Il vivaista

Il 13 maggio la Fondazione Tosoni organizza al Pistoia Nursery Campus un convegno sul tema “Il contratto di soccida e lo sviluppo delle filiere in agricoltura”.

«Approfondire la particolare forma contrattuale di natura associativa della soccida, che trae origine dal Diritto romano e che, nota ai più per l’utilizzo nell’esercizio dell’attività di allevamento di animali, ne ha travalicato i confini dando dimostrazione di una sua validità e, perché no, anche di modernità, nell’ambito delle colture vegetali».
Questo il fine del convegno che la «Fondazione per gli studi giuridici e fiscali in agricoltura Gian Paolo Tosoni» organizza venerdì 13 maggio, dalle 9,15 alle 13,30, presso il Pistoia Nursery Campus. Intitolato “Il contratto di soccida e lo sviluppo delle filiere in agricoltura”, è il primo convegno della Fondazione Tosoni, come riferito nell’articolo di presentazione del Sole 24 Ore Norme & Tributi online, e sarà l’occasione per una disamina dal punto di vista storico, sociale, economico-agrario, giuridico-fiscale e giuslavoristico di tale forma contrattuale.
Nel convegno, come si legge in una nota su Facebook del Distretto Rurale Vivaistico-Ornamentale della provincia di Pistoia, si tratterà il «contratto di soccida verde o soccida vegetale», sulla falsariga «di quanto avviene nella soccida animale ove due soggetti (soccidante e soccidario) si associano per l'allevamento e lo sfruttamento di una certa quantità di bestiame». Infatti «nella soccida verde un soggetto, che può anche non rivestire la figura di imprenditore agricolo come definito ai sensi dell’articolo 2135 cod. civ., stipula un contratto con un altro soggetto affinché quest’ultimo esegua un ciclo produttivo o una parte di esso in relazione a dei vegetali».
Il convegno, che è gratuito e accreditato per l’aggiornamento professionale (solo con partecipazione in presenza) dall’Ordine degli Avvocati, servirà a fare il punto sulla normativa attuale anche grazie alla partecipazione di esperti conosciuti a livello nazionale e internazionale, coordinati Jean Marie Del Bo, vice direttore del Sole 24 Ore. Sarà possibile partecipare sia in presenza che in diretta streaming (registrazione qua). Per ulteriori informazioni tel. 0376 221610, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Programma
Apriranno i lavori i saluti dai presidenti della Fondazione Tosoni Gianni Allegretti, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia Lorenzo Zogheri, del Distretto Rurale Vivaistico-Ornamentale di Pistoia Francesco Ferrini e dal Dott. Vannino Vannucci.
Seguiranno le seguenti relazioni:
- ore 9,45 “Il contratto di soccida nel quadro dell’esperienza storico-giuridica europea” Prof. Lorenzo Franchini, Università Europea di Roma;
- ore 10,15 “I contratti di soccida nel codice civile” Prof. Pamela Lattanzi, ordinario di Diritto agrario al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Macerata (Unimc)
- ore 10,45 “Profili gius-lavoristici della soccida e dell’appalto” Avv. Sofia Cecconi, Foro di Pistoia, Dottore di ricerca in Diritto del Lavoro e Relazioni Industriali
- ore 11,15 Pausa caffè
- ore 11,30 “Profili fiscali dei contratti di soccida” Prof. Marco Miccinesi, Università Cattolica del Sacro Cuore
- ore 12 “Profili economici e organizzativi nelle filiere agricole”, Prof. Alessandro Pacciani, Accademia dei Georgofili
- ore 12,30 Confronto con i partecipanti
- ore 13,20 Osservazioni conclusive del Dott. Vieri Ceriani, Presidente Laboratorio Fiscale
- ore 13,30 Chiusura dei lavori

Redazione

Uno studio di CPVO – EUIPO ha mostrato l’impatto positivo su economia e ambiente del sistema comunitario delle privative sulle varietà vegetali (il Community Plant Variety Rights system). Senza il sistema dei CPVR la produzione dei seminativi si ridurrebbe del 6,4% mentre quella delle piante ornamentali del 15,1% e anche l’occupazione ci guadagna (90.000 posti di lavoro in più). Riguardo all’impatto ambientale, stimati 62 milioni di tonnellate di gas serra in meno e 14 miliardi di metri cubi d’acqua in meno ogni anno.

