Il vivaista

Myplant & Garden - Italian Exhibition Group - V Group

Italian Exhibition Group ha acquisito il 75% di V Group, che organizza Myplant & Garden. Randazzo ancora ad e salone a Milano. Orlandelli presidente di Myplant.

 
La società che organizza il salone del verde "Myplant & Garden", V Group Srl, è entrata a far parte di Italian Exhibition Group Spa (IEG), la società con azioni quotate su Euronext Milan che riunisce i poli fieristici di Rimini e Vicenza. 
Quest’ultima ha infatti acquisito nei giorni scorsi il 75% delle quote di V Group, che ha saputo far crescere dall’anno di nascita (2015) a oggi Myplant & Garden fino a farla diventare la principale manifestazione business-to-business internazionale del florovivaismo e del paesaggio in Italia. Un salone professionale che ospita le aziende della filiera florovivaistica e del giardinaggio esaltando il ruolo del verde. Valore riscoperto negli ultimi anni con una crescente domanda di piante e spazi verdi, anche in relazione al cambiamento climatico e alla pandemia.
Come reso noto da IEG con un comunicato del 21 giugno, l´acquisizione della maggioranza di V Group Srl «non muta la governance della società: Valeria Randazzo, creatrice della fiera e sua “anima organizzativa”, è confermata nel ruolo di amministratore delegato. L´accordo intende valorizzare ed esaltare l´autonomia gestionale e operativa a chi ha garantito a Myplant & Garden un posizionamento di assoluto rilievo. La manifestazione continuerà a svolgersi nei padiglioni di Fiera Milano Rho anche nei prossimi anni».
L´ingresso di Myplant & Garden in un grande gruppo, leader nell´organizzazione di eventi fieristici e congressuali qual è IEG, continua la nota, permetterà alla manifestazione di accelerare il ritmo di crescita nello scenario internazionale e consolidare ulteriormente la propria leadership italiana, grazie all´investimento in nuove iniziative, partnership e su nuovi mercati.
«È un´acquisizione strategica che arricchisce il calendario fieristico di IEG – dice il presidente della Spa riminese Lorenzo Cagnoni – e si pone l´obiettivo di generare nuovi orizzonti di sviluppo per le imprese. Creeremo nuove prospettive per gli eventi collegati a questo business. Stiamo affinando un progetto di sviluppo che troverà reciproci punti di sinergia fra gli operatori di Myplant & Garden e di alcune nostre fiere del contract outdoor. È un piano che si concretizzerà nel 2023 e che presenteremo nei dettagli nel prossimo novembre».
«Orgogliosa di quanto fatto sinora per tutto il comparto - commenta Valeria Randazzo – sono lieta che un grande player internazionale del mondo fieristico qual è IEG abbia deciso di investire sul futuro della manifestazione, garantendo continuità a tutto il gruppo di lavoro e ai progetti di crescita messi in campo. Le opportunità derivanti dall´accordo consentiranno a Myplant un ulteriore salto di qualità».
La prossima edizione di MyPlant & Garden resta in programma nei padiglioni di Fiera Milano Rho dal 22 al 24 febbraio 2023, dopo che l´edizione del febbraio scorso s´è conclusa con dati molto positivi: 45.000 mq di esposizione, 18.500 visitatori professionali con provenienza estera del 20%, 116 delegazioni ufficiali di buyer da trenta Paesi.
Contestualmente è stato comunicato il cambio al vertice del Consorzio Myplant & Garden, formato da un gruppo di aziende rappresentative delle filiere del verde che sostengono la manifestazione sin dalla nascita: Marco Orlandelli è il nuovo presidente e succede a Gianpietro D´Adda, in carica dal 2015.
 

Redazione

Prezzario Informativo di Assoverde

Pubblicata l’edizione aggiornata al 2022 del Prezzario Informativo di Assoverde. Tutto su opere a verde, servizi e forniture: oltre 4250 voci e 380 lavorazioni.

