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Pubblicato il report dell’attività operativa a tutela del made in Italy agroalimentare dell’Icqrf (l’Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf) nel 2017. Su oltre 25 mila operatori e 57 mila prodotti controllati, irregolarità nel 15,7% dei prodotti. Sono 455 le notizie di reato. Sequestri per 22 mila tonnellate. Su vino e olio d’oliva «l'ICQRF svolge il maggior numero di controlli antifrode al mondo». Grande attenzione al web: continua la collaborazione con Alibaba ed eBay, risultati anche su Amazon.

 
«Questi numeri dimostrano il ruolo guida dell'Italia sul fronte dei controlli. Siamo i primi in Europa e all'avanguardia sul web dove siamo in grado di rimuovere i falsi prodotti di qualità certificata dagli scaffali virtuali delle piattaforme e-commerce. Tutelare le nostre produzioni vuol dire non solo rafforzare il marchio italiano sui mercati internazionali ma anche garantire più sicurezza ai nostri consumatori. Un grande lavoro che vede impegnati quotidianamente gli uomini e le donne dell'Icqrf e degli altri organismi di controllo del Ministero a difesa del vero Made in Italy».
E’ la dichiarazione con cui ieri il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina ha commentato l’annuncio del suo ministero che è stato messo online il report dell'attività operativa dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) relativo al 2017. Un rapporto dettagliato su tutte le azioni svolte contro le frodi, i fenomeni di Italian sounding e le contraffazioni ai danni del vero made in Italy agroalimentare e dei consumatori.
L’anno scorso sono stati eseguiti 53.733 controlli, di cui 40.857 ispettivi e 12.876 analitici. Gli operatori verificati sono stati oltre 25.000 e i prodotti controllati oltre 57.000. Le irregolarità rilevate hanno riguardato il 26,8% degli operatori, il 15,7% dei prodotti e il 7,8% dei campioni.
Gli ispettori dell'Icqrf, che hanno la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria, anche nel 2017 hanno portato a termine, su delega della magistratura, importanti azioni a contrasto della criminalità agroalimentare: 455 le notizie di reato inoltrate all'Autorità giudiziaria; 22.000 le tonnellate di prodotti sequestrati per un valore complessivo di oltre 103 milioni di euro.
Elevate 3.715 contestazioni amministrative, a cui si aggiungono 3.131 diffide emesse nei confronti degli operatori in attuazione del decreto "Campolibero".
I controlli hanno riguardato tutta la filiera agroalimentare: dei 53.733 eseguiti, l'88% ha interessato i prodotti alimentari e il 12% i mezzi tecnici per l'agricoltura (mangimi, fertilizzanti, sementi, prodotti fitosanitari).
Con riferimento ai settori agricoli: 17.527 controlli hanno riguardato il settore vitivinicolo, 7.843 l'oleario, 5.086 il settore della carne, 4.977 il lattiero caseario, 2.708 l'ortofrutta, 2.406 i cereali e derivati, 1.971 le conserve vegetali, 733 le sostanze zuccherine, 793 il miele, 613 le bevande spiritose, 518 le uova e 1.967 gli altri settori. «Per quanto riguarda il vino e l'olio d'oliva – si legge nel comunicato del Mipaaf - l'Icqrf svolge il maggior numero di controlli antifrode al mondo».
A livello internazionale e sul web, l'attività dell'Icqrf di tutela del Made in Italy agroalimentare ha raggiunto risultati rilevanti. L'esperienza nei controlli ex officio e sul web è una best practice europea sia per la Commissione che per EUIPO. Gli interventi effettuati all'estero e sul web sono stati 2.202. 
Su internet, in particolare, è stata confermata nel 2017 la cooperazione con Alibaba ed eBay e sono stati raggiunti risultati di rilievo anche su Amazon. Lo scorso anno, a tutela delle produzioni italiane, sulle tre piattaforme di commercio elettronico sono stati effettuati 295 interventi, con il 98% di successi.
 
Redazione

Da domani il Festival della Canzone italiana di Sanremo sarà impreziosito da bouquet e composizioni floreali made in Liguria realizzati da fioristi di tutta Italia: ecco i nomi uno per uno. L’Associazione Piante e Fiori d’Italia punta sull’abbinamento fra fiori e piante aromatiche liguri. 

