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I Ministeri delle politiche agricole alimentari e forestali e dei beni culturali e del turismo comunicano che i ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina hanno proclamato il 2018 "Anno nazionale del cibo italiano". Da gennaio prenderanno il via manifestazioni, iniziative, eventi legati alla cultura e alla tradizione enogastronomica dell’Italia. 

Si punterà sulla valorizzazione dei riconoscimenti Unesco legati al cibo come la Dieta Mediterranea, la vite ad alberello di Pantelleria, i paesaggi della Langhe Roero e Monferrato, Parma città creativa della gastronomia e all’Arte del pizzaiuolo napoletano iscritta di recente. Sarà l’occasione per il sostegno alla candidatura già avviata per il Prosecco e la nuova legata all’Amatriciana. Allo stesso tempo saranno attivate iniziative per far conoscere e promuovere, anche in termini turistici, i paesaggi rurali storici, per il coinvolgimento e la promozione delle filiere e ci sarà un focus specifico per la lotta agli sprechi alimentari.
Lo stretto legame tra cibo, arte e paesaggio sarà inoltre il cuore della strategia di promozione turistica che verrà portata avanti durante tutto il 2018 attraverso l’Enit e la rete delle ambasciate italiane nel mondo e permetterà di evidenziare come il patrimonio enogastronomico faccia parte del patrimonio culturale e dell’identità italiana.
«Abbiamo un patrimonio unico al mondo – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – che grazie all’anno del cibo potremo valorizzare ancora di più. Dopo la grande esperienza di Expo Milano, l’esperienza agroalimentare nazionale torna ad essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori. Non si tratta di sottolineare solo i successi economici di questo settore che nel 2017 tocca il record di export a 40 miliardi di euro, ma di ribadire il legame profondo tra cibo, paesaggio, identità, cultura. Lo faremo dando avvio al nuovo progetto dei distretti del cibo. Lo faremo coinvolgendo i protagonisti a partire da agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi. E credo che in quest’ottica sia giusto dedicare l’anno del cibo ad una figura come Gualtiero Marchesi, che ha incarnato davvero questi valori facendoli conoscere a livello internazionale».
«Dopo il successo del 2016 Anno nazionale dei cammini e del 2017 Anno nazionale dei borghi, il 2018 sarà l'Anno del cibo italiano. Un’occasione importante per valorizzare e mettere a sistema le tante e straordinarie eccellenze e fare un grande investimento per l'immagine del nostro Paese nel mondo. Grazie alla collaborazione dei Ministeri della Cultura e dell’Agricoltura, l'Italia potrà promuoversi anche all'estero in maniera integrata e intelligente valorizzando l'intreccio tra cibo, arte e paesaggio che è sicuramente uno degli elementi distintivi dell’identità italiana». Così il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini annunciando l’avvio dal primo gennaio 2018 di una campagna di comunicazione social dei musei statali che pone l’attenzione sul rapporto, nei secoli, tra arti e enogastronomia, sottolineandone il ruolo fondamentale nella costruzione del patrimonio culturale italiano.
 
Redazione

Nell’edizione 2018 di Ipm Essen, dal 23 al 26 gennaio, 1600 espositori da quasi 50 Paesi di tutti i comparti del settore del verde a disposizione di florovivaisti, commercianti, garden center, fioristi, paesaggisti e urbanisti europei. Incontri internazionali sulle prospettive del paesaggio e delle città verdi. Molti concorsi e premi alle innovazioni e show floreali, con la partecipazione di due campioni del mondo come Alex Choi e Stein Are Hansen.
 

Con una quota intorno al 60% dell’intera superficie espositiva, saranno come sempre le piante ad occupare l’area più grande di Ipm Essen 2018, la fiera professionale numero uno in Europa per il settore del verde, la cui prossima edizione è in programma dal 23 al 26 gennaio. In tale occasione il pubblico specializzato troverà ad attenderlo l’intera gamma delle colture più trendy del momento di tutti i comparti: dalle piante da appartamento verdi e fiorite alle piante ornamentali e da balcone, passando per le piante perenni e le erbe mediterranee, fino alle piante ortofrutticole e ai prodotti per vivai di ogni genere. Ipm Essen è infatti la piattaforma più importante a livello europeo per presentare agli specialisti le ultime varietà e lanciarle sul mercato. Così anche nell’imminente edizione, che sotto lo slogan “Let's go green together!” avrà come Paese partner la Danimarca (vedi nostro articolo), la vetrina delle novità nella Green City, padiglione 1A, offrirà una straordinaria panoramica di tutte le tendenze della stagione florovivaistica. Lo storytelling più intelligente riguardante colture perenni e arbusti riceverà il prestigioso riconoscimento "Show Your Colours Award” nel padiglione 10.

La digitalizzazione del florovivaismo
Oltre alle varietà vegetali, varrà la pena, soprattutto per i visitatori floricoltori, dare uno sguardo attento al settore tecnico. In tutto il padiglione 3 e in alcune sezioni della Galleria e del padiglione 7 si troveranno infatti macchinari, serre, una vasta gamma di terricci e concimi e di tutto ciò che serve a rendere efficiente la coltivazione delle piante e le successive fasi di trattamento e commercializzazione. A tale proposito, un tema centrale della fiera sarà la crescente digitalizzazione della filiera florovivaistica, così come illustrato dall’esposizione didattica nell’Infocenter Gartenbau. Qui sarà possibile vedere gli sviluppi digitali del florovivaismo nei comparti del monitoraggio, delle tecnologie meccaniche automatiche, della formazione e della gestione aziendale. L’Infocenter Gartenbau tornerà inoltre ad essere la piattaforma di presentazione delle associazioni professionali del settore del verde: istituzioni attive nell’ambito della consulenza, della scienza e della ricerca forniranno informazioni e consulenze.

Un paradiso per i fioristi
Ipm Essen proporrà ai fioristi una gamma completa di opportunità nel cuore del polo espositivo, occupando gli interi padiglioni 6-8: qui circa 200 espositori presenteranno coprivasi e fioriere, ceramiche, cesti di vario genere, candele e decorazioni per rendere più accattivante l’attività dei fioristi. Qui inoltre si potranno trovare prodotti promozionali per i punti vendita, come ad esempio le cartoline di auguri. Imperdibili gli show floreali, fra cui quelli di due campioni mondiali come il coreano Alex Choi e il norvegese Stein Are Hansen, della Green City, al padiglione 1°: delle dimostrazioni che terranno anche conto degli attuali trend di consumo e offriranno ispirazioni ai fioristi in visita. La FDF (Fachverband Deutscher Floristen, cioè l’Associazione professionale dei fioristi tedeschi) sarà disponibile ogni giorno per colloqui informativi. Molti altri nuovi spunti arriveranno ai fioristi da Bloom’s e nel centro creativo g&v. In mostra anche contesti di vendita quasi reali.

Concept di vendita efficaci per garden center e dettaglianti del verde
Nel padiglione 13 i rivenditori scopriranno nuove idee per l’allestimento dei punti vendita. I visitatori potranno qui attraversare un mondo unico di esperienze sul tema del “Family Garden” (il giardino di famiglia), in cui saranno presentati ai responsabili delle vendite al dettaglio del settore del verde concetti di vendita futuristici e attenti alla moda. Anche le conferenze dello Speakers’ Corner offriranno nuovi spunti commerciali.

IPM ESSEN offre ai visitatori specializzati un ricco programma di attività concomitanti che prevede congressi, manifestazioni informative e forum di discussione. Ecco una panoramica i momenti salienti:

Martedì, 23 gennaio 2018
• ore 10.00-11.30 Inaugurazione con assegnazione premi alle novità e INDEGA IPM Innovation Award
• ore 14.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “La grande apertura di Fleuramour 2018”
• ore 16.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Flower Battles (battaglie floreali) per i giovani fioristi di domani”

Mercoledì, 24 gennaio 2018
• ore 10.00-14.00 “Giornata della formazione”
• ore 10.00-13.30 Congresso sulle prospettive del paesaggio
• ore 10.30-13.00 Conferenze organizzate dalla Fondazione “La città verde”
• ore 11.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Two faces (Due facce): lo show della Coppa del Mondo, con i fioristi campioni mondiali Alex Choi e Stein Are Hansen”
• ore 13.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Flower Battles per i giovani fioristi di domani”
• ore 15.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Floral Fundamentals Family Show” (spettacolo di famiglia sui fondamentali del design floreale)

Giovedì, 25 gennaio 2018
• ore 10.30-12.00 Forum su “Carriere e futuro”
• ore 11.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Floral Fundamentals Family Show”
• ore 14.00-17.00 Forum internazionale su florovivaismo e giardinaggio 2017
• ore 14.00 Show dal vivo presso l’FDF-World “Two faces: lo show della Coppa del Mondo, con i fioristi campioni mondiali Alex Choi e Stein Are Hansen”
• ore 15.30 Assegnazione del premio “Show your Colours Award”

Venerdì, 26 gennaio 2018
• ore 12.00 Consegna dei premi ai vincitori della competizione FDF-World
• ore 12.30 Show dal vivo presso l’FDF-World “Two faces: lo show della Coppa del Mondo, con i fioristi campioni mondiali Alex Choi e Stein Are Hansen”

Redazione

In un anno «segnato da siccità, alluvione e incendi con danni per oltre 400 milioni», secondo Coldiretti, l’agricoltura toscana si è fermata a 2,35 miliardi di plv (contro i 2,60 del 2016). Stabili, nonostante il lieve calo della floricoltura, le produzioni del settore florovivaismo, in cui si è visto però un +10% delle vendite. Cresce dell’8% l’agriturismo. A -30% la produzione d’olio. Sopra la media nazionale le aziende di giovani e donne.


Un anno drammatico per le campagne toscane, segnate da eventi calamitosi che hanno inciso pesantemente sulle produzioni: la siccità ha lasciato ferite profonde, stimate dalla Regione in 428 milioni di euro, colpendo un po’ tutti i settori e in particolare seminativi, ortofrutta, miele ma anche vino ed olio.
E’ quanto affermato da Coldiretti Toscana nel comunicato di ieri al termine dei suoi “stati generali” alla presenza dell’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi, durante i quali è stato tracciato un quadro di sintesi dell’agricoltura nel 2017. Secondo le stime dell’associazione di categoria agricola, la produzione lorda vendibile (plv) di quest’anno si fermerà a 2,35 miliardi di euro con un calo del 9,6% rispetto al 2016, che fu anch’esso un anno di crisi con una plv di 2,6 miliardi. Ma in questo contesto generale il settore del florovivaismo (vivaismo e floricoltura) ha registrato produzioni complessivamente stabili, nonostante il lieve passo indietro della floricoltura. Ed è andato bene anche l’agriturismo, cresciuto dell’8% in termini di imprese e di recettività e confermatosi leader nazionale con 4530 strutture, un quarto di quelle presenti a livello nazionale.
Sul versante occupazionale, a fronte di un leggero calo in termine di operai agricoli assunti, si è avuto un incremento delle aziende agricole iscritte all’Inps. Significativo resta l’apporto delle donne, che sono alla guida di circa il 40% delle imprese autonome, così come la presenza di titolari under 40, che sono saliti al 16.5% delle imprese agricole: dati che collocano l’agricoltura toscana sopra la media nazionale per aziende giovani e in rosa.
«Nonostante quest’annata drammatica possiamo segnare alcuni risultati raggiunti – dichiara Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana -. Segnali di nuove opportunità vengono dalle norme introdotte sulla origine obbligatoria in etichetta per latte e derivati, per la pasta e presto per il pomodoro. Dal 19 Aprile 2017 è in vigore l’obbligo di indicare l’origine in etichetta per il latte UHT ed i prodotti lattiero-caseari. Il prossimo 17 Febbraio 2018 scatta l’obbligo dell’indicazione dell’origine in etichetta del grano utilizzato per la pasta, e siamo in attesa della pubblicazione del decreto sul pomodoro per l’indicazione obbligatoria su conserve, sughi e derivati, che vanno nella direzione di tutelare il vero Made in Italy».
«Diverse sono, comunque, le questioni aperte su cui Coldiretti sta lavorando, come l’insostenibile situazione dei danni arrecati dalla fauna selvatica e dai predatori. - sottolinea il direttore di Coldiretti Toscana Antonio De Concilio – Son problematiche che trovano ulteriore esasperazione anche perché le aspettative sulla ripresa dalla crisi che ha duramente colpito l’Europa e l’Italia negli ultimi anni, sono rimaste parzialmente disattese anche nel 2017. Così come le altre economie regionali, anche quella toscana continua a risentire degli effetti della recessione». La situazione congiunturale nel settore agricolo presenta una condizione di difficoltà, ma «nonostante ciò, l’agricoltura resta un settore di punta dell’economia regionale – continua De Concilio - svolgendo funzioni di ordine economico, ma anche ambientale e sociale, garantendo un presidio costante sul territorio e la salvaguardia ambientale, ostacolando la disgregazione delle comunità rurali e favorendo la coesione sociale. Anche sul piano strettamente economico, il valore aggiunto a valle della filiera diviene straordinario, se si pensa al solo valore di esportazioni come quella vinicola con cui si superano i 900 milioni di euro, e che l’export regionale presenta una significativa quota agro-alimentare di oltre 2000 milioni di euro pari al 23% del totale delle esportazioni regionali».
Il 2018 vedrà Coldiretti impegnata nell’espansione del progetto di Campagna Amica, una rete di vendita diretta che nella sola Toscana ha toccato il tetto dei 390.000 acquisti da parte dei cittadini, presso i 75 mercati presenti sul territorio regionale. In pratica un toscano su dieci ha fatto almeno una volta la spesa nei mercati targati Coldiretti, che sviluppano un giro di affari 11milioni e 700mila euro.
La composizione della plv agricola vede al vertice il florovivaismo con oltre il 30% e 760 milioni di euro, unico settore ad avere il segno positivo, seguito dagli allevamenti al 22% con 540 milioni di euro, poi i seminativi al 16% con 380 milioni di euro, che hanno subito un vero e proprio tracollo. Le aziende florovivaistiche censite nella nostra regione sono circa 3.600 e operano su una superficie di 7.500 ettari ripartiti tra vivaismo (6.500 ha) e floricoltura (1.000 ha). Benché contribuiscano per circa il 30% al valore della produzione agricola regionale, rappresentano solo il 3,4% delle aziende agricole e soltanto lo 0.9% della sau (superficie agricola utilizzata) della Toscana. Nel 2017 la produzione è stata stabile, con un leggero calo della floricoltura. Ma Coldiretti ha registrato un forte incremento delle vendite rispetto al 2016, con +10%.
Discorso a parte merita il settore vitivinicolo, che in Toscana può contare su oltre 58 mila ettari di superfici vitate: ha subito una perdita nelle uve raccolte del 36%, ma una riduzione della plv di soltanto il 12%, perché le quotazioni hanno registrato rialzi significativi per le diverse denominazioni, dal 20% fino anche al 40%. Grande è stata la richiesta di export, salita di 5 punti percentuali. La produzione di vino si è fermata a circa 1 milione e 700mila ettolitri e la Toscana rappresenta il 6.3% del vino italiano, attestandosi come sesta regione per produzione. Oltre il 70% dei vini è venduto sui mercati esteri (export 900 milioni di euro). In pratica una bottiglia su cinque di vino italiano bevuta oltre confine viene dalla Toscana.
Riguardo all’olivicoltura, Coldiretti ricorda che «l'oliveto toscano copre 91.500 ettari (l’11% della superficie agricola regionale), con 48mila aziende agricole che caratterizzano fortemente il paesaggio. Mediamente vengono prodotti circa 170mila quintali di olio. Quest’anno la produzione è molto diversificata, con un calo medio del 30%, attestandosi intorno a 120 mila quintali di olio. Le rese particolarmente elevate hanno compensato in parte il calo produttivo». Però, secondo Coldiretti, «le proiezioni per l’olio restano intorno al -4% con contributo in termini di plv di 100 milioni di euro».
Infine la superficie investita a grano è scesa a 80.000 ettari, dei quali 57.000 a grano duro e 23.000 a tenero, e sono circa 7.500 le imprese agricole interessate. Quest’anno la produzione è crollata del 40% fermandosi a 2,2 milioni di quintali. Gli ettari seminati a grano sono diminuiti del 26%.
 
Redazione

Creato il primo elenco ufficiale degli alberi monumentali d’Italia: sono 2407, di cui 2080 (sez. 1) già formalizzati e 327 (sez. 2) in via di iscrizione. Spicca la Sardegna con 285 fra alberi e sistemi omogenei d’alberi. La Toscana, che può vantare il celebre gruppo di cipressi di S. Quirico d’Orcia, è però solo terzultima, e presto sarà ultima perché Molise (51) e Umbria (54) ne hanno diversi nella sez. 2. Al vertice della nostra regione la Provincia di Prato (21, tutti a Montemurlo), seguita da quella di Firenze. Nemmeno uno in provincia di Pistoia, la patria del più importante distretto vivaistico ornamentale. La specie più rappresentata è il leccio (Quercus ilex), seguito dal Cupressus sempervirens.


«Questo primo elenco rappresenta uno strumento utile per diffondere la conoscenza di un patrimonio naturale e culturale collettivo di inestimabile valore. Gli alberi monumentali hanno un forte valore identitario per molte comunità e per questo vogliamo promuovere e valorizzare la loro conoscenza tra i cittadini».
Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ha commentato l’approvazione ufficiale, avvenuta il 19 dicembre con un decreto del Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del suo ministero, del primo elenco nazionale degli alberi monumentali del nostro Paese. L’elenco, diviso per Regioni (con l’eccezione delle due province autonome del Trentino-Alto Adige: Bolzano e Trento), si compone di 2407 alberi (o sistemi/insiemi omogenei di alberi) che si contraddistinguono per l’elevato valore biologico, ecologico, paesaggistico, storico-culturale o religioso che rivestono nei contesti territoriali in cui si trovano ed è il frutto di una intensa attività di catalogazione realizzata, in modo coordinato e sinergico, dal Mipaaf, dalle Regioni e dai Comuni, che la legge indica come diretti operatori del censimento. Ai soggetti istituzionali si sono aggiunti per il supporto scientifico il Centro di ricerca per l'agrobiologia e la pedologia del Crea, e per le preziose attività di segnalazione enti parco, istituti scolastici, professionisti agronomi e forestali, associazioni ambientaliste e cittadini.
L'elenco degli alberi monumentali, appartenenti a specie autoctone e alloctone, è costituito da individui singoli, filari, gruppi e alberature, radicati in contesti agro-silvo-pastorali o urbani. Esso è suddiviso in due sezioni: la Sezione 1, pari a 2080 unità, che accoglie gli alberi che hanno già completato l’iter burocratico e sono quindi già formalmente iscritti; la Sezione 2, che comprende 327 alberi o insiemi di alberi già censiti ma il cui iter non è ancora terminato (ma che fra 120 giorni entreranno automaticamente a far parte della Sezione 1, salvo osservazioni o ricorsi amministrativi). Le due sezioni dell’elenco possono essere consultate sul sito istituzionale del Mipaaf www.politicheagricole.it, in cui è stata creata un’apposita area dove sono indicate caratteristiche e geolocalizzazione dei monumenti verdi. L'approccio valutativo che ha portato all'attribuzione del carattere di monumentalità e quindi all'iscrizione in elenco degli alberi o insiemi di alberi non è stato attento solo al contesto ambientale e può essere riassunto nei seguenti criteri: età e/o dimensioni; forma e portamento; valore ecologico; rarità botanica; architettura vegetale; pregio paesaggistico; valore storico, culturale, religioso. Per alcuni degli alberi è in vigore o è stata presentata una proposta di “dichiarazione di notevole interesse pubblico” ai sensi dell’art. 138 e seguenti del “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42), a cui si lega una specifica disciplina di tutela e valorizzazione rispondente alle loro peculiarità.
Come si può vedere nel sito web del Mipaaf, tra le 20 regioni italiane (accorpando i dati delle due province autonome di Bolzano e Trento), quella che ha attualmente il numero più alto di alberi (e/o sistemi omogenei di alberi) monumentali nella Sezione 1 (iter amministrativo terminato) è la Sardegna, con ben 285 unità. Seguono il Piemonte (164), il Friuli-Venezia Giulia (139), il Trentino-Alto Adige (131: Bolzano 44 e Trento 87), le Marche (123), la Lombardia (121), la Valle d’Aosta (112), il Veneto (110), l’Emilia-Romagna (107), la Basilicata (104), la Liguria (93), la Sicilia (88), la Calabria (83), l’Abruzzo (73), la Campania (69), il Lazio (62), la Puglia (56), la Toscana (55), l’Umbria (54) e il Molise (51). Ma la Toscana sarà presto all’ultimo posto, se si considera che le regioni che la seguono hanno diversi alberi nella Sezione 2 in attesa del perfezionamento della procedura amministrativa (il Molise 66 e l’Umbria 12), mentre la Toscana nessuno.
Concentrandoci sulla nostra regione, le Province che annoverano più alberi monumentali nell’elenco ministeriale sono Prato con 21 unità (tutte nel Comune di Montemurlo), Firenze con 19 (di cui 7 a Reggello, 4 a Fiesole, 4 a Fucecchio e 3 a Vinci), Siena con 7 (a Castiglione d’Orcia 6 e 1 a San Quirico d’Orcia: il suo celeberrimo gruppo di cipressi immortalato in tante cartoline e fotografie), Lucca con 4 (di cui 3 a Capannori). Sorprendente, dal punto di vista del marketing territoriale, l’assenza di alberi monumentali censiti nella provincia di Pistoia, la patria del più importante distretto vivaistico ornamentale d’Italia. Passando alle specie, la più rappresentata in Toscana è il leccio (Quercus ilex) con 7 alberi monumentali, seguita dal cipresso comune (Cupressus sempervirens).
 
L.S.

Si è svolto questa mattina al Roma Eventi Fontana di Trevi il confronto su “Forum Pac Post 2020. Le tre A italiane: Agricoltura, Ambiente, Alimentazione”. Si è trattato di un momento di approfondimento del Mipaaf sul futuro di alimentazione e agricoltura, partendo dal dibattito aperto sulla dotazione di una nuova Politica agricola comune europea post 2020.

 
Semplificazione, tutela del reddito degli agricoltori, valorizzazione della diversità agroalimentare, recupero degli sprechi alimentari, sostenibilità dei modelli produttivi: sono queste alcune delle priorità affrontate nei panel di lavoro ai quali sono intervenuti i rappresentanti delle organizzazioni agricole, della filiera agroalimentare, del terzo settore oltre a Regioni e Parlamento italiano ed europeo.
«Un piano strategico nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico - afferma il ministro Maurizio Martina - può essere la grande occasione che avremo con la nuova Pac. Gli strumenti che possiamo mettere in campo sono infrastrutture irrigue, assicurazioni per gli agricoltori, attenzione al benessere animale a cui aggiungere rafforzamento del lavoro sui big data, innovazione tecnologica, agricoltura di precisione e riduzione dell’impatto ambientale delle colture. È un’occasione storica per semplificare davvero, non andrà sprecata con la creazione di nuova burocrazia».
«Vogliamo una Pac più flessibile e focalizzata - aggiunge Martina - per affrontare le sfide chiave che abbiamo di fronte. È prioritario dare garanzia concreta di un equo tenore di vita per gli agricoltori, della protezione dell'ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici. La discussione di oggi ci richiama ad impegni precisi, a cominciare dalla conferma dei finanziamenti, necessari per consentire alla nuova Pac di giocare un ruolo strategico nell'agenda di sviluppo sostenibile dell'intera Unione. È evidente il grande lavoro che c’è da fare per una programmazione che abbia una dimensione sempre più globale e sia in grado allo stesso tempo di valorizzare al meglio la diversità dell'agricoltura europea. La Pac del futuro deve infatti salvaguardare un modello di sviluppo unico al mondo, in grado di fornire garanzie al consumatore in termini di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Per questo è giunto il momento di armonizzare le regole in materia di origine dei prodotti agroalimentari. I consumatori devono essere messi nelle condizioni di conoscere sempre da dove viene e chi ha prodotto il cibo che consumano. Armonizzare a livello europeo le norme sull’origine dei prodotti agroalimentari non significa alterare le regole del mercato interno, che invece trarrebbe grande beneficio da questo processo, ma rispondere a una precisa domanda dei cittadini, sempre più consapevoli e informati. È in questa direzione che dobbiamo andare e su questo punto non siamo disposti a fare passi indietro.»
Nel corso dell’iniziativa sono intervenuti Ferdinando Ferrara (Capo di Gabinetto Mipaaf), Giuseppe Blasi (Capo Dipartimento Mipaaf), i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura, CIA, Copagri e Alleanza Cooperative Italiane su “Agricoltura: competizione e tutela del reddito degli agricoltori”, gli esponenti di WWF Italia, Legambiente, UNCEM e Banco Alimentare su “Ambiente: la sfida della sostenibilità e della cura del territorio”, quelli di Federalimentare, GDO, Associazione consumatori e Italmercati su “Alimentazione: dare valore alla filiera”, Paolo De Castro (Vice Presidente Commissione Agricoltura Parlamento europeo) sul tema “Dall’Omnibus alla Pac post 2020” e infine Carlo Hausmann (Commissione politiche agricole Conferenza Stato-Regioni) per fare il punto sulla posizione delle Regioni sulla nuova Pac.
 
Redazione