Filiera olivo-olio


Gli esperti che hanno partecipato ieri 19 marzo a Olea, presso l’Istituto Tecnico Agrario di Pescia “D. Anzilotti”, hanno lucidamente analizzato i molteplici aspetti del packaging dell’olio d’oliva: Lamberto Baccioni ha parlato dell’esigenza di soddisfare le aspettative del consumatore ed investire sul packaging come mezzo di comunicazione oltre che  come contenitore, Gianpaolo Andrich si è invece concentrato sulle possibile alterazioni subite da vino e olio nei vari tipi di confezionamento, infine Luigi Caricato ha evidenziato la necessità di creare una cultura dell’olio in Italia. L’innovazione nel packaging deve basarsi sull’utilizzo, non sul mero abbellimento. Il Sindaco di Pescia Giurlani ribadisce l’importanza del settore per la Valdinievole e la determinazione nel volerlo sostenere.

Quello che emerge chiaramente da tutti gli interventi è dunque l’esigenza incombente di comunicare meglio il valore del prodotto olio sia attraverso l’etichetta che nel generale confezionamento. Come, infatti, ha ben illustrato il dott. Lamberto Baccioni, il packaging ha molteplici funzioni: proteggere l’olio da aria, luce, calore e inquinanti esterni; dare identità e personalità al prodotto e al produttore; migliorare le condizioni di utilizzo (ad esempio attraverso salva-goccia, chiusura ermetica, facilità e sicurezza di uso del contenitore); proteggere dalle frodi grazie a chiusure anti-riempimento. I contenitori dell’olio possono essere di molteplici materiali: dal vetro colorato al bag-in-box, passando per contenitori metallici in inox o banda stagnata o riposti in scatole di cartone. Sopratutto Baccioni evidenzia l'importanza, divenuta ormai strategica, d'investire sul packaging come medium utilizzando specialisti della comunicazione. Il professore universitario Gianpaolo Andrich ha esaurientemente esplicato i vari difetti e pregi di essi, in relazione al rilascio di costituenti, al loro conseguente effetto sulla salute del consumatore e all’interazione con gli alimenti. Aspetto di cui bisogna dunque tenere conto una volta che si va a scegliere il materiale di confezionamento dell’olio per diminuire i rischi di cessione di costituenti provenienti dal contenitore. Ovviamente il packaging non può sostituire la qualità del prodotto, ma fa la differenza là dove si vuole comunicare al cliente che è stato pensato apposta per lui, per la sua salute, date le proprietà organolettiche dell’olio extravergine d’oliva, e per un facile utilizzo con ottimale conservazione. Il consumatore dunque vuole che le sue aspettative siano soddisfatte, soprattutto per quanto riguarda l’incontro fra prezzo e pregio del prodotto. Il produttore tramite l’etichetta deve comunicare la sua identità e quella dell’olio, gli attributi attrattivi, le motivazioni dell’acquisto legate ai benefici salutistici e alle occasioni di uso, le motivazioni di conservazione. Qui emerge però il grande problema: le attuali etichette dicono molte cose, tranne quelle che interessano al consumatore. Dalla normativa sono infatti permessi pochi descrittori del valore sensoriale e questo limita molto la possibilità di comunicare che quell’olio non è soltanto privo di difetti, ma possiede dei notevoli pregi. Man mano che si analizzano vari oli d’oliva e si sale di prezzo, si sale anche di grado di pregio: intervengono gradualmente valori produttivi (DOP, BIO), culturali (legati a storia e paesaggio) ed edonistici (legati a gastronomia, memoria e status). Il dott. Caricato ha evidenziato poi come, paradossalmente, in Italia manchi una cultura dell’olio, superata ormai da Spagna e Grecia, le quali già investono ampiamente nella presentazione del prodotto d’eccellenza. Si lavora molto per la qualità dell’olio e poi si trascura il prodotto confezionato, non si investe nell’innovazione. In Italia siamo allora di fronte a un limite culturale: l’olio deve essere soltanto buono. Ma, oggi, sono ormai molte le aziende agricole che producono bene, la differenza si gioca piuttosto in un confezionamento funzionale a utilità e bellezza. Continuiamo a collocare l’olio nei supermercati come merce ordinaria, mentre si dovrebbe cominciare pensarlo in una veste nuova di eccellenza. Questa direzione deve essere sostenuta anche a livello politico e qui il Sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, ribadisce che Pescia intende tutelare e valorizzare la produzione importante di settore che possiede e annuncia una conferenza stampa coi produttori, che si svolgerà fra pochi giorni, con la successiva formazione di un tavolo permanente sull’agricoltura.

Redazione Floraviva

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remaschi itas

L’assessore Remaschi, nel convegno di ieri all’Istituto agrario di Pescia, ha ribadito la volontà della Regione Toscana di investire nella filiera olivicoltura-olio come si fece col vino, che adesso vale il 16,7% del totale nazionale. La Toscana produce solo il 3% dell’olio italiano, ma ha il 35% della produzione certificata e c’è una domanda 3 volte superiore all’offerta di produzioni agroalimentari toscane di qualità. Il sindaco Giurlani vede bene Collodi fra gli osservatori del paesaggio del Pit regionale. Riconoscimento della preside dell’Anzilotti agli importanti dirigenti regionali del settore agricoltura andati in pensione lo scorso dicembre.

Dal momento più basso dello scandalo del metanolo sino ad oggi la filiera del vino toscano ha fatto enormi progressi. L’anno scorso, grazie soprattutto a una crescita dell’export del 22% sull’anno precedente contro una crescita media italiana intorno al 5%, il vino toscano è passato da un valore del 14,8% del totale nazionale al 16,7%. Dati davvero ragguardevoli, a cui hanno dato un contributo decisivo i circa 200 milioni di euro di investimenti sul settore della Regione Toscana dal 2000 ad oggi. Ora «dobbiamo fare con l’olio quello che abbiamo fatto col vino», perché «la Toscana a livello internazionale è conosciuta più per l’olio che per il vino, nel senso che l’olio è il nostro primo prodotto distintivo, e il vino viene al secondo posto». Eppure la produzione di olio regionale è pari solo al 3% di quella italiana, nonostante che «abbiamo il 35% delle certificazioni di olio d’Italia», con la conseguenza che oltre il 25% delle superfici olivicole toscane sono abbandonate. Con gli investimenti opportuni e valorizzando «le caratteristiche organolettiche importanti» del nostro olio e intercettando quei mercati e quella domanda di produzioni agroalimentari toscane di qualità che è in generale 3 volte superiore alla nostra offerta, potremo arrivare ad ottenere da un litro di olio extravergine di qualità di più degli attuali 10-13 euro. E questo sarà uno degli elementi cruciali per una svolta nella filiera olivicoltura-olio, in modo che il comparto torni ad essere redditizio.

E’ quanto affermato dall’assessore all’agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi, su uno degli argomenti da lui toccati nel suo intervento al convegno su “L’agricoltura in Toscana” di ieri all’Istituto tecnico agrario Dionisio Anzilotti di Pescia. Un appuntamento che, come ha spiegato aprendo i lavori la preside dell’Istituto agrario Francesca Giurlani, aveva come obiettivo mettere a fuoco le nuove linee della Regione Toscana nel settore dell’agricoltura in un momento di passaggio molto importante, in cui si è aperta da poco la programmazione 2015-2020 e diversi dirigenti regionali del settore sono andati in pensione alla fine del 2015. Dirigenti ai quali Francesca Giurlani ha consegnato un «diploma di merito» come ringraziamento per il ruolo svolto in tutti questi anni al servizio dell’agricoltura. Si trattava di Carlo Chiostri, Stefano Barzagli, Alvaro Fruttuosi, Enrico Favi, Varo Bucciantini, Riccardo Russo. Ad essi il presidente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze Giampiero Maracchi, che ha parlato di “Cambiamento climatico, globalizzazione e agricoltura”, ha però ricordato che dovranno continuare a lavorare (gratuitamente) per i Georgofili. L’incontro, ha spiegato Francesca Giurlani, aveva anche lo scopo di valutare meglio le prospettive lavorative dei ragazzi che si diplomano all’istituto alla luce dei cambiamenti in corso.

Al convegno è intervenuto anche il sindaco di Pescia Oreste Giurlani, che ha prima sottolineato la centralità dell’agricoltura e l’importanza dell’Istituto agrario per il comune da lui amministrato e poi messo in evidenza alcuni temi che gli stanno a cuore e su cui continuerà ad essere impegnato nei prossimi mesi. Fra questi, la redazione di un progetto integrato di filiera (pif) per la floricoltura del distretto Lucca Pistoia in armonia con il business plan pluriennale del Mefit, la realizzazione del progetto avviato insieme al comune di Piteglio, coinvolgendo 40 aziende e le associazioni di categoria agricole, sulla filiera legno-bosco-energia (con dentro filiere secondarie quali castagno ed olio) e il piano operativo (ex piano strutturale) del Comune con particolare attenzione alle serre e a tutte le esigenze dell’ortoflorovivaismo. «Voglio far diventare Pescia un comune green – ha concluso Giurlani – e a tal fine è importante realizzare a Collodi uno degli osservatori del paesaggio previsti dal Pit regionale. Per noi il paesaggio è fondamentale, e non solo a Collodi, ma anche nel resto del territorio comunale».

Nella sua relazione l’assessore Remaschi non ha parlato solo dei settori dell’olio e del vino, ma si è soffermato anche sugli ottimi risultati del bando Giovani e su altri temi, come i circa 90 milioni destinati dal Programma di sviluppo rurale (Psr) ai pif, il lavoro iniziato sulla filiera del bosco e sull’uso delle biomasse ai fini di riscaldamento (che può portare risparmi tra il 30% e 50% e può essere sviluppato nelle aree rurali e di montagna, dove non c’è il problema delle emissioni di Pm10), la competitività di un settore agroalimentare basato sulle eccellenze (è di questi giorni la notizia del riconoscimento della Dop al pane toscano) e l’importanza dei legami con il territorio e il turismo: «l’agricoltura è un motore di sviluppo per il turismo – ha detto Remaschi – e viceversa anche il turismo è un motore di sviluppo per le nostre produzioni agricole, specialmente quelle di qualità e certificate».

Lorenzo Sandiford

xylella

Un decreto firmato dal ministro per le Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina, stabilisce quali sono le aree a rischio per il dannoso batterio Xylella Fastidiosa, che negli ultimi mesi ha creato disagi alle coltivazioni di ulivi, specialmente nel Sud Italia.
Tra le zone al sicuro dall’infezione c’è proprio la Toscana che risulta totalmente indenne. Coldiretti esulta per la notizia e commenta così la notizia: “Un atto che fa chiarezza e che porrà fine ad alcuni immotivati e strumentali ostacoli all’export delle nostre piante”.
Il decreto sarà pubblicato nei prossimi giorni sulla Gazzetta Ufficiale.

Redazione Floraviva

xylella

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che la Conferenza Stato Regioni ha approvato lo schema di decreto ministeriale per l’istituzione dell'Area indenne da Xylella per tutto il territorio nazionale, compreso la Regione Puglia ad eccezione della zona delimitata e della zona di sorveglianza definite ai sensi della decisione di esecuzione 2015/789/UE della Commissione.

Il provvedimento si basa sulle evidenze emerse da oltre 17.186 controlli e 13.766 analisi di laboratorio effettuate nel 2015 nelle Regioni italiane, ad esclusione dei controlli e delle analisi effettuati nella Regione Puglia.

La definizione delle aree indenni da Xylella fastidiosa consente di fare chiarezza e di facilitare l'esportazione di materiale vivaistico anche verso quei Paesi terzi che hanno adottato misure di limitazione alle importazioni nei mesi scorsi.

“Il provvedimento – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – che è stato approvato oggi dalle Regioni ci consente di certificare tutta l’Italia come Area Xylella free, ad eccezione delle zone già interessate. È il frutto di un anno intenso di monitoraggi che ha visto tutti i territori impegnati e che vogliamo ulteriormente rafforzare. Dobbiamo proseguire con il massimo di collaborazione istituzionale per la gestione di una delle più complesse emergenze fitosanitarie d’Europa. È necessario per la tutela in primis del nostro patrimonio olivicolo e anche per un comparto come quello florovivaistico che è stato fortemente penalizzato. Il Piano nazionale va avanti e ora attendiamo il dettaglio delle azioni che la Regione Puglia ha annunciato e che devono essere concretamente impostate e realizzate in tempi rapidi”.

Redazione Floraviva

extra lucca

Dal 13 al 14 febbraio al Palazzo Ducale la quarta edizione della mostra mercato extraLucca, con 50 produttori d’olio d’oliva extravergine di qualità. Ma anche extraFood e cinque stelle del mangiar bene: Leonardo Di Carlo, Cristina Bowerman, Terry Giacomello, Giorgio Barchiesi, Sara Farnetti. Il 12 febbraio al Teatro del Giglio serata di gala con l’assegnazione delle Corone ‘Mastrod’Olio 2016’, più tre menzioni speciali (due in Toscana e una in Lombardia), e la presentazione della guida ‘Terred’Olio 2016’.

La quarta edizione di extraLucca, mostra mercato di 50 prestigiosi produttori italiani d’olio d’oliva extravergine di qualità accompagnata da degustazioni, incontri, dimostrazioni di cuochi, pasticceri e nutrizionisti che si svolgerà il 13 e 14 febbraio al Palazzo Ducale di Lucca con ingresso libero, avrà un prologo il 12 febbraio al Teatro del Giglio.
Qui, solo su prenotazione, si potrà partecipare a una serata di gala che prevede alle 20 una degustazione di cibi abbinati agli oli in mostra e alle 21,30 la cerimonia, condotta da Federico Quaranta di ‘Decanter’ di Radio Rai 2, di assegnazione delle Corone Maestrod’Olio 2016 per le migliori produzioni dell’annata appena trascorsa, con la successiva presentazione del libro-guida Terred’Olio 2016 che racconta i migliori oli extravergine d’Italia franti da poche settimane. Durante la serata si potranno ascoltare musiche di Giacomo Puccini.
Le produzioni premiate con le Corone saranno 28, provenienti dalle seguenti 12 regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Umbria, Veneto. Tre le menzioni speciali: “Corona Maestrod’Olio 2016 – Il viaggio di Fausto” a Villa Santo Stefano per l’Olio Dop Lucca (Toscana), “Riconoscimento Veronelli” all’Azienda agricola Massimiliano Gaiatto per il Tondello Dop Laghi Lombardi Lario (Lombardia) e il “Riconoscimento Sauro Brunicardi” (storico ristoratore lucchese) al Ristorante Romano (Toscana).
Dalla mattina del 13 febbraio al 14 febbraio sera la manifestazione ideata e curata dal “Maestrod’Olio” Fausto Borella si sposterà a Palazzo Ducale, dove avrà luogo la vera e propria mostra mercato extraLucca: esposizione di aziende d’olio e di aziende gastronomiche, con dimostrazioni di maestri della cucina, la scuola dell’olio e i verticali di vino (orario 11-19 e ingresso libero, tranne i laboratori a pagamento e su prenotazione). Nel cortile del Palazzo Ducale sorgerà una istallazione di 30x10 metri che riproduce l’Italia delle cultivar con un percorso didattico innovativo.
Parallelamente, nella loggia del gusto (loggia Ammannati), si terrà extraLucca Food: esibizione di venti grandi artigiani del gusto italiani, che presenteranno al pubblico le loro realizzazioni enogastronomiche da assaggiare sul posto o acquistare per portarsele a casa (11-19, ingresso libero).
A caratterizzare questa edizione della manifestazione interverranno anche cinque celebrità del buon mangiare. Leonardo di Carlo, celebre pasticcere e volto noto della tv, giudice de “Il più grande Pasticcere” di Rai2. Cristina Bowerman, talentuosa e istrionica cuoca che ha portato alla ribalta ben due ristoranti della capitale, tra cui Glass Hostaria. Terry Giacomello, pupillo di Ferran Adrià, che presenterà una cialda all’olio extravergine. Giorgio Barchiesi, idolo del grande pubblico per la trasmissione “Giorgione Orto & Cucina”, che mostrerà la sua cucina naturale. E Sara Farnetti, dottoressa e nutrizionista delle star della televisione, ci svelerà i segreti del mangiar sano a base di olio extra vergine di qualità. Li affiancheranno e presenteranno giornalisti, sportivi e persone dello spettacolo, tutti accomunati dall’amore per quella grande risorsa della tavola mediterranea che è l’olio d’oliva extravergine.

Redazione Floraviva

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agraria castellare

floraviva

Nel 2015 sono aumentate di 5 volte in quantità le importazioni italiane di olio d’oliva da Grecia e Tunisia e del 200% dal Marocco, a parziale compensazione del quasi dimezzamento dell’import dalla Spagna. Ma il totale è diminuito dell’8% in quantità, nonostante il balzo del +37% in valore, dovuto a un netto aumento del prezzo medio. In arrivo un’inversione di tendenza con ritorno alla normalità nel 2016: l’oliveto Italia produrrà più di 380 mila tonnellate (+70% sulla precedente campagna produttiva) e la produzione tunisina sarà più che dimezzata.

 

Ha destato preoccupazioni e proteste, nei giorni scorsi, la notizia del «contingente di 35 mila tonnellate a dazio zero di olio proveniente dalla Tunisia», come lo definisce Ismea in una nota del 29 gennaio, che potrebbe entrare quest’anno nel mercato comunitario dopo il via libera definitivo di Bruxelles (vedi “Altro schiaffo all’olio d’oliva..”). Ma in che contesto dell’import si inserisce questo provvedimento? Come stanno andando le importazioni di olio di oliva in Italia?
 
A dare una risposta è la stessa nota di venerdì scorso di Ismea, in cui si afferma, facendo riferimento ad elaborazioni Ismea di dati Istat relativi ai primi 10 mesi del 2015, che «è cresciuto nel 2015 il ruolo di Grecia e Tunisia tra Paesi fornitori di olio di oliva dell’Italia, con un quantitativo importato di cinque volte superiore rispetto al 2014». «Alla base di questa dinamica - spiega l’Ismea - il dimezzamento degli acquisti dalla Spagna, scesi a 260 mila tonnellate (rispetto alle 466 nel periodo gennaio – ottobre 2014), a causa di una scarsa disponibilità della campagna 2014-2015».
 
«Nonostante l’incremento a tripla cifra degli arrivi dagli altri partner commerciali del Mediterraneo, oltre a Grecia e Tunisia anche i conferimenti dal Marocco sono impennati del 200%, l’import italiano nel periodo in esame – si legge ancora nella nota di Ismea - si è attestato a 484 mila tonnellate, l’8% in meno sui primi 10 mesi del 2014. Le importazioni in valore al contrario hanno registrato un balzo in avanti del 37% di riflesso all’aumento medio dei listini, che hanno risentito inevitabilmente del deficit di prodotto immesso nei circuiti commerciali internazionali».
 
«Un andamento - sottolinea l’Ismea - destinato progressivamente ad attenuarsi nel 2015 e probabilmente ad invertirsi nel corso del 2016, considerata l’abbondante produzione di quest’anno dei primi due player mondiali, Italia e Spagna, che dovrebbe a breve rispristinare una situazione di normalità negli scambi. In base alle ultime ricognizioni dell’Istituto effettuate a gennaio attraverso la sua rete di rilevazione e i dati delle dichiarazioni dei frantoi, si evince infatti, un forte incremento produttivo per l’Oliveto Italia che dalle 222 mila tonnellate della scorsa campagna potrebbe arrivare quest’anno a una produzione superiore a 380 mila (+70%)». «Per chiudere, da considerare anche - aggiunge l’Ismea - che la produzione olivicola tunisina, in base alle ultime stime Coi, potrebbe risultare più che dimezzata nel 2016 rispetto alle 340 mila tonnellate registrate nella campagna precedente».
 
Redazione Floraviva