 
Un’opera che esce in un periodo storico senza precedenti, dopo due anni di pandemia da Covid-19 e nel pieno di una crisi energetica connessa alla guerra in Ucraina che sembra preludere a una crisi economica di portata ancora non prevedibile. Con le imprese del settore del verde alle prese con un’impennata dei prezzi dell’energia, delle materie prime, dei servizi e delle forniture mai vista prima e che non accenna ad arrestarsi.
Stiamo parlando del Prezzario Informativo – Opere a verde, servizi e forniture (Edizione 2022) di Assoverde, la cui pubblicazione è stata resa nota nei giorni scorsi dall’associazione dei costruttori del verde. «Un’opera figlia di un lavoro composito e puntuale», come sottolinea Assoverde, che si adegua al contesto rapidamente mutato «per dare valore e impulso alle diverse filiere e specializzazioni che compongono il settore del verde, annoverandone di nuove, attraverso un imponente lavoro che ha valutato e mediato le differenti realtà regionali, ha rivisto i prezzi dei lavori, dei servizi e delle forniture, in riferimento ai processi di innovazione, all’adeguamento dei costi di manodopera, mezzi e materiali, aggiornando ed integrando l’elenco prezzi nell’ambito delle filiere specifiche». 
Uno strumento per aiutare chi lavora ogni giorno per la cura del patrimonio verde che include «più di 4.250 voci, tra voci analizzate e voci rilevate da indagini di mercato; oltre 380 lavorazioni sviluppate in modo analitico con l’utilizzo di un apposito software di analisi prezzi; un adeguamento delle spese generali di almeno un punto percentuale, da 15% al 16%, comunque nelle previsioni dell’art.32 comma 2) del D.P.R.207/2010; non ultimi i costi della sicurezza, previsti dal D.Lgs 81/2008, diventati ancor più onerosi particolarmente nell’ultimo biennio 2020-202». Senza dimenticare «il paragrafo “Indagini di Mercato”», che «è stato ampliato (con 294 voci di prezzo), grazie anche alle osservazioni, segnalazioni e richieste di tecnici, professionisti e imprese».
Il Prezzario Informativo, che può essere richiesto qua, è disponibile nel sito web di Assoverde insieme alle altre pubblicazioni, con in regalo, nella composizione dei pacchetti multi-prodotto, il Libro Bianco del Verde 2021 – Vol. 1 Per un Neorinascimento della Cira e della Gestione del Verde; Vol. 2 Emergenza Pini; Vol. 3 Quaderno Tecnico.
 

Redazione

Il consuntivo 2021 e i piani di Agribios, cooperativa di oltre 230 soci che recupera gli scarti verdi dei vivaisti pistoiesi e rende più circolare il distretto.

