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Il consuntivo 2021 e i piani di Agribios, cooperativa di oltre 230 soci che recupera gli scarti verdi dei vivaisti pistoiesi e rende più circolare il distretto.
Un aumento dei «ricavi delle vendite e delle prestazioni» da fine 2020 a fine 2021 di quasi il 39%, precisamente da 729.741 € a 1.013.098 €, con il numero dei soci conferitori (tutte aziende agricole) salito nello stesso intervallo di tempo da 162 a 221.
Lo dice il bilancio consuntivo 2021 di Agribios, cooperativa agricola di Chiesina Montalese (Pistoia) aderente a Legacoop che recupera e valorizza gli scarti verdi di aziende agricole prevalentemente del Distretto vivaistico-ornamentale pistoiese. Consuntivo che è stato presentato e approvato il 10 giugno scorso dall’assemblea dei soci alla Capannina di Bottegone di Pistoia e rappresenta un’ulteriore tappa di una crescita impetuosa che va avanti dall’anno della nascita, il 2017, visto che da allora a oggi i ricavi si sono decuplicati.
L’utile di Agribios del 2021, integralmente accantonato a riserva, è stato di soli 34.841 €, ma questo, come spiegato dal commercialista Sandro Venturi, è dovuto in parte alle finalità legate alla natura cooperativa dell’impresa e alla volontà di tenere basse le tariffe a vantaggio delle aziende socie che conferiscono i residui agricoli e in parte all’improvviso rialzo dei costi energetici per il funzionamento degli impianti e i trasporti.
Secondo quanto emerso nell’incontro aperto agli operatori che è seguito all’assemblea dei soci, il ritmo di crescita di Agribios non accenna a diminuire e nei primi 5 mesi del 2022 i ricavi sono stati di 510 mila euro, pari al +57% rispetto al corrispondente periodo del 2021, mentre i soci sono saliti a 232.
«Questi dati – dichiara la presidente di Agribios Stefania Marchionni – dimostrano che abbiamo saputo intercettare al momento giusto una esigenza delle aziende vivaistiche del Distretto pistoiese, che sono circa il 90% dei nostri soci conferitori, in relazione alla questione del reimpiego degli scarti vegetali, non più trattati come rifiuti ma secondo i principi dell’economia circolare come sottoprodotti da reimmettere nell’economia, il più possibile nel distretto stesso e nell’agricoltura». «Grazie ai nostri servizi, che ruotano attorno all’impianto di triturazione e vagliatura – spiega - siamo in grado di gestire i residui vegetali (dalle piante seccate e non vendibili alle potature o altri residui vegetali fino ai substrati contenuti nei vasi o nelle zolle) delle aziende agricole che sono nostri soci conferitori. Ciò significa che tali scarti vengono raccolti, trattati e trasformati in sottoprodotto legnoso, in pomice e in terriccio, e restituiti quindi all’economia per essere reimpiegati in agricoltura o utilizzati come fonte rinnovabile di energia. Questo è fare economia circolare e di questo c’è bisogno adesso: innanzi tutto per l’emergenza climatico-ambientale, da un lato, che ci chiede di consumare e inquinare di meno; e, dall’altro, per l’impatto della guerra in Ucraina, che ha provocato carenza di alcune materie prime fondamentali per il nostro settore e un aumento insostenibile dei costi di produzione».
In base a quanto emerso dalle relazioni di venerdì scorso del direttore dell’impianto Paolo Fedi e del consulente agronomico Federico Di Cara, la pomice e il terriccio recuperati da Agribios sono già ottimi. La pomice, che rappresenta il 9% dei prodotti recuperati, viene addirittura ricollocata nel distretto vivaistico stesso. Mentre i terricciati, pari al 43% del totale recuperato, sono di buona qualità e hanno come destinazione privilegiata il mercato hobbistico, perché essendo di seconda generazione non sempre possono essere utilizzati nei vivai, se non per alcune varietà di piante. Invece, come spiegato da Fedi, sono da migliorare i materiali lignocellulosici recuperati (48%), che per la loro scarsa qualità e valore energetico non solo non hanno valore commerciale ma rappresentano un costo perché devono essere conferiti in biomassa con relativi costi di trasporto e consegna. Per migliorare la biomassa legnosa recuperata ci vorrebbero nuovi macchinari e soluzioni di trattamento.
«Con opportuni investimenti nell’ampliamento degli spazi per lo stoccaggio e in nuove tecnologie per il nostro impianto – afferma la presidente Marchionni - potremmo incrementare il nostro contributo alla circolarità dell’agricoltura pistoiese e in particolare del Distretto vivaistico-ornamentale, visto che i conferimenti di scarti continuano ad aumentare, e potremmo migliorare la qualità del sottoprodotto legnoso». Ed è proprio questa la direzione di Agribios prefigurata nella relazione del commercialista Maurizio Iacopozzi sul business plan di Agribios, tutto mirato a una valorizzazione commerciale del 100% dei sottoprodotti recuperati basata sulla possibilità di ottenere dei prodotti lignocellulosici vendibili sul mercato sotto forma di vagliato fine, vagliato di cippato o cippato vero e proprio.
L’altro elemento chiave della strategia di Agribios riguarda le certificazioni ambientali della propria attività e a cascata delle aziende socie e del distretto vivaistico che ne usufruiscono. «Abbiamo deciso di avviare il percorso per la certificazione Ecolabel UE, che è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea e consente di garantire il ridotto impatto ambientale dei servizi e prodotti di Agribios – ha reso noto venerdì scorso Stefania Marchionni -. Un marchio che si trasferirà nel territorio, dal momento che potrà essere utilizzato anche da coloro che usufruiscono dei nostri servizi». Ma non è tutto su questo fronte. È nata una collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, finanziata da Unioncamere, per una valutazione complessiva, a cominciare dagli aspetti tecnico-normativi, dei sottoprodotti agricoli trattati da Agribios al fine di massimizzarne la valorizzazione. Come illustrato da Luca Marrucci, ricercatore dell’Istituto di Management della S.S. Sant’Anna, è stato creato «un check-up tool» (uno strumento di controllo) per la misurazione della circolarità nelle varie fasi dell’attività di Agribios e si stanno valutando i benefici di una eventuale certificazione ISO 14001 (ambientale) o dei LCA (Life Cycle Assessment, valutazioni dei cicli di vita) per alcuni sottoprodotti recuperati da Agribios, come il nuovo terriccio Tor-free.
«La circolarità è ormai un percorso obbligato per il vivaismo – ha detto nel suo intervento all’incontro Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto vivaistico e partner di Agribios -, ma dovrà diventare anche un vantaggio competitivo per le nostre produzioni che la rispettano». E con riferimento all’impennata dei costi energetici che ha colpito tutto il distretto e anche le attività di Agribios, ha ricordato che «AVI si è proposta come capofila di un progetto per partecipare al bando del PNRR dei contratti di distretto in cui la voce investimenti in energie alternative e riduzione dei costi energetici sarà rilevante, per cui spero che ci siano le condizioni per cui Agribios possa far parte del progetto».
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È il progetto annunciato dal presidente del Distretto vivaistico Ferrini all’ultima assemblea, in cui è stato adottato il nuovo regolamento di funzionamento.
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Il 10 giugno a Pistoia assemblea di Agribios, cooperativa che recupera gli scarti vegetali, e incontro con gli operatori sull’economia circolare nel Distretto.
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Significative presenze di aziende e associazioni a un recente incontro a Campo Tizzoro nella sede del soggetto referente del Distretto forestale della Montagna Pistoiese. Il presidente del Distretto forestale Corsini: «una collaborazione fra distretti è positiva, sia per raggiungere la soglia d’investimento necessaria al progetto sia in futuro sul PSR». Il suo vice Sabbatini: «l’obiettivo principale del progetto di distretto sarà il risparmio dei costi energetici». Il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Magazzini: «possono partecipare al contratto di distretto anche le aziende agricole che non sono nostre socie». Il presidente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia Ferrini: «fondamentale l’economia circolare implicita nella fornitura di materie per il vivaismo, ma opportunità anche di produzione vivaistica di montagna». Il consulente Vagaggini: «è un treno che non ripasserà e ci sono meno vincoli burocratici rispetto al PSR».
«Il bilancio dell’incontro è molto positivo: hanno partecipato oltre ai presidenti del Distretto vivaistico e dell’Associazione Vivaisti Italiani provenienti dalla piana alcune organizzazioni socie del Distretto forestale, una metà delle aziende del consorzio MO.TO.R.E. e anche altre aziende, prevalentemente forestali, della Montagna Pistoiese. Ho registrato reazioni positive e con le manifestazioni d’interesse dovremmo essere già intorno alla decina».