«Lo studio mostra che il sistema dei CPVR (Community Plant Variety Rights, cioè le privative comunitarie o diritti di proprietà comunitari sulle varietà di piante o varietà vegetalindr), garantendo un livello equo di protezione della proprietà intellettuale agli allevatori di piante, consente loro di raccogliere i frutti del proprio lavoro e li incoraggia a continuare a innovare per affrontare le principali sfide della società nei campi della sostenibilità, produzione alimentare, crescita e occupazione».
Così Francesco Mattina, presidente del CPVO (Community Plant Variety Office, l’ufficio comunitario delle varietà vegetali, (vedi), ha sintetizzato i risultati dello studio “Impact of the CPVR system on the European Union economy and the environment” (Impatto del sistema dei CPVR sull’economia e l’ambiente dell’Unione Europea) che è stato presentato il 28 aprile scorso nella sede del CPVO ad Angers in Francia e anche in diretta streaming. Uno studio, frutto della collaborazione fra CPVO ed EUIPO (European Union Intellectual Property Office, cioè l’Ufficio comunitario sulla proprietà intellettuale) tramite l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale, che ha quantificato il contributo economico del sistema dei diritti di proprietà sulle varietà vegetali e anche il suo apporto al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal dell’Unione Europea e a quelli sullo Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
Lo studio prova anche che, come sottolineato da Francesco Mattina, «l'innovazione nel settore dell’allevamento di piante, unita alla protezione delle varietà, è estremamente importante per la società europea nel suo insieme. Conferma che il sistema comunitario delle privative sulle varietà vegetali agisce come un circolo virtuoso, fornendo il giusto incentivo agli investimenti in ricerca e innovazione da parte di aziende di tutte le dimensioni, tra cui un numero elevatissimo di piccole e medie imprese vivaistiche».
Ecco in pillole i risultati principali dello studio:
- Il sistema dei diritti comunitari sulle varietà vegetali (i CPVR) contribuisce a ridurre di 62 milioni di tonnellate all’anno le emissioni annuali di gas serra (GHG) dell'agricoltura e dell’ortoflorovivaismo. Inoltre, il consumo d’acqua in agricoltura e ortoflorovivaismo è ridotto di oltre 14 miliardi di metri cubi.
- In assenza del sistema dei CPVR, la produzione di seminativi nell'UE sarebbe del 6,4% inferiore, la produzione di frutta sarebbe inferiore del 2,6%, la produzione di ortaggi del 4,7% inferiore e, infine, la produzione di piante ornamentali si ridurrebbe del 15,1%.
- Senza la produzione aggiuntiva attribuibile alle colture protette dai CPVR, la posizione commerciale dell'UE con il resto del mondo peggiorerebbe e i consumatori dell'UE dovrebbero far fronte a prezzi alimentari più elevati. Il contributo aggiuntivo al PIL generato dalle colture protette dai CPVR ammonta a 13 miliardi di euro.
- Le colture protette dai CPVR generano maggiore occupazione nell'agricoltura dell’Unione Europea. Di conseguenza, il settore dei seminativi impiega 25.000 lavoratori in più, il settore dell'orticoltura 19.500 e il settore delle piante ornamentali 45.000 lavoratori in più, per un aumento diretto totale dell'occupazione di quasi 90.000 posti di lavoro.
- Molte delle aziende che proteggono le loro innovazioni con i CPVR sono piccole e medie imprese (Pmi). Queste piccole imprese (includendo le persone fisiche che detengono i CPVR) rappresentano oltre il 90% di coloro che hanno registrato CPVR e detengono il 60% di tutti i CPVR attualmente in vigore.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti scaricare lo studio integrale a questo link.

Redazione

IPM Summer Edition - florovivaismo

Il 13 e 14 giugno 2022 a Essen l’edizione estiva di IPM, la fiera leader del florovivaismo, con 170 espositori da 18 nazioni. In programma un Congresso professionale con focus sui trend di mercato e i sostituti della torba, un’area d’ispirazione floreale a cura dell’Associazione dei fioristi tedeschi, l’Ipm Discovery Center con le novità sulla progettazione degli spazi di vendita nei garden center. 

 
IPM Summer Edition, l’edizione estiva di IPM Essen, la fiera business-to-business numero uno del settore florovivaistico a livello internazionale, si avvicina. 
Il 13 e 14 giugno 2022 finalmente gli operatori della filiera del fiore e del verde, dopo lo stop per la pandemia, potranno di nuovo incontrarsi dal vivo. E oltre alle novità di prodotto e alle tendenze sono proprio gli incontri d’affari e gli scambi personali che espositori e visitatori cercano con più impazienza. Nei due giorni di manifestazione, che si svolgerà nel centro fieristico di Messe Essen con eventi anche nel grande parco “Grugapark”, non mancheranno le occasioni per coltivare le relazioni. L'IPM Summer Edition sarà infatti un mix fra salone commerciale ed evento per fare rete. Nei padiglioni 7 e 8 i visitatori potranno toccare con mano i nuovi prodotti e servizi. Sono circa 170 e provenienti da 18 nazioni le aziende espositrici, fra produttori di piante e fiori e di attrezzature e tecnologie. Nomi importanti del settore che porteranno a Essen un gran numero di innovazioni e spunti. Con l’IPM Discovery Center a giocare un ruolo centrale, visto che qui verranno presentate le ultime tendenze sulla progettazione degli spazi di vendita all’interno dei garden center, che lo stilista green olandese Romeo Sommers spiegherà con tour guidati nei trend del momento.
 
Ispirazioni floreali in scena
I visitatori professionali sperimenteranno mondi floreali messi in scena con gusto ed eleganza, esempi di design floreale sostenibile, idee creative e pratiche per il commercio al dettaglio specializzato e accessori per la floricoltura nello spazio a cura dell’Associazione federale dei fioristi tedeschi. Una panoramica a 360 gradi sui temi più attuali del design floreale. Inoltre si terranno workshop sulle nuove tendenze e tecniche e dibattiti presso il FDF Lounge.
 
Sostituti della torba, packaging sostenibile e marketing delle piante
"Think, Say, Do - Uno sguardo al futuro del nostro settore" è il motto della mezza giornata del Congresso professionale del primo giorno della manifestazione. L'Associazione florovivaistica della Renania Settentrionale-Vestfalia, l'Associazione dei grossisti e importatori di fiori tedeschi (BGI), Landgard e IPM ESSEN inviteranno i visitatori a confrontarsi più da vicino con i temi di attualità della filiera florovivaistica. L’argomento centrale sarà l'attuale situazione di mercato. Ma ci saranno tavole rotonde sui temi dei sostituti della torba, degli imballaggi per il trasporto riutilizzabili e dei nuovi trend del marketing. L'esperto di settore Frank Teuber modererà l’appuntamento e lo Speakers' Corner, che sarà intitolato "Tempi diversi: pensare in modo diverso, agire in modo diverso". Nel pomeriggio del primo giorno di fiera, così come nel secondo giorno, gli argomenti includeranno lo sviluppo del settore dal punto di vista dei consulenti, i trend e la loro realizzazione pratica, i concetti di marchio e prodotto come strumenti per fare il prezzo oltre che per la comunicazione sui social media e il marketing degli influencer nel commercio specializzato.
 
