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credito

Lo studio legale internazionale “Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli&Partners”, in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole, ha presentato un progetto con due prodotti finanziari innovativi, concepiti per modulare interventi finanziari a misura del settore agroalimentare italiano, per cui non è facile percepire le capacità di business. Ismea sta lavorando in parallelo sulle garanzie sussidiarie.

L'occasione è stata quella del convegno organizzato dallo studio legale presso l'Università Luiss, qui si è presentato il progetto Demetra, che fa leva sua due fondi innovativi. Il primo fondo è finalizzato ad acquisire dalle banche, o altri soggetti pubblici e privati, crediti problematici evitando cessioni attraverso i tradizionali canali, quali aste. Il secondo fondo, sottoscritto per cassa da parte di investimenti professionali, sarà orientato a supportare le eccellenze del made in Italy con elevate potenzialità di crescita. 
L'interesse della finanza per il settore dell'agroalimentare italiano deriva anche dal fatto che questo si presenta come un comparto in salute con interessanti prospettive di sviluppo. Anche se si assiste a un peggioramento negli ultimi due anni, l'agroalimentare si ferma al 14% a fronte del 14,8% dell'industria, del 16,5% del commercio, e del 30% delle costruzioni. 
Se le banche sono dunque pronte a concedere più credito, resta fondamentale il ruolo delle garanzie. Proprio su queste sta lavorando Ismea, pronta ad uno schema di revisione delle garanzie sussidiarie. Importante in questo senso anche l'unione di Ismea con Isa al fine di avere un unico punto di riferimento finanziario per le filiere. 
Il ministro Martina ha sottolineato per l'occasione l'importanza di aver riattivato con gli istituti di credito un circuito dedicato al sistema agrifood, investendo su formazione e riorganizzazione degli attrezzi. Il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ha evidenziato come oggi i sistemi fiscali e giuridici particolari siano delle gabbie. L'innovazione può salvare però il settore e diventa dunque determinante l'utilizzo del digitale: purtroppo l'Italia è ancora indietro rispetto alla media europea per la velocità delle connessioni, anche se un nucleo vitale di imprenditori pionieri sta proiettando avanti anche la nostra agricoltura verso una nuova concezione del fare azienda.
 
Redazione

campo di girasoli

A operazioni di raccolta praticamente ultimate, la produzione si attesta a 2,4 milioni di quintali con 85mila ettari come nel 2015, quando gli ettari erano 114mila, quindi nettamente superiori. Dove si concentra il 75% del totale nazionale, ovvero in Umbria, Marche e Toscana, si prevede una qualità ottima con rese in olio tra il 42 e il 45%.

Il prezzo previsto per l'olio si aggira attorno ai 33 euro a quintale, 2 euro in meno rispetto allo scorso anno, mentre il giro d'affari di circa 80 milioni.
Nelle Marche, con una produzione attesa di 870mila quintali, il Consorzio agrario di Ancona, che detiene una quota di mercato del 60% nella provincia e in parte nelle limitrofe, spiega che il girasole è la seconda semina per importanza della regione. Dopo la chiusura degli zuccherifici che ha spazzato via la produzione di barbabietola, chi ha investito nel girasole è stato ricompensato con rese decisamente migliori rispetto al 2015.
L'olio di girasole sta suscitando inoltre sempre più interesse da parte delle aziende di trasformazione. La ricerca genetica potrebbe, in un futuro prossimo, mettere a disposizione un olio di girasole con acidi grassi più insaturi, capace di sostituire l'olio di palma negli impieghi dell'industria alimentare, come ricorda Andrea Novelli del Consorzio agrario di Ancona.
Anche dal Consorzio agrario di Perugia si registra un calo del 30% dei terreni seminati con rese del 25%. Più critica, invece, la situazione in Toscana con cali del 35% nelle province di Pisa e Siena. Le cause, come sottolineato dal Consorzio di Pisa sono molteplici: oltre alla rotazione, la scommessa persa sul grano duro e il problema delle colonie di piccioni che hanno saccheggiato ettari di girasole in poco tempo.

Redazione

caporalato

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che la Camera dei Deputati ieri sera, martedì 18 ottobre, ha approvato definitivamente la legge per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura. Vengono così introdotte maggiori garanzie per la tutela della dignità dei lavoratori agricoli, alcune innovazioni concrete sul lato penale che alzano il livello del contrasto e rafforzate le misure a favore delle imprese agricole in regola. 

«Lo Stato – ha affermato il Ministro Maurizio Martina -  risponde in maniera netta e unita contro il caporalato con questa nuova legge attesa da almeno cinque anni. Ora abbiamo più strumenti utili per continuare una battaglia che deve essere quotidiana, perché sulla dignità delle persone non si tratta. E l’agricoltura si è messa alla testa di questo cambiamento, che serve anche a isolare chi sfrutta e salvaguardare le migliaia di aziende in regola che subiscono un’ingiusta concorrenza sleale. E’ ancora più importante averla approvata oggi che la campagna agrumicola è alle porte. Ringrazio i parlamentari che hanno dato il loro contributo a raggiungere questo risultato. C’è tanto lavoro da fare e una legge da sola non basta, ma le direzione che abbiamo tracciato è inequivocabile. Dobbiamo lavorare uniti per non avere mai più schiavi nei campi».
«Tra le diverse novità – spiega Martina – è particolarmente importante il rafforzamento degli strumenti di contrasto civili e penali. Vengono colpiti i patrimoni con la confisca e viene resa più forte la rete del lavoro agricolo di qualità. Negli ultimi mesi abbiamo lavorato in diverse direzioni nell’ottica del contrasto complessivo del fenomeno. I controlli sono aumentati del 59% in un anno e abbiamo reso operative task force nei territori a rischio dove le ispezioni vengono portate avanti da ispettori del Lavoro insieme a Carabinieri e Corpo forestale. Con la legge compiamo un passo in avanti cruciale».
 
LE PRINCIPALI NOVITA' DELLA LEGGE
 
-  INASPRIMENTO DEGLI STRUMENTI PENALI
 
Con l'intervento normativo si stabiliscono nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento.
 
-  INDENNIZZI PER LE VITTIME
Per la prima volta si decide di estendere le finalità del Fondo antitratta anche alle vittime del delitto di caporalato, considerata la omogeneità dell'offesa e la frequenza dei casi registrati in cui la vittima di tratta è anche vittima di sfruttamento del lavoro.
 
-  RAFFORZATA LA RETE DEL LAVORO AGRICOLO DI QUALITA'
Viene rafforzata la operatività della Rete del lavoro agricolo di qualità, creata nel 2014 con il provvedimento Campolibero e attiva dal 1 settembre 2015. Con la norma si estende l'ambito dei soggetti che possono aderire alla Rete, includendovi gli sportelli unici per l'immigrazione, le istituzioni locali, i centri per l'impiego, i soggetti abilitati al trasporto dei lavoratori agricoli e gli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura. In sostanza si introducono nuove vie sperimentali di intermediazione del lavoro agricolo, affinché si promuova la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Allo stesso tempo si stabilisce l'estensione dell'ambito delle funzioni svolte dalla Cabina di regia della Rete stessa, che è presieduta dall'Inps e composta da rappresentanti di sindacati, organizzazioni agricole e Istituzioni.
 
-  PIANO DI INTERVENTI PER L'ACCOGLIENZA DEI LAVORATORI AGRICOLI STAGIONALI
Con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l'accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L'obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano presentato dai Ministeri del lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell’Interno sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore. 
 
Redazione

slowwine2017

Presentata a Montecatini Terme lo scorso sabato 15 ottobre la settima edizione della guida alle storie di vita, vigne, vini in Italia. «Slow Wine è molto più di una guida, è un manifesto politico: porta con sé tutto il messaggio di Slow Food», così Daniele Buttignol, segretario generale di Slow Food Italia, ha presentato Slow Wine 2017. La novità di quest'anno: il rifiuto dell'uso dei diserbanti chimici in vigna per entrare a far parte della guida.

«La recente storia del vino nel nostro Paese, a partire dallo scandalo del metanolo che nel 1896 ha messo in ginocchio il comparto italiano, segue la storia di Slow Food. Slow Wine racconta proprio questo percorso comune, scrive la storia della grande capacità dei produttori italiani di risollevarsi dopo quella tragedia, del loro impegno a restituire al cibo e al vino il giusto valore. Per questo il mondo del vino può fare da apripista per tutta la nostra economia: il vino non ha ricetta, ma un territorio e dentro ogni bicchiere c’è la storia e l’identità di quel territorio. E questa è la formula vincente per promuovere e valorizzare la nostra produzione agroalimentare, che nell’identità può trovare la vera forza», così ricorda Daniele Buttignol.
Una strada questa, indicata anche dai tre importatori chiamati a condividere con i produttori presenti in platea le strategie giuste per far apprezzare i propri prodotti all’estero. «La Francia si contende con l’Italia il primato di maggiori produttori di vino» ci spiega Bruno Colucci consulente agroalimentare & vino del gruppo Carniato Europe, in Francia: «Gelosa delle proprie eccellenze, difficilmente si apre al vino italiano. Considerate che l’80% dei vini stranieri sono distribuiti dalla Gdo, e qui l’Italia, con i suoi 11 milioni di euro di venduto, arranca dietro Spagna, che vende per 35 milioni di euro, e Portogallo. C’è quindi un margine di progressione enorme. Dobbiamo puntare sul commercio di prossimità, l’unico che può dare una marcia in più alle nostre produzioni».
Altrettanto complicato è sbarcare in Cina, Paese cui molti produttori stanno guardando con crescente interesse. «Il mercato cinese – spiega Alessandro Mugnaioli, sales Advisor Yishang Wine Business Consulting Co.Ltd – condivide molte caratteristiche con quello francese, perché, per i cinesi, il vino è per antonomasia francese. Ma non solo: prima di noi arrivano Australia, Chile e Spagna. Questo anche perché con Australia, Nuova Zelanda e Cile la Cina ha un accordo commerciale che abolisce i dazi. Come entrare stabilmente nel mercato cinese? Attraverso la formazione degli operatori, stiamo lavorando affinché si appassionino al nostro prodotto, anche perché in generale in Cina non si ha nemmeno idea che l’Italia produca vino. Per cui dobbiamo impegnarci per una grande comunicazione di massa e insistere per una promozione di qualità fatta dai consorzi e le cantine. Uno strumento utilissimo sarebbe proprio Slow Wine: il racconto perfetto per soddisfare la grandissima voglia di conoscenza dei cinesi».
floravivaStando ai numeri, dovremmo avere vita facile negli Usa dove da anni conserviamo il primato delle esportazioni. E invece, ci spiegano Iacopo Di Teodoro NYC, Italian Portfolio Manager, Artisanal Cellars e Giuseppe LoCascio fine Wine Sales and Marketing Consultant, US: «Negli States si consumano 340 milioni di casse da nove litri di vino (12 bottiglie) all'anno. Nel 2015, il consumo pro capite è stato di 15 bottiglie. Di questi, due terzi è prodotto domestico, soprattutto californiano. Nel terzo che rimane l’Italia se la gioca con tutti gli altri. Al momento siamo in testa, ma non con un margine altissimo: nove milioni di casse nei primi 4 mesi del 2016, che significa che un terzo di vino importato è italiano. Se poi guardiamo nello specifico i vini mossi, i nostri rappresentano praticamente i 2/3 delle importazioni a stelle e strisce. Ma questo non ci deve rassicurare. Il mercato statunitense è molto variegato e oggi dominato dai millennials: curiosi sì, ma poco dediti all’approfondimento, rincorrono soprattutto le novità. Quindi il miglior suggerimento che possiamo dare è quello di comunicare con grande chiarezza, di dare tutte le informazioni possibili a partire dall’etichetta. A partire, per esempio dalle certificazioni, considerato l’orientamento del mercato verso le produzioni biologiche e i vini naturali».
Una tendenza non solo del mercato, ma anche una scelta etica e sociale. «La novità più rilevante di questa edizione va proprio alle fondamenta della guida, di quelli che più di tutti incarnano i valori della nostra della nostra associazione: le Chiocciole e i Vini Slow. Le prime evidenziano la sintonia con Slow Food per ragioni organolettiche, territoriali e ambientali, e i secondi riconoscono quei vini che più di altri condensano nel bicchiere l’identità del territorio d’origine», raccontano Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, curatori della guida. Ora, per ottenere questi riconoscimenti, serve il rifiuto dei diserbanti chimici in vigna: «Una scelta necessaria, i tempi sono maturi e le tecniche agricole lo consentono. Del resto, dalla prima edizione di Slow Wine le produzioni che hanno scelto di convertirsi al biologico sono aumentate del 50%» conclude Gariglio. 
Al termine della presentazione c’è stata l’occasione per attribuire due riconoscimenti. Laura Bucci di RCR Cristalleria Italiana ha premiato Davide Panzieri per i tanti anni di impegno nella redazione della guida, una sorta di premio alla carriera. Mentre Alessia Cappellin di Verallia ha premiato Quinto Chionetti. Un premio alla memoria per il viticoltore mancato nella vendemmia 2016.
 
Redazione

parassiti

Le principali patologie riscontrate e i sistemi di contrasto (anche biologici) rilevati nel florovivaismo per: abete, anemone, aromatiche (rosmarino, lavanda, menta, timo e basilico), asparagus spp., buganvillea, cactee, ciclamino, crisantemo, elicrisio, lantana, margherita, mirto, pittosporino variegato, poinsettia, ranuncolo, ruscus (fonte: Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo).

Le temperature si stanno mantenendo infatti elevate e questo sta favorendo lo sviluppo e/o l’aggravamento di alcune malattie tipicamente estive, quali i marciumi basali e le tracheopatie. Sul fronte parassiti animali, quelli che in questo periodo impegnano di più sono: le larve di lepidotteri (nottuidi e tortricidi) che stanno danneggiando molte specie; e le cocciniglie, anch'esse presenti su numerose specie, tra cui alcune da fronda verde. Questi parassiti paiono sempre più difficili da contrastare, anche in seguito al progressivo ridimensionamento dell'uso di fosforganici (fonte: Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo).
 
Abete: Ruggine.
Danni agli aghi causati da agenti di ruggine sono stati osservati in un bosco di conifere dell’entroterra imperiese.
 
Anemone: Marciumi basali. Difficoltà di radicazione.
In alcune coltivazioni in fuori suolo si osservano marciumi da Sclerotinia sp. Prevenire le infezioni impiegando formulati ad es. a base di microrganismi antagonisti (ad es.Trichoderma spp.), soprattutto qualora le temperature nei prossimi giorni dovessero mantenersi ancora elevate. In presenza della malattia eliminare le piante colpite ed effettuare trattamenti con formulati ad es. a base di iprodione o tiofanate metile. Anche quest’anno alcune varietà stanno stentando a sviluppare un adeguato apparato
radicale, probabilmente a causa delle temperature piuttosto elevate dei substrati. Si consiglia di adottare irrigazioni adatte alla capacità di assorbimento delle piante, soprattutto nei terreni più pesanti in cui con maggiore facilità si possono instaurare condizioni di asfissia.
 
Aromatiche: Cicalin, afidi, cocciniglie, nematodi, macchie fogliari, marciumi basali.
- RosmarinoIn numerosi impianti si osservano attacchi di cicaline; si sono rilevati numerosi casi di marciumi basali da Phytophthora sp.
- Lavanda: si osservano macchie fogliari da Alternaria sp.; i marciumi basali da Phytophthora sp. sono diffusi in molti impianti.
- Menta: specie facilmente soggetta ad attacchi di afidi; si sono rilevate infestazioni di ragnetto rosso su menta marocchina.
- Timo: sono presenti infestazioni di cocciniglie.
- Basilico: si osservano danni alle radici causati da nematodi galligeni su piante allevate in pieno campo; le condizioni ambientali sono favorevoli alla peronospora, malattia presente negli impianti sia in pien’aria sia in serra; attacchi di Fusarium oxysporum f. sp. basilici hanno danneggiato numerose coltivazioni in pieno campo, soprattutto quelle da lungo tempo coltivate a basilico; il clima caldo-umido, soprattutto se associato a cattiva gestione irrigua, sta favorendo il ristagno idrico e quindi l’asfissia radicale: adottare adeguati criteri agronomici che aiutano a prevenire l’insorgenza di marciumi.
 