Così il vice presidente del Distretto rurale forestale della Montagna Pistoiese Ivano Sabbatini fotografa l’esito dell’incontro sul tema “PNRR e finanziamenti: un’occasione imperdibile” tenutosi il 24 maggio scorso a Campo Tizzoro nella sede del consorzio MO.TO.R.E., soggetto referente del Distretto forestale, per illustrare l’ipotesi di progetto unitario con il Distretto rurale vivaistico-ornamentale della provincia di Pistoia con cui partecipare all’imminente bando governativo sui “contratti di distretto” nell’ambito del PNRR. Un progetto per un investimento minimo complessivo di 4 milioni di euro che - come spiegato anche nell’analogo incontro tenutosi il 20 aprile al Bottegone di Pistoia con i vivaisti della Piana - dovrebbe avere come capofila l’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico, e che grazie all’unione dei due distretti potrebbe massimizzare l’attrattiva dal punto di vista dell’economia circolare e della coesione sociale, parametri molto rilevanti ai fini dei punteggi ministeriali. «Perché – come sottolinea Sabbatini – questo progetto, che potrebbe coinvolgere diverse aziende dei due distretti e vari tipi di interventi, dovrà riguardare investimenti sul territorio orientati in primo luogo alla transizione ecologica e al risparmio dei costi energetici, grazie anche a una riduzione dei consumi». In ogni caso, precisa Sabbatini, «per avere il quadro definitivo delle aziende della Montagna Pistoiese che aderiranno, bisogna attendere l’imminente uscita del bando, con tutti i chiarimenti sulle misure previste e gli investimenti davvero realizzabili».
Ma vediamo che cosa è emerso all’incontro a cui, dopo l’introduzione del presidente di MO.TO.R.E. Luca Tanganelli, sono intervenuti, oltre a Sabbatini, anche i presidenti del Distretto forestale Giuseppe Corsini, del Distretto vivaistico Francesco Ferrini e dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini, oltre al consulente Lorenzo Vagaggini, titolare di Studio Star.
Il vice presidente del Distretto forestale Ivano Sabbatini, nella sua relazione “I vantaggi del PNRR per le imprese della Montagna Pistoiese”, ha illustrato il progetto soffermandosi sui motivi dell’idea di fare un progetto comune. Tra questi, il fatto che il rapporto fra vivaismo e attività della montagna si è riattivato ultimamente sul fronte della «produzione di materie prime ausiliarie, cioè materiali per il vivaismo: dalla paleria al cippatino», e ciò offre molte opportunità di sviluppo ulteriore all’insegna anche dell’economia circolare. Sabbatini ha segnalato poi la prospettiva di avviare specifiche coltivazioni vivaistiche in Montagna per diversificare la produzione degli agricoltori montani. Ma soprattutto ha rimarcato le sinergie vantaggiose e la massa d’urto che si creerebbe anche con riguardo alle tematiche dei risparmi dei costi energetici e della riduzione dell’impatto ambientale.
Dopo di lui è intervenuto il presidente del Distretto forestale Giuseppe Corsini, che ha innanzi tutto sottolineato che «il distretto forestale della Montagna Pistoiese non è solo forestazione, ma riguarda un po’ tutte le attività di agricoltura e forestazione che ci sono nella montagna» e poi ha affermato che «la collaborazione fra i due distretti è una cosa positiva, perché se si riesce a sviluppare un progetto unico, si possono avere i livelli di investimenti necessari, che sono importanti, e sarebbe dura per il nostro distretto farcela da solo con un minimo di investimento a progetto pari a 4 milioni di euro». Inoltre «un legame significativo fra i due distretti potrebbe risultare premiante anche per il PSR».
D’accordo con Corsini sul fatto che una collaborazione fra i due distretti potrebbe portare vantaggi anche a livello regionale e di PSR il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) Luca Magazzini, che ha esordito ricordando l’esito positivo del PID “Vivaismo per un futuro sostenibile”, che AVI ha realizzato due anni fa, per un investimento complessivo di circa 12 milioni di euro, nell’ambito di un bando regionale. Magazzini ha osservato che il bando governativo dei contratti di distretto a cui si punta adesso dovrebbe essere anche un po’ meno rigido dal punto di vista burocratico e che, a livello di complementarietà e sinergie fra i due distretti, non va dimenticato il fattore superficie, con quella del distretto vivaistico molto piccola e concentrata, a differenza di quella del distretto forestale, che è molto più ampia e consentirebbe, tra l’altro, di coinvolgere aziende agricole e florovivaistiche anche fuori del perimetro del Distretto vivaistico, abbracciando pure la Valdinievole. Magazzini ha concluso evidenziando che al contratto di distretto possono partecipare anche aziende che non sono socie di AVI: «non c’è nessuna preclusione e siamo aperti a tutte le manifestazioni di interesse».
