Se in agricoltura l'occupazione si sta riprendendo, nei boschi sta invece scomparendo: in venti anni si sono dimezzate le giornate di lavoro nelle aree di montagna italiane, passando da 89 milioni a 47 milioni. L'analisi sulla questione svolta da Coldiretti parla chiaro: 320 mila aziende agricole sono state costrette a chiudere e 2,2 milioni di ettari di sau coltivata sono scomparsi.
Non si tratta solo di economia agricola di montagna, ma di tutta la sicurezza del territorio. Il problema infatti coinvolge anche il rischio frane: più dell'88% dei comuni è oggi esposto a questo rischio. A Trento, durante una giornata di mobilitazione per salvare l'economica che ruota attorno al patrimonio boschivo, Coldiretti ha lanciato l'allarme di fronte al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, e al vice ministro delle Politiche Agricole, Andrea Olivero. Sta diventando sempre più necessario attuare una politica mirata nelle aree boschive per favorire l'inversione di tendenza. Secondo Coldiretti dall'aumento del prelievo di legname dai boschi, che coprono una superficie di quasi 11 milioni di ettari, potrebbero nascere 35 mila nuovi posti di lavoro. In Italia si utilizza solo il 30% della nuova superficie boschiva: su cento nuovi alberi che nascono, se ne tagliano appena trenta, mentre nel resto dell'Europa si preleva mediamente il 60% della nuova biomassa. In Austria addirittura si supera il 90%. In questo modo si andrebbe anche a favorire le importazioni, dato che l'Italia acquista dall'estero più dell'80% del legno necessario per l'industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 3,7 miliardi nel 2015 (con un incremento del 6% nel primo trimestre del 2016). L'Italia risulta inoltre, nell'analisi di Coldiretti, il principale importatore mondiale di legna da ardere per un totale di 3,4 miliardi di chili nel 2015, anche qui con una tendenza all'aumento del 5% nel primo trimestre del 2016. L'industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legna che proviene da altri Paesi come Austria, Francia, Svizzera e Germania.
Dal 21 al 23 settembrel'Associazionenazionalevivaistiesportatorisarà a presente a Flormart per il 67° salone del florovivaismodiPadova. Per l'occasionesaràproposto un viaggionellavarietàdellaproduzionenazionaleattraversounaselezionediimpresedipuntadatutta Italia. Al momentoconfermatediciassette (ma sono in arrivoaltre). Accanto a big come Giorgio Tesi Group e Piante Faro, quindiciaziendemedio-piccole.
Uno spaccato del florovivaismoitalianodalnord al sudattraversounaselezionediimpresedipuntaprovenientidaoltre la metàdelleregioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria. Impresedidifferentidimensioni e diverse specializzazioniproduttive (dallepianteornamentali e forestaliallepiantearomatiche o fiorite, dallecoltivazioni in pienocampo a quelle in vaso e in serra) che ben rappresentano le tanteforme in cuisimanifesta la produzioneflorovivaisticadiqualità in Italia.
E’ ilpercorsoespositivodimillemetriquadri, a curadell’Associazionenazionalevivaistiesportatori (Anve), chesaràpropostoalla 67^ edizionediFlormart, ilsalone del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggiodiPadova in programmadal 21 al 23 settembre 2016, grazie a un accordosiglatoneigiorniscorsifraAnve e il team diFlormart.
«Sonomoltoorgogliosodellaprestigiosa partnership con Anve, a dimostrazione del lavorocheFlormart ha fatto in questimesineimaggioridistrettidisettore – dichiaraDaniele Villa, amministratoredelegatodiPadovaFiere -. Il progettotriennaledirilanciodiFlormartche, ricordo, èiniziatogià con la scorsaedizione, quest'annomette in campoancorpiùcontenutidigrandevalorepensati per soddisfare al meglioil business diaziende e operatori.
Un format innovativo per un Flormart in evoluzione. Assieme ad Anveproporremo un vero e proprioviaggiotra le eccellenze del vivaismoitalianoriconosciute a livellointernazionale e diassolutointeresse per buyer e operatori in arrivo a Flormartdatuttoilmondo».