 
La filiera dei fiori made in Italy farà da sfondo da domani alle prove canore della 68^ edizione del Festival della Canzone italiana di Sanremo. In primo piano i fiori e le erbe aromatiche della Riviera ligure. Ma anche una selezione di fioristi provenienti da varie parti d’Italia.
Per il terzo anno consecutivo l'Associazione Nazionale Piante e Fiori d'Italia presieduta da Cristiano Genovali, in collaborazione con la Guida i Fioristi Italiani e Pianeta Fiore, si occuperà degli allestimenti floreali sul red carpet e all’ingresso del Teatro Ariston, e della realizzazione dei numerosissimi bouquet che saranno offerti agli ospiti d'onore e ai cantanti durante la manifestazione. 
Nell’attesa che domani si disvelino le altre sorprese e novità annunciate sul fronte floreale nel comunicato di Piante e fiori d’Italia del 31 gennaio, già ieri era stata completata la facciata floreale del Teatro dell’Ariston di Sanremo (vedi foto tratta dalla pag. Facebook di Piante e Fiori d’Italia). Allestimento che colui che scrive non trova particolarmente originale, né esteticamente degno di nota. Anche se verosimilmente dal vivo l’effetto estetico sarà migliore, grazie soprattutto alla qualità dei fiori e all’abilità sul piano artigianale dei fioristi. 
Più interessante sembra un altro aspetto del progetto floreale di Sanremo: la squadra dei fioristi selezionata realizzerà i bouquet per cantanti e vip mettendo in risalto i bellissimi fiori della Liguria abbinati agli aromi coltivati nella Riviera di Levante. Nella prima giornata i fiori tipici di Sanremo (ranuncoli, anemoni, ginestra, mimose ecc.) saranno così accompagnati dalla maggiorana (considerata simbolo di felicità); nella seconda giornata sarà la volta del timo (da sempre accostato a operosità e diligenza); nella terza serata troveremo la salvia (simbolo di salute e longevità); durante la quarta serata troveremo il rosmarino (simbolo di eternità); e la quinta ed ultima serata sarà dedicata al basilico, simbolo della Liguria intera (secondo alcuni, il nome deriva da basilicus, un drago che uccideva con lo sguardo e contro il quale la pianta rappresentava un valido antidoto, secondo altri deriva dal greco ‘Basilikòs’ e significa ‘regale’).
Ecco comunque l’elenco completo dei fioristi che fanno parte della formazione, già al lavoro dal 31 gennaio. L’ultimo nome è arrivato con la conclusione del concorso Bouquet Festival di Sanremo: è quello del vincitore Francesco Poggiali (RA). Gli altri maestri fioristi sono: Federico Giglio (RM), Elena Crovetto (GE), Diego Lipari (MI), Giuseppe Spurio (RM), Elisa Belloni (RM), Nunzia Di Nunzio (PE), Mara Verbena (SM), David Giovani (GR), Patrizio Bellanti (RM), Emiliana De Cesare (NA), Vincenzo Ingegneri (NA), Pina Di Minni (CH), Gianluigi Scaringella (PZ), Francesco Scaringella (PZ), Antonio Russello (To), Matteo De Paolis (RM), Francesco Andronaco (SV), Anna Maria Procaccini (BN), Ciro Savino (LT), Francesco Mancini (AP), Luigi Iodice (NA), Emanuela Valente (GE), Chicco Pastorino (GE), Chiarina Dellepiane (GE).
Per i bouquet verranno utilizzati fiori di stagione e fronde verdi forniti grazie al prezioso contributo del Mercato dei Fiori di Sanremo e dei suoi floricoltori.
 
Lorenzo Sandiford

Dal 21 aprile al 6 maggio 2018, l’11^ edizione di Euroflora invaderà i Parchi di Nervi in un percorso esperienziale fiorito di 5 km tra giardini e ville affacciati sul mare. Arturo Croci: «oggi il settore ornamentale italiano esporta circa 700 milioni di euro (l’Olanda 4,7 miliardi), ma la bilancia import-export è ancora in attivo di 180 milioni, anche se l’Italia è diventato un paese importatore, specialmente per i fiori recisi»; il consumo pro-capite è sceso da 70 euro di fine anni ’90 a 42.

