi di affari molto meno della metà del mercato dei fiori.

 
«Apprezziamo la volontà della cooperativa Flora Toscana di non “polemizzare” più con noi, perché è il momento di fare sistema, ma non possiamo non rispondere alle considerazioni della cooperativa, in particolare sul ruolo e uso della splendida struttura mercatale di Pescia, che giudichiamo del tutto sbagliate. Chiarito ciò, massima disponibilità da parte nostra a confrontarci con Flora Toscana».
Esordisce così Franco Baldaccini, amministratore unico di Mefit (Mercato dei Fiori della Toscanacittà di Pescia) - l’azienda speciale del comune di Pescia che gestisce il servizio pubblico di sostegno al commercio di fiori e piante all’ingrosso presso l’ex Comicent -, replicando al secondo comunicato diffuso oggi da Flora Toscana in merito alle sorti del mercato dei fiori di Pescia. Baldaccini risponde alle affermazioni di Flora Toscana a cominciare dalla richiesta di vendere l’immobile di via Salvo d’Acquisto, progettato dagli architetti Santi e Savioli, per comprare non si sa bene quale altra struttura e dove ubicata.
«Vogliamo aggiungere – dice Baldaccini - un immobile vuoto e abbandonato nel centro della città, per di più di altissimo valore storico-architettonico, dotato di perfette precondizioni logistiche, niente affatto sovradimensionato e solo un po’ costoso al momento perché bisognoso di efficientamento energetico per arrivare a costi di gestione ottimali? E tutto ciò per comprare cosa e dove e a quale prezzo? E’ al corrente Flora Toscana che, tanto per fare un esempio, a Firenze, sotto la guida di Pitti Immagine, si è puntato come sede fieristica, nonostante le ripercussioni negative sul traffico fiorentino (da noi assenti), sulla Fortezza da Basso anche per le sue qualità storico-architettoniche ed estetiche, che sono considerate un valore aggiunto e un elemento di attrattività enorme, se ben giocate?». «Flora Toscana può non essere interessata alle questioni extra-floricole  – chiude l’argomento Baldaccini – ma si tratta di un immobile pubblico che costerà comunque qualcosa alla collettività, qualsiasi cosa se ne voglia poi fare, perché appunto non può essere abbattuto e deve essere messo a norma».
Riguardo poi all’utilità di avere una struttura mercatale con certi tipi di servizi per i floricoltori e i commercianti di fiori, Baldaccini risponde che «il mercato dei fiori di Pescia, come sa benissimo Flora Toscana che è nostra “cliente”, non è solo un contenitore, un semplice cash & carry, ma anche un servizio pubblico fatto di tante attività che sono messe in evidenza sul nostro sito web: sub concessione di magazzini, box e uffici, noleggio posti vendita e parcheggio, copertura assicurativa Rct e Rco, rilevazione e pubblicazione settimanale dei prezzi, promozione e marketing dei prodotti commercializzati, rete wifi gratuita, bar, sala convegni e ultimamente anche un motore di ricerca per operatori e produttori della toscana (Agrito). Gli utenti pagano tariffe, i nostri dati sono pubblici e trasparenti e lo saranno ancora di più via via che saranno realizzati i piani di Mefit, che è alla guida della struttura solo dall’anno scorso. Ad esempio presto sarà online il nostro bilancio e, come da statuto, sarà sottoposto all'approvazione del consiglio comunale». 
«Per tutte queste ragioniafferma Baldaccini - in qualità di ente pubblico economico e ragionando da padri di famiglia che hanno la responsabilità della sorte di 2000 persone (a tanto ammonta l’indotto del mercato dei fiori), ci pare che le risorse pubbliche da destinare all'immobile adibito al servizio di mercato siano doverose proprio per la comunità, così come sono stati legittimi i finanziamenti ricevuti negli anni dai privati, come ad esempio le cooperative. La differenza semmai è che i finanziamenti alla struttura mercatale, nel contesto di un progetto multifunzione, impatterebbero su tutto il tessuto economico di Pescia e della Valdinievole». 
Senza replicare a tutte le altre affermazioni discutibili che sono contenute nel comunicato di Flora Toscana, Baldaccini tocca la questione delle 70 ditte di trasporto iscritte che ha tanto meravigliato la cooperativa: «Comprendiamo che dall’esterno si possa non avere la percezione delle ditte di autotrasporto che accedono al mercato, ma ad oggi sono 71 le ditte di trasporto iscritte, tra abituali e occasionali, e pagano le tariffe previste con regolare fattura». 
A conforto della sua posizione, Baldaccini riporta la recente dichiarazione di Maurizio Del Ministro, membro del distretto floricolo, in risposta al primo comunicato shock di Flora Toscana, secondo la quale «immaginare di venderlo [il mercato, ndr] e di fare un altro mercato, con questi chiari di luna, è al didella fantascienza» e «sulle vendite in nero non posso garantire per tutti (neppure per chi opera fuori dal mercato) ma è un’accusa veramente molto datata, personalmente, ma potrei parlare per tutti gli altri commercianti, devo dire che la merce arriva tutta fatturata e così facciamo noi con i nostri clienti, ed è così da molti anni» e, infine, «piaccia o non piaccia il fatto di avere un mercato a Pescia continua a permettere di avere un reddito, se pur gramo, a centinaia di famiglie di commercianti e produttori […] dobbiamo tenere presente che questi oltre che essere numeri sono persone».
«Se il Mercato dei Fiori funziona sempre meglio e dà servizi migliori ai floricoltori – conclude Baldaccini – è per forza di cose un potenziale concorrente di Flora Toscana in relazione ai suoi produttori. Comunque si può e si deve trovare il modo di coniugare il rilancio avviato da Mefit con le eventuali esigenze competitive della cooperativa – che, anche se in termini occupazionali e di volumi di affari vale molto meno della metà del mercato dei fiori, ha numeri importanti – e se ci verranno proposte dai privati, e perché no da Flora Toscana stessa, per avere in gestione porzioni della struttura mercatale siamo disposti a ragionarne insieme. L’importante è smettere con le polemiche e iniziare a dialogare davvero».
 
 
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La giunta regionale toscana ha approvato il regolamento di attuazione della legge del 2012 di sostegno al vivaismo: un testo che chiarisce quando un'area può essere considerata vocata, anche se spetterà alle Province identificare le singole zone, un testo che dice che gli annessi potranno essere alti fino a nove metri, fissando una volta per tutte criteri unici e chiari validi in qualsiasi comune, un regolamento che, al di delle aree vocate, fissa condizioni per le coltivazioni in vaso a cielo aperto e che elenca anche i primi criteri a cui si dovrà ispirare il verde pubblico delle città, rinviando per ulteriori dettagli alla nuova legge regionale di governo del territorio in approvazione.

 
"Si tratta di un regolamento atteso per un settore importante della nostra economia" sottolinea l'assessore all'agricoltura della Toscana Gianni Salvadori. "Il vivaismo – spiega – è uno dei settori dell'agricoltura toscana più dinamici: con meno di seimila ettari di superficie utilizzata realizza circa un terzo della produzione lorda vendibile". Numeri importanti, oltre duemila aziende in gran parte concentrate nel pistoiese e una significativa propensione all'export e all'innovazione. "Con questo regolamento cerchiamo di aiutare questo settore fissando norme più chiare e semplificando alcune procedure - aggiunge Salvadori – Garantiamo anche più sicurezza nei luoghi di lavoro, come nel caso degli annessi".
 
Aree vocate con almeno 80 ettari e annesi altri fino a nove metri - Così, se spetterà alle Province identificare eventuali nuove aree a vocazione vivaistica, la Regione chiarisce intanto che queste zone dovranno coinvolgere almeno 80 ettari e dunque un apprezzabile numero di aziende. Dovrà essere soppesata anche l'importanza economica del settore e la presenza di strade e collegamenti adeguati. Gli annessi agricoli delle aree vocate, che potranno essere alti fino a nove metri mitigandone magari l'impatto sul paesaggio con l'impiego di verde, aiuteranno e renderanno anche più sicuro lo spostamento di piante ad alto fusto, la cui domanda è in crescita e costituisce una voce importante per i bilanci delle aziende.
 
Vademecum per le coltivazioni in vaso - Viene definito, una volta per tutte, anche come si realizzano gli impianti in campo delle coltivazioni in vaso, i quali garantiscono una riduzione dei consumi di acqua e dell'uso dei concimi. Il regolamento spiega quali materiali si potranno stendere sul terreno.
 
Così il verde in città - L'ultimo capitolo riguarda il verde urbano nelle città, da riqualificare. Il regolamento porta infatti la firma, assieme a quella dell'assessore all'agricoltura, anche della collega Marson all'urbanistica e territorio. La Regione suggerisce ai Comuni la creazione di boschi urbani e barriere verdi lungo le strade più trafficate. Consiglia anche la realizzazione di tetti verdi e giardini verticali, che migliorano il microclima delle città ma aiutano a tenere sotto controllo anche i consumi energetici degli edifici. Certo sono auspicabili alcune accortezze: come la scelta di piante adatte all'habitat originario e che non costringano d'estate ad un eccessivo dispendio di acqua, oppure di piante che non fioriscano tutte nelle stesso periodo, in modo da tenere sotto controllo il livello dei pollini nell'aria. Poche norme generali, di buon senso in alcuni casi, che saranno integrate dalla nuova legge regionale sul governo del territorio.
 
Redazione Floraviva

Franco Baldaccini, amministratore unico di Mercato dei Fiori della Toscanacittà di Pescia (Mefit), ricorda che l’attuale struttura, a cui nel 2014 si è iscritta pure Flora Toscana, non è sovradimensionata, ma semmai bisognosa di messa a norma ed efficientamento, tant’è che sono pronte iniziative in tal senso (con Enel e per un impianto fotovoltaico da 500 kwh) che aspettano gli aiuti della Regione Toscana. «Ovviamente il progetto multifunzione del 2007 va aggiornato», dice, ma intanto constatiamo che «il rilancio del mercato, che adesso ha un servizio e dati trasparenti, produce statistiche affidabili per Ismea e ha appena cominciato a fare promozione noia alla concorrenza». E poi «Flora Toscana pensa che tutta la commercializzazione della filiera debba confluire nella grande distribuzione cancellando garden e fioristi? O che il pur necessario canale web, su cui peraltro ci siamo già attrezzati, possa rendere inutili ospitalità di operatori e merci assortite e buona logistica?» 