Vivere il Grugapark d’estate
Il periodo in cui si svolgerà l'IPM Summer Edition consentirà di godersi nel suo colorato splendore di fiori e foglie il Grugapark, situato proprio accanto al complesso fieristico di Messe Essen. I visitatori della fiera avranno accesso esclusivo a visite guidate del parco. Impareranno fatti interessanti sui prodotti florovivaistici nella loro applicazione concreta nei progetti in corso in questo grande spazio verde pubblico, nonché curiosità botaniche e sulla progettazione del verde. Il Grugapark è anche la location del party inaugurale della fiera.
 
Ulteriori informazioni e biglietti qui
 

L.S. 

Oltre 100 presenze e grande interesse all’incontro del 20 aprile alla Capannina del Bottegone di Pistoia, su “PNRR e investimenti agevolati: un’opportunità unica per il vivaismo”, organizzato dall’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) e dal Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia presieduto dal Prof. Ferrini. Già una trentina le manifestazioni d’interesse ricevute. Il vice presidente di AVI Stanghini: «essenziale ridurre i costi dell’energia ricorrendo al fotovoltaico». Il consulente Natali: «il bando dei Progetti Integrati di Distretto (PID) legato al PNRR consentirà investimenti in direzione green e sarà molto flessibile e cumulabile con il credito d’imposta 4.0; disponibili a una strategia di distretto anche su tutti gli altri bandi: agrisolare, logistica, biodigestori...». Il presidente Ferrini: «troppo poco coinvolgimento dei vivai nelle riforestazioni urbane. Stiamo agevolando l’evoluzione del vivaismo verso “fossil free”, “emission free” e “pesticide free”».
 

«Tecnologie e innovazione, riduzione del costo dell’energia e dell’impatto ambientale». Così Gilberto Stanghini, vice presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia, ha riassunto ieri l’altro, a margine dell’incontro sul tema “PNRR e investimenti agevolati: un’opportunità unica per il vivaismo” presso la Capannina di Bottegone, gli obiettivi del Progetto Integrato di Distretto (PID) con cui i vivaisti pistoiesi stanno progettando di partecipare all’apposito bando governativo nell’ambito del PNRR. Un progetto che dovrebbe coinvolgere anche il Distretto Rurale Forestale della Montagna Pistoiese nell’ottica di massimizzare l’attrattiva del PID anche dal punto di vista dell’economia circolare e della coesione sociale.
«L’AVI – ha aggiunto Stanghini - sarà capofila del nuovo PID insieme al Distretto, come è successo nel caso del PID regionale del 2019, che ha avuto un ottimo esito». Quel PID che, come riferito dal vice presidente aprendo l’incontro, «ha portato tanta economia e innovazione nel nostro settore». Solo che in questo caso si tratterà di un PID nel contesto di un bando nazionale. «Questo nuovo progetto – ha detto Stanghini, che è intervenuto in sostituzione dell’indisposto presidente Luca Magazzini – sarà interessante sul fronte della riduzione dei costi energetici, perché le bollette sono aumentate di oltre il 100% e l’unica via di uscita è usare i pannelli fotovoltaici sui tetti e sulle coperture delle serre. L’energia elettrica resta infatti fondamentale anche in relazione a sistemi di irrigazione che garantiscano un minor consumo di acqua».

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Ma, come da programma, a illustrare le opportunità di finanziamento legate al PNRR, di fronte a una platea di oltre 100 persone, è stato il consulente Roberto Natali, titolare di A.S.I.A. - Associazione Sviluppo Imprese Agricole, che ha già gestito, anche in collaborazione con un network di altri tecnici, diversi progetti di filiera e di distretto sia regionali che nazionali. Natali ha innanzi tutto spiegato che il bando governativo dei PID afferente al PNRR, che non è stato ancora pubblicato, mette a disposizione dei distretti italiani circa 220 milioni di euro per progetti da un minimo di 4 milioni a un massimo di 50 milioni di euro di investimenti. Questi investimenti devono essere in linea con gli obiettivi della nuova PAC e quindi favorire la svolta green dell’agricoltura: riduzione di consumo idrico, ricorso a energie rinnovabili, riciclo dei rifiuti ed economia circolare, riduzione di fitofarmaci, macchinari e tecnologie che favoriscono tutto ciò. Nell’ambito di questo tipo di PID si potranno così ottenere finanziamenti a fondo perduto fino al 40% per investimenti in macchine e attrezzature agricole e in impianti per colture protette, fino al 40-60% per le energie rinnovabili (agrivoltaico, agrisolare, biodigestori), fino all’80% per la promozione e comunicazione e fino al 90% per ricerca e innovazione (ad esempio sui sostituti della torba, il packaging biocompatibile e ammendanti da digestione anaerobica). E l’ideale, anche per raggiungere i migliori punteggi, sarebbe presentarlo come PID dei due distretti della provincia pistoiese, quello vivaistico ornamentale della piana e quello forestale della Montagna Pistoiese, che hanno diverse potenzialità di integrazione ben oltre il cippato delle pacciamature delle piante in contenitore, sia nell’ottica dell’economia circolare che delle comunità energetiche.
Come sottolineato da Roberto Natali, un aspetto interessante di questo bando dei PID legato al PNRR è che i finanziamenti ottenuti dalle aziende tramite di esso si potranno cumulare con quelli ottenuti attraverso altri bandi e in particolare con il credito d’imposta di cui molte aziende usufruiscono nell’ambito della ex “Industria 4.0” (adesso diventata “Transizione 4.0”). Per cui, tanto per fare un esempio, se uno acquista un macchinario da 25 mila euro, potrà avere 10 mila euro tramite il PID, altri 10 mila euro come credito d’imposta 4.0 e finirà per pagarlo solo 5 mila euro. Un altro aspetto interessante di questo bando governativo sui PID è che presenta molti elementi di flessibilità: i progetti possono essere presentati senza la “cantierabilità” e se in corso d’opera capitano degli imprevisti si possono fare delle varianti: dalla riduzione dell’investimento previsto alla sostituzione del beneficiario inadempiente.
Infine, Natali ha accennato a tutti gli altri cospicui bandi, legati al PNRR e non solo, che possono interessare in questa fase le singole aziende del distretto vivaistico pistoiese: il bando da 800 milioni di euro sulla logistica, che può coinvolgere anche gli enti pubblici; il cosiddetto “Parco agrisolare” da 1,5 miliardi di euro per ottenere finanziamenti al fotovoltaico sui tetti agricoli; quello da 1,1 miliardi per l’agrivoltaico (la convivenza sullo stesso terreno di colture agricole e pannelli fotovoltaici installati a diversi metri di altezza in modo da non interferire con le coltivazioni); il bando da 1,9 miliardi del Ministero della Transizione Ecologica per la creazione di impianti biodigestori per produrre biometano, e altri ancora.
