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Il presidente di Piante e Fiori d’Italia Genovali approva l’istanza del sindaco di Pescia Giurlani di un sostegno ministeriale al coordinamento dei mercati di fiori, purché si utilizzi il tavolo tecnico della sua associazione. Apertura all’ingresso di altri soggetti della commercializzazione. Il problema vero? «Il piano del florovivaismo non ha ricevuto un euro, a differenza dei piani di altre filiere agricole».

«La strada di Giurlani può essere positiva». Pieno appoggio alla sua richiesta di un maggior supporto ministeriale per un migliore coordinamento dei mercati di fiori italiani, in modo che esso sia davvero continuo e permanente. Ma solo se questo avverrà senza la creazione di doppioni e attraverso invece il tavolo già esistente in seno a Piante e Fiori d’Italia, che non si è più riunito dopo l’inizio promettente solo per mancanza di risorse economiche. Nulla da eccepire poi all’idea di Giurlani di aprire il coordinamento dei mercati di fiori ad altri soggetti impegnati nella commercializzazione di fiori e piante.
Questo, a pochi giorni dalla notizia della lettera dal sindaco di Pescia Oreste Giurlani al vice ministro delle politiche agricole Andrea Olivero, il messaggio lanciato a Giurlani e ai deputati che appoggiano la sua iniziativa da Cristiano Genovali, presidente dell’Associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia: l’unico soggetto pubblico, in quanto espressione delle camere di commercio italiane, impegnato nella promozione e tutela di tutta la filiera florovivaistica italiana.
floraviva«Se l’obiettivo del sindacoafferma Genovali - è andare a rafforzare i tavoli già esistenti, sposo pienamente la sua iniziativa e me ne farò portavoce a mia volta al Ministero. Purché non ci si dimentichi che di tavoli ne esistono già. Il tavolo di filiera presso il ministero delle politiche agricole, dove tutti i soggetti e le realtà della filiera sono o possono essere rappresentati. Mentre l’altro tavolo, specifico dei mercati di fiori e pubblico, è quello esistente all'interno dell’Associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia».
Questo tavolo tecnico pensato per la decina di mercati di fiori italiani, ricorda Genovali, fu creato nel 2014, su impulso del coordinatore degli assessori regionali all’agricoltura nella Conferenza Stato-Regioni Fausto Nardoni (assessore della Puglia) (vedi nostro articolo), e «si riunì tre volte a Roma nella fase di preparazione del piano di settore florovivaistico 2014-2017 proprio per discutere il piano e trovare una posizione comune, che presentammo al tavolo di filiera». E all’obiezione che poi non pare essersi più riunito, così risponde Genovali: «finito il compito, non si è più riunito. Ma questo perché questi mercati non hanno denari per investire su queste cose. E già solo riunirsi costa, anche una sola riunione al mese in trasferta sono circa 6 mila euro all’anno e se queste strutture non vengono finanziate non ce la fanno. Il problema vero è che al piano 2014-2017 per la filiera florovivaistica non è stato dato un solo euro, a differenza di quanto successo per altre filiere agricole».
Dunque, dice Genovali, «anch’io credo che dobbiamo creare sinergie e mi faccio promotore, e coinvolgerò esponenti politici del territorio lucchese, della richiesta di finanziamenti per questi tavoli, sia quello specifico dei mercati sia quello di filiera, ma soprattutto per il prossimo piano di filiera 2017-2019», perché se no i progetti rimarranno lettera morta. Ma tutto ciò «senza creare doppioni e partendo dal tavolo già esistente», che «ha solo bisogno di essere adeguatamente finanziato».
Riguardo infine all’apertura di questo coordinamento permanente ad altri soggetti impegnati nella promozione e sostegno alla commercializzazione di piante e fiori, Genovali afferma che «va bene che il tavolo sia aperto anche ad altri soggetti, perché i problemi sono comuni, a parte la questione delle strutture, che è specifica dei mercati. E in realtà il nostro tavolo è sempre stato aperto a chi si fosse fatto avanti. L’importante è che si comincino ad affrontare problemi concreti come ad esempio, tanto per citarne uno, il fatto che si continua a produrre il lilium, anche se va meno e in pochi lo vogliono». Insomma ci vuole più comunicazione fra il lato produttivo e il lato finale della filiera.
 
Lorenzo Sandiford

carta di barga

Concluso sabato 8 ottobre a Barga (Lu) il XVIII Congresso nazionale dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati con l’approvazione delle linee guida per la categoria redatte nella “Carta di Barga”, documento che sarà trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi. Il presidente nazionale Benanti: «Da questo congresso, orientato al futuro, usciamo rafforzati. La professione è in grado di rispondere in modo consapevole agli stimoli che provengono dalla società quali nuovi e corretti stili di vita, salute e benessere».

«Da questo congresso, orientato al futuro, i Periti agrari italiani escono rafforzati e consapevoli delle loro reali possibilità. Sanno di poter operare nell’ambito delle filiere agricole con le necessarie conoscenze legate all’innovazione e alle necessità di cui il settore ha bisogno». Con queste parole Lorenzo Benanti, presidente del Collegio nazionale dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, ha presentato la Carta di Barga manifesto delle filiere agroalimentari italiane a chiusura del 18esimo Congresso nazionale. Il documento, sintesi dei lavori congressuali che fissa le linee guida per il futuro professionale della categoria, sarà trasmesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, considerata la multidisciplinarietà degli argomenti interessati: agricoltura, ambiente, formazione, sanità. Alla giornata conclusiva, condotta da Patrizio Roversi, sono intervenuti, tra gli altri, il Senatore Andrea Marcucci, presidente della settima commissione permanente istruzione pubblica e beni culturali, la Senatrice Leana Pignedoli, vice presidente Commissione agricoltura, e Marco Remaschi, assessore all’agricoltura della Regione Toscana.
Il documento è il primo nella storia categoria: da un lato fissa una «visione della professione in grado di rispondere in modo consapevole agli stimoli che provengono dalla società quali nuovi e corretti stili di vita, salute e benessere attraverso l’impegno quotidiano nei vari e molteplici settori in cui operano da sempre i Periti Agrari». Dall’altro si rivolge alle istituzioni chiedendo un intervento rispetto alla creazione di «adeguate politiche in grado di sostenere e difendere le produzioni agroalimentari di eccellenza oltre alla salvaguardia di percorsi formativi per i futuri tecnici della filiera agricola sin dalla scuola secondaria di secondo grado nella quale la riforma ha prodotto un notevole impoverimento del piano di studi».
In particolare la Carta impegna i Periti agrari in un decalogo di best practices quali: operare nel rispetto delle risorse naturali limitandone al massimo l’impoverimento, valorizzare la biodiversità delle specie animali e vegetali, la biodiversità agro-ambientale e la valenza culturale dei territori agricoli; difendere e promuovere le produzioni della filiera agricola secondo criteri di sicurezza alimentare; rappresentare l’elemento di unione tra produttori agricoli, cittadini, istituzioni nell’ambito delle normative e delle politiche agricole; rafforzare, attraverso le conoscenze tecniche, la propria autorevolezza verso produttori e consumatori ottenendo così la loro partecipazione alle pratiche di sostenibilità; operare, attraverso le conoscenze e la formazione continua, come soggetto in grado di trasferire innovazione e conoscenza; favorire la competitività e l’internazionalizzazione delle aziende agricole; promuovere la sinergia culturale tra consumatore e produttore con l’obiettivo di sviluppare anche una qualità dell’informazione lungo la filiera agro-alimentare; sviluppare una visione della professione sempre più improntata all’internazionalizzazione in una logica di interscambio e di trasferimento delle conoscenze e competenze sia a livello europeo che mondiale; implementare il percorso di crescita della propria professionalità portandola dall’obiettivo originario del sostegno all’impresa agricola, a quello più ampio di costruzione di un rapporto di garanzia e fiducia tra produttore agricolo, istituzioni, consumatori.

Redazione

barachinicoldiretti

Pietro Barachini della Spo di Pescia presenta al ministro Martina la ricetta per fronteggiare il problema delle frodi nell'olio rilanciando il comparto a partire da qualità e biodiversità autoctone. Se ne è parlato durante l'incontro Coldiretti al Mandela Forum di Firenze lo scorso giovedì 29 settembre, in occasione della Giornata Nazionale dell'extravergine italiano.

Risolvere il problema che coinvolge il comparto dell'olivicoltura non è semplice, ma resta di vitale importanza. Durante la Giornata Nazionale dell'extravergine italiano, Pietro Barachini ha avuto modo di dialogare direttamente col Ministro Martina al quale si è rivolto in cerca di una risposta concreta sulla valorizzazione della biodiversità delle cultivar italiane.
Da produttore di piante di olivo biologiche e certificate della Società Pesciatina d'Orticoltura, che produce 300.000 piante all'anno su un totale produttivo di circa un milione, Barachini esprime così le criticità quotidiane: «Conosco bene il comparto, ogni giorno ho a che fare con aziende agricole che hanno grosse difficoltà, soprattutto dovute all'importazione selvaggia di oli provenienti da altri paesi, qualitativamente peggiori di quelli italiani e senza certificazioni.» Lo svantaggio in cui si trova la produzione italiana per costi, legislazione e burocrazia che frenano, deve essere risolto e secondo Barachini lo si deve fare puntando sulla qualità dell'extravergine italiano.
«Anche con l'aiuto di Coldiretti, che ringrazio, ho avuto la possibilità di creare una piccola start up sulla tracciabilità di filiera che permette ai piccoli olivicoltori con coraggio di tracciare il proprio prodottoEcco la soluzione: una produzione di qualità, tracciabile e che favorisca la biodiversità. «Lei, Ministro, saprà bene che in Italia esiste una biodiversità, unica al mondo, di 533 cultivar, ma di cui ne vengono prodotte e piantate solo cinquanta. Allora io mi chiedo quando l'Italia veramente investirà in questo settore, recuperando e valorizzando queste cultivar e facendole conoscere. Ricordo anche che queste hanno il contenuto di polifenoli più alto nel mondo» conclude Barachini rivolgendosi al Ministro Martina.
I dati parlano chiaro: l'Italia riesce a soddisfare, con la sua produzione, solo il 30% del suo fabbisogno interno.«In questo 30% l'olio extravergine di qualità rappresenta il 10%: si capisce bene che si parla di quantità veramente ridotte. La mia idea è quella di ripartire dalla produzione di qualità unendo gli olivicoltori che già lavorano in questa direzione con quelli più piccoli. In questo modo si possono fronteggiare seriamente gli imbottigliatori italiani di olio estero.»
 
Redazione

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Inaugurata domenica 02 ottobre, la manifestazione ha aperto subito con un momento emozionante dedicato alla Festa dei Nonni ed è proseguita con le esibizioni dei Maestri Fioristi di Federfiori, Eafa e GS School. Tutta la giornata ha contribuito a stimolare il pubblico di settore e non verso una valutazione del fiore quale strumento di comunicazione fra generazioni, passando dal lavoro prezioso dell'artigianato dei fioristi.

