Filiera olivo-olio
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Alla presentazione del pif di Coldiretti “Extra vergine di oliva: dal vivaio alla tavola” un confronto sui contributi della ricerca (dai substrati di compost verde ad hoc sino alle nanotecnologie per la radicazione delle talee) e sul ruolo delle politiche di filiera, a partire dalla produzione di olivi, per lo sviluppo del settore olivicolo. Scambio di battute fra Del Ministro dei Vivai di Pescia, il direttore di Ivalsi-Cnr e Natali per Coripro sulle piante di olivo certificate virus esenti.
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Il direttore di Coldiretti Pistoia Ciampoli, al Crea-of di Pescia per illustrare un pif sull’olivicoltura, ha detto che «se si perde l’identità anche culturale e territoriale, si è perso tutto». Il piano, che intende aumentare il valore aggiunto dell’olio ma anche i livelli produttivi, è aperto a tutte le imprese della filiera. Si potrà partecipare anche con un investimento minimo ad azienda di 12 mila 500 euro, di cui 5 mila erogati dalla Regione.
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Una giornata di studio dedicata a innovazione, qualificazione e competitività della filiera olivicola: questo venerdì 7 luglio al CREA-OF di Pescia. Un'occasione di incontro tra il mondo della ricerca e il settore del vivaismo olivicolo per stimolare un dibattito sulle problematiche di settore e cercare possibili soluzioni.
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Per il Consiglio Olivicolo Internazionale si profila uno scenario mondiale da scarsità dell'offerta di settore, viste le produzioni e le scorte in calo, complici le flessioni produttive di Spagna e soprattutto Italia. La nuova Interprofessione punta allora ad un maggior impegno di tutta la filiera.
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Intervista a Simone Cagnetti, agronomo consulente del Consorzio nazionale degli olivicoltori, sul modello di olivicoltura intensiva (ma non super intensiva) da lui presentato a nome del Cno durante l’assemblea del 21 giugno a Firenze sul tema “La risposta: più olivicoltura italiana”.
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Nella campagna 2016-17 la produzione italiana di extravergine d’oliva è stata superata pure da quella greca, scendendo al 3° posto europeo. In 6 anni -31% e in 25 anni siamo l’unico degli otto maggiori Paesi produttori a calare (-17%). Il presidente del Consorzio nazionale degli olivicoltori Sicolo: necessari 150 milioni di nuovi olivi in produzione con il modello intensivo e la dotazione finanziaria per l’ocm olio va triplicata portandola al livello di quella per il vino (oltre i 300 milioni di euro triennali).
«Chiediamo lo stesso trattamento della viticoltura, perché qui, se non ci sono interventi finanziari, non si va da nessuna parte. Quindi interventi come per l’ocm (organizzazione comune di mercato, ndr) vino anche per l’ocm olio, perché sul vino ogni tre anni ci sono investimenti di 340 milioni di euro, sull’olivicoltura in tre anni ci sono 100 milioni. Bisogna alzare la dotazione finanziaria, lavorare sulla promozione e anche a livello strutturale degli oliveti: fare sistemazione degli impianti già esistenti con rinfittimento e fare nuovi impianti intensivi per aumentare la produzione, con varietà autoctone perché dobbiamo mantenere la nostra specificità di qualità delle nostre varietà e non fare “oli Coca Cola” come fanno gli spagnoli».