A fronte di tutte queste opportunità, Natali ha da un lato sottolineato che il Distretto vivaistico, se riuscisse a fare una buona programmazione di investimenti, potrebbe diventare non solo un distretto carbon free, ma anche una sorta di centrale diffusa per la produzione di energia elettrica. Dall’altro lato, si è messo a disposizione per collaborare a una strategia distrettuale capace di favorire da un lato la definizione del PID e dall’altro la partecipazione delle singole aziende interessate anche ad alcuni degli altri bandi, a seconda delle esigenze di ciascuna.
ferriniridDopo Natali, è intervenuto in collegamento a distanza il presidente del Distretto Vivaistico Ornamentale Francesco Ferrini con una relazione intitolata “Green Deal, Next Generation Eu e PNRR: il ‘Rinascimento verde’ DEVE partire dalle aziende vivaistiche”. Il prof. Ferrini ha esordito sostenendo che per ora le forestazioni urbane stanno avvenendo senza un (adeguato) coinvolgimento nella progettazione dei vivaisti, che dovrebbero essere invece «il principale comparto a cui fare riferimento». Così, da un lato, si assiste in alcuni casi a interventi troppo frazionati e di scarso impatto, spesso con impianti di piantine di al massimo 1 o 2 anni e comunque di scarsa qualità. Mentre una vera riforestazione urbana dovrebbe partire dal vivaio e consistere in infrastrutture verdi ben progettate. Dall’altro lato, lo scollegamento significa che i vivaisti non ricevono chiare indicazioni su che cosa e quanto produrre.
Ferrini ha poi sottolineato che il vivaismo si è evoluto molto velocemente nella direzione della sostenibilità negli ultimi tre anni, anche se «questa cosa non è ancora percepita dai più». E che ciò avviene perché ormai vale il principio che «non possiamo pensare di essere competitivi se non siamo sostenibili e allo stesso tempo non siamo sostenibili se non siamo competitivi». Inoltre, dopo aver mostrato un’analisi swot (punti forti e punti deboli, opportunità e minacce) del settore vivaistico, ha ricordato che con l’intento di cercare «la giusta macchina, al momento giusto, nel posto giusto» negli ultimi mesi «stiamo incontrando diversi produttori di macchine e tecnologie per verificare se sono adattabili o meno al vivaismo»: dai droni per il controllo delle malattie sulle piante, ai software per la gestione dei vivai. Molto importanti sono anche le tecniche di irrigazione e il miglioramento dell’assortimento varietale. Obiettivo finale: «una produzione vivaistica ad alta tecnologia che sia “fossil free” (risparmio energetico, fonti di energia sostenibili), “emission free” (risparmio idrico, nessuna perdita di nutrienti), “pesticide free” (nessuno o ridotto uso di sostanze chimiche, sostituite da prodotti naturali)».
All’incontro è intervenuto anche il vice presidente del Distretto forestale della Montagna Pistoiese Ivano Sabatini che ha fra l’altro annunciato un incontro ai primi di maggio nel suo distretto, organizzato dall’associazione MOTORE, soggetto referente del loro distretto, per presentare il progetto di PID legato al PNRR e raccogliere manifestazioni di interesse.
A questo proposito, a poche ore dalla chiusura del primo incontro sono già una trentina le manifestazioni di interesse ricevute da AVI.

Redazione

PNRR e investimenti agevolati - vivaisti pistoiesi

Il 20 aprile incontro aperto a tutti i vivaisti del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia alla Capannina di Bottegone sul tema “PNRR e investimenti agevolati: un’opportunità unica per il vivaismo” a cura dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto. Saranno illustrate le varie opportunità di finanziamento offerte dal PNRR in vista di un Progetto Integrato di Distretto (PID) con cui partecipare ai bandi ministeriali. Interverranno i presidenti di AVI Luca Magazzini e del Distretto Francesco Ferrini. Nel mirino investimenti super agevolati in macchinari, impianti agrovoltaici e altre misure per l’eco-sostenibilità e una migliore interconnessione con la Montagna Pistoiese. 

 
«L’obiettivo dell’appuntamento è diffondere e rendere note in particolare agli operatori del distretto vivaistico, ma più in generale anche al territorio pistoiese nel suo complesso, le opportunità che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) offre alle aziende vivaistiche per migliorare le loro capacità produttive e la loro sostenibilità, riducendo la dipendenza dagli idrocarburi, incentivando il fotovoltaico e attraverso una serie di linee di intervento che illustreremo nell’occasione». 
Così Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto di riferimento del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia, sintetizza lo scopo dell’incontro “PNRR e investimenti agevolati: un’opportunità unica per il vivaismo” che AVI e Distretto organizzano mercoledì 20 aprile alle ore 17,30 a Pistoia presso la sala polifunzionale “Arte Varia Forum” della Capannina di Bottegone, Strada Statale Fiorentina, 626, 51100 Bottegone (PT). Un incontro a cui interverrà anche il presidente del Distretto, prof. Francesco Ferrini, e a cui sono invitati tutti i vivaisti di Pistoia e degli altri comuni del Distretto: Agliana, Montale, Quarrata e Serravalle Pistoiese.
Si tratta del primo incontro preparatorio in vista della definizione di un Progetto Integrato di Distretto (PID) con cui accedere ai contributi del PNRR al fine di potenziare e valorizzare i vivai del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia tramite investimenti in macchinari, tecnologie e impianti agrovoltaici e tramite una maggiore interconnessione con la montagna pistoiese per creare una sorta di comunità energetica del verde all’insegna di circolarità ed energie rinnovabili.
Programma:
- Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani: “Continuare a investire dopo l’esito positivo del Progetto Integrato di Distretto del 2019”
- Roberto Natali, titolare di A.S.I.A. - Associazione Sviluppo Imprese Agricole: “Le opportunità concrete di finanziamenti nell’ambito del PNRR”
- Prof. Francesco Ferrini, presidente del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia: “La sostenibilità urbana comincia in vivaio”.
«A livello di Distretto Vivaistico e in piena sintonia con i produttori vivaisti - spiega il prof. Francesco Ferrini – sono in corso contatti con diversi produttori di tecnologie, volti a un’analisi preliminare delle soluzioni offerte e delle potenziali applicazioni nel nostro settore di tecnologie all’avanguardia per la piena sostenibilità delle produzioni vivaistiche. Compito del Distretto è quello di valutare i benefici attesi dalle tecnologie innovative e dalla loro potenziale applicazione in un settore di primaria importanza come quello vivaistico».  
 

Redazione

Ne abbiamo parlato con i ricercatori del settore di meccanica agraria del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, che hanno già valutato con successo l’uso di tagliaerba autonomi (Mower) per il controllo della copertura dei frutteti riscontrando un risparmio netto di diserbanti, gasolio e manodopera.

Tecnicamente si chiamano mower - tagliaerba in inglese - e sicuramente tutti li abbiamo presenti nei giardini di molte abitazioni, dove in completa autonomia, girano per tagliare il prato con quel loro andamento zigzagante da grossi, simpatici insetti.
Ma oltre all’uso domestico, queste macchine possono avere anche un utilizzo professionale. In un recente studio pubblicato lo scorso anno sulla rivista scientifica Agronomy, i ricercatori del settore di meccanica agraria del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa hanno valutato con successo l’uso di mower autonomi per la gestione della copertura erbosa nei vigneti, riportando risultati interessanti in termini di azzeramento dell’uso di erbicidi, risparmio di carburante agricolo e riduzione della manodopera.
Ma si potrebbero usare anche nei vivai? Sicuramente sì, anche se ovviamente bisogna valutare da caso a caso e da coltura a coltura. Indubbiamente potrebbero essere usati nel controllo del manto erboso dei vivai di prati pronti, dal momento che sono stati ideati apposta per tosare i prati.
Inoltre potrebbero essere usati anche per il controllo delle infestanti o della copertura erbosa nei vivai di piante arbore o arbustive in pieno campo, sia se coltivate in file più o meno fitte, come nel caso degli arbusti, sia in sesti di impianto più ampi, come nel caso di alberi di alto fusto.
Una prospettiva che potrebbe essere molto interessante nell’ottica sia della riduzione dell’uso di erbicidi, sia dell’abbattimento di costi aziendali, in termini di gasolio e di manodopera.
L’importante è riuscire a capire quali sono le macchine giuste in base alle superfici da gestire, alle coltivazioni in campo, alle sistemazioni del terreno, alla disposizione di impianti di irrigazione e a vari fattori che possano influire sulla funzionalità e l’efficacia dei mower.Per cercare di capirlo e valutarne i possibili vantaggi, svantaggi e opportunità, ne abbiamo parlato proprio con i ricercatori di meccanica agraria dell’Università di Pisa.
Come ci ha spiegato il dottor Marco Fontanelli, le estensioni massime e minime di superficie che possono essere gestite, possono andare da un minimo di 250-5000 metri quadrati per alcuni modelli, ad alcuni ettari per macchine più grandi.
Nei modelli più comuni, come quelli normalmente usati per il verde residenziale, si va dai 250 m2 ai 5.000 m2. In questo caso i robot rasaerba hanno traiettorie causali e normalmente devono far fronte alla presenza di ostacoli come alberi, lampioni, arredamento, etc. In questo caso l’area di lavoro deve essere delimitata con sottile ma resistente cavo elettrico disposto sul terreno e collegato alla stazione di ricarica che funge da recinto.
I modelli realizzati per le grandi aree verdi libere, come ad esempio quelle sportive, possono invece arrivare a gestire anche alcuni ettari e si muovono su traiettorie precise, come se fossero guidati da un operatore e l’area di lavoro è controllata dal GPS.
Per quanto riguarda la sistemazione del terreno e la presenza di impianti, come i sistemi di irrigazione non ci sono particolari problemi, purché non ci siano veri e propri ostacoli come fosse o tubi messi a terra. Nel verde domestico solitamente i mower passano normalmente sopra gli irrigatori a scomparsa, ovviamente programmando adeguatamente l’orario in modo tale che il robot rasaerba sia a riposo durante l’irrigazione. Invece in una situazione di campo posso tranquillamente operare in presenza di irrigatori a pioggia o di gocciolatori sospesi, dal momento che queste macchine sono progettate anche per lavorare sotto la pioggia. Per quanto riguarda i sesti di impianto i mower sono in grado di lavora sia nell’interfila, in caso di filari compatti, come nel caso di coltivazioni di specie arbustive, sia tra una pianta e l’altra come nel caso di vivai di piante arboree con un sesto di impianto più largo.
Andando a vedere quale è il costo medio di un mower, la sua durata tecnica e quindi la sua quota di ammortamento, le cose variano a seconda dei modelli e delle aree da gestire e i criteri per la scelta sono molti.
Ovviamente più è grande l’area da tagliare e maggiore è il costo della macchina. Per dare un ordine di grandezza, come ci ha detto il dottor Fontanelli, si può andare dai 600-700 euro fino a oltre 5.000 euro per i modelli per il verde residenziale da usare per piccole estensione. Mentre i grandi modelli attualmente usati per il verde sportivo possono arrivare a oltre 20.000 euro. La durata tecnica è molto elevata perché sono macchine elettriche, semplici da un punto di vista meccanico e generalmente dotate di buoni motori. Si possono tranquillamente superare le 10.000 ore di lavoro e raggiungere i 10 anni di vita con una buona manutenzione.
Ma quanto potrebbe far risparmiare in termini economici, confrontando con quello che è stato studiato nei vigneti? A questa domanda secondo il dottor Fontanelli è ancora difficile dare una risposta precisa. Anche il vigneto infatti è un contesto agricolo per cui queste macchine non sono state progettate, anche se riescono effettivamente a districarsi molto bene tra i filari. Il consumo elettrico è comunque mediamente molto basso. Per dare un ordine di grandezza per un modello di alta gamma per verde residenziale (come utilizzato nelle prove citate su vigneto) siamo intorno ai 20-25 kWh/mese.
Le potenzialità per un loro uso a livello vivaistico quindi ci sono, ma per avere dati più precisi sarebbe interessate realizzare delle sperimentazioni in campo in un vivaio reale. Se ci sono aziende interessate l’Università di Pisa è disponibile.

Matteo Giusti