 
«Al mercato dei fiori di Pescia sono iscritte 730 ditte, di cui 265 produttori, 358 commercianti, 70 trasportatori, 37 extra filiera, per un volume d’affari di circa 80 milioni e un indotto di circa 2000 persone coinvolte, cioè le famiglie delle 1200 persone il cui lavoro fa riferimento alla struttura dell’ex Comicent. Che fine faranno se si deciderà di vendere tale struttura mercatale? Anche il comprensibile spirito competitivo di aziende concorrenti, che peraltro valgono assai meno della metà dal punto di vista economico e occupazionale, dovrebbe avere un limite».
Queste le prime parole con cui Franco Baldaccini, amministratore unico dell’azienda speciale Mefit (Mercato dei fiori della Toscana – città di Pescia) - che dall’anno scorso gestisce il servizio di supporto alla «distribuzione all’ingrosso e, in casi particolari, al dettaglio di fiori recisi, fronde, foglie, frutti ornamentali freschi e lavorati, piante ornamentali, bulbi, sementi ed altri prodotti florovivaistici» che si svolge nella struttura mercatale pesciatina di via Salvo d’Acquisto – inizia la replica punto per punto alle affermazioni «bellicose e in gran parte infondate» di Flora Toscana, attraverso le pagine del Tirreno del 2 marzo 2014, riguardo alla prospettive dell’ex Comicent.
«Da notare – prosegue Baldaccini - che fra le aziende iscritte nel 2014 c’è anche Flora Toscana, che pure ci considera inutili e datati. Quella stessa Flora Toscana che è stata fra i soci costitutori, nel 1987, del Consorzio Comicent, poi fallito nel 2006, e che poi da qualche anno ha abbandonato i magazzini del mercato dei fiori di Pescia e quest’anno, iscrittasi di nuovo, si rivolge al mercato per acquistare merci in platea destinate al loro cash & carry e per conferire merci dei loro produttori a un importante grossista con base presso la struttura gestita da Mefit».
Ma l’aspetto che più colpisce l’amministratore unico di Mefit, nell’attacco di Flora Toscana, è che vengano mosse al mercato dei fiori di Pescia accuse quali «concorrenza sleale» legata a transazioni in nero e «difficoltà organizzative» proprio quando, con la nascita di Mefit, tutte queste problematiche hanno iniziato ad essere affrontate e risolte, come confermato oggi anche da un autorevole membro del distretto floricolo quale Maurizio Del Ministro, che ha dichiarato: «sulle vendite in nero non posso garantire per tutti (neppure per chi opera fuori dal mercato) ma è un’accusa veramente molto datata, personalmente, ma potrei parlare per tutti gli altri commercianti, devo dire che la merce arriva tutta fatturata e così facciamo ai nostri clienti ed è così da molti anni». «Perché mai questa accusa arriva solo ora? – si chiede Baldaccini -. Evidentemente il rilancio del mercato, che adesso ha un servizio e dati trasparenti, produce statistiche affidabili per Ismea e ha appena cominciato a fare promozione, dà noia alla concorrenza». Sì, perché non va dimenticato che Flora Toscana, anche se afferma di fare cose diverse da Mefit per commercializzare i prodotti, è oggettivamente in competizione con il Mercato dei Fiori e i produttori che si servono di esso. 
Nello specifico Baldaccini replica alla tesi di Flora Toscana, quando dice che il mercato dei fiori di Pescia risente pesantemente delle trasformazioni del commercio all’ingrosso e dell’importanza aumentata della grande distribuzione, chiedendo alla cooperativa pesciatina: «Flora Toscana pensa che tutta la commercializzazione della filiera debba confluire nella grande distribuzione cancellando garden e fioristi? O che il pur necessario canale web, su cui peraltro ci siamo già attrezzati, possa rendere inutili ospitalità di operatori e merci assortite e buona logistica?».
Riguardo poi alla questione della struttura dell’ex Comicent, che Flora Toscana vorrebbe vendere a non si sa bene quale privato perché la giudica una struttura costosa e sovradimensionata per le esigenze dei floricoltori, la risposta di Baldaccini è la seguente «sottoscrivo pienamente le parole in proposito di Maurizio Del Ministro: “il mercato di Pescia ha un immobile certo non estremamente funzionale, ma c'è questo, immaginare di venderlo e di fare un altro mercato, con questi chiari di luna, è al di là della fantascienza”». «Senza dimenticare – prosegue Baldaccini – che, primo, il mercato non è sovradimensionato, tanto che in certe fasi dell’anno è occupato per quasi il 100% della superficie e basterebbe una leggera ripresa del mercato perché si riempisse di nuovo, e, secondariamente, stiamo lavorando all’efficientamento elettrico dell’immobile – che, spiega il direttore Fabrizio Salvadorini, “adesso consuma per 114 mila euro l’anno e costa di manutenzione dai 10 ai 15 mila euro annuali” – e abbiamo già una proposta di Enel che potrebbe portare molti risparmi. Per non parlare dell’impianto fotovoltaico da 500 mila kwh previsto dal piano multifunzione del 2007, e del nostro intento di valutare, al momento dell’avvio della messa a norma, nuove soluzioni ingegneristiche capaci di rendere la struttura meno costosa». 
E a questo proposito Salvadorini conclude «come Mefit siamo d’accordo che il progetto presentato nel 2007, dopo sette anni di crisi economica, nel 2014, debba essere rivalutato e magari modificato. Però questo è un luogo dove si lavora e dove ci sono degli interessi economici di moltissime aziende che vanno assolutamente difesi e che, oggi, a un anno di gestione Mefit pareggia il bilancio». 
 
 
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SAN MINIATO (Pi) - "C'è un tema nuovo, anche in Toscana, anche in una terra che ha ancora capacità di inclusione: è quello della povertà. Una realtà che è intorno a noi e che comincia ad avere numeri preoccupanti. La Regione ha già messo in campo strumenti e risorse per affrontarla, ma dobbiamo fare di più e dall'associazionismo può venire un contributo fondamentale". Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ha proposto questo obiettivo comune di impegno ai delegati del congresso regionale dell'Arci, in corso di svolgimento a San Miniato.

"Noi siamo a disposizione – ha sottolineato – e davvero penso che il tessuto associativo dell'Arci possa avere un ruolo decisivo. In questi anni di offensiva liberista e mercatista, i vostri circoli sono stati uno straordinario presidio sociale. Avete avuto non solo la capacità di conservare una presenza e un patrimonio di esperienze costruite e maturate nel secolo scorso, ma soprattutto quella di rinnovarli, tenendo vive quelle idee di mutualità e socialità che sono parte dell'identità storica della Toscana. L'Arci, come tante altre espressioni dell'associazionismo laico e cattolico, ha saputo dare risposte concrete e bisogni e necessità nuove, lavorando sui temi dell'immigrazione, dei diritti dei minori, del dialogo tra culture diverse".
 
Rossi ha poi insistito sulla necessità di riattivare "un circuito democratico di partecipazione": "Si sta allargando – ha detto – la forbice tra cittadini e istituzioni, a tutto vantaggio di poteri dell'economia, della finanza, del sistema dei media, sempre più forti, che contano su un'opinione pubblica poco autonoma e su uno stato debole. Dobbiamo invece rilanciare un'idea della democrazia che ha al centro il pensiero critico,la mutualità, i diritti".
 
"C'è alle porte un passaggio politico fondamentale – ha concluso il suo intervento Rossi -. Le elezioni europee del prossimo maggio saranno uno spartiacque. Lo dico non solo come uomo di sinistra, ma come uomo delle istituzioni: dalle urne dovrà uscire un'idea nuova e diversa di Europa: che non parli solo il linguaggio del rigore, che fondi le sue scelte sul rafforzamento dei diritti, primo fra tutti quello al lavoro, e che si proponga come una comunità aperta. Altrimenti sarà forte il rischio che trovino nuovo spazio particolarismi e nazionalismi, che renderanno più acuta la crisi".

Oltre 11 milioni di euro: questa la cifra complessiva destinata dalla Regione Toscana al piano operativo antincendi boschivi per il 2014.

Il piano, che conferma gli investimenti del 2013, è stato presentato oggi dall'assessore all'agricoltura e foreste della Regione, Gianni Salvadori, che ha presieduto una riunione alla quale hanno partecipato i rappresentanti degli Enti Locali (Upi per le province, Uncem per le unioni dei comuni, Anci per i comuni) e di tutti i soggetti (volontariato, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco) che prendono parte al sistema antincendi boschivi della Regione Toscana.
 
"Il nuovo piano operativo, che comprende un arco temporale di 3 anni (2014-2016) – ha spiegato Salvadori - punta a 3 obiettivi principali: prevenzione, razionalizzazione delle risorse, ulteriore miglioramento degli interventi di lotta attiva.
 
Sulla prevenzione – ha continuato l'assessore – investiamo nell'educazione e sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione, sulle buone pratiche rivolte ad agricoltori e utilizzatori forestali e sulla sorveglianza del territorio a titolo preventivo.
 
Per quanto riguarda la razionalizzazione delle risorse – ha aggiunto – abbiamo introdotto gli indici di rischio su tutto il territorio, una novità che una volta uscita dalla fase sperimentale servirà a pianificare meglio i servizi con un più corretto utilizzo delle risorse. Valuteremo inoltre i costi per incendio, il che significa analizzare l'efficacia e l'efficienza dell'organizzazione antincendio, e incentiveremo gli interventi selvicolturali volti a ridurre i rischi e mitigare i danni causati dagli incendi.
 
Per quanto riguarda la fase di spegnimento – ha concluso Salvadori - si lavorerà particolarmente sulla sinergia fra le varie forze in campo, in modo da accrescere ulteriormente il già ottimo lavoro di squadra che ogni anno viene fatto in Toscana e che negli anni ha permesso di ridurre sensibilmente i danni prodotti dal fuoco al patrimonio boschivo della Toscana."
 
Redazione Floraviva