Un aumento dei «ricavi delle vendite e delle prestazioni» da fine 2020 a fine 2021 di quasi il 39%, precisamente da 729.741 € a 1.013.098 €, con il numero dei soci conferitori (tutte aziende agricole) salito nello stesso intervallo di tempo da 162 a 221.
Lo dice il bilancio consuntivo 2021 di Agribios, cooperativa agricola di Chiesina Montalese (Pistoia) aderente a Legacoop che recupera e valorizza gli scarti verdi di aziende agricole prevalentemente del Distretto vivaistico-ornamentale pistoiese. Consuntivo che è stato presentato e approvato il 10 giugno scorso dall’assemblea dei soci alla Capannina di Bottegone di Pistoia e rappresenta un’ulteriore tappa di una crescita impetuosa che va avanti dall’anno della nascita, il 2017, visto che da allora a oggi i ricavi si sono decuplicati.
L’utile di Agribios del 2021, integralmente accantonato a riserva, è stato di soli 34.841 €, ma questo, come spiegato dal commercialista Sandro Venturi, è dovuto in parte alle finalità legate alla natura cooperativa dell’impresa e alla volontà di tenere basse le tariffe a vantaggio delle aziende socie che conferiscono i residui agricoli e in parte all’improvviso rialzo dei costi energetici per il funzionamento degli impianti e i trasporti.
Secondo quanto emerso nell’incontro aperto agli operatori che è seguito all’assemblea dei soci, il ritmo di crescita di Agribios non accenna a diminuire e nei primi 5 mesi del 2022 i ricavi sono stati di 510 mila euro, pari al +57% rispetto al corrispondente periodo del 2021, mentre i soci sono saliti a 232.
«Questi dati – dichiara la presidente di Agribios Stefania Marchionni – dimostrano che abbiamo saputo intercettare al momento giusto una esigenza delle aziende vivaistiche del Distretto pistoiese, che sono circa il 90% dei nostri soci conferitori, in relazione alla questione del reimpiego degli scarti vegetali, non più trattati come rifiuti ma secondo i principi dell’economia circolare come sottoprodotti da reimmettere nell’economia, il più possibile nel distretto stesso e nell’agricoltura». «Grazie ai nostri servizi, che ruotano attorno all’impianto di triturazione e vagliatura – spiega - siamo in grado di gestire i residui vegetali (dalle piante seccate e non vendibili alle potature o altri residui vegetali fino ai substrati contenuti nei vasi o nelle zolle) delle aziende agricole che sono nostri soci conferitori. Ciò significa che tali scarti vengono raccolti, trattati e trasformati in sottoprodotto legnoso, in pomice e in terriccio, e restituiti quindi all’economia per essere reimpiegati in agricoltura o utilizzati come fonte rinnovabile di energia. Questo è fare economia circolare e di questo c’è bisogno adesso: innanzi tutto per l’emergenza climatico-ambientale, da un lato, che ci chiede di consumare e inquinare di meno; e, dall’altro, per l’impatto della guerra in Ucraina, che ha provocato carenza di alcune materie prime fondamentali per il nostro settore e un aumento insostenibile dei costi di produzione».
In base a quanto emerso dalle relazioni di venerdì scorso del direttore dell’impianto Paolo Fedi e del consulente agronomico Federico Di Cara, la pomice e il terriccio recuperati da Agribios sono già ottimi. La pomice, che rappresenta il 9% dei prodotti recuperati, viene addirittura ricollocata nel distretto vivaistico stesso. Mentre i terricciati, pari al 43% del totale recuperato, sono di buona qualità e hanno come destinazione privilegiata il mercato hobbistico, perché essendo di seconda generazione non sempre possono essere utilizzati nei vivai, se non per alcune varietà di piante. Invece, come spiegato da Fedi, sono da migliorare i materiali lignocellulosici recuperati (48%), che per la loro scarsa qualità e valore energetico non solo non hanno valore commerciale ma rappresentano un costo perché devono essere conferiti in biomassa con relativi costi di trasporto e consegna. Per migliorare la biomassa legnosa recuperata ci vorrebbero nuovi macchinari e soluzioni di trattamento.
«Con opportuni investimenti nell’ampliamento degli spazi per lo stoccaggio e in nuove tecnologie per il nostro impianto – afferma la presidente Marchionni - potremmo incrementare il nostro contributo alla circolarità dell’agricoltura pistoiese e in particolare del Distretto vivaistico-ornamentale, visto che i conferimenti di scarti continuano ad aumentare, e potremmo migliorare la qualità del sottoprodotto legnoso». Ed è proprio questa la direzione di Agribios prefigurata nella relazione del commercialista Maurizio Iacopozzi sul business plan di Agribios, tutto mirato a una valorizzazione commerciale del 100% dei sottoprodotti recuperati basata sulla possibilità di ottenere dei prodotti lignocellulosici vendibili sul mercato sotto forma di vagliato fine, vagliato di cippato o cippato vero e proprio.
L’altro elemento chiave della strategia di Agribios riguarda le certificazioni ambientali della propria attività e a cascata delle aziende socie e del distretto vivaistico che ne usufruiscono. «Abbiamo deciso di avviare il percorso per la certificazione Ecolabel UE, che è il marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea e consente di garantire il ridotto impatto ambientale dei servizi e prodotti di Agribios – ha reso noto venerdì scorso Stefania Marchionni -. Un marchio che si trasferirà nel territorio, dal momento che potrà essere utilizzato anche da coloro che usufruiscono dei nostri servizi». Ma non è tutto su questo fronte. È nata una collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, finanziata da Unioncamere, per una valutazione complessiva, a cominciare dagli aspetti tecnico-normativi, dei sottoprodotti agricoli trattati da Agribios al fine di massimizzarne la valorizzazione. Come illustrato da Luca Marrucci, ricercatore dell’Istituto di Management della S.S. Sant’Anna, è stato creato «un check-up tool» (uno strumento di controllo) per la misurazione della circolarità nelle varie fasi dell’attività di Agribios e si stanno valutando i benefici di una eventuale certificazione ISO 14001 (ambientale) o dei LCA (Life Cycle Assessment, valutazioni dei cicli di vita) per alcuni sottoprodotti recuperati da Agribios, come il nuovo terriccio Tor-free.
«La circolarità è ormai un percorso obbligato per il vivaismo – ha detto nel suo intervento all’incontro Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI), soggetto referente del Distretto vivaistico e partner di Agribios -, ma dovrà diventare anche un vantaggio competitivo per le nostre produzioni che la rispettano». E con riferimento all’impennata dei costi energetici che ha colpito tutto il distretto e anche le attività di Agribios, ha ricordato che «AVI si è proposta come capofila di un progetto per partecipare al bando del PNRR dei contratti di distretto in cui la voce investimenti in energie alternative e riduzione dei costi energetici sarà rilevante, per cui spero che ci siano le condizioni per cui Agribios possa far parte del progetto».

