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“+ Spesa in Campagna = meno spreco”. Questo lo slogan scelto dall’associazione per la promozione e lo sviluppo della vendita diretta di Cia-Agricoltori Italiani per la sua Assemblea nazionale, che si terrà a Bologna, venerdì 2 dicembre alle ore 10:30, presso la Salaborsa dell’Auditorium Enzo Biagi.

In Italia c’è ancora troppo cibo che finisce nella spazzatura -spiega l’associazione-. Succede nella Grande distribuzione organizzata, con i prodotti in scadenza o invenduti, fino ad arrivare alle mura domestiche, dove si concentra più del 40% del totale degli sprechi alimentari del Paese. La cultura contadina, invece, non conosce lo spreco. Gli agricoltori non gettano mai niente dei prodotti della terra e del loro lavoro: anche quelli meno presentabili, sono tutti buoni. I bitorzoli di una verdura, qualche ammaccatura in un frutto, è estetica non qualità. Stesso discorso anche per la cucina, con le tante ricette contadine che usano gli avanzi per creare piatti eccezionali.
L’Assemblea nazionale de “La Spesa in Campagna” si aprirà con i saluti di Antonio Dosi, presidente della Cia Emilia Romagna, e di Virginio Merola, sindaco di Bologna.
Seguiranno le relazioni di Matteo Antonelli, presidente nazionale de La Spesa in Campagna; Matteo Guidi, di Last Minute Market; Massimo Fiorio, vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario della legge contro lo spreco alimentare.
Spazio, poi, ai “case history”. Giordano Zambrini (azienda agricola di Imola) racconterà la sua esperienza a fianco del Banco alimentare, mentre Marco Zambon (azienda agricola di Padova) parlerà della sua esperienza con la Caritas.
Infine Enrico Vacirca, segretario dell’Anp-Cia Toscana, presenterà il libro “La cucina degli avanzi attraverso le ricette contadine”, mentre le conclusioni dei lavori saranno affidate al presidente nazionale della Cia Dino Scanavino.
 
Redazione

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Il presidente dell'Unaprol, David Granieri, rompe col passato: possibile realizzare blend di olio con almeno il 30% del prodotto italiano. Ovviamente questo blend non potrà mai essere etichettato come 100% italiano, ma, secondo Granieri, rappresenta la possibilità di creare un nuovo mercato.

Il principale consorzio di produttori olivicoli italiani apre dunque all'ipotesi di un blend di extravergini realizzati anche con olio italiano. I blend realizzati dall'industria italiana sono sempre stati mal visti dal mondo agricolo, che spesso si è trovato a denunciare bottiglie di extravergine con brand italiani che contenevano prodotto solo straniero.
Questo nuovo blend andrebbe a creare, secondo Granieri di Unaprol, una nuova segmentazione dell'offerta e una nuova fetta di mercato, da cui oggi il made in Italy è quasi del tutto escluso.
L'ampia categoria degli extravergini realizzati con miscele di olio di diversa origine spesso non utilizzano olio italiano (anche perché non ce n'è o, comunque, non è disponibile a buon mercato). Abbiamo già evidenziato l'enorme buco produttivo di olio italiano a cui non si può far fronte senza importare significativi volumi dall'estero. L'olio importato è poi spesso lavorato in Italia e riesportato. A questa fetta di produzione sono legate quote di mercato detenute all'estero da brand italiani, soprattutto negli Usa. 
In attesa che gli investimenti del Piano Olivicolo Nazionale rafforzino i volumi produttivi italiani, per Unaprol creare uno spazio di mercato nuovo consentirà nell'immediato una riconversione ad extravergine di una parte importante della produzione oggi abbandonata o dedicata all'olio lampante.
Inoltre per Unaprol un blend con almeno il 30% di prodotto italiano può garantire caratteristiche organolettiche e profumi diversi da quelli ottenuti con prodotti comunitari o extracomunitari. Il direttore generale di Assitol-Associazione Italiana dell'Industria Olearia, Andrea Carassi, ha manifestato la sua approvazione verso questa proposta, giudicandola un percorso nuovo di grandi prospettive, capace di far incontrare l'eccellenza italiana con oli di varietà differenti.
 
Redazione

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L'affitto è il traino del mercato fondiario: lo ricorda una recente indagine dell'Istat che evidenzia come, dal 2010 al 2013, ci sia stata una crescita del 7% che ha portato le terre in affitto a quasi 6 milioni di ettari, pari al 42% della superficie agricola totale.

Di questi 6 milioni di ettari, un milione risulta ad uso gratuito. In generale comunque si registra un aumento dei terreni affitto in tutta Italia, anche se gli incrementi maggiori sono al Sud (+8%), seguono le regioni settentrionali (+6,5%) e quelle centrali (+6%). Al Nord però si concentra una domanda di terreni superiore all'offerta per le colture di pregio.
Tenendo conto dell'altimetria, sono maggiori le zone collinari (+11%), mentre quelle pianeggianti si fermano a +6% e le montane a +2%.
Per ciò che concerne i canoni, contano i prezzi dei prodotti agricoli: nonostante la domanda sostenuta di terre in affitto, infatti, l'aumento dei canoni si è rimasto entro livelli contenuti. Secondo il presidente di Confagricoltura Guidi gli affitti restano comunque disallineati rispetto alla redditività: la tassazione a carico dei proprietari fondiari ne impedisce un ulteriore calo.
Continuano intanto a crescere le iniziative regionali delle banche della terra per mettere sul mercato degli affitti terreni incolti o non utilizzati per la richiesta dei giovani. Si dovrebbe operare in questo senso anche a livello nazionale con il Collegato agricolo.
 