Asparagus spp.: Tripidi, ragnetto rosso, marciumi basali.
I tripidi continuano a infestare in modo grave molti impianti di asparagi ornamentali. Intervenire tempestivamente con insetticidi adatti. Si consiglia di effettuare periodici trattamenti alternando principi attivi a diverso meccanismo d’azione; in presenza di gravi attacchi effettuare un ciclo di trattamenti ravvicinati (2-3 trattamenti a 3 giorni di distanza) con formulati a diverso meccanismo d’azione. Anche il ragnetto rosso sta colpendo molti impianti: alla comparsa delle prime infestazioni intervenire sulla fronda con acaricidi tollerati, quali ad es. abamectina, tebufenpirad, bifenazate. Come ogni fine estate si osservano disseccamenti dei rami e deperimenti causati dall’azione di patogeni tellurici, soprattutto Fusarium spp.
 
Buganvillea: Afidi.
Su piante allevate in vaso si osservano infestazioni di afidi: intervenire con formulati adatti.
 
Cactee: Cocciniglie.
Le numerose specie di cocciniglie (Planococcus sp., Pseudococcus sp., Diaspis sp., Hypogeococcus sp. …) che colpiscono le cactee - e non solo - stanno diventando preoccupanti agenti di danno. La lotta a tali parassiti è sempre più difficile e spesso poco fruttuosa, e deve basarsi sulla prevenzione: adottare razionali tecniche colturali, favorire un equilibrato sviluppo vegetativo (tessuti consistenti e pruinosi), adeguare la densità d’impianto, tenere sotto controllo le “piante spia” (quelle delle specie più soggette agli attacchi) e le “zone spia” (quelle in ombra, umide, poco ventilate, …); in presenza dei primi focolai individuare (e poi seguire) gli stadi di sviluppo dell’insetto; tenere presente che i più comuni anticoccidici agiscono esclusivamente (regolatori di crescita) o prevalentemente (altri) nei riguardi delle forme giovani (neanidi). In base a questi dati valutare se intervenire con trattamenti fitosanitari o con altri provvedimenti (es. distruggere o isolare le piante molto infestate).
 
Ciclamino: Lepidotteri,afidi, acari tarsonemidi, tracheofusariosi.
Le larve di lepidotteri sono presenti in molti impianti, ma i piani di difesa adottati con trappole a feromoni, insetticidi biologici a base di Bacillus thuringiensis e di altre sostanze attive ad azione specifica, stanno ben contenendo le infestazioni. Gli afidi, con le loro punture di suzione, possono causare la comparsa di bollosità e deformazioni fogliari: intervenire tempestivamente alla comparsa degli adulti. Si consiglia di effettuare un trattamento preventivo contro gli acari tarsonemidi che potrebbero causare l’insorgenza di deformazioni fogliari e bronzature; si ricorda di trattare in modo da irrorare bene le giovani foglioline “dell’occhio”, nelle cui anfrattuosità gli acari tendono a rifugiarsi. Si osservano casi di tracheofusariosi, soprattutto su alcune varietà.
 
Crisantemo: Afidi, tripidi, lepidotteri, ragnetto rosso, fumaggini, tracheofusariosi.
Le infestazioni di afidi, tripidi e lepidotteri nottuidi sono in preoccupante aumento negli impianti sia da reciso che da vaso. Su piante in vaso si osservano sporadici attacchi di Tetranychus urticae. In molti impianti, soprattutto da reciso, sulla melata prodotta dagli afidi si sono sviluppate fumaggini che deturpano la parte terminale degli steli prossima al fiore: per contrastarle si possono di impiegare saponi potassici e formulati a base di sali di rame. Occorre inoltre monitorare gli impianti in modo da intervenire prontamente alla comparsa delle prime colonie di afidi. In impianti da reciso si osservano, per fortuna solo sporadicamente, deperimenti causati da infezioni di Fusarium oxysporum f. sp. chrysanthemi.
 
Elicriso: Tignola.
Su piante allevate in vaso si osservano attacchi, talvolta intensi, di tignole.
 
Lantana: Aleurodidi.
Il caldo sta favorendo le infestazioni di Bemisia tabaci , e in alcuni impianti sono molto gravi.
 
Margherita: Minatori fogliari, tracheofusariosi.
Mine fogliari causate dalle larve del microlepidottero Bucculatrix chrysantemella sono sporadicamente presenti in alcuni impianti. Si rilevano deperimenti causati da Fusarium oxysporum f. sp. chrysanthemi su piante madri e su giovani piante allevate ad alberello. Si raccomanda di eliminare le piante colpite e di effettuare trattamenti con formulati a base di tiofanato metile. In fase di trapianto selezionare attentamente le piante, in modo da scartare eventuali individui sofferenti o sospetti.
 
Mirto: Acari eriofidi.
Su piante allevate in vaso si osservano deformazioni e bronzature delle foglie, soprattutto di quelle dei germogli, causate dall’azione parassitaria di acari eriofidi.
 
Pittosporino variegato: Cocciniglie, marciumi basali.
In molti impianti si osservano disseccamenti dei rametti causati da gravi infestazioni di cocciniglie (vedere cactee). I marciumi basali da Phytophthora sp. sono piuttosto frequenti; le piante colpite, in genere, rapidamente deperiscono e collassano, e sulla zona del colletto appare un caratteristico imbrunimento. Si raccomanda di eliminare le piante colpite e di intervenire con fungicidi a base di fosetil alluminio, propamocarb o fenilammidi.
 
Poinsettia: Aleurodidi, marciumi basali.
Bemisia sp. è presente in numerosi impianti, ma nella maggior parte dei casi in modo non grave: l’adozione di strategie di lotta biologico-integrata sta fornendo ottimi risultati. Si raccomanda di continuare a monitorare gli impianti e di intervenire in modo mirato. Al fine di prevenire i marciumi basali che possono essere causati da patogeni fungini quali Rhizoctonia sp. e Pythium sp., si consiglia di effettuare, soprattutto sulle selezioni più suscettibili, un trattamento con formulati a base di microrganismi antagonisti, ad es. Trichoderma spp.
 
Ranuncolo: Marciumi basali.
In alcuni nuovi impianti si sono già manifestati marciumi causati da Rhizoctonia sp. Per prevenire le infezioni di questo micete si consiglia di adottare adeguati criteri agronomici ed impiegare fungicidi a base di microrganismi antagonisti, ad es. Trichoderma spp. In presenza della malattia si possono utilizzare formulati a base ad es. di tolclofos metile. Le condizioni climatiche iniziano ad essere propizie allo sviluppo di Pythium sp. e irrigazioni irregolari o eccessive potrebbero contribuire a favorire le infezioni. Anche in questo caso si consiglia di impiegare, a titolo preventivo, formulati a base di microrganismi antagonisti, ad es Trichoderma sp. 
 
Ruscus: Lepidotteri, cocciniglie, marciumi basali da Rhizoctonia violacea, marciume del rizoma da Fusarium spp.
In molti impianti sono presenti erosioni della vegetazione causate da larve di lepidotteri tortricidi. Si consiglia di posizionare trappole a base di feromoni specifici e di prediligere, contro le larve nelle prime fasi di sviluppo, formulati a base di Bacillus thuringiensis. Si osservano gravi infestazioni di cocciniglie che nei casi più gravi si estendono anche alle bacche, danneggiandole in modo irreversibile. Si consiglia di eliminare le fronde colpite, di arieggiare gli impianti e di intervenire con insetticidi solo dopo aver sfoltito e pulito le piante. Come ogni fine estate, anche quest’anno si osservano disseccamenti della fronda e morie in seguito all’azione parassitaria di miceti quali Rhizoctonia violacea e/o Fusarium spp. Eliminare le piante colpite ed intervenire con fungicidi adatti all’avversità da contenere.
 
Redazione