Redazione

Francesco Ferrini presidente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia

È il progetto annunciato dal presidente del Distretto vivaistico Ferrini all’ultima assemblea, in cui è stato adottato il nuovo regolamento di funzionamento.

 
«Il distretto e il soggetto referente stanno lavorando ormai da diversi mesi per un miglioramento generale di tutte le attività sia produttive sia di divulgazione e adesso, anche in relazione al PNRR, ci sono molti progetti che saranno avviati, incluso un laboratorio di autocontrollo che porterà a una sorta di autocertificazione delle produzioni dal punto di vista fitosanitario. Questo, naturalmente, in parallelo al Servizio Fitosanitario Regionale, che manterrà le sue attività e continuerà a rilasciare le certificazioni delle piante necessarie all’export».
Così il presidente del Distretto rurale vivaistico-ornamentale della provincia di Pistoia, prof. Francesco Ferrini, al termine dell’assemblea distrettuale tenutasi il 6 giugno scorso nella sede di GEA - Green Economy and Agriculture a Pistoia. Un’assemblea che aveva all’ordine del giorno due punti dettati dalla legge regionale di disciplina dei distretti rurali del 2017 (adozione del regolamento di funzionamento dell’assemblea e costituzione del tavolo per la redazione del nuovo piano economico territoriale di distretto), il resoconto delle attività svolte nel 2021 e degli incontri effettuati nel 2022 in vista della definizione di un progetto per partecipare al Bando del Ministero delle Politiche Agricole sui contratti di distretto e alcune comunicazioni del presidente.
Sui due «atti dovuti» dell’ordine del giorno, come li ha definiti nella sua relazione il presidente Ferrini, l’assemblea ha approvato all’unanimità il nuovo regolamento di funzionamento ex art. 5.3 della legge regionale dei distretti rurali (L.R. n. 17 del 5 aprile 2017), che adatta il precedente alla nuova normativa; inoltre è stato deciso di avviare una serie di incontri di consultazione insieme al soggetto referente del Distretto, l’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) presieduta da Luca Magazzini, per definire la composizione del tavolo che dovrà redigere il nuovo progetto economico territoriale distrettuale a partire dal precedente, ormai vecchio di oltre 10 anni.
Riguardo alla comunicazione dell’intenzione di dotarsi di un laboratorio per l’autocontrollo fitosanitario, Ferrini e Magazzini hanno spiegato che dovrebbe trattarsi di un laboratorio con funzioni distinte e complementari rispetto al laboratorio del Servizio Fitosanitario Regionale. Esso, infatti, come previsto dall’art. 15 della riforma del sistema fitosanitario (D.lgs n. 19 del 2 febbraio 2021), sarà a disposizione delle aziende vivaistiche del distretto, che potranno rivolgersi al laboratorio per le analisi necessarie alla gestione fitosanitaria dei propri vivai. Il distretto e AVI cercheranno a tal fine cofinanziamenti sia all’interno dei bandi del PNRR che eventualmente nel PSR, per far fronte al significativo investimento necessario per l’allestimento del laboratorio stesso e per la gestione del personale che vi lavorerà.
 

Redazione

Agribios recupero scarti agricoli - vivaismo circolare

Il 10 giugno a Pistoia assemblea di Agribios, cooperativa che recupera gli scarti vegetali, e incontro con gli operatori sull’economia circolare nel Distretto.

 
Prima l’assemblea a porte chiuse per approvare il bilancio consuntivo del 2021 e poi un incontro aperto a tutti gli operatori del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia, ma anche a quelli di altri comparti dell’agricoltura provinciale inclusa la floricoltura, per illustrare le potenzialità della diffusione su larga scala dei suoi servizi di recupero degli scarti verdi e i progetti in corso o programmati per il 2023. 
Venerdì 10 giugno alle ore 17 a Pistoia, presso la sala polifunzionale “Arte Varia Forum” della Capannina di Bottegone (Strada Statale Fiorentina, 626), si svolgerà l’assemblea dei soci di Agribios, cooperativa agricola pistoiese leader nel recupero e nella valorizzazione di scarti verdi. Un’impresa cooperativa, con oltre 200 aziende socie al 90% vivaistiche, che nella sede di Chiesina Montalese, grazie al suo impianto di triturazione e vagliatura, svolge un’attività di gestione dalla A alla Z dei residui agricoli: biomasse derivate da piante seccate o comunque morte, piante non vendibili, potature di piante prodotte nel vivaio, parti di piante, sfalci o altri residui esclusivamente vegetali, nonché i substrati vegetativi contenuti nei vasi o nelle zolle. 
Seguirà, alle ore 17,40, un incontro a cui sono invitati tutti gli operatori delle filiere agricole, a cominciare da quella vivaistica, sulle prospettive di Agribios e sui suoi progetti, che vedono in primo piano investimenti in tecnologie, ricerca e certificazioni, a vantaggio della sostenibilità economica e ambientale del principale distretto vivaistico per la produzione di piante da esterno in Europa.
 
Programma
Aprirà l’assemblea a porte chiuse, alle ore 17, il saluto di Stefania Marchionni, presidente di Agribios. Subito dopo il commercialista Sandro Venturi interverrà per presentare il bilancio consuntivo del 2021 e a seguire si svolgerà la discussione e l’approvazione del bilancio da parte dei soci.
L’incontro a porte aperte inizierà alle ore 17,40 con la relazione della presidente Stefania Marchionni: “L’andamento del 2021 e dei primi 5 mesi del 2022 - Le prospettive di Agribios come anello di congiunzione indispensabile per un vivaismo circolare nel Distretto di Pistoia”. Seguirà un intervento di Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia. Alle 18,10 interverrà l’agronomo Federico Di Cara, consulente di Agribios, con una relazione su “Le fasi del ciclo di Agribios e lo stato dell'arte dell'impianto”. A seguire, verso le 18,20, Paolo Fedi, direttore dell’impianto, parlerà di “Innovazione di processo e nuovi prodotti da recupero degli scarti verdi – L’esempio Torfree21: un eco terriccio di qualità senza uso di torba”. Alle 18,40 Luca Marrucci, ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna Pisa, interverrà sul tema “Sottoprodotti agricoli: ruolo e aspetti normativi nella promozione dell'economia circolare”. Alle 19 sarà la volta di Maurizio Iacopozzi, della SDR Consulting, con un intervento di illustrazione del modello di business di Agribios.
Alle 19,15 apericena.
 

Redazione

Significative presenze di aziende e associazioni a un recente incontro a Campo Tizzoro nella sede del soggetto referente del Distretto forestale della Montagna Pistoiese. Il presidente del Distretto forestale Corsini: «una collaborazione fra distretti è positiva, sia per raggiungere la soglia d’investimento necessaria al progetto sia in futuro sul PSR». Il suo vice Sabbatini: «l’obiettivo principale del progetto di distretto sarà il risparmio dei costi energetici». Il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani Magazzini: «possono partecipare al contratto di distretto anche le aziende agricole che non sono nostre socie». Il presidente del Distretto vivaistico-ornamentale di Pistoia Ferrini: «fondamentale l’economia circolare implicita nella fornitura di materie per il vivaismo, ma opportunità anche di produzione vivaistica di montagna». Il consulente Vagaggini: «è un treno che non ripasserà e ci sono meno vincoli burocratici rispetto al PSR».


«Il bilancio dell’incontro è molto positivo: hanno partecipato oltre ai presidenti del Distretto vivaistico e dell’Associazione Vivaisti Italiani provenienti dalla piana alcune organizzazioni socie del Distretto forestale, una metà delle aziende del consorzio MO.TO.R.E. e anche altre aziende, prevalentemente forestali, della Montagna Pistoiese. Ho registrato reazioni positive e con le manifestazioni d’interesse dovremmo essere già intorno alla decina».
Così il vice presidente del Distretto rurale forestale della Montagna Pistoiese Ivano Sabbatini fotografa l’esito dell’incontro sul tema “PNRR e finanziamenti: un’occasione imperdibile” tenutosi il 24 maggio scorso a Campo Tizzoro nella sede del consorzio MO.TO.R.E., soggetto referente del Distretto forestale, per illustrare l’ipotesi di progetto unitario con il Distretto rurale vivaistico-ornamentale della provincia di Pistoia con cui partecipare all’imminente bando governativo sui “contratti di distretto” nell’ambito del PNRR. Un progetto per un investimento minimo complessivo di 4 milioni di euro che - come spiegato anche nell’analogo incontro tenutosi il 20 aprile al Bottegone di Pistoia con i vivaisti della Piana - dovrebbe avere come capofila l’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico, e che grazie all’unione dei due distretti potrebbe massimizzare l’attrattiva dal punto di vista dell’economia circolare e della coesione sociale, parametri molto rilevanti ai fini dei punteggi ministeriali. «Perché – come sottolinea Sabbatini – questo progetto, che potrebbe coinvolgere diverse aziende dei due distretti e vari tipi di interventi, dovrà riguardare investimenti sul territorio orientati in primo luogo alla transizione ecologica e al risparmio dei costi energetici, grazie anche a una riduzione dei consumi». In ogni caso, precisa Sabbatini, «per avere il quadro definitivo delle aziende della Montagna Pistoiese che aderiranno, bisogna attendere l’imminente uscita del bando, con tutti i chiarimenti sulle misure previste e gli investimenti davvero realizzabili».
Ma vediamo che cosa è emerso all’incontro a cui, dopo l’introduzione del presidente di MO.TO.R.E. Luca Tanganelli, sono intervenuti, oltre a Sabbatini, anche i presidenti del Distretto forestale Giuseppe Corsini, del Distretto vivaistico Francesco Ferrini e dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini, oltre al consulente Lorenzo Vagaggini, titolare di Studio Star.