A sua volta il presidente del Distretto vivaistico-ornamentale prof. Francesco Ferrini, dopo aver precisato che i bandi del PNRR saranno comunque severi dal punto di vista del controllo del rispetto dei parametri dichiarati, si è soffermato sull’importanza della collaborazione fra i due distretti «soprattutto nell’ottica dell’economia circolare, perché ovviamente il distretto della montagna può fornire le materie che poi sono utilizzate nel vivaismo, come ad esempio il cippato». Ma Ferrini ha posto l’accento anche sulla collaborazione nella produzione di piante. «Il Next Generation EU – ha detto – prevede che vengano messe a dimora, entro il 2030, 3 miliardi di piante nei 27 Paesi d’Europa. La quota italiana è 200 milioni di piante». Ecco, guardando al punto in cui siamo ora, Ferrini stima che per raggiungere tale obiettivo l’Italia deve mettere a dimora oltre 20 milioni di piante all’anno per i prossimi 9 anni. Ma «queste piante non ci sono e neanche ci saranno se non ci mettiamo nell’ordine di idee di ripristinare o realizzare vivai, perché in Italia attualmente sono in produzione nei vivai forestali 4 milioni e 200 mila piante all’anno. Forse tra 5 e 6 milioni nei cosiddetti vivai ornamentali. Da qui a oltre 20 milioni ce ne corre». Morale della favola: sarebbe molto gradito se in montagna potessero essere creati nuovi vivai dove allevare una parte degli alberi che l’Europa ci chiede di mettere a dimora. L’obiettivo, spiega Ferrini, potrebbe essere trasferire il know how necessario a queste coltivazioni dal vivaismo di pianura a quello di montagna, dove fare una produzione redditizia, non più di mera sopravvivenza e mantenimento.
Ma a concludere l’incontro entrando più nel dettaglio dei bandi e delle opportunità di un simile progetto in comune è stato il consulente Lorenzo Vagaggini con la sua relazione “Le opportunità del Piano Integrato di Distretto”. Vagaggini ha subito messo in chiaro che questo bando dei contratti di distretto del PNRR è un treno da non perdere, perché «poi ci saranno altri strumenti e interventi, ma come questo passa una volta sola. E si sta ragionando di un treno che a livello nazionale porta 1 miliardo e 200 milioni, che naturalmente andranno ripartiti fra le diverse regioni». Il piano integrato di distretto, ha sintetizzato Vagaggini, sarà un progetto comune, messo nero su bianco nel cosiddetto contratto di distretto, che diventerà il filo rosso che tiene insieme tutti i progetti di investimenti dei singoli partecipanti, con il fine comune di migliorare la competitività e ridurre l’impatto ambientale di quel distretto.
Come illustrato da Vagaggini, anche se si dovrà aspettare la pubblicazione per avere un quadro precisamente definito, in questo bando potranno rientrare tantissimi tipi di interventi: tendenzialmente tutti gli «investimenti attivi materiali connessi alla produzione agricola forestale primaria; quindi macchine, attrezzature, impiantistica; ma anche tutti quei miglioramenti dell’azienda che vanno dagli interventi sui fabbricati, sulla viabilità, sul piazzale della logistica, la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli». E vi rientreranno anche la partecipazione a misure promozionali e certificazioni di filiera e anche ricerca e sviluppo.
Quali aziende? Tutte, dalle piccole alle grandi sono candidabili. L’unico punto delicato, soprattutto per alcune aziende di piccole dimensioni, è che il minimo dell’investimento per ogni singolo soggetto partecipante è di 100 mila euro. Il contributo pubblico a fondo perduto, sia per gli investimenti di aumento della competitività aziendale che per investimenti nella trasformazione e commercializzazione, è del 40%. (Non si sa ancora se ci saranno maggiorazioni per le aziende in aree disagiate). Mentre per i regimi di qualità e le misure promozionali è dell’80%, con però un minimo d’investimento che sale a 400 mila euro. Per gli aiuti alla ricerca e allo sviluppo il contributo sale al 90%. Tuttavia, come spiegato da Vagaggini, si possono ottenere mutui quasi a tasso zero (allo 0,50%) finanziati da Cassa Depositi e Prestiti per almeno la metà degli investimenti a carico dell’azienda. Inoltre, il contributo a fondo perduto è cumulabile con il credito d’imposta Industria 4.0 (che ora si chiama Transizione 4.0).
Vagaggini ha poi elencato alcuni elementi di semplificazione e flessibilità di questo bando rispetto a quelli del PSR:
- minore documentazione necessaria al momento della domanda;
- sostituibilità in corso d’opera dei partecipanti in difficoltà;
- finanziabilità dell’acquisto di fabbricati e di terreni con il limite del 10% dell’investimento.
Per ulteriori informazioni le aziende della Montagna Pistoiese possono rivolgersi a Consorzio MO.TO.R.E. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Mentre i vivaisti possono contattare l’Associazione Vivaisti Italiani: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 0573-913321.
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