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glifosato

A seguito di ulteriori verifiche, la Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione ha emesso il decreto dirigenziale 6 settembre 2016 di revoca di altre autorizzazioni all’immissione in commercio di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva “glifosate” in associazione con l’ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2), in attuazione del Regolamento (UE) 2016/1313.

Dopo l'aggiornamento del 16 agosto, è stato ulteriormente aggiornato l'elenco di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate ed il coformulante ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2) la cui autorizzazione all’immissione in commercio ed il relativo impiego sono stati revocati. 
La commercializzazione e l’impiego delle scorte giacenti dei prodotti fitosanitari riportati nel suddetto allegato sono consentiti, secondo le seguenti modalità: 
a) fino al 22 novembre 2016 per la commercializzazione da parte del titolare delle autorizzazioni e la vendita da parte dei rivenditori e/o distributori autorizzati; 
b) fino al 22 febbraio 2017 per l’impiego da parte degli utilizzatori finali. 
La commercializzazione e l’impiego delle scorte giacenti dei prodotti fitosanitari riportati nel suddetto allegato sono consentiti, previa rietichettatura, in conformità all’articolo 1, comma 1, del Decreto direttoriale 9 agosto 2016. Tale decreto ricorda che, a decorrere dal 22 agosto 2016, si adottano le seguenti disposizioni di modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate
- revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie;
- revoca dell’impiego in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura;
- inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: “divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152”.
 
Redazione

Cento posti di lavoro saranno persi dai dipendenti di FloraHolland il prossimo anno. La riorganizzazione fa parte di un piano a lungo termine con cui l'azienda intende ridurre di un terzo i costi operativi (104 milioni) entro il 2020. I settori interessati sono il dipartimento di supporto, quello commerciale e l'ICT (information and communications technology).

Si parte nel 2017 dunque con il taglio di personale in tre settori, nel 2018 sarà la volta del dipartimento logistica. FloraHolland si sta consultando con i sindacati, che dichiarano però di essere preoccupati per il lungo periodo di ristrutturazione previsto dall'azienda e per l'ulteriore incertezza circa la qualità del lavoro e la continuità delle operazioni aziendali.
Come avevamo segnalato nell'aprile 2015, in seguito alle dichiarazioni di Luca Vos, boss delle strategie di FloraHolland, l'azienda sta operando una riduzione dei costi al fine di avere maggiori risorse da investire nelle nuove tecnologie. Al momento non è stata segnalata la ridistribuzione dei redditi, derivanti dai tagli effettuati, alla produzione, come invece aveva annunciato lo stesso Vos.
Molti lavoratori hanno perso il proprio lavoro nel corso dell'ultimo anno e centinaia di dipendenti temporanei stanno lavorando in luoghi di lavoro strutturali, secondo quanto riporta Fleur Magazine. I dipendenti hanno passato una settimana nera, informati lo scorso martedì e mercoledì del prossimo licenziamento: questa riorganizzazione è particolarmente aspra a causa del maggior turnover a cui sono stati sottoposti i lavoratori nel 2016 e a causa del maggior profitto dell'azienda. 
L'organizzazione di FloraHolland punta oggi ad essere sempre più moderna e una delle strade principali che intende percorrere a questo scopo è quella della creazione di una piattaforma online di vendita 24 ore su 24, sette giorni su sette. «Il mercato internazionale delle piante ornamentali sta subendo un cambiamento importante. Per mantenere una posizione sana è necessario risparmiare sui costi, fra le altre cose. Poi Royal FloraHolland potrà investire in innovazioni necessarie, come ICT».
 
Redazione

coldirettibruschi

Durante l'ultimo incontro tenutosi a Coldiretti Pistoia, Bruschi ha dichiarato di voler attivare la procedura di "Composizione della crisi da sovraindebitamento" che la legge prevede nel caso di aziende agricole. Serviranno comunque ulteriori beni della Bruschi liberi da gravami e la disponibilità del sistema bancario, oltre che dei fornitori, i quali, se tutto andasse a buon fine - si legge nella nota pervenutaci in redazione da Coldiretti - potrebbero avere in tempi brevi percentuali importanti dei propri crediti.