Il vice presidente del Distretto forestale Ivano Sabbatini, nella sua relazione “I vantaggi del PNRR per le imprese della Montagna Pistoiese”, ha illustrato il progetto soffermandosi sui motivi dell’idea di fare un progetto comune. Tra questi, il fatto che il rapporto fra vivaismo e attività della montagna si è riattivato ultimamente sul fronte della «produzione di materie prime ausiliarie, cioè materiali per il vivaismo: dalla paleria al cippatino», e ciò offre molte opportunità di sviluppo ulteriore all’insegna anche dell’economia circolare. Sabbatini ha segnalato poi la prospettiva di avviare specifiche coltivazioni vivaistiche in Montagna per diversificare la produzione degli agricoltori montani. Ma soprattutto ha rimarcato le sinergie vantaggiose e la massa d’urto che si creerebbe anche con riguardo alle tematiche dei risparmi dei costi energetici e della riduzione dell’impatto ambientale.
Dopo di lui è intervenuto il presidente del Distretto forestale Giuseppe Corsini, che ha innanzi tutto sottolineato che «il distretto forestale della Montagna Pistoiese non è solo forestazione, ma riguarda un po’ tutte le attività di agricoltura e forestazione che ci sono nella montagna» e poi ha affermato che «la collaborazione fra i due distretti è una cosa positiva, perché se si riesce a sviluppare un progetto unico, si possono avere i livelli di investimenti necessari, che sono importanti, e sarebbe dura per il nostro distretto farcela da solo con un minimo di investimento a progetto pari a 4 milioni di euro». Inoltre «un legame significativo fra i due distretti potrebbe risultare premiante anche per il PSR».
D’accordo con Corsini sul fatto che una collaborazione fra i due distretti potrebbe portare vantaggi anche a livello regionale e di PSR il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (AVI) Luca Magazzini, che ha esordito ricordando l’esito positivo del PID “Vivaismo per un futuro sostenibile”, che AVI ha realizzato due anni fa, per un investimento complessivo di circa 12 milioni di euro, nell’ambito di un bando regionale. Magazzini ha osservato che il bando governativo dei contratti di distretto a cui si punta adesso dovrebbe essere anche un po’ meno rigido dal punto di vista burocratico e che, a livello di complementarietà e sinergie fra i due distretti, non va dimenticato il fattore superficie, con quella del distretto vivaistico molto piccola e concentrata, a differenza di quella del distretto forestale, che è molto più ampia e consentirebbe, tra l’altro, di coinvolgere aziende agricole e florovivaistiche anche fuori del perimetro del Distretto vivaistico, abbracciando pure la Valdinievole. Magazzini ha concluso evidenziando che al contratto di distretto possono partecipare anche aziende che non sono socie di AVI: «non c’è nessuna preclusione e siamo aperti a tutte le manifestazioni di interesse».
A sua volta il presidente del Distretto vivaistico-ornamentale prof. Francesco Ferrini, dopo aver precisato che i bandi del PNRR saranno comunque severi dal punto di vista del controllo del rispetto dei parametri dichiarati, si è soffermato sull’importanza della collaborazione fra i due distretti «soprattutto nell’ottica dell’economia circolare, perché ovviamente il distretto della montagna può fornire le materie che poi sono utilizzate nel vivaismo, come ad esempio il cippato». Ma Ferrini ha posto l’accento anche sulla collaborazione nella produzione di piante. «Il Next Generation EU – ha detto – prevede che vengano messe a dimora, entro il 2030, 3 miliardi di piante nei 27 Paesi d’Europa. La quota italiana è 200 milioni di piante». Ecco, guardando al punto in cui siamo ora, Ferrini stima che per raggiungere tale obiettivo l’Italia deve mettere a dimora oltre 20 milioni di piante all’anno per i prossimi 9 anni. Ma «queste piante non ci sono e neanche ci saranno se non ci mettiamo nell’ordine di idee di ripristinare o realizzare vivai, perché in Italia attualmente sono in produzione nei vivai forestali 4 milioni e 200 mila piante all’anno. Forse tra 5 e 6 milioni nei cosiddetti vivai ornamentali. Da qui a oltre 20 milioni ce ne corre». Morale della favola: sarebbe molto gradito se in montagna potessero essere creati nuovi vivai dove allevare una parte degli alberi che l’Europa ci chiede di mettere a dimora. L’obiettivo, spiega Ferrini, potrebbe essere trasferire il know how necessario a queste coltivazioni dal vivaismo di pianura a quello di montagna, dove fare una produzione redditizia, non più di mera sopravvivenza e mantenimento.
Ma a concludere l’incontro entrando più nel dettaglio dei bandi e delle opportunità di un simile progetto in comune è stato il consulente Lorenzo Vagaggini con la sua relazione “Le opportunità del Piano Integrato di Distretto”. Vagaggini ha subito messo in chiaro che questo bando dei contratti di distretto del PNRR è un treno da non perdere, perché «poi ci saranno altri strumenti e interventi, ma come questo passa una volta sola. E si sta ragionando di un treno che a livello nazionale porta 1 miliardo e 200 milioni, che naturalmente andranno ripartiti fra le diverse regioni». Il piano integrato di distretto, ha sintetizzato Vagaggini, sarà un progetto comune, messo nero su bianco nel cosiddetto contratto di distretto, che diventerà il filo rosso che tiene insieme tutti i progetti di investimenti dei singoli partecipanti, con il fine comune di migliorare la competitività e ridurre l’impatto ambientale di quel distretto.
Come illustrato da Vagaggini, anche se si dovrà aspettare la pubblicazione per avere un quadro precisamente definito, in questo bando potranno rientrare tantissimi tipi di interventi: tendenzialmente tutti gli «investimenti attivi materiali connessi alla produzione agricola forestale primaria; quindi macchine, attrezzature, impiantistica; ma anche tutti quei miglioramenti dell’azienda che vanno dagli interventi sui fabbricati, sulla viabilità, sul piazzale della logistica, la trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli». E vi rientreranno anche la partecipazione a misure promozionali e certificazioni di filiera e anche ricerca e sviluppo.
Quali aziende? Tutte, dalle piccole alle grandi sono candidabili. L’unico punto delicato, soprattutto per alcune aziende di piccole dimensioni, è che il minimo dell’investimento per ogni singolo soggetto partecipante è di 100 mila euro. Il contributo pubblico a fondo perduto, sia per gli investimenti di aumento della competitività aziendale che per investimenti nella trasformazione e commercializzazione, è del 40%. (Non si sa ancora se ci saranno maggiorazioni per le aziende in aree disagiate). Mentre per i regimi di qualità e le misure promozionali è dell’80%, con però un minimo d’investimento che sale a 400 mila euro. Per gli aiuti alla ricerca e allo sviluppo il contributo sale al 90%. Tuttavia, come spiegato da Vagaggini, si possono ottenere mutui quasi a tasso zero (allo 0,50%) finanziati da Cassa Depositi e Prestiti per almeno la metà degli investimenti a carico dell’azienda. Inoltre, il contributo a fondo perduto è cumulabile con il credito d’imposta Industria 4.0 (che ora si chiama Transizione 4.0).
Vagaggini ha poi elencato alcuni elementi di semplificazione e flessibilità di questo bando rispetto a quelli del PSR:
- minore documentazione necessaria al momento della domanda;
- sostituibilità in corso d’opera dei partecipanti in difficoltà;
- finanziabilità dell’acquisto di fabbricati e di terreni con il limite del 10% dell’investimento.
Per ulteriori informazioni le aziende della Montagna Pistoiese possono rivolgersi a Consorzio MO.TO.R.E. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Mentre i vivaisti possono contattare l’Associazione Vivaisti Italiani: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 0573-913321.

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