Redazione

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Luca Lotti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, durante un incontro nell'azienda Giorgio Tesi Group, ha dichiarato il suo impegno per l'avvio della defiscalizzazione degli interventi su giardini e aree verdi. Coldiretti soddisfatta dell'annuncio, evidenzia la scelta di fare tale dichiarazione in Toscana, prima regione italiana per produzione di fiori e piante ornamentali.

Coldiretti esprime soddisfazione per le parole dell’esponente del Governo, Luca Lotti, pronunciate a Pistoia, la città del verde, durante un incontro nell’azienda Giorgio Tesi Group, sullo sblocco delle defiscalizzazioni che stimoleranno la costruzione e la ristrutturazione del verde urbano utilizzando la leva degli sgravi fiscali per intervenire sul verde privato con un meccanismo simile a quello previsto per il risparmio energetico, le abitazioni, i mobili o gli elettrodomestici. 
«Queste misure andrebbero a concretizzare – dichiara Coldiretti – quanto indicato anche nel Piano Nazionale del settore florovivaistico, approvato dalla conferenza stato-regioni, ma mai attuato. Tali opere, attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione e recupero di aree scoperte, consentiranno di incrementare il valore ecologico e ambientale delle zone densamente edificate e di recuperare il valore estetico e paesaggistico di spazi privati spesso caratterizzati da degrado e abbandono
Un simile meccanismo potrebbe innescare virtuosi investimenti che, non solo migliorerebbero l'arredo complessivo delle nostre aree urbane, soprattutto periferiche, ma genererebbero anche occupazione e valore aggiunto con benefici per i cittadini, le imprese e lo Stato.
Particolarmente significativa la scelta dell’annuncio fatta in Toscana che con il 15% della plv (produzione lorda vendibile) florovivaistica nazionale, risulta essere la prima regione d'Italia per la produzione complessiva di fiori e piante ornamentali. Il florovivaismo rappresenta circa il 30% della plv dell'intero settore agricolo della Toscana, con una superficie di 7.457 ettari, ripartiti tra vivaismo, 6.407 ha, e floricoltura,1.050 ha (dati Coldiretti).
La Toscana, in forza della grande tradizione nel settore ornamentale riveste una posizione di rilievo anche a livello europeo, contribuendo per il 6% alla formazione della produzione florovivaistica complessiva dell'Unione.
«Il florovivaismo sta attraversando un periodo non facile ed occorrono interventi di sostegno.- dice Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana - Sempre più la qualità e la gestione del verde dentro e fuori le città rappresenta uno dei parametri di misura più importanti per il benessere di una comunità. L’impegno annunciato da Lotti di rendere possibile la detrazione fiscale per le ristrutturazioni dei giardini, realizzate con prodotti “made in Italy”, rappresenta una boccata d’ossigeno per le imprese florovivaistiche e per l’intero sistema economico grazie ai grandi livelli occupazionali che esse sono in grado di sviluppare».
 
Redazione

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Il campionato europeo dei fioristi si terrà nel 2020 in Polonia, a Katowice: così hanno deciso i membri dell'International Florist Organisation, durante l'Assemblea Generale di Florint lo scorso 5 novembre, premiando in questo modo il piano presentato da SFP, l'associazione polacca dei fioristi.

L'International Florist Organisation ha deciso di organizzare l'Europa Cup 2020 in Polonia per premiare l'impressionante piano presentato da SFP, l'associazione polacca dei fioristi, per lo svolgimento del prossimo Campionato Europeo di Arte Floreale.
La città di Katowice ospiterà il campionato europeo dei fioristi, dopo Genova (che era stata scelta quest'anno). Katowice è un centro culturale e industriale, snodo commerciale nel sud-ovest metropolitano del paese. Se è vero che la città è tradizionalmente nota per essere la città del carbone e dell'acciaio, essa ha oggi sviluppato anche un moderno centro commerciale e turistico, capace di ospitare grandi eventi e offrire agli artisti numerosi spazi per attività innovative.
L'Associazione Polacca Fioristi SFP (Stowarzyszenie Florystów Polskich) è stata creata nel 2012 come risposta alla rapida evoluzione del mercato polacco. I trenta fondatori si sono prefissati obiettivi ambiziosi per lo sviluppo del settore con lo slogan "Insieme possiamo fare di più". Dalla sua nascita l'associazione è cresciuta notevolmente: la proposta di organizzare il prossimo Campionato Europeo di Arte Floreale non fa altro che motivare le ambizioni del SFP.  
 
Redazione