 
I colori e i profumi di Euroflora, l’esposizione internazionale del fiore e della pianta ornamentale, tornano nel 2018 a Genova, non in fiera, ma nello scenario dei Parchi di Nervi: 86mila metri quadrati e 5 chilometri di percorsi tra giardini e ville storiche affacciati sul mare per un’esperienza immersiva che parte dalla tradizione delle grandi floralies italiane – la prima Euroflora è del 1966, questa sarà l’undicesima – e si sviluppa con un format nuovo e spettacolare.
La rassegna, che si svolgerà dal 21 aprile al 6 maggio, è stata presentata due giorni fa nella sede del Comune di Genova dal sindaco Marco Bucci e dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, oltre che, fra gli altri, dall’architetto paesaggista Egizia Gasparini, autrice del progetto insieme all’architetto Valentina Dallaturca. A tracciare il quadro del settore è intervenuto Arturo Croci, memoria storica del florovivaismo italiano e internazionale.
L’11^ edizione di Euroflora vuole esaltare «la bellezza dei parchi storici arricchendoli con nuove fioriture e con scenografie vegetali che giocano con le forme ed i colori dei fiori e del fogliame. L’acqua, la terra, l’aria ed il fuoco sono gli elementi rappresentati nei quattro quadri da scoprire uno dopo l’altro lungo il percorso principale di visita, in un crescendo di stupore». «Ad accogliere i visitatori – prosegue il testo di presentazione della manifestazione - una scenografia di benvenuto, un pattern di cerchi concentrici realizzato con alti fiori blu e bianchi e cime da barca. “Red Wave – Fuoco” sarà il primo quadro, una distesa di fiori rossi, lingue di fuoco, in cui immergersi in un percorso avvolgente. “Wild Horses – Terra” sarà il secondo, cavalli giganteschi al galoppo sul prato davanti a villa Grimaldi nei pressi delle scuderie storiche, sculture vegetali realizzate con la tecnica della mosaicoltura. Il terzo quadro, “Lago delle ninfee – Acqua”, sarà uno specchio d’acqua perfettamente rotondo, ritagliato nel prato, su cui galleggiano tremolanti al vento ninfee bianche e rosa. L’ultimo, “Soffio del vento – Aria”, sarà una grande scenografia tridimensionale che utilizza il principio dell’anamorfosi: la struttura si rivela man mano che ci si avvicina, per palesarsi nella sua interezza da una determinata angolazione panoramica». 
«Negli anni sessanta – ha detto Arturo Croci, parlando dell’evoluzione del florovivaismo nell’ultimo mezzo secolo - oltre il 90 per cento delle esportazioni italiane di fiori era effettuato dalla Liguria e più precisamente dalla provincia di Imperia. Il mercato al consumo più grande e importante in Europa (oggi circa 8 miliardi di euro) è la Germania e l’organizzazione della rete di importazioni di quel Paese in quegli anni è stata letteralmente fatta dagli esportatori liguri. Negli anni sessanta il consumo di fiori e piante in Italia era limitato prevalentemente al mercato delle ricorrenze e la produzione di fiori e piante praticamente inesistente nel sud del Paese». «Nel corso degli anni – ha aggiunto - l’evento che ha maggiormente promosso la cultura del fiore in Italia è stata Euroflora e la crescita del settore ornamentale è stata enorme: oltre 70 euro di consumo pro-capite alla fine degli anni ’90; oltre 12.000 ettari, 30.000 aziende, 14.000 fioristi, 7.000 garden e plant centres, in totale oltre 100.000 addetti». 
«Nell’ultimo decennio – ha continuato Croci - il mercato ha subito una ulteriore evoluzione, per ragioni economiche, ma anche sociali come effetto della globalizzazione e dell’evoluzione dei sistemi di comunicazione. Le aziende più deboli sono fallite, con alcuni casi clamorosi. Oggi il settore ornamentale italiano esporta circa 700 milioni di euro (l’Olanda 4,7 miliardi di euro). La bilancia commerciale import-export è tuttora in attivo di circa 180 milioni di euro, anche se l’Italia è diventato un paese importatore, specialmente per i fiori recisi. Il consumo pro-capite è sceso a circa 42 euro». «Tuttavia – per lui - il nostro Paese ha enormi potenzialità per l’ulteriore sviluppo del settore ornamentale, niente affatto voluttuario, ma essenziale per l’ambiente, per il turismo e soprattutto per la qualità della vita. Oggi il nostro Paese primeggia in Europa per alcune produzioni di fiori speciali (ranuncoli, anemoni, etc.), per le piante da giardino (Pistoia e le alberature di Canneto), per le piante mediterranee (Albenga, centro e Sud Italia)».
«Molti pensano – ha concluso Croci - che sia una follia organizzare Euroflora in un tempo così veloce e al di fuori del suo contesto storico, la Fiera». Però «in natura non è il più forte che sopravvive, ma colui che sa adattarsi e crescere nelle nuove situazioni».
 
L.S.

Anniversario importante per il progetto pionieristico dedicato alle ecologie urbane e sociali: dopo il successo di Alveari Urbani, premiato a EXPO in CITTA', e il Premio internazionale Timberland, l'edizione 2018 di Green Island presenta grandi novità con il nuovo programma "Gardens" nel quartiere Isola di Milano: installazioni d'artista, eco-design, artigianato, botanica e un concorso per giovani designer di Sarajevo.

 
Gardens è il percorso botanico e sensoriale di eco-design che trasforma il quartiere Isola in un colorato giardino, a cura di Claudia Zanfi/ Atelier del Paesaggio. Si tratta dunque di un progetto proposto per la diciottesima edizione di Green Island, durante la Milano Design Week, dal 17 al 22 aprile 2018. 
Gardens sarà un percorso urbano che già promette di accendere con profumi e colori l'area milanese compresa tra la stazione Garibaldi e il quartiere Isola. Un circuito di vetrine fiorite, segnalato da indicazioni vegetali, vi condurrà lungo le vie della zona con tappa principale allo spazio di eco-design RIVAVIVA Milano, che presenterà un progetto speciale, dedicato ai designer di Sarajevo.
I temi proposti saranno tre: "la stanza dei fiori", un percorso botanico, "la stanza dei legni", percorso artigianale presso Algranti Lab, e "la stanza della creatività, percorso sensoriale presso Momo, Tiger Stazione Garibaldi e altri spazi. 
Il progetto artistico Gardens è ideato da Claudia Zanfi, storica dell'arte e paesaggista, vera anima verde ispiratrice della Milano Design Week di Zona 9, che così spiega l'obiettivo delle varie installazioni: «Fin dalla sua pioneristica nascita nel 2001, il progetto Green Island desidera riportare il cittadino a una dimensione di maggiore armonia tra design e natura; vuole essere un momento di riflessione su temi urgenti quali sostenibilitò, design, artigianato.» Green Island è infatti il primo progetto che ha portato il design per le vie del quartiere Isola, creando una rete di oltre cento realtà locali per lo sviluppo di laboratori artistici e artigianali, realizzando DID-Distretto Isola Design, vincitore del Premio Regione Lombardia per la valorizzazione del territorio.
Il progetto è realizzato in collaborazione con prestigiose istituzioni pubbliche e private, tra cui Comune di Milano; Polidesign; Legno Urbano; Atelier del Paesaggio; Isola Design District. Appuntamento con l'opening e l'aperitivo bio per lunedì 16 aprile, dalle 18 alle 20, al co/spazio eco-designi RIVAVIVA, in via Porro Lambertenghi, 18, zona Isola Milano.

Redazione

Secondo le prime anticipazioni, nel 2017 il fatturato di Royal FloraHolland è cresciuto dell’1,2% grazie a prezzi più alti del 3,9%. Le vendite all’asta, calate al 43,7%, cedono ancora quote a quelle dirette. Crescono in quantità (+0,7%) solo le piante da interno. Per il nuovo amministratore delegato Steven van Schilfgaarde: «il 2018 è l’anno della digitalizzazione nel settore florovivaistico».

 
«Stiamo chiudendo il 2017 con un fatturato di 4,7 miliardi di euro. E’ un aumento dell’1,2% rispetto all’anno precedente. Questa crescita del fatturato è dovuta a prezzi di fiori e piante più alti (+3,9% medio) nonostante la riduzione delle merci consegnate (-1,8%)».
Inizia così la nota con cui Royal FloraHolland ha anticipato nei giorni scorsi alla stampa i propri dati di bilancio del 2017. Annata che si è chiusa con il passaggio di consegne da Lucas Vos al nuovo amministratore delegato Steven van Schilfgaarde. A costui spetterà prima di tutto, stando a quanto dichiarato da FloraHolland al momento del cambio al vertice lo scorso ottobre, il compito di rendere operativa nel 2018 la strategia disegnata dal predecessore: «nell’anno in cui – come dice lui stesso – la digitalizzazione trasformerà davvero il settore florovivaistico con tutte le iniziative annunciate nel corso del 2017».
Tornando ai dati, nel 2017 Royal FloraHolland ha venduto in totale 12 miliardi di articoli. Il fatturato totale dei fiori recisi venduti tramite Royal FloraHolland è stato di 2,7 miliardi di euro. Si tratta di un aumento dello 0,4% rispetto al 2016. Il volume è però diminuito del 2,0%.
Nel comparto delle piante da appartamento, si è registrato un aumento del fatturato dell’1,1%, per un risultato di 1,6 miliardi di euro. Questo incremento è dovuto all’aumento dell’0,7% delle quantità vendute. Anche il prezzo è stato leggermente superiore rispetto allo scorso anno: + 0,4%.
Infine, riguardo alle piante da esterno, il fatturato è cresciuto del 7,1% rispetto al 2016, totalizzando 395 milioni di euro, anche se il volume è diminuito del 2,5%.
Va avanti intanto, e più speditamente di prima, il passaggio dalle vendite all’asta a quelle dirette fra coltivatori e clienti. Nel 2017 c’è stato un trasferimento del 3,7%, contro l’1,9% dell’anno precedente. Così l’anno scorso le vendite sotto l’orologio si sono fermate al 43,7% del fatturato totale di Royal FloraHolland, con le vendite dirette salite pertanto al 56,3%.
Il rapporto dettagliato con i dati definitivi sarà pubblicato più avanti nella relazione annuale.

Redazione

Un'mportante risoluzione dell'Agenzia delle Entrate che chiarisce il regime fiscale applicabile: Coldiretti Pistoia commenta così l'ottima notizia per il vivaismo pistoiese, «premiato il nostro impegno». Concimazione, zollatura, potatura e invasatura rientrano tra le attività di manipolazione delle piante ornamentali ed il regime fiscale a cui sono assoggettati i relativi ricavi è quello su base catastale, analogamente all'attività di produzione.


Concimazione, zollatura, potatura e invasatura rientrano tra le attività di manipolazione delle piante ornamentali ed il regime fiscale a cui sono assoggettati i relativi ricavi è quello su base catastale, analogamente all'attività di produzione. Lo ha chiarito l'Agenzia delle Entrate in una propria risoluzione, emanata il 29 gennaio 2018. Ferma restando la prevalenza della produzione propria, un vivaista produttore -che acquista piante da terzi (per ampliare la gamma produttiva), le sottopone ad attività di manipolazione e successivamente le rivende- consegue ricavi tassati su base catastale.
«Un vantaggio ed un'ottima notizia per il vivaismo pistoiese -commenta Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia- che ha visto la nostra Confederazione impegnata a tutti i livelli istituzionali, perché venisse chiarito un equivoco che ha rappresentato un freno all'attività dei nostri imprenditori».
«Le attività di manipolazione a cui si fa riferimento sono -spiega il direttore di Coldiretti Pistoia-: concimazione e inserimento all’interno del terriccio di ritentori idrici; trattamento delle zolle, al fine di eliminare gli insetti nocivi all’apparato radicale; potatura, steccatura e rinvasatura». Si tratta di attività che necessitano della perizia dell'agricoltore e che conferiscono valore aggiunto alla pianta, al pari della crescita. 
«Sono operazioni dirette a mantenere -aggiunge Ciampoli- gli alti standard qualitativi per cui le piante ornamentali pistoiesi sono famose nel mondo. Meritoria per questo di condizioni di vantaggio, anche per i benefici apportati all'ambiente dal settore che emette ossigeno già in fase di produzione».
È di pochi giorni fa l'ennesimo allarme smog in Italia. Di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto non si può continuare a rincorrere le emergenze ma –sostiene Coldiretti – bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato capace di catturare lo smog. Le piante concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi, ma in Italia ogni abitante dispone nelle città capoluogo di appena 31 metri quadrati di verde urbano, ma la situazione peggiora per le metropoli con valori che vanno dai 22 di Torino ai 17,9 di Milano fino ai 13,6 di Napoli.
Per questo -conclude Coldiretti Pistoia- è importante la risoluzione dell'Agenzia delle Entrate, oltre alle misure di defiscalizzazione degli interventi su giardini e terrazzi, anche condominiali, previsti per il 2018 nell’ultima manovra che introduce un bonus verde del 36%. Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili con un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Redazione

Il presidente di Cia Toscana Centro, Sandro Orlandini, risponde al segretario di Flai Cgil Baccanelli: Cia non ha criticato il salvataggio dei dipendenti di Bruschi, semmai che si siano ignorati i vivaisti creditori (oltre 30 aziende di Cia): «in realtà sono le piante da loro fornite fino al giorno prima dell’accordo Tesi-Bruschi ad aver tutelato i 42 dipendenti di Bruschi (di cui non si sa peraltro quanti siano ancora attivi)». Per il resto, Baccanelli pare sulla nostra linea di pensiero: «Bruschi dovrebbe procedere celermente a soddisfare equamente la platea di creditori; condizione necessaria per ristabilire quei principi di trasparenza, legalità e correttezza calpestati in questa vicenda».

 
Il presidente di Cia – Agricoltori Italiani Toscana Centro, Sandro Orlandini, replica alle dichiarazioni di oggi alla stampa del nuovo segretario provinciale di Flail Cgil, Francesco Baccanelli - che è intervenuto per difendere l’accordo del 2016 fra Tesi Group e Vivai Sandro Bruschi, in seguito alla crisi di Bruschi - ricordandogli che «la Confederazione italiana agricoltori non ha mai criticato il salvataggio dei dipendenti di Bruschi, ma che si siano di fatto ignorati i vivaisti creditori, che vantano crediti stimati attorno ai 10 milioni di euro. Con quali conseguenze per il distretto vivaistico ornamentale è facile immaginare, visto che la stragrande maggioranza di tali vivaisti (fra cui oltre 30 soci di Cia) è pistoiese».
«In realtà – aggiunge Sandro Orlandini – si può legittimamente sostenere che di fatto siano le piante fornite dai vivaisti creditori all’azienda di Bruschi, fino praticamente al giorno prima dell’accordo con Tesi, ad aver consentito sinora la tutela dei 42 dipendenti (di cui non si sa peraltro quanti siano effettivamente ancora attivi e che prospettive abbiano). In ogni caso non è accettabile l’idea che per tutelare i dipendenti di un’azienda si possano ignorare il dovere di onorare i debiti e il problema della sopravvivenza dei vivaisti fornitori, fra l’altro in numero di gran lunga maggiore rispetto ai dipendenti di Bruschi. Con simili premesse il distretto vivaistico sarebbe destinato ad implodere».
«Per il resto delle sue dichiarazioni al Tirreno – conclude Orlandini -, Baccanelli ci pare sulla nostra linea di pensiero: Bruschi dovrebbe procedere celermente a definire il piano di ricomposizione del debito al fine di soddisfare equamente la platea dei creditori (cosa che non ha ancora fatto nonostante che sia passato ben più di un anno). Tale ricomposizione è la condizione necessaria per ristabilire nell’ambito del distretto vivaistico di Pistoia quei principi di trasparenza, legalità e correttezza che sono stati calpestati in questa vicenda».
 
Redazione

A Ipm Essen assegnati i premi del 2018 di Aiph (l’associazione internazionale dei florovivaisti). Il “Produttore internazionale dell’anno 2018” è l’azienda leader delle orchidee Phalaenopsis, Ter Laak Orchids. Esulta Royal FloraHolland: «una pioggia di premi alle imprese olandesi».

 
Il premio “International Grower of the Year 2018” (Produttore internazionale dell’anno 2018) e la categoria “Sostenibilità” a Ter Laak Orchids. La categoria “Fiori recisi” a Jub Holland, con il 4° posto a Holla Roses. La vittoria della sezione “Inspiring Business” (business stimolante) a Kwekerij van Wijgerden.
E’ stata una pioggia di successi olandesi alle premiazioni di Aiph (l’associazione internazionale dei produttori florovivaistici) del 23 gennaio scorso nell’ambito di Ipm Essen, la fiera numero uno al mondo del settore. A sottolinearlo è stata oggi una nota di Royal FloraHolland, partner dei premi di Aiph, che ha voluto rimarcare il primato orange nel florovivaismo.
Del resto è olandese anche il presidente di Aiph, Bernard Oosterom (vedi nostra intervista), che ha così commentato i risultati dei premi: «vorrei congratularmi sinceramente con Ter Laak Orchids e con tutti i nostri vincitori, dopo quella che è stata una favolosa cerimonia di premiazione e la celebrazione del meglio del nostro settore. L'industria dell'orticoltura ornamentale può essere orgogliosa delle numerose e straordinarie imprese che contiene, leader mondiali in materia di innovazione, sostenibilità e sviluppo tecnologico».
In effetti Ter Laak Orchids può essere definita senza timore di smentite una leader mondiale dell’innovazione, grazie alle sue serre di Phalaenopsis dove tutto è automatizzato e digitalizzato, con un macchinario capace di fotografare e archiviare i dati di ogni orchidea in produzione, in uno scenario da Grande Fratello (vedi nostro servizio). Winnar Eduard ter Laak ha così commentato la vittoria: «cerchiamo ogni giorno la massima qualità. Questo è il motivo per cui investiamo continuamente in innovazioni tecniche e nello sviluppo del nostro prodotto. Lo facciamo sempre in modo sostenibile, perché il rispetto per gli esseri umani e il loro ambiente è semplicemente nella nostra natura. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri clienti, fornitori e dipendenti per alzare l’asticella ogni giorno un po’ più in alto. Non investiamo solo nel nostro prodotto, ma anche in relazioni durature. Che i nostri sforzi siano ora premiati con questo importante premio è fantastico!».
 
Ecco l’elenco dei premi:
 
Fiori recisi
ORO – JUB Holland (Jac. Uittenbogaard & Zonen BV). – The Netherlands
ARGENTO – AYURÁ SAS Pride / Eclipse Flowers – Colombia
BRONZO – Saidi-Ronen – Israel
4° POSTO – Holla Roses – The Netherlands / Ethiopia
 
Giovani piante
ORO – Van Belle Nursery Inc. – Canada
ARGENTO – Yunnan YinMore Flower Industry Co., Ltd. – China
 
Piante e alberi
ORO – Ter Laak Orchids – The Netherlands
ARGENTO – Van Belle Nursery Inc. – Canada
BRONZO – Yunnan Weijunkai Garden Engineering Co., Ltd. – China
 
Sostenibilità
VINCITORE – Ter Laak Orchids – The Netherlands
 
Business stimolanti
VINCITORE – Kwekerij van Wijgerden – The Netherlands
 
A questo link altre informazioni e un filmato www.aiph.org/groweroftheyear .
 
L.S.

Sarà la Bulgaria ad avere la presidenza di turno per la prima sessione del Consiglio Agricoltura dell'Unione europea che si terrà il 29 gennaio a Bruxelles. Verrà presentato il programma di lavoro per il semestre e, come da anticipazioni già circolate, in primo piano ci sarà la comunicazione sulla politica agricola comune post 2020.
Sono previsti una serie di dibattiti allo scopo di approfondire il livello dei cambiamenti proposti nel testo delle'Esecutivo della Ue e i risultati verranno redatti a giugno durante la prima riunione informale del Consiglio.
La vecchia Pac potrebbe cambiare, infatti a maggio saranno rese note le proposte di Bruxelles sul prossimo quadro finanziario pluriennale dell'Unione 2021-2027 e di conseguenza anche il destino finanziario della politica agricola potrebbe mutare. Molto dipenderà dall'ammontare dei futuri finanziamenti e su questo ci sono sostanziali differenze di pensiero tra i vari paesi. L'Italia ha puntato sull'ipotesi di cofinanziare gli aiuti diretti per diminuire gli effetti dei possibili tagli, Spagna e Francia sono su posizioni opposte. La Germania risulta quindi decisiva. Qui il rilancio del progetto europeo potrebbe fare da collante per la nuova coalizione.
Grazie ai rapporti della Commissione il Consiglio continuerà a monitorare i mercati con particolare attenzione ai cambiamenti dei prezzi e della produzione del settore bieticolo-saccarifero, per la prima volta alle prese con la campagna di commercializzazione senza quote.
Si spera di iniziare ad esaminare la proposta di regolamento, che verrà presentata ad aprile, e che riguarderà il rafforzamento del settore agricolo all'interno della filiera e il contrasto alle politiche commerciali sleali. Inoltre la Francia presenterà le conclusioni della conferenza sulla Xylella che si è tenuta lo scorso 1 dicembre a Parigi.

Redazione

Il battesimo di Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro il 19 gennaio a Campi Bisenzio: la fusione di Cia Pistoia e Cia Firenze-Prato porta in dote oltre 4500 soci agricoltori. Il direttore è Sandro Piccini e il neo presidente è Sandro Orlandini, che commenta: «sì all’agricoltura multietnica per sostenere il ricambio generazionale, ma solo nel rispetto delle leggi, che devono essere più semplici per favorirne la piena applicazione». Il presidente nazionale di Cia, Scanavino: lavoriamo a una norma attuativa del nuovo regolamento europeo fitosanitario che lo snellisca. Il presidente toscano Brunelli: Toscana Centro rappresenta più della metà del Chianti Classico.

 

Tra i punti del programma: no ad Atc con contributi per i danni dei selvatici che escludono molti agricoltori; agli olivicoltori (1500 soci) supporto nella sfida della qualità e innovazione; per la viticoltura (oltre 500 soci) rivitalizzazione dei consorzi; sul florovivaismo (388 soci) una piattaforma per le piccole e medie imprese vivaistiche piegate da caso Bruschi e tempi di pagamento; buone prospettive per i 160 agriturismi e per la filiera del bosco; sì convinto al biologico, ma c’è spazio anche per altri tipi di agricoltura. 
Un soggetto di rappresentanza agricola con oltre 4500 soci che ha un bacino di potenziale utenza agricola molto grande sia per numero di aziende sia per livelli di fatturato e la quota più alta, fra le articolazioni territoriali in Toscana, della produzione lorda vendibile (plv), grazie soprattutto alla forte presenza di aziende vivaistiche, vitivinicole e agrituristiche. E che abbraccia, oltre a tutta l’area metropolitana pianeggiante Firenze-Pistoia, la montagna pistoiese e il Montalbano, il Mugello e il Chianti. Con due elementi che più lo contraddistinguono, pur in un sistema agricolo policentrico e diversificato in cui sono presenti un po’ tutti i comparti, dal bosco fino alla zootecnia: 1) la concentrazione di aziende florovivaistiche (distretto vivaistico ornamentale di Pistoia più una parte del distretto floricolo interprovinciale Pistoia-Lucca: la Valdinievole); e 2), in una regione dove l’olivicoltura è diffusa ovunque, la specificità di coprire l’intera filiera olivo-olio (vivaismo, coltivazione, estrazione, commercializzazione), dal vivaismo olivicolo di Pescia ai produttori e frantoi e stabilimenti di confezionamento nelle sue tre province (da Valdinievole e Montalbano alle colline intorno a Firenze, compreso il neo distretto biologico di Fiesole, in gran parte vocato all’olivicoltura).
Questo, in sintesi, l’identikit di Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro (in breve Cia Toscana Centro), la nuova articolazione territoriale della Confederazione italiana agricoltori, nata per la fusione di Cia Firenze-Prato e Cia Pistoia e battezzata oggi con l’assemblea elettiva che ha sancito la presidenza del candidato unico Sandro Orlandini, ex presidente di Cia Pistoia; con la direzione affidata a Sandro Piccini, proveniente da Cia Firenze. Un’assemblea che si è svolta a Villa Montalvo, a Campi Bisenzio, e che ha visto la partecipazione di importanti esponenti istituzionali e politici locali e nazionali, proprio a pochi giorni dalla scandalosa scoperta nella piana circostante di coltivazioni di ortaggi cinesi illegali. Tema scottante su cui, in linea con quanto affermato dal presidente di Cia nazionale Dino Scanavino qualche settimana fa all’Accademia dei Georgofili, il neo presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini si è così espresso: «sì all’agricoltura multietnica per sostenere il ricambio generazionale, ma solo nel rispetto delle leggi, che devono essere più semplici per favorirne la piena applicazione».
Il programma di mandato presentato da Sandro Orlandini si prefigge di dare risposte efficaci sia ai problemi trasversali dell’agricoltura nelle tre province di Firenze, Pistoia e Prato, sia a quelli specifici emersi in ciascuno dei principali settori. Fra i primi, Orlandini ha citato i danni alle attività agricole degli animali selvatici, in particolare gli ungulati. Fra indennizzi insufficienti da parte degli Atc (ambiti territoriali di caccia), selvatici in sovrannumero e “opere di prevenzione” facilmente violate da essi, ha fra l’altro detto Orlandini, «i nostri agricoltori si sentono letteralmente “disarmati” ed impotenti di fronte a questo flagello. Ci sarà molto da lavorare sugli Atc appena riformati e un punto da chiarire al più presto è quello del passaggio dal sistema degli indennizzi a quello dei contributi, che per via della soglia minima rischia di mettere fuori gioco molti agricoltori».
Altro grande problema trasversale sono le calamità naturali conseguenti al cambiamento climatico, che Orlandini ha analizzato in relazione all’impatto che hanno sull’olivicoltura, ambito in cui Cia Toscana Centro può vantare, contando anche i piccoli olivicoltori, circa 1500 associati (1000 da Firenze e Prato, 500 da Pistoia). «Gelate tardive, colpi di calore primaverili ed estati troppo umide e piovose (o troppo calde e siccitose) – ha detto - hanno di fatto portato, a volte combinate agli attacchi di insetti nocivi e vari agenti patogeni, un forte ridimensionamento produttivo. Proprio quando, nonostante i costi di produzione spesso ancora troppo alti, c’è una domanda disponibile a riconoscere agli oli di qualità prezzi remunerativi». Per Orlandini le risposte ai problemi dell’olivicoltura stanno nella qualità e negli oli a denominazione (Toscano Igp ecc.), nella tracciabilità e nell’innovazione, ma «è necessario anche realizzare nuovi impianti e aumentare le superfici olivate».
Riguardo alla viticoltura, che in Cia Toscana Centro significa oltre 500 aziende (318 a Firenze-Prato e 188 a Pistoia) «nonostante i grandi investimenti realizzati dal settore agricolo nel rinnovamento dei vigneti, i problemi non mancano», ha affermato Orlandini, a cominciare dalla «grande volatilità dei prezzi», che non consente di fare programmi a lungo termine. «Il ruolo dei consorzi in questo momento è determinante e la Cia, tramite le proprie espressioni, deve essere di pungolo a rivitalizzare questi strumenti indispensabili nella programmazione. I consorzi non possono essere visti solo come una gabella dai produttori, ma devono essere a fianco del mondo della produzione per stabilizzare i prezzi, rendere remunerativo il prodotto vino e consentire alle nostre imprese di essere in grado di sostenersi economicamente».
Grandissima attenzione, poi, al florovivaismo, che da solo contribuisce in maniera imponente alla plv agricola regionale e anche a quella delle imprese di Cia Toscana Centro (che conta 388 aziende orto-florovivaistiche: 339 a Pistoia, 49 a Firenze-Prato). Sul vivaismo ornamentale del distretto pistoiese è stato presentato un ordine del giorno dedicato all’impatto negativo del caso Bruschi sulle piccole aziende fornitrici, in cui è scritto che per salvare i 42 dipendenti della Vivai Bruschi tramite il subentro di Giorgio Tesi Group si sono sostanzialmente messe a rischio circa 400 persone delle aziende creditrici, e alla necessità di una «piattaforma» per risollevare le sorti della piccola e media impresa vivaistica piegata dalla lunghezza dei tempi di pagamento, Riguardo alla floricoltura della Valdinievole, due sono gli obiettivi del programma: rilancio del Mercato dei fiori di Pescia e della cooperativa Flora Toscana.
Anche nella filiera del bosco Cia Toscana Centro, ha detto Orlandini, «continuerà ad avere un ruolo guida (già espresso a nome di Cia nazionale nel Tavolo della filiera del legno). Grazie anche al supporto di Aiel-Cia (l’associazione italiana delle energie agroforestali di Cia), si punterà allo sviluppo delle imprese forestali e alla valorizzazione delle biomasse legnose, continuando ad utilizzare ove possibile lo strumento dei Pif (Progetti integrati di filiera)». Molto interessanti poi i numeri degli agriturismi di Cia Toscana Centro: già in partenza sono associate 160 aziende agrituristiche nelle tre province. «Alcune di queste sono già fattoria sociale o fattoria didattica – ha ricordato - e hanno chiesto un’attenzione particolare che riteniamo doverosa nei confronti di un segmento che ha buone prospettive future, vista l’esigenza di servizi di tipo sociale nelle aree rurali, a cui l’ente pubblico da solo fa fatica a dare risposte adeguate. La multifunzionalità nel suo insieme è ormai un valore aggiunto della nostra agricoltura, una componente che garantisce nuove attività e un reddito in altro modo improbabile da raggiungere, specialmente nelle aree svantaggiate e marginali».
Da ricordare inoltre il capitolo agricoltura biologica, che vede Cia all’avanguardia da anni grazie ad Anabio, organizzazione che ha precorso i tempi. Questo settore è in costante crescita e la Toscana oggi, con oltre 4 mila operatori, è tra le prime cinque regioni italiane e la prima per numero di trasformatori di prodotti bio. Cia Toscana Centro crede nel vantaggio competitivo dei metodi di coltivazione biologica, vista l’alta domanda dei consumatori «sempre più consapevoli e attenti alla salubrità dei prodotti alimentari» e alla «gestione sostenibile e virtuosa del suolo e dell’ambiente». Via libera dunque alla promozione dei distretti biologici, che possono essere un valore aggiunto, ma senza posizioni oltranziste, perché c’è spazio per altre forme di agricoltura e per la qualità produttiva anche fuori dai confini del biologico.
Il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino, concludendo i lavori, ha commentato il programma ricordando fra l’altro, sul florovivaismo, che il «nuovo regolamento fitosanitario europeo, che impone di trattare e tracciare le piante quasi come fossero animali, potrebbe significare un appesantimento burocratico enorme per le aziende florovivaistiche, per questo si sta lavorando alla definizione di una norma attuativa italiana che corregga per quanto possibile gli eccessi burocratici comunitari». Sull’olivicoltura ha detto: «dobbiamo individuare, anche con l’aiuto del vivaismo olivicolo, un’olivicoltura capace di livelli produttivi più alti pur conservando la biodiversità che la contraddistingue».
Mentre Luca Brunelli, presidente di Cia Toscana, ha rimarcato che la creazione di Cia Toscana Centro è «una razionalizzazione che consente economie di scala, e di rafforzare l’offerta di servizi qualificati ai soci, con benefici anche sul livello politico-sindacale». Riguardo alla nuova articolazione territoriale, ha osservato che essa «rappresenta la parte maggiore del Chianti Classico, un onore ma anche una importante responsabilità» e che l’unificazione in essa di tre grandi comparti produttivi come vitivinicoltura, olivicoltura e florovivaismo, può dare un grosso contributo a quella promozione unitaria dell’agricoltura toscana che auspico».
 
Redazione