Giunta alla sua terza edizione, “Christmas Flower Trends” ha anticipato quest'anno la sua data per celebrare anche la Festa dei Nonni, proprio a ribadire il ruolo del fiore e della pianta anche come forte elemento di comunicazione fra generazioni e non solo quale semplice ornamento. Per questa domenica 2 ottobre i visitatori sono stati seicento con una quarantina di fioristi registrati all'ingresso e circa trenta operatori del Mercato partecipanti, fra produttori e commercianti.

christmas flower trend 2016

Anche i Maestri Fioristi delle tre Scuole Federfiori, Eafa e GS School hanno invitato il pubblico a ripensare il fiore grazie alle loro magnifiche composizioni realizzate sulla base dei quattro trend forniti da diADE adv. “Essenza Isolana”, “Yellow Christmas”, “Natale Burlesco” e “Antiche Voluttà” rispondono in modo diverso alle esigenze di clienti diversi, con colori e fiori differenti. L'obiettivo resta quello di creare composizioni originali, anche con materiali secchi raccolti e fiori semplici. La difficoltà, manifestata da tutti e sei i Maestri, rimane nella valorizzazione del lavoro proprio del fiorista.

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Ornella Clerici e Alessandra Ferretti di Federfiori Federazione Nazionale Fioristi, Savina Tatti e Gabriella D'Aloisio di Eafa, Enrico Castelli e Enzo Casaroli di GS School si sono esibiti dalla mattina fino alla chiusura della manifestazione creando composizioni ispirate ai trend. Il lavoro è stato da loro illustrato al pubblico presente, motivando le scelte e sottolineando l'importanza di seguire una formazione per essere dei veri fioristi, capaci anche di essere competitivi sul mercato.

christmas flowert trend 2016

Determinante è dunque saper proporre novità anche nella formazione e Ornella Clerici di Federfiori ci ricorda quanto sia importante aver studiato per saper progettare e realizzare un prodotto, sapendo a quale pubblico rivolgersi. Alessandra Ferretti ha annunciato un ridimensionamento dei costi della formazione presso Federfiori con possibilità di accedere a finanziamenti. Fra le ultime novità anche dei corsi su marketing, comunicazione e gestione amministrativa di un negozio di fiori. Savina Tatti di Eafa ha annunciato anche nuovi corsi per il wedding per fioristi, che riguarderanno la gestione completa del matrimonio a partire dalla scelta del fiore. Enrico Castelli di GS School ha sottolineato quanto i cambiamenti possano far bene a mantenere attiva una scuola per fioristi e, proprio per questo, le scuole andranno sempre più verso un'unione e una collaborazione, anche con scuole del circuito europeo, come ha ricordato Savina Tatti.

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La chiusura della manifestazione, che ha visto tutti assieme i Maestri Fioristi, conferma allora proprio questa volontà di collaborazione per far progredire l'artigianato del fiore italiano. Da parte dei Maestri Fioristi infine grande soddisfazione per “Christmas Flower Trends”, per il quale si sono dichiarati già disponibili a partecipare alla prossima edizione 2017.
 
Redazione

tdc

Thousand cankers disease (TCD) è una malattia complessa originaria della parte ovest degli Stati Uniti che colpisce soprattutto il noce nero (Juglans nigra). In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 2013 in Veneto, oggi è ancora diffusa qui e in due siti in Piemonte, ma risulta sotto controllo.

cftIl Centro di Sperimentazione e Assistenza Agricola di Albenga ricorda che questa malattia è dovuta all’azione combinata di un fungo (Geosmithia morbida) in grado di causare cancri sottocorticali che alterano la funzionalità del floema e del coleottero scolitide (Pityophthorus juglandis), che funge da vettore. Essa costituisce un grosso rischio per milioni di piante di noce nero presenti anche in Europa sia nei boschi, che nelle aree urbane. 
Per quanto riguarda il nostro Paese, la malattia è stata segnalata per la prima volta nel 2013 in Veneto. Al rinvenimento è seguita una pronta azione di monitoraggio e di messa in atto di misure di quarantena che hanno portato ad un forte rallentamento della sua diffusione già dal 2015. Al momento attuale il TCD è diffuso su un’area di 70.000 ha in Veneto, intorno alla città di Vicenza, e in due siti in Piemonte all’interno della provincia di Torino, ma risulta sotto controllo.
 
Redazione