Un passo avanti, con un senso giuridico e sostanziale. Sandro Bruschi convocherà ad un tavolo i propri creditori per incardinare l'iter per tentare la “Composizione della crisi da sovraindebitamento” che, evitando le procedure fallimentari, potrebbe portare fondi a favore dei creditori di Vivai Sandro Bruschi in tempi brevi.
Nella Sala Gialla di Coldiretti Pistoia, molto affollata, si è tenuto mercoledì 3 novembre l'incontro tra Giorgio Tesi Group e le aziende creditrici di Vivai Sandro Bruschi. Presenti tra gli altri Sandro Bruschi, l'imprenditore inadempiente, Fabrizio Tesi della Giorgio Tesi Group, oltre a Michela Nieri e Simone Ciampoli, presidente e direttore di Coldiretti Pistoia.
Nei giorni scorsi, dopo anni di crisi conclamata di Vivai Sandro Bruschi, Giorgio Tesi Group e l'azienda in crisi hanno sottoscritto un accordo per evitare la scomparsa dell’ennesima azienda del territorio, salvaguardando anche i dipendenti. L'incontro, convocato da Coldiretti Pistoia, ha permesso di «chiarire i termini dell'accordo e di verificare le possibili strade concrete per rendere meno gravi le conseguenze di una crisi aziendale -ha spiegato Michela Nieri, presidente di Coldiretti Pistoia-. Questo è il ruolo di un'associazione come la Coldiretti, non certo di tifare per il fallimento altrui, che fra l'altro potrebbe essere controproducente anche per le stesse aziende creditrici. Una iattura per tutte le imprese, anche quelle che all'incontro non c'erano». Ovviamente non tutti i creditori erano presenti, solo una rappresentanza di coloro di cui Coldiretti era informata.
L'accordo tra Tesi e Bruschi contiene un contratto estimatorio per il soprassuolo e un contratto d'affitto di ramo d’azienda che genereranno importanti flussi finanziari, a tutela di dipendenti e altri creditori. Fondi che Giorgio Tesi Group pagherà a Bruschi, ma che sono contrattualmente 'vincolati' alla soddisfazione dei creditori. Il tavolo di composizione della crisi potrebbe consentire di ripartire queste risorse tra i creditori, evitando che quei pochi creditori, neppure tra i più esposti, che da anni hanno avviato procedure esecutive, ottengano integrale soddisfacimento del proprio credito. Mentre tutti gli altri, che fino all’ultimo hanno dato fiducia alla Vivai Sandro Bruschi, vedano pregiudicata la possibilità di un congruo ristoro.
«Quello che è certo, - ha spiegato Fabrizio Tesi - è che l’accordo non ha peggiorato di una virgola la drammatica situazione dei creditori che in questi anni hanno fornito piante a Bruschi, senza incassare il relativo compenso».
Interloquendo con la platea, che unanimemente valuta un rimedio peggiore del male l'attivazione di procedure fallimentari di Vivai Sandro Bruschi, Fabrizio Tesi ha ribadito che è stato un punto fermo del proprio agire prestarsi alle soluzioni che rendessero meno pesanti le conseguenze per i creditori/fornitori di piante degli inadempimenti di Sandro Bruschi.
E una possibile strada c'è, come si legge nel comunicato di Coldiretti: si chiama “Composizione della crisi da sovraindebitamento”, che evita il fallimento e permette, se i creditori (banche incluse) a maggioranza accettano, di accorciare i tempi e massimizzare la percentuale dei soldi recuperata dai creditori.
Il flusso di risorse garantito dall'accordo tra Tesi e Bruschi è comunque consistente e, unitamente ad altre proprietà di Sandro Bruschi rimaste fuori dagli accordo, potrebbe diventare, con la disponibilità del sistema bancario, una dotazione finanziaria immediatamente disponibile per garantire percentuali importanti ai creditori.
 si è detto d'accordo con la procedura di "Composizione della crisi da sovraindebitamento", e attiverà nei prossimi giorni il tavolo dei propri creditori, rendendo concrete le scuse rivolte alla platea a inizio incontro. La procedura riguarderà tutti i creditori di Vivai Sandro Bruschi, a cui compete in via esclusiva di attivare la procedura.
«Siamo all'inizio di una possibile svolta. La palla è nelle mani di Vivai Sandro Bruschi -ha dichiarato Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia-. Per il momento siamo contenti di aver favorito la diffusione di notizie non mediate da chi ha interessi contrastanti con quelli delle aziende vivaistiche». A Coldiretti sono legate oltre il 50% delle aziende agricole della provincia di Pistoia, ed «ovviamente non detta la linea imprenditoriale di nessuna di loro -ha spiegato nel corso dell'incontro Ciampoli-. Se è possibile, Coldiretti dà una mano a risolvere problemi, come nel caso Bruschi, la cui vicenda speriamo si concluda in modo differente per i creditori, rispetto ad altre vicende di crisi di imprese vivaistiche nel pistoiese e non solo, dove la percentuale di recupero da parte dei creditori ha rasentato lo 0. Come associazione agricola daremo tutto il nostro supporto perché si colgano risultati concreti, partecipando al tavolo che Bruschi attiverà».
 
