Filiera olivo-olio
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È l'Università di Foggia ad aver sviluppato questo piano volto a colmare il gap tra mondo della ricerca, operatori e policy maker dell'olivicoltura, aggiudicandosi così i finanziamenti Ue di Horizon 2020 per circa 2 milioni di euro.

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Lo scorso 22 luglio è stata trasmessa al ministero delle Politiche agricole la seconda messa in mora per i mancati interventi di contrasto a Xylella fastidiosa in Salento. Intanto la procura di Lecce valuta l'ipotesi di procedere al dissequestro degli ulivi.

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Sarà presentato domani, mercoledì 20 luglio, alle ore 18.00 il progetto iOlive della Società Pesciatina di Orticoltura (SPO) di Pietro Barachini all'interno della vetrina di ExtraLucca (di Fausto Borrella), in Piazza San Michele. Alla presentazione seguirà un dibattito di tutti i partecipanti della filiera dell'olio: dai produttori ai consumatori, passando per gli assaggiatori. L'innovazione reale di iOlive si attua dalla pianta, la cui biodiversità deve essere tutelata a discapito del tentativo di standardizzazione che si sta sviluppando in Italia con impianti super-intensivi, al processo di lavorazione dell'olio ponendo al centro della filiera il consumatore quale sentinella.
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In arrivo una nuova lettera di mora contro l'Italia: il Commissario alla Salute, Vytenis Andriukaitis, ha preannunciato ieri al ministro Martina che il prossimo venerdì arriverà un preavviso per una nuova procedura di infrazione per i continui adempimenti dell'Italia nelle misure di contenimento del batterio Xylella in Puglia.
Dopo la buona notizia di ieri dello sblocco di 11 milioni per le aziende salentine danneggiate dal batterio, arriva la brutta notizia di oggi. Nessuna delle misure richieste dalla Commissione UE è stata ancora attivata in Italia per fermare l'avanzata di Xylella fra gli ulivi del Salento. La nuova richiesta di messa in mora è legata dunque a doppio filo alle novità normative dei mesi scorsi. La prima procedura di infrazione, aperta lo scorso dicembre 2015 (decisione UE 2015/789), era legata alle inadempienze italiane inerenti le prime misure anti-Xylella raccomandate da Bruxelles. Successivamente sono state apportate alcune modifiche, con la decisione della Commissione 2016/764 dello scorso maggio, che hanno rivisito e allargato verso Nord l'area a rischio contagio. L'Italia non ha comunque messo in pratica nessuna delle due raccomandazioni dell'Unione Europea e oggi vede così aprire nei suoi confronti una nuova procedura di infrazione, a meno che non intervenga immediatamente per combattere il batterio. Il Commissario Andriukaitis ha ricordato ieri l'importanza di fermare l'espansione di Xylella e la forte preoccupazione di Bruxelles verso la mancanza di risposte italiane al problema. Una volta emesso il parere motivato in cui riporterà le constestazioni, l'Italia potrà procedere a formulare i propri rilievi e se anche questi saranno ritenuti insufficienti, scatterà il deferimento alla Corte di Giustizia UE.
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Dopo uno stallo, dovuto al periodo commissariale in Salento, ripartono i monitoraggi e arrivano le prime misure di aiuto alle aziende danneggiate dal batterio. Il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ha annunciato di aver firmato per sbloccare gli 11 milioni di euro, stanziati un anno fa (luglio 2015) dal decreto Agricoltura.
Redazione
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Il Consorzio Nazionale degli Olivicoltori: occorre puntare sui prodotti monocultivar sull'esempio dei vini in purezza. Una ricerca dell'Università di Bari dimostra i benefici del regolare consumo di olio, soprattutto se di singole cultivar di olive. Per il presidente di CNO, Gennaro Sicolo, il salto di qualità si farà promuovendo oli mono-varietali e anche Dino Scanavino, presidente Cia, ribadisce che all'olio non basterà più essere italiano per vincere sul mercato.
In occasione dei suoi cinquant'anni di attività, festeggiati lo scorso 6 luglio a Roma, il CNO ha affrontato il tema “Le differenze sono valore – Strategie, biodiversità, mercato”. Da questo convegno è venuto fuori un messaggio molto chiaro per superare l'impasse nel mercato e nei prezzi: puntare sui monocultivar come oli da Leccino, Coratina, Frantoio, Moraiolo, Ogliarola e barese. Secondo il Cno questa operazione potrebbe portare un valore aggiunto di almeno un miliardo di euro. Nonostante i segni positivi dell'export, che registrano un fatturato da 3 miliardi di euro l'anno, il comparto continua a soffrire per margini esigui, contraffazioni e scarso ricambio generazionale. A questo quadro già complesso si è aggiunta lo scorso anno Xylella fastidiosa che ha portato danni per milioni di euro. Proprio per questo si è pensato di ripartire con una nuova strategia lungimirante su tutta la linea, a partire da quello salutistico. Il Cno ha così seguito uno studio dell'Università di Bari che dimostra i benefici del regolare consumo di olio, soprattutto se derivato da singole cultivar di olive. Il presidente del Cno, Gennaro Sicolo, immagina che tra cinquant'anni si userà il termine “olio extravergine d'oliva” alla stregua di quello di “vino”, ovvero una definizione generica del prodotto. D'accordo anche Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia, secondo il quale non basta più che un olio d'oliva sia italiano per essere reputato migliore di altri.
Redazione