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Il confronto fra Regione Toscana, Invest in Tuscany e Confindustria Toscana al convegno “Una Toscana attrattiva per far ripartire l’Italia” ha mostrato la necessità di fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri per i settori turismo, agroalimentare e moda, conservando salda la storia del suo territorio e le eccellenze che ne hanno fatto un Brand noto in tutto il mondo
La Toscana è ancora meta ambita, non solo per il turismo internazionale, ma anche per coloro che vogliono investire e produrre: bisogna capire allora cosa fare per incrementare questo tipo di richieste. Intanto, per fare della Toscana una piattaforma industriale aperta agli investimenti esteri, capace di incrementare ancora le ottime performance dell’export (+7% nel secondo trimestre 2014, 4 volte la media nazionale, 6 punti più della Lombardia) e traghettare l’Italia fuori dalla crisi, bisogna “condividere obiettivi e azioni puntando a portare la presenza di multinazionali dall’attuale 1,3 a oltre il 3% del Pil”, esorta il Presidente di Confindustria Toscana, Pierfrancesco Pacini. All’attrattiva unica creata dal mix di arte, cultura, paesaggio e buona qualità della vita, occorre aggiungere una marcia in più che sappia richiamare gruppi industriali da tutto il mondo. Due ricerche commissionate da Confindustria hanno cercato allora di rispondere alla domanda: “Come potenziare questa naturale vocazione declinandola in maniera decisamente industriale, aumentando una tendenza che già ha dato positivi risultati negli ultimi anni che hanno visto, a dispetto della crisi, passare da 300 a 450 le multinazionali presenti ed un aumento dei loro fatturati passati da 300 milioni a 400 milioni annui?”, come riporta il comunicato stampa della Regione Toscana. Stefano Giovannelli, direttore di Toscana Promozione, ha dunque illustrato un progetto di marketing unitario che parte dai territori e punta sui settori d’eccezione, quali l’hi-tech, l’Ict e l’energia, che suscitano l’interesse dei paesi emergenti. Klaus Davi ha invece attuato una ricerca per capire come la Toscana venga percepita da operatori e giornalisti stranieri, al fine di comprendere cosa servirebbe al Brand Toscana per rafforzarsi. Come leggiamo nel comunicato stampa della Regione: “La ricerca suggerisce di promuovere il "turismo di prodotto", flusso turistico che può anche essere catturato (si parla di oltre 10 milioni di visitatori ogni anno) oltre che dallo shopping, anche da musei costruiti da privati, per valorizzare e raccontare determinati marchi (sull'esempio, ancora raro in Italia, dei musei Gucci e Ferragamo a Firenze, del museo Piaggio a Pontedera) ma anche prodotti (dai giornali stranieri emerge ad esempio il gradimento verso iniziative tipo museo del Pecorino di Pienza, dell'orafo ad Arezzo e così via). O ancora, sono ritenute utili forme di "contaminazione culturale", come sfilate nei musei, o l'uso di testimonial famosi che possano fare da traino per interi territori e distretti produttivi.” Ma cosa dicono gli imprenditori toscani? Secondo Censis, il 75% del campione vorrebbe concentrare investimenti esteri sui settori del turismo, dell’agroalimentare, della moda. Gli imprenditori si mostrano preoccupati per l’effetto “shopping” delle imprese straniere, ma riconoscono l’utilità di tali investimenti, pur saldi nell’idea che il cuore del Made in Italy debba restare in Toscana. La novità importante, annunciata al convegno dal Presidente del Tribunale di Firenze, Enrico Ognibene, è l’avvio di una cancelleria telematica: i procedimenti civili telematici vedranno un drastico accorciamento dei tempi, in modo da aiutare una sempre più rapida ripresa economica.
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Un’iniziativa per far riappropriare i bambini del territorio e del quartiere in cui vivono e studiano. È questo lo scopo di Vado a scuola con gli amici, in bus, a piedi, in bici promossa da Legambiente per la giornata di oggi. Numerose città italiane hanno aderito alla manifestazione che punta a far riscoprire ai bambini e alle loro famiglie le strade della propria città e una mobilità diversa, il tutto nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale.
“Nonostante l’86 per cento delle famiglie italiane abiti a meno di un quarto d’ora a piedi dagli istituti scolastici – si legge nel comunicato rilasciato da Legambiente – sono almeno dieci milioni le persone che scelgono di percorrere il tragitto in automobile.” Un uso superfluo dei mezzi privati che se ridotto – se non del tutto eliminato – consentirebbe una considerevole riduzione delle emissioni inquinanti, trasformando le città in luoghi più vivibili. L’iniziativa ha anche lo scopo di educare i bambini al codice della strada, rendendoli più consapevoli dei comportamenti corretti da tenere quando si cammina per le vie della propria città.
La giornata di oggi è un evento promozionale dell’iniziativa, e ha coinvolto fin qui le scuole di alcune città italiane, con cinquanta appuntamenti su tutto il territorio nazionale. Ma l’obiettivo di Legambiente è quello di dargli più vasta eco, incentivando la partecipazione attiva di tutte le strutture scolastiche.
L’adesione al progetto è semplice e comporta il versamento di una quota minima di 10€ per classe partecipante, ai quali corrispondono una serie di strumenti messi a disposizione da Legambiente per la formazione del personale docente e la gestione del progetto nella propria classe.
Vado a scuola con gli amici è solo una delle tante iniziative promosse da Legambiente per l’anno scolastico 2014/2015. Puliamo il mondo ha già visto una larga partecipazione – anche sul territorio valdinievolino – proprio nei primi giorni dopo l’inizio della scuola, ma informazioni sull’intero programma di educazione possono essere reperite sul sito web dell’associazione.
Redazione Floraviva
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Si è tenuto ieri, presso la sede fiorentina di Confindustria Toscana, l’incontro “Una Toscana attrattiva per far ripartire l’Italia” che ha visto il confronto della Regione Toscana con esponenti del mondo industriale e finanziario e investitori stranieri e italiani. Gli interventi si sono conclusi con una doppia intervista a Rossi e al comico Pieraccioni
"Il messaggio conclusivo è che la Regione c'è, è un punto di riferimento, ed è possibile provare a risolvere insieme i problemi", così ha riassunto Rossi la posizione della Regione sul tema del riposizionamento della Toscana nel mercato estero. Nella mattinata di ieri sono stati anticipati i bandi europei e la riforma della formazione, che gli imprenditori da tempo sollecitavano. Un cambiamento definito da Rossi come “un colpo di timone che ci darà soddisfazioni”. La storia toscana si lega profondamente a quella di alcuni imprenditori, come Ferruccio Ferragamo, che ieri ha raccontato la sua storia personale e familiare, e la Regione intende puntare proprio su loro per rilanciare il settore industriale. La competitività toscana, la cui credibilità è stata confermata di recente anche dal “Financial Times”, si deve anche alla scelta di creare un ufficio unico, un tavolo a cui sono state chiamate le imprese intenzionate a investire, come ha ricordato Rossi. La Regione conferma la sua linea amichevole nei confronti di chi è pronto a investire sul territorio. La sollecitazione agli imprenditori va anche nella direzione di un ripopolamento turistico della costa toscana: “Abbiamo bisogno di muovere le acque sulla costa – ha ammesso Rossi – A Viareggio finanziamo il Carnevale, mettiamo soldi anche per il Pucciniano. Però bisogna che anche gli imprenditori un po’ si muovano. Ci siamo seduti sulla sabbia, bisogna ricominciare a correre”. Anche il comico Pieraccioni si è mostrato interessato al tema turismo, affermando la sua volontà di girare uno spot promozionale sulla “meravigliosa” Toscana e auspicando un rilancio dell’attività della Film Commission. Pieraccioni si è infatti proposto proprio per promuovere in maniera intelligente il ricco patrimonio toscano. Resta l’interrogativo su quale turismo si intenda puntare, se di massa o di qualità: una riflessione aperta per città come Firenze. Intanto rimane l’importanza di recuperare terreni abbandonati a fini produttivi, determinante anche per il settore turismo; come il territorio del Chianti ha più volte dimostrato e la messa in sicurezza della Via Francigena ha di recente confermato.
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Linee guida per gli operatori, esercitazioni sanitarie nelle Asl, censimento dei posti letto di malattie infettive, un Nucleo operativo composto da esperti. Mentre cresce l'allarme a livello mondiale, la Toscana si sta preparando per far fronte a eventuali casi sospetti di Ebola. Il riferimento è il protocollo messo a punto dal Ministero, con le linee guida per la gestione dei pazienti, la tutela degli operatori sanitari e dei cittadini.
La direzione generale dell'assessorato ha inviato a tutti i direttori generali e sanitari, direttori dei dipartimenti di prevenzione e delle unità operative di malattie infettive una lettera in cui sono indicate tutte le azioni prioritarie che dovranno essere messe in atto e garantite in tutte le strutture del sistema sanitario regionale. Tra le indicazioni: trasportare l'eventuale caso sospetto in un ospedale dove sia presente un reparto di malattie infettive; verificare e aggiornare i protocolli; verificare la scorta dei dispositivi di protezione individuale (tute, visiera, mascherina, sovrascarpe, ecc.); formare il personale con esercitazioni e simulazioni.
Alcune Asl hanno già messo in atto la simulazione di casi sospetti, coinvolgendo il personale sanitario e le associazioni di volontariato. E' stato aggiornato il censimento dei posti letto di malattie infettive. Sono stati individuati i laboratori di riferimento per l'esecuzione del test diagnostico di virus Ebola.
E' stato costituito un Nucleo operativo per Ebola, composto da tecnici dell'assessorato, infettivologi, direttori sanitari, medici di famiglia, rianimatori, esperti di sanità pubblica.
La direzione generale dell'assessorato assicura il continuo contatto con il competente ufficio del Ministero della salute e con l'Ufficioo territoriale di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) e garantisce il costante aggiornamento delle informazioni disponibili.
Questa la scheda della malattia da virus Ebola contenuta nel protocollo del Ministero della Salute:
LA MALATTIA DA VIRUS EBOLA (MVE)
MANIFESTAZIONI CLINICHE - Clinicamente, si tratta di una malattia acuta grave, caratterizzata da comparsa improvvisa di febbre elevata, astenia intensa, dolori articolari e muscolari, inappetenza e mal di stomaco, mal di testa, mal di gola. Questi primi sintomi possono essere seguiti da vomito, diarrea, esantema cutaneo diffuso, iniezione congiuntivale, singhiozzo, tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie o di deglutizione. I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, possono comparire in genere al sesto-settimo giorno, soprattutto a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e dei polmoni. Si accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie. L'infezione da malattia da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test virologici. La letalità è compresa tra il 50 e il 90%, nell'epidemia in corso è di poco superiore al 50%.
PERIODO DI INCUBAZIONE - Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range di 2-21 giorni. Al momento non è possibile identificate i pazienti infetti durante il periodo di incubazione (ovvero prima dell'inizio dei sintomi), neanche con i test molecolari.
TRASMISSIONE INTER-UMANA
Inizio e durata della contagiosità
Durante il periodo di incubazione le persone non sono considerate a rischio di trasmettere l'infezione. Il paziente diventa contagioso tramite secrezioni quando comincia a manifestare sintomi, e si mantiene contagioso fino a quando il virus è rilevabile nel sangue. Per questo motivo, per evitare di infettare chiunque altro nella comunità, i pazienti infetti devono essere attentamente monitorati e sottoposti a test virologici prima della dimissione, per garantire che il virus non sia più rilevabile in circolo. L'eliminazione del virus tramite allattamento e per via sessuale può proseguire anche dopo la guarigione clinica. In particolare, la permanenza del virus nello sperma può verificarsi fino a 7 settimane dopo la guarigione e, in casi eccezionali, anche oltre (fino a 12 settimane).
Modalità di trasmissione
Le informazioni scientifiche disponibili, desunte dalle pregresse epidemie di Ebola, evidenziano come il virus Ebola si trasmetta attraverso:
• il contatto diretto (per via cutanea o mucosale) con sangue o altri liquidi/materiali biologici, quali saliva, feci, vomito, sperma, incluse le secrezioni salivari (droplets);
• il contatto indiretto (per via cutanea o mucosale), con oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici (ad esempio aghi).
Non vi sono evidenze di trasmissione del virus per via aerea. La probabilità di trasmissione del virus cambia nel corso della malattia con l'evolversi delle manifestazioni cliniche. All'inizio, quando è presente solo febbre in assenza di vomito o diarrea o di manifestazioni emorragiche, il rischio di trasmissione è basso; nelle fasi tardive, quando compaiono manifestazioni emorragiche, il rischio è significativamente più elevato e rimane molto alto anche dopo la morte. Per questo motivo, le precauzioni di isolamento raccomandate sono incrementate in relazione alla fase del percorso assistenziale, in ragione della valutazione del rischio (cioè probabilità che il paziente sia stato effettivamente esposto ad un malato di Ebola), stadio e decorso clinico della malattia.
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La due giornate dell’Internet Festival pisano dedicate all’Openfoodacademy per porre al centro di tutta la filiera produttiva l’alimentazione, affrontando l’urgente sfida dell’accesso al cibo nel prossimo futuro. Le nuove tecnologie possono giocare un ruolo di sostegno ai cittadini nell’etica di un consumo di cibi più salubri?
In collaborazione con Rural Hub, Internet Festival mette in campo nelle giornate di oggi e domani, 10 e 11 ottobre, cinquanta innovatori per cinque tavoli tematici che affronteranno trenta sfide per Expo2015. Il tema dell’accesso al cibo nel prossimo futuro riguarderà tutto il pianeta e sarà perno della prossima Esposizione Universale di Milano 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Openfoodacademy prova allora a re-immaginare il futuro del cibo attraverso i saperi, vecchi e nuovi, tecnologici e tecnici, nel tentativo di creare nuove proposte che vadano a integrare le conoscenze già presenti a EXPO2015. Lo scopo di Openfoodacademy è allora quello di stilare un “policy paper” da presentare ai decisori pubblici e da consegnare all’info-sfera per ripensare acutamente il futuro del cibo. Saranno due giorni di lavoro condiviso su tematiche legate all’innovazione nel campo dell’alimentazione e al suo futuro prossimo: la prima giornata è dedicata al disegno degli scenari evolutivi del cibo, mentre la seconda sarà focalizzata sul lavoro collettivo necessario a produrre il “policy paper”. Partecipano innovatori, studenti, startupper, social innovator e changemakers sotto i 35 anni: dopo una precedente selezione, sono stati organizzati cinque tavoli di lavoro, ognuno affiancato da due esperti alla guida dei giovani. Si parlerà di #hackingfoodsystem: il food come bene comune, per rivedere i sistemi di produzione del cibo; #nextfood: food tra tradizione e innovazione, alla scoperta della possibilità di innovare la filiera agroalimentare senza mettere a rischio ulteriormente la salute; #ruralsocinn: il cibo proviene dalla terra e non solo da un fornello, per rimettere al centro il valore del cibo e la cultura necessaria alla sua produzione; #smartrurality: food, innovazione e social media, lo storytelling che fa delle aree interne e rurali l’elemento centrale per ripensare la modernità; #openfood: cibo, trasparenza e bigdata, per scoprire chi controlla le informazioni sull’alimentazione e studiare la necessità di un’etichettatura trasparente.