Redazione

biologico

La Commissione europea ha pubblicato la scorsa settimana le nuove regole sulle importazioni di prodotti biologici nella Ue: è stato così introdotto l'obbligo di certificazione elettronica. Contro le potenziali frodi del settore un nuovo sistema sarà attivo fra sei mesi.

In seguito alle raccomandazioni della Corte dei Conti Ue, che aveva lanciato l'allarme sulle potenziali frodi del biologico, Bruxelles attiva un nuovo sistema di certificazione elettronica che possa contribuire a ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per operatori e autorità doganali.
L'entrata in vigore del nuovo sistema è fissata per il prossimo 19 aprile 2017, a partire da tale data sarà previsto un periodo transitorio di sei mesi in cui si utilizzerà contestualmente l'attuale documentazione cartacea e il nuovo certificato elettronico. Dal 19 ottobre sarà richiesto solo quest'ultimo.
Confagricoltura ha subito espresso soddisfazione per la nuova tracciabilità elettronica dei prodotti biologici importati. Il sistema, basato sulla piattaforma “Traces”, già utilizzata per la sicurezza alimentare, offrirà infatti ai consumatori maggiori garanzie. Il provvedimento, ricorda Confagricoltura, era già stato richiesto nel 2011 dai ministeri della Salute degli Stati membri, nel 2012 il Parlamento europeo aveva poi espresso in tal senso una raccomandazione alla Commissione. La decisione di quest'ultima arriva ora in via definitiva per permettere agli Stati di adeguare i propri sistemi informatici.
 
Redazione

arance

Al tavolo di filiera al Mipaaf le linee guida del piano strategico nazionale, finanziato con fondi dell'Ocm e dei Psr, che si sviluppa in cinque mosse per contrastare una crisi che dura da anni. Fra le azioni decisive la lotta alla diffusione del virus “Tristeza” che in Sicilia ha già infettato oltre 32mila ettari e 15 milioni di piante.

Il tavolo di filiera agrumicolo è stato convocato la scorsa settimana al Ministero delle Politiche Agricole ed è stato presieduto dal sottosegretario Giuseppe Castiglione con i rappresentanti di regioni, organizzazioni agricole e cooperative, imprese di trasformazione e commercializzazione. Il piano strategico che è stato elaborato prevede primariamente la lotta alla diffusione della malattia “Tristeza” con la creazione di una struttura di ricerca specifica gestita dal Crea. Si ripristinerà il potenziale produttivo con nuovi impianti su 35 mila ettari e un tasso di ricambio di 5000 ettari l'anno, facendo leva sui Psr e l'Organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta. Previste anche azioni coordinate e promozione con la grande distribuzione. 
Il piano potrà contare inoltre su strumenti per la tutela del reddito dei produttori agricoli grazie all'abbassamento della pressione fiscale, determinata dalla cancellazione di Imu e Irap dell'anno scorso, cui va ad aggiungersi l'azzeramento dell'Irpef quest'anno.
Un'attenzione particolare sarà poi riservata al sostegno delle produzioni biologiche. Si attuerà inoltre una maggiore aggregazione dell'offerta in Organizzazioni di produttori, assieme all'approