Filiera olivo-olio

olio

Le previsioni produttive si attestano su 243.000 tonnellate, con un calo del 50% al Sud e del 40% al Centro rispetto al 2015, in controtendenza il Nord, per un calo totale nazionale del 49%. Tendenze al rialzo per i prezzi, con gli extravergine che già in ottobre avevano abbondantemente superato i 4 euro al chilo, per arrivare rapidamente ai 5,52 euro al chilo di metà novembre.

Con i frantoi in piena attività si concretizzano le aspettative negative degli operatori rispetto alla produzione di olio 2016. Ismea e Unaprol hanno, infatti, ridotto ulteriormente le previsioni produttive 2016 che, secondo i dati più recenti, si attestano a 243 mila tonnellate, circa la metà rispetto al dato dello scorso anno (474.620 tonnellate la produzione del 2015).
All’annata di “scarica”, strutturale dopo l’ottima produzione dello scorso anno che in alcune aree del Sud ha toccato livelli record, si sono purtroppo sommati gli effetti negativi di un clima decisamente avverso con bizzarre alternanze di caldo e freddo e piogge spesso inopportune.
Male il Sud, dove il -50% stimato ad oggi potrebbe risultare anche ottimistico: pesantemente in rosso tutti i bacini più importanti, come Puglia (-50%), Calabria (-53%) e Sicilia (-52%). Al Centro la flessione è di poco superiore al 40% (Toscana -35%, Umbria -38%).
In controtendenza il Nord, pur nelle limitate dimensioni della sua produzione, che mostra invece una progressione rispetto allo scorso anno sia perché le condizioni climatiche non sono apparse tanto sfavorevoli quanto al Sud, sia perché avendo dei bacini produttivi più contenuti è stato più semplice il controllo e la difesa dalle malattie. Male, invece, la Liguria (-50%).
La reazione dei mercati non si è fatta attendere con tendenze rialziste dei prezzi che hanno portato in media gli extravergine a 5,52 euro al chilo a metà novembre, ma con la piazza di Bari già oltre i 5,70 euro al chilo, quando a settembre le trattative si sono chiuse su valori attorno a 3,80 euro al chilo.
 
Redazione

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Sabato 19 novembre a Firenze si parlerà dell'olivo e della sua valorizzazione nel convegno dal titolo: "Un giorno dedicato all'olivo, all'olio e al suo territorio. Dalla Toscana, la valorizzazione nazionale dei prodotti". L'appuntamento è per le ore 10.00 al Palagio dei Capitani di parte Guelfa, in Piazza della Parte Guelfa a Firenze con importanti interventi e l'esposizione delle piante di olivo dell'Associazione Florovivaisti di Pescia.

Il 19 novembre prossimo ricorre la “Giornata Nazionale degli Alberi” con l’obbiettivo, attraverso la valorizzazione e la tutela dell’ambiente e del patrimonio arboreo e dei boschi, di promuovere politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani.
Proprio l'olivo è la pianta arborea simbolo dell'Italia ed è parte integrante e qualificante del paesaggio agrario italiano. Oggi più che mai rappresenta un patrimonio da difendere: non è possibile abbandonare le olivete collinari o pedemontane, che difendono l'Italia dal dissesto idrogeologico e proteggono i nostri suoli. 
Il convegno, organizzato dal Comune di Firenze, dal Corpo Forestale dello Stato e da Slow Food Firenze, sarà moderato da Cesara Buonamici, giornalista TG 5, parteciperanno poi: Giovanni Bettarini, Assessore Attività Produttive Comune di Firenze, Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Regionale della Regione Toscana, Luca Sani, Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, Giuseppe Vadalà, Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stato, Raffaello Giannini, Accademia dei Georgofili, Sonia Donati, Coordinatrice Toscana Guida agli oli extra vergini di oliva Slow Food, Filippo Ninci, Consiglio Nazionale dei Periti Agrari, Giacomo Trallori, Medico gastroenterologo e Alberto Grimelli, Direttore di Teatro Naturale.
Ad allestire la sala del convegno gli olivi dell'Associazione Florovivaisti di Pescia.
 
Redazione

sostegno olio

Cia Pistoia sceglie Pescia, quale area italiana leader per la produzione di piante d'olivo, per attivare la campagna di sostegno che è stata aperta da un incontro con illustrazione di materiale informativo su come compilare le etichette e le nuove sanzioni, e continuerà con un vademecum per i produttori. In Italia si prevede -30% di produzione d’olio d’oliva sul 2015-16 contro un calo inferiore al 10% in Europa. Sandro Orlandini: «tante difficoltà, ma per l’olio extravergine, soprattutto certificato, c’è un mercato da intercettare». La vicepresidente della strada dell’olio della Valdinievole: «puntiamo sul biologico e non vendiamolo a meno di 15 euro!». Agrinsieme chiede due semplificazioni nelle registrazioni telematiche sul Sian.

Cia Pistoia scende in campo a sostegno degli olivicoltori del proprio territorio, messi in difficoltà da cali produttivi dovuti alla mosca olearia, prezzi bassi di prodotti concorrenti, spesso esteri e di qualità inferiore non percepita dai consumatori, e soprattutto da asfissianti regole burocratiche, fra obblighi di registrazioni telematiche ad ogni tappa lungo la filiera e vincoli sulle etichette. Tanto più che, a causa anche delle frequenti truffe che si verificano sull’olio di oliva, è assai cresciuto il livello delle sanzioni.
ioliveCon la riunione di ieri a Pescia del Gruppo di interesse economico (Gie) olivicolo provinciale della Confederazione italiana agricoltori è stata avviata un’iniziativa informativa e di supporto agli olivicoltori che sfocerà, a richiesta di alcuni dei produttori intervenuti, nella redazione da parte dell’agronoma Daniela Di Bonaventura, consulente in materia olivicola di Cia contattabile nella sede di Borgo a Buggiano i lunedì e mercoledì dopo le 10,30, di un vademecum per spiegare passo passo tutte le cose che devono fare i produttori di olive che non intendono limitarsi alla consegna delle olive ai frantoi, ma vogliono invece vendere olio.
, perché nel Gie di ieri il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini e la vicepresidente della Strada dell’Olio borghi e castelli della Valdinievole Cinzia Cipriani hanno parlato di dati e prospettive, di mosca olearia, del nuovo piano olivicolo nazionale, che mira a contrastare l’abbandono degli oliveti puntando a un recupero del 25% del potenziale produttivo in 7/10 anni e ha una dotazione di 32 milioni di euro in tre anni, e si è fatto cenno alle politiche dei prezzi e le scelte strategiche da compiere, considerando anche che, nonostante la fama internazionale dell’olio d’oliva toscano, le nostre quantità sono basse: nel 2015, con una produzione di 19.202 tonnellate, secondo Ismea, la Toscana era la sesta regione italiana, superata nell’ordine da Puglia, Calabria, Sicilia, Lazio e Campania. Ma la testa degli olivicoltori è in questo momento soprattutto sulle procedure legate alle registrazioni telematiche obbligatorie del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian), sia pure con molta attenzione anche ai consigli per contrastare la mosca olearia, soprattutto se si vuol fare produzione biologica.
Daniela di Bonaventura ha fornito e illustrato materiale informativo molto circostanziato su come si devono scrivere le etichette sulle bottiglie e i contenitori d’olio d’oliva, con istruzioni precise fra l’altro su come adempiere all’obbligo di indicare le caratteristiche nutrizionali dell’olio nel territorio pistoiese e sulle registrazioni telematiche dei lotti sul Sian, e una scheda sulle nuove sanzioni, che sono ben 11 in più in seguito al Decreto legislativo n. 103 del 2016 (“Decreto sanzioni olio d’oliva”) rispetto alla precedente normativa e che in generale sono molto più salate, con ad esempio la nuova sanzione da 2 mila a 12 mila euro per mancata indicazione d’origine geografica dell’olio d’oliva.
«Abbiamo tenuto l’incontro a Pescia – dichiara Sandro Orlandini – a sottolineare che questo territorio è ancora la piazza più importante d’Italia per il vivaismo olivicolo. In generale il settore olivicolo-oleicolo sta riscontrando molti problemi, a cominciare dalla mosca olearia per arrivare ai continui danneggiamenti di cervi e cinghiali che impediscono di mettere piante giovani, magari di nuove varietà nella ricerca dell’eccellenza qualitativa. Però non bisogna arrendersi, perché in realtà esiste un mercato, sia estero che italiano, almeno per l’olio certificato, tant’è che il Consorzio di Montalbano fa fatica a trovare l’olio con i requisiti necessari».
Il fatto che questo mercato possa essere di nicchia non spaventa Cinzia Cipriani, che, dopo aver ricordato il dato toscano nel 2015-16 rispetto al resto d’Italia (vedi sopra), ha sottolineato ieri alcuni dei dati produttivi internazionali del Consiglio oleicolo internazionale (Coi) illustrati nel Gie olivicolo nazionale di Cia ieri l’altro a Roma. Fra questi, il fatto che la produzione mondiale calerà del 7% nel 2016, passando da 3.152.000 tonnellate a 2.918.000 t, mentre quella europea di poco più del 9% passando da 2.315.500 a 2.098.500 t, con l’Italia che registrerà -30%, arrivando a sole 330.000 t, mentre la Spagna un -1% arrivando a 1.380.000 t. Cinzia Cipriani non è spaventata perché non crede nella competizione sui prezzi e le quantità come modello strategico per gli olivicoltori toscani. Alla luce di tanti fattori, fra cui la conformazione del territorio e gli alti livelli qualitativi reali e potenziali, consiglia piuttosto di puntare sull’olio extravergine certificato e in particolare su quello biologico. «Puntiamo sul biologico e non vendiamolo a meno di 15 euro!» è il suo appello agli olivicoltori della Valdinievole.
Agrinsieme, il coordinamento di Cia, Confagricoltura Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, ha fatto due richieste di semplificazione al Ministero delle politiche agricole:
1) innalzare da 700 kg annuali a 2.500 kg il limite produttivo oltre il quale le registrazioni sul Sian da una “sola” volta al mese devono diventare una ogni 6 giorni;
2) l’esclusione della registrazione nella fase di commercializzazione dell’olio.
 

Redazione

martina

Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha annunciato così, durante la Giornata nazionale dell'extravergine italiano tenutasi al Mandela Forum di Firenze, la battaglia alle contraffazioni e il rafforzamento delle informazioni in etichetta per il futuro dell'olio d'oliva made in Italy. 

Martina ha ricordato che, nel giro di due anni, in Italia sono stati effettuati 26mila controlli: il nostro paese non è allora solo leader nella produzione, ma anche nei controlli e nella tutela della qualità. Un altro aspetto centrale e connesso alla tutela è quello dell'etichettatura e delle corrette informazioni da fornire ai consumatori. É necessario per Martina che l'Italia si apra alla sperimentazione, come già fatto in passato, anticipando anche le scelte che la Commissione Ue prenderà in futuro.
L'Italia aveva già previsto l'origine in etichetta per l'olio, oggi si apre la possibilità di riportare un'altra informazione importante, ricorda Martina: la data di raccolta delle olive. Proseguire su questa strada significa raggiungere risultati importanti, come già accaduto nel settore lattiero caseario dove, grazie all'intesa con la Francia, dal 2017 si sperimenterà l'origine in etichetta.
Martina infine ribadisce che l'Italia è decisa a fare da apripista non solo sul fronte della tutela della qualità, ma anche su quello delle misure anticrisi, ad esempio nella tutela del reddito degli agricoltori dinanzi a specifiche crisi di mercato.
 
Redazione

bayer

Bayer ha infine acquisito Monsanto, dopo una serie di lunghe trattative. Il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino: «Stiamo valutando l’impatto dell’accordo sulla nostra agricoltura». Il rischio è che si crei un monopolio di mercato delle sementi, della chimica e dei mezzi tecnici che servono ai produttori.

Dopo le trattative intercorse fra Bayer e Monsanto, il colosso tedesco del settore chimico e farmaceutico è riuscito ad acquisire il gruppo americano dell'agrochimica Monsanto. «Prendiamo atto della fusione, tra due colossi del settore, che sposterà sicuramente gli equilibri di mercato», così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, sull’acquisizione.
«Stiamo procedendo con un’attenta e più compiuta analisi del reale impatto che tale operazione avrà sull’agricoltura italiana -continua il presidente della Cia-. Certamente monitoriamo con occhio vigile su quello che più ci interessa: ovvero che non sussistano, in questo accordo, elementi per la creazione di un vero e proprio monopolio di mercato delle sementi, della chimica e dei mezzi tecnici dei quali i produttori necessitano. Chiediamo, nello stesso tempo, strumenti di concentrazione del mondo agricolo e delle politiche europee che rispondano a questi fenomeni agroindustriali». 
«Guai a eventuali posizioni dominanti che noi considereremo gravi e lesive della concorrenza -avverte Scanavino-. Noi della Cia, da sempre, siamo favorevoli alla ricerca e al progresso che porta vantaggi agli imprenditori agricoli italiani. Tutelando contemporaneamente l’enorme patrimonio di biodiversità delle nostre produzioni. Facendo questo, siamo garanti anche verso i consumatori sulla qualità degli alimenti che arrivano sulle loro tavole».
 
Redazione

tappoantirabbocco

Al via campagna di sensibilizzazione Unaprol “Chi rabbocca t’imbroglia” che punta a far rispettare il divieto di servire oli extra vergine di oliva senza tappo antirabbocco negli esercizi pubblici. Si tratta di un diritto per i consumatori e di un dovere per gli esercenti pubblici, obbligati a rispettare questa norma.

Una legge dello Stato vieta categoricamente di servire oli extra vergini di oliva senza tappo antirabbocco e, a tal proposito, prevede severe sanzioni con la confisca del prodotto. «La bottiglia sporca di olio è la prova evidente – sostiene Unaprol - che la stessa è stata rabboccata e non si sa con quale olio che, spesso dai controlli effettuati, è risultato di categoria inferiore e neanche conservato nel migliore dei modi.  Siamo il Paese primo al mondo per l’alta qualità delle sue produzioni, per la tracciabilità del prodotto, per numero di cultivar a disposizione e per altrettanti profili organolettici che sono la vera ricchezza del nostro made in Italy olivicolo.» 
Per difendere il vero prodotto italiano, in questo caso, basta davvero poco, ovvero far rispettare le leggi che sono già in vigore e che non producono ulteriori costi per la collettività. Pretendere il tappo antirabbocco negli esercizi pubblici è un diritto per i consumatori e un dovere per gli esercenti pubblici che sono obbligati a rispettare questa norma sempre.
 
Redazione