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L’Agenzia delle Entrate ha ufficialmente confermato il criterio di tassazione per gli impianti di biogas indicato da Confagricoltura, ponendo fine a un’annosa questione interpretativa che ha coinvolto diversi enti istituzionali. Gli operatori del settore esprimono soddisfazione per il chiarimento, che garantisce maggiore certezza fiscale agli imprenditori delle agroenergie.
Una conferma attesa dal settore
Il chiarimento fornito dall’Agenzia conferma che il criterio di tassazione proposto da Confagricoltura dal 2014 era corretto. La determinazione forfetizzata dell’imponibile per la produzione di energia da biogas si basa sui prezzi medi zonali indicati dal GSE, escludendo la quota incentivante compresa nella tariffa omnicomprensiva. Questo principio evita disparità di trattamento tra produttori di energia da fonti fotovoltaiche e da biomasse agroforestali, garantendo equità nell’applicazione della normativa fiscale.
Un lungo percorso di confronto istituzionale
La questione è stata oggetto di dialogo tra Confagricoltura, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e il GSE. La conferma dell’Agenzia delle Entrate chiude definitivamente ogni dubbio interpretativo, offrendo agli imprenditori del settore la garanzia di operare in un quadro normativo chiaro e stabile.
Implicazioni per il futuro del biogas
Il riconoscimento del criterio fiscale indicato da Confagricoltura rappresenta un passo avanti per il settore delle agroenergie, favorendo la stabilità degli investimenti e promuovendo la competitività degli impianti di biogas. L’auspicio è che questa chiarezza normativa possa incentivare ulteriormente la produzione di energia rinnovabile da biomasse, in un contesto di transizione energetica e sostenibilità ambientale.
Confagricoltura si dice soddisfatta dell’esito della vicenda e continuerà a lavorare per garantire condizioni favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili nel comparto agricolo.
Redazione
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L’aumento degli attacchi dei lupi agli allevamenti in Toscana sta generando forti preoccupazioni tra gli operatori del settore zootecnico. L’ultimo episodio, avvenuto a Firenzuola, ha visto un allevatore perdere 26 pecore in pochi giorni, alimentando le richieste di un intervento concreto da parte delle istituzioni.
Secondo Ritano Baragli, vicepresidente di Fedagripesca Confcooperative Toscana, la situazione è ormai fuori controllo. “Fino a pochi anni fa il lupo era una presenza rara e confinata nelle aree boschive – spiega – oggi lo troviamo ovunque, nelle pianure e persino lungo le strade, con un impatto devastante per gli allevatori.”
Espansione incontrollata e conseguenze per il settore
La presenza sempre più diffusa del lupo solleva questioni non solo ambientali, ma anche economiche e di sicurezza per il comparto zootecnico. Gli allevatori denunciano perdite crescenti di capi, con conseguenze dirette sulla sostenibilità delle loro attività. Oltre ai danni economici immediati, la pressione predatoria sta mettendo a rischio la tenuta del settore ovino e delle aziende che dipendono dalla pastorizia.
“Quando un predatore si espande senza controllo e altera il fragile equilibrio tra uomo, fauna e territorio, si genera un problema che può diventare irreparabile” afferma Baragli, sottolineando che la questione non riguarda solo gli allevatori, ma l’intero ecosistema e la sicurezza delle aree rurali.
Richiesta di intervento alle istituzioni
Fedagripesca Confcooperative Toscana chiede un piano di gestione e contenimento del lupo, che garantisca la tutela della biodiversità senza compromettere il lavoro degli allevatori. Secondo Baragli, è necessario un approccio più pragmatico per affrontare un problema che non può più essere ignorato.
“È fondamentale che le istituzioni riconoscano la gravità della situazione e adottino misure efficaci per tutelare gli allevatori e il nostro patrimonio zootecnico. Siamo pronti a collaborare per trovare soluzioni sostenibili che garantiscano la coesistenza tra attività umane e fauna selvatica” conclude il vicepresidente di Fedagripesca Toscana.
L’emergenza lupi in Toscana rappresenta quindi una sfida complessa, che richiede risposte concrete da parte della politica e delle autorità competenti per evitare ulteriori danni a un settore già in difficoltà.
Redazione
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Il 15 e 16 marzo 2025, Pescia ospiterà due eventi dedicati al verde e alla biodiversità: "Mangia la Foglia 2025", organizzato dall’Istituto Tecnico Agrario D. Anzilotti, e "Inflorum", mostra mercato allestita nel vecchio mercato dei fiori.
"Mangia la Foglia 2025" proporrà incontri con esperti su sostenibilità, gestione delle risorse naturali e biodiversità. Il programma prevede interventi di specialisti del settore e momenti di approfondimento su tematiche ambientali e agricole. Saranno inoltre organizzate attività sul campo, con un focus sulle piante officinali e commestibili.
Parallelamente, "Inflorum", promosso dal Comune di Pescia e da associazioni di categoria, vedrà la partecipazione di espositori specializzati in florovivaismo, giardinaggio e prodotti tipici del territorio. L’iniziativa mira a valorizzare il legame storico della città con il settore floricolo e rappresenta un primo passo verso la riedizione della Biennale del Fiore.
Entrambi gli eventi saranno aperti al pubblico e offriranno l’opportunità di approfondire le tematiche del verde in un contesto di confronto tra esperti e operatori del settore. L'ingresso alla mostra mercato sarà libero, mentre per alcune attività di "Mangia la Foglia" è richiesta la prenotazione.
Ulteriori dettagli e aggiornamenti disponibili nella sezione Agenda Meeting e Incontri di Floraviva: Mangia la Foglia 2025 – Programma e dettagli e INFLORUM
Redazione
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La Commissione Europea ha annunciato oggi una modifica mirata alla direttiva Habitat, che ridefinisce lo status di protezione del lupo, passando da "strettamente protetto" a "protetto" ai sensi della convenzione di Berna, entrata in vigore il 7 marzo 2025. Questa revisione offrirà agli Stati membri maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni locali di lupi, consentendo misure più adeguate alle specificità regionali.
Secondo la proposta, pur rimanendo una specie protetta, il lupo potrà essere gestito in modo più dinamico, garantendo al contempo il raggiungimento e il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente. Gli Stati membri avranno comunque la possibilità di mantenere un livello di protezione più elevato qualora ritenuto necessario.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: "In alcune regioni europee i branchi di lupi rappresentano un rischio concreto, in particolare per il bestiame. Con questa modifica offriamo alle autorità locali gli strumenti per una gestione attiva delle popolazioni di lupi, con un equilibrio tra la tutela della biodiversità e la protezione delle attività rurali".
Gli investimenti in misure di prevenzione dei danni restano centrali nella strategia europea per la coesistenza tra lupo e allevatori. La Commissione continuerà a supportare gli Stati membri nell’elaborazione e attuazione di strategie efficaci, fornendo finanziamenti e assistenza tecnica.
La proposta dovrà ora essere discussa e adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. La modifica degli allegati IV e V della direttiva Habitat si inserisce in un processo iniziato con l’analisi dello status del lupo nell’UE nel dicembre 2023 e culminato con l’approvazione da parte del comitato permanente della Convenzione di Berna il 6 dicembre 2024.
Redazione