«Questoaccordo – affermaMarco Cappellini, presidentediAnve - ha un valore politico importante per ilvivaismoitaliano, perchériunisce in unasola area tanteaziendedieccellenzaditutte le regionid'Italia. L’Anvesaràinfattipresente, attualmente, con 17 aziende associate (numerochegià a fine settimanasaràaumentatodialtreaziendevivaistiche e dei partner diservizioconvenzionati con la nostraassociazione) rappresentativedellamaggiorpartedelleregionid’Italia e delle diverse produzionivivaistichechecaratterizzanoquestiterritori. Siamocontenticheciòavvenga al Flormart, cheèstoricamente un puntodiincontro del vivaismonazionaleedinternazionale. Questapresenzaorganizzata e rappresentativadiAnveèilmiglioresempiodi come sipossa fare squadra a livellonazionale in questosettore e di come, superandodivisionianacronistiche e egoismilocali, sipossapromuovereilvivaismonazionale».
Le impreseselezionatedaAnvechehannogiàdatoconfermasono 17, ma superano i 20 centridiproduzione se consideriamocheunadelleaziende in esposizione a Flormart 2016 è la Giorgio Tesi Group, fra le impresevivaistiche leader in Europa per dimensione e varietàdipiantecoltivate (oltre 1500), chesiarticola in cinquefilialiproduttive: la sedecentralediPistoia, altre due in Toscana a Grosseto e Orbetello, una a Piadena (Cremona - Lombardia) e una a San Benedetto del Tronto (AscoliPiceno - Marche). In tutto, diciassetteimpresechevalgono circa 85 milionidi euro allaproduzione.
Al primopostofra le regioni per numerodiimpresepresenti in rassegna, la Sicilia e la Toscana, se contiamoappunto i trecentriproduttividiTesi Group, e BuongiovanniVivaiPiante, aziendapistoieseche, oltre a coltivarepiante, realizzagiardini e parchipubblici. DallaSiciliaarriverà a Flormart un altro big del florovivaismoitaliano,Piante Faro diGiarre in provinciadiCatania, aziendadipunta in Europa per la produzione e commercializzazionedipiantemediterranee, subtropicali e per climiaridi, con 600 ettaridisuperficiecoltivata. Accantoall’aziendadiVenerando Faro, altretreimprese del distrettoflorovivaisticosicilianodiMilazzo (provinciadi Messina) dediteallepiantemediterraneeornamentali, in primisagrumi e olivi:Sicilia VerdediGiambòAntonino, VivaiValentiPiante e PianteImbesi.
L’Abruzzoèrappresentatoda due aziendedellaprovinciadiChieti: Vivai De LaurentisdiCasoli, specializzatanella «produzione in vasoda 3 a 18 litridiconifere, coniferenane e cespugli in varietà», e OasiVivaiPiantediRipaTeatina, che «si pone al verticedellafilieradiproduzione, poichépropaga per taleapianteornamentali, prontamenteutilizzabilidavivaisti». Poi c’è la Lombardiache, oltre ad annoverare la filialediPiadenadiTesi Group, presental’aziendadiprogettazione e realizzazionedigiardiniLambo(San Giovanni in Croce, Cremona).
Tutte le altreregionicopertesono al momentorappresentatedaun’aziendaciascuna. Eccoleuna per una: GlionnaVivaiPiante in provinciadiPotenza (Basilicata), che produce pianteornamentali e forestali e realizzaoperediingegnerianaturalistica; VivaiImperatore in provinciadiCaserta (Campania), che, natanel 1870, ebbetra i suoiclienti la «Real Casa»; Terra AltadiAlbenga (Liguria), che produce, accantoalle rose rampicanti, piantearomatiche e fiorite; VivaiAcciarridiAscoliPiceno (Marche), checoltivapianteadatte al climamediterraneo (alberi, arbustifioriti, siepiecc.);Vivaio Verde Molisea Termoli in provinciadiCampobasso (Molise), checoltivaoltre 100 specie diessenzemediterranee e in particolareilQuercusIlex in contenitore; Compagnia del LagoMaggiore a Verbanianellaprovincia del Verbano-Cusio-Ossola (Piemonte), con le sue 200 varietàdicamelie e 60 varietàdiazalee; VivaiBuemi a Palagiano in provinciadiTaranto (Puglia), che produce pianted’olivo (oltre 30 cultivar) e dafrutto (oltre 50 cultivar) allevate in vasodidimensioni diverse; e, infine,Ideaverde a Perugia (Umbria), checoltivaalberaturemediterranee in cuitrovanoampiospazioilCipresso (Cupressussempervirenspyramidalis), differenziato per clone, e ilLeccio (Quercusilex), coltivatonelleforme ad albero, cono e cespuglio.
Per ulterioriinformazionisulla67esimaedizionediFlormart, e sullemodalitàdiiscrizione come espositori o dipartecipazione come visitatori, sipuòconsultareilsito web del salone del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggioorganizzatodaPadovaFiere.
La multifunzionalità è la scelta vincente dei nuovi produttori a quindici anni dalla legge di orientamento che ha allargato i confini dell'agricoltura. Secondo uno studio di Coldiretti, il 70% delle aziende agricole guidate da giovani under 35 opera con successo in attività connesse che spaziano da trasformazione in azienda dei prodotti agricoli alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche fino ai corsi di cucina “country”.
Proprio l'integrazione con altre attività decreta una maggior redditività dei giovani agricoltori: secondo i dati Coldiretti, infatti, le aziende guidate dagli under 35 hanno una superficie superiore del 54% rispetto alla media e un fatturato più elevato del 75%, con il 50% in più di occupati.
Le tecnologie sono dunque il giusto mezzo per ottimizzare la propria attività agricola e dialogare con i consumatori. Alcuni progetti a firma Coldiretti mettono in campo proprio questa strategia. Ad esempio “Ortiamo” permette a tutti di progettarsi un orto con gli ortaggi preferiti ed aspettare a casa la consegna, oppure decidere di coltivare in modo autonomo o assieme al fattore. Chi ama invece i salumi di qualità può affidarsi a “Adotta un maiale”: si può allevare un maiale allo stato semi brado possibilità di scegliere quali tagli destinare ai salumi e quali utilizzare da essere cucinati “freschi”. O ancora, "iOlive": l'app che permette di tracciare la filiera dell'olio, dalla pianta alla bottiglia, tramite sensori appositi sulle piante e identificazione di codici QR sui dispositivi mobili di tutti i consumatori che hanno scaricato iOlive. Esiste poi l'opportunità di leggere direttamente su smartphone l'etichetta del latte fresco con indicazioni sulle bovine da cui proviene. Sono tanti i progetti che stanno rendendo innovativo un settore considerato “vecchio” come quello dell'agricoltura. Secondo l'analisi di Coldiretti, la metà dei giovani agricoltori è laureata, il 54% ha fatto innovazione e il 74% è contento della scelta fatta. Ma non solo, anche parenti e amici concordano nel 57% con i giovani agricoltori.
Il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino dopo la riunione a Bruxelles dei ministri agricoli europei: «E’ mancata l’ambizione nelle proposte di un esecutivo sempre più ‘stanco’. Provvedimenti sbilanciati sul Nord Europa e settori in sofferenza che restano fuori dagli aiuti, come cereali e carni suine. Adesso prioritario accelerare i tempi di attuazione».
Gran parte delle speranze che gli agricoltori italiani avevano riposto alla vigilia della presentazione del nuovo “pacchetto Ue anti crisi”, sono state disattese da una serie di misure che Cia definisce di accompagnamento e che poco potranno incidere sulla redditività degli agricoltori. Così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commenta il nuovo pacchetto di azioni per i settori in crisi presentato ieri dalla Commissione a Bruxelles durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura europei. «In particolare -spiega Scanavino- i 150 milioni di euro stanziati per il contenimento dell’offerta produttiva di latte sembrano essere un risarcimento per quelle imprese, principalmente del Nord Europa, che hanno aumentato le capacità produttive senza misurarsi con il mercato e sottovalutando le conseguenze sugli equilibri economici. Al contrario, riteniamo che una programmazione produttiva duratura, strutturale e non condizionata alla congiuntura, sia una strada percorribile per ridare ossigeno agli allevatori. Per quanto riguarda il plafond di circa 21 milioni di euro assegnati all’Italia -evidenzia il presidente della Cia- sarà prioritario non sprecare in mille rivoli le risorse ma, piuttosto, utilizzarle su iniziative concrete, compresi possibili interventi di ristrutturazione del sistema imprenditoriale localizzato in territori scarsamente vocati».
«Sullo stesso fronte, la tempistica rappresenta un elemento strategico anche perché, per ora, siamo fermi alle note stampa della Commissione. L’estrema volatilità che caratterizza in particolare il mercato del latte, impone invece un’accelerazione nelle fasi di definizione dei regolamenti esecutivi e d’implementazione nazionale -dice Scanavino-. Al contrario, si rischierebbe di adottare misure controproducenti perché calate all’interno di un contesto diverso rispetto a quello attuale».
Quanto alle altre misure del pacchetto Ue, l’aggiornamento dei prezzi di ritiro per i prodotti ortofrutticoli rappresenta una novità positiva, già avanzata nelle proposte di Cia. «A condizionare il giudizio complessivo, però, non può non esserci la mancanza d’interventi sugli altri settori in sofferenza, a partire dalle difficoltà strutturali delle carni suine e dal crollo dei prezzi cerealicoli, che sta mettendo a rischio la produzione di grano Made in Italy. Forse -conclude il presidente della Cia- l’attenzione su questi temi da parte dell’esecutivo Ue che, sempre di più, mostra segnali di debolezza e stanchezza, è stata distolta dal fatto che alcuni Stati membri dell’Unione non hanno ancora avviato la campagna produttiva».
3 mila imprese con un coinvolgimento di oltre 30 mila addetti: questi i numeri dell'agricoltura sociale ad un anno dalla nuova legge che la riconosceva ufficialmente. Mentre il Crea (Centro ricerche economia agraria) procede a un censimento dettagliato delle imprese agricole attive nel sociale, si dà il via all'istituzione dell'Osservatorio sull'agricoltura sociale, nominato con decreto Mipaaf.
Si confermano dunque le alte potenzialità dell'agricoltura sociale che si è radicata profondamente in Italia a partire dagli anni '70, come ha ricordato Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario della Legge n. 141 del 2015. Il valore intrinseco dell'agricoltura sociale è la sua capacità di rigenerare un welfare di prossimità volto alla promozione umana. Fiorio ha incitato anche i ministeri competenti a emanare al più presto i decreti attuativi utili anche all'insediamento dell'Osservatorio nazionale. Quest'ultimo dovrebbe occuparsi di definire le linee guida dell'agricoltura sociale e di monitorare le iniziative in modo anche da coordinarla con le politiche rurali e di comunicazione.
Dal Forum nazionale Agricoltura Sociale grande soddisfazione per la crescita del settore, che testimonia la capacità di creare prodotti di eccellenza, posti di lavoro qualificati e dignità per le persone. In tempi di crisi come quelli attuali l'agricoltura sociale ridisegna un modello sostenibile ed efficace. Come da definizione, infatti, questo tipo di agricoltura è in grado di creare inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale. Ma anche di dar vita a prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l'ausilio di animali e la coltivazione delle piante. L'agricoltura sociale, infine, mette in campo iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l'organizzazione di fattorie sociali e didattiche.
È inoltre previsto che le Regioni, nell'ambito dei PSR, possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole con particolare riguardo verso lo sviluppo dell'agricoltura sociale. Le istituzioni pubbliche, invece, possono inserire come criteri per l'assegnazione prioritaria delle gare di fornitura di mense, scolastiche ed ospedaliere, la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale.