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Mercoledi 21 settembre, Flormart di Padova e il trade magazine Greenline, organizzeranno il convegno "Il Centro Giardinaggio Cross Canale" dedicato all'evoluzione del sistema distributivo italiano

L’avvento di internet e l’ingresso nella nuova era digitale stanno rivoluzionando il modo di interagire fra domanda e offerta, in particolare nell’anello finale cioè tra i consumatori e i prodotti che intendono acquistare
flormart Oggi il consumatore si informa online, ha gli strumenti per conoscere le esperienze d’acquisto degli altri consumatori, frequenta i punti vendita per avere consulenza e toccare con mano i prodotti più tecnici, per poi concludere l’acquisto privilegiando il prezzo e il servizio che ritiene più opportuno. Uno scenario che spesso allarma, giustamente, i punti vendita, ma che se ben analizzato offre moltissime opportunità di crescita anche per i centri giardinaggio. Basta saperle cogliere nel modo corretto
Nell’incontro verranno affrontate le insidie e le opportunità che i centri giardinaggio stanno vivendo nei primi anni della nuova era digitale: non un convegno sugli scenari, ma un workshop “sul campo” che si propone di offrire risposte concrete e strumenti tangibili a favore dei retailer del verde. Tra i relatori: Paolo Valassi, strategic account development manager di e-Bay, Paolo Montagnini, fondatore di Studio Montagnini e Paolo Milani, direttore editoriale di Greenline. L'incontro si terrà il primo giorno di Flormart, mercoledi 21 settembre, dalle ore 14.00 presso la sala 7B del padiglione 7. L'ingresso è gratuito ma è obbligatoria la registrazione online: per prenotare il tuo posto a sedere registrati qui.
 
Redazione

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Se da un lato si registra un aumento dal 4 al 5% dell'aliquota Iva relativa a basilico, rosmarino e salvia freschi, destinati all'alimentazione; dall'altro si registra una diminuzione dal 10 al 5% dell'aliquota Iva delle stesse piante allo stato vegetativo. Sulle consegne di luglio si applicano dunque le due percentuali.

Si tratta dell'articolo 21 della legge 7 luglio 2016, n.122 (legge Europea 2015/2016), pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.158 del 8 luglio 2016 che entra in vigore il quindicesimo giorno successivo  (dallo scorso 23 luglio 2016). Le novità principali sono tre: aumento dal 4 al 5% dell'aliquota Iva su basilico, rosmarino e salvia freschi destinati all'alimentazione; riduzione dal 10 al 5% dell'aliquota Iva delle piante allo stato vegetativo di basilico, rosmarino e salvia; inserimento fra i prodotti ad aliquota Iva al 5% anche dell'origano, in rametti o sgranato destinato all'alimentazione, che finora scontava l'Iva ordinaria del 22%.
floravivapubb.jpgAttenzione dunque alle consegne effettuate e da effettuare nel mese di luglio: fino al 22 luglio si dovevano applicare le vecchie percentuali (4% d'Iva su basilico, rosmarino e salvia; 10% d'Iva sulle piante di basilico, rosmarino e salvia; 22% d'Iva sull'origano). In caso di fattura anticipata, anche per effetto di avvenuti pagamenti, si applica l'aliquota Iva vigente al momento dell'emissione della fattura. Si ricorda, infine, che per le cessioni di basilico, salvia e rosmarino, effettuate da imprenditori agricoli che adottano il regime speciale Iva di cui all'art. 34 del D.P.R. n.633/72, non cambia la percentuale di compensazione, che rimane fissa al 4%. Applicando dunque l'aliquota al 5% sulle cessioni, i produttori agricoli dovranno versare la differenza dell'1%. 
L'articolo 23 della legge Europea introduce infine una modifica normativa in materia di imposte dirette per i consorzi agrari che sono considerati per legge cooperative a mutualità prevalente. Per questi soggetti l'accantonamento a riserva indivisibile degli utili netti, non soggetti ad Ires, è pari al 50%, inferiore dunque a quello delle generalità delle cooperative (che invece è al 60%).
 
Redazione

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I 15 mila addetti alla lavorazione, al commercio e al trasporto all’ingrosso di fiori freschi recisi, verde e piante ornamentali possono stare tranquilli: i sindacati di categoria Fisascat Cisl, Flai Cgil e UIltucs hanno siglato con l’Ancef, Associazione Nazionale Commercio ed Esportazioni Fiori, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto il 31 dicembre del 2015.

L’intesa triennale e con efficacia retroattiva (dal 1° gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2018) interviene sulla struttura contrattuale, contemplando il livello decentrato aziendale, e sul sistema di relazioni sindacali, con la costituzione di un osservatorio nazionale e delle commissioni paritetiche territoriali. 
floravivapubbPer il trattamento economico il nuovo contratto nazionale riconosce un aumento di 75 euro al terzo livello, da riparametrare per gli altri, oltre agli arretrati che saranno erogati in due volte: a luglio e novembre. L’intervento più importante riguarda comunque il welfare contrattuale. É stata fatta una dichiarazione di intenti sull’adesione al Fondo Est, il fondo di assistenza sanitaria integrativa di settore, oltre all’adesione ai percorsi di formazione professionale erogati da Fondoprofessioni.
Per l'organizzazione del lavoro l’intesa prevede il riposo domenicale e disciplina anche il ricorso al lavoro stagionale correlato ai cicli produttivi del fiore reciso e del verde ornamentale. Il segretario nazionale Fisascat, Vincenzo Dell’Orefice, ha sottolineato in particolare «il recupero di fluidità nell’ambito delle relazioni sindacali in un settore che, seppure di nicchia, rappresenta in alcune economie locali un volano di sviluppo e ripresa occupazionale». L’intesa è stata siglata a Imperia, dove l’occupazione del settore coinvolge circa 3500 addetti, il 20% della forza lavoro del settore. «Dopo anni di crisi il comparto è in ripresa soprattutto nella provincia ligure dove la floricoltura rappresenta un pezzo importante dell’economia territoriale» ha sottolineato il segretario generale della Fisascat Cisl Imperia Savona, Massimiliano Scialanca, che ha sottoscritto l’accordo.
 
Redazione

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Venti veri e propri gioielli di proprietà della Difesa e dell'Agenzia del Demanio potranno essere recuperati e rivalorizzati in un affidamento in concessione fino a cinquant'anni. Il nuovo bando uscirà a settembre, dopo il successo del primo che ha permesso l'aggiudicazione di nove fari, passati da essere un costo per l'amministrazione pubblica a un nuovo introito.

I fari e le dimore storiche sono posti unici per il panorama in cui si inseriscono e per la loro suggestiva bellezza. Sono dislocati in tutta Italia e tutti da ristrutturare e rimettere a reddito. Grazie al bando, previsto per il prossimo settembre, venti di questi saranno dati in concessione a privati e trasformati in hotel, resort o centri ambientalistici. Si va dal Faro di Spignon, sull'omonima isoletta della Laguna Sud di Venezia, al Faro della Guardia, sull'Isola di Ponza, costruito alla fine dell'800, fino al Padiglione di Punta del Pero, a Siracusa, e allo Stand Florio, a Palermo, utilizzato dalla nobiltà palermitana per sport acquatici e tiro al piccione. Nella lista ci sono anche torri nate nel Sud Italia per difendere le coste dagli attacchi dei Turchi, come la Torre Angellara a Salerno. «Non è vero che basta avere un patrimonio per valorizzarlo - ha sottolineato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan - per utilizzarlo bene servono investimenti e prospettive a lungo termine, serve una nuova filosofia, un nuovo approccio strategico della pubblica amministrazione per valorizzare se stessa. In un periodo di tempo lungo ma non lunghissimo le risorse saranno valorizzate».
Il bando del 2015 dimostra il successo dell'idea: secondo quanto rende noto l'Agenzia del Demanio, l'intera operazione, che si sta attivando, comporterà un investimento di circa 6 milioni di euro per riqualificare le strutture, con una ricaduta economica complessiva di circa 20 milioni di euro e un conseguente risvolto occupazionale diretto di oltre 100 operatori. Lo Stato incasserà oltre 340 mila di euro di canoni annui che, in considerazione della differente durata delle concessioni, ammonterà a oltre 7 milioni di euro per tutto il periodo di affidamento. 
 
Redazione

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«Abbiamo confermato lo stesso modello dello scorso anno che ha soddisfatto tutte le attese» ha dichiarato il sottosegretario con delega alla pesca, Giuseppe Castiglione, dopo aver firmato il provvedimento ministeriale di fermo pesca che interessa 2300 imbarcazioni italiane.

L'arresto temporaneo e obbligatorio dell'attività di cattura riguarda le unità autorizzate all'uso del sistema a strascico (reti a strascico a divergenti, sfogliare, rapidi e reti gemelle). Sono circa 2300 le imbarcazioni interessate dal fermo: ovvero il 18% dell'intera flotta da pesca italiana. Percentuale che sale fino al 47 e al 60%, se l'incidenza viene calcolata rispettivamente sulla potenza motrice e sulla stazza. Le prime a fermarsi sono le unità autorizzate all'uso del sistema a strascico iscritte nei compartimenti marittimi da Trieste a Rimini. Lo stop è partito lo scorso 25 luglio e proseguirà per 43 giorni, fino al 5 settembre. Dal 16 agosto al 26 settembre, per 42 giorni, l'arresto delle attività riguarderà i compartimenti marittimi da Pesaro a Bari. Da Brindisi a Imperia l'interruzione sarà di trenta giorni dal 17 settembre al 16 ottobre. Come negli scorsi anni, il fermo obbligatorio per Sicilia e Sardegna sarà disposto con provvedimenti regionali per una durata che non sarà comunque inferiore a trenta giorni.
La compensazione per il mancato reddito degli armatori sarà erogata attingendo alle risorse del Feamp (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca). Per i marittimi imbarcati è prevista invece l'erogazione del trattamento di Cassa integrazione guadagni in deroga, attivata presso il ministero del Lavoro, per l'intera durata del periodo di fermo.
Soddisfazione dalle associazioni professionali di settore per le scelte operate che ricalcano a grandi linee quelle dello scorso anno, sotto il frutto di un buon compromesso tra le esigenze delle diverse marinerie italiane. 
 
Redazione