Filiera olivo-olio
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Durante un accertamento del Corpo forestale dello Stato, nell’ambito dei controlli atti al contrasto alla diffusione del batterio Xylella fastidiosa, un vivaista di Ostuni (Ss) è stato sanzionato e denunciato: esponeva in vendita piante non accompagnate dall'obbligatorio passaporto.
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Si è tenuta ieri, mercoledì 11 gennaio, la conferenza stampa per fare il punto sulla situazione olivicola toscana, alla presenza dell’Assessore Regionale all’agricoltura, Marco Remaschi, e del Co.Ri.Pro., Consorzio per la certificazione volontaria delle piante di olivo, per cui è intervenuto il portavoce Giuliano Incerpi. L’olivicoltura toscana, da tempo attenta ai controlli necessari per garantire la sua nota qualità, affronta oggi nuove sfide fra innovazione e storia.
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Così il presidente di Federolio, Francesco Tabano, fa emergere la necessità di allargare il tavolo di filiera anche ai rappresentanti della grande distribuzione. È impensabile per Tabano mettere in piedi qualsiasi strategia di rilancio dell'olio d'oliva senza coinvolgere la Gdo che veicola oltre il 70% delle vendite del comparto in Italia.
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Si chiama Fooi la società consortile che aggrega produttori olivicoli, industria, commercio e frantoi: dopo il varo del Piano Olivicolo Nazionale, atteso da anni, e le aperture del mondo agricolo ai blend cade così un altro tabù. È stata infatti recentemente istituita l'Associazione interprofessionale dell'olio d'oliva.
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L'olio spagnolo supera quello italiano e registra un picco di vendite sul mercato Usa, con un aumento di circa il 40%. Ma il primato nei valori è ancora italiano, la Spagna infatti non ha mai sorpassato l'Italia in questo senso. Resta da riflettere dunque sulla necessità di una politica di valorizzazione del nostro olio più attenta e innovativa sul versante dei contenuti identitari, legati al Made in Italy.
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Alla tavola rotonda dello scorso sabato 19 novembre, tenutasi a Firenze in occasione della Giornata nazionale degli Alberi e che aveva come tema l'olio e la sua valorizzazione, sono emerse le criticità del comparto, fra cui l'incapacità di rispondere al fabbisogno nazionale da parte della produzione italiana di olio. I giovani degli Istituti Tecnici Agrari presenti hanno chiesto come recuperare gli oliveti abbandonati e come utilizzare al meglio marketing e nuove tecnologie.
L'olio è per tutti i partecipanti una delle grandi eccellenze italiane, oltre che toscane, ma è rappresenta anche un settore pieno di criticità: si è allora parlato con Luca Sani, presidente Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, del Piano Olivicolo Nazionale, che intende sviluppare il settore puntando su due aspetti principali: aumento della produzione nazionale e crescita delle reti d'impresa. «Partendo dall'arrivo di Xylella che sta devastando la produzione pugliese e dal dato drammatico della produzione 2014 intendiamo rispondere alla crisi del settore che coinvolge in generale tutto l'agroalimentare». Sani ricorda che la produzione italiana non basta a soddisfare il fabbisogno nazionale: produciamo annualmente 400 mila tonnellate di olio extravergine di oliva, ma ne consumiamo circa 600 mila tonnellate e ne importiamo 700 mila. «Mancano all'appello circa 900 mila tonnellate. Non è allora possibile pensare che l'Italia da sola possa rispondere alla sua domanda. Dovremmo triplicare la produzione. Si deve puntare su una fascia di prodotto che non è tutto il fabbisogno nazionale» sostiene Sani. Oltre all'investimento di 32 milioni di euro, più i piani di sviluppo rurale nelle Regioni, il governo intende stimolare l'aggregazione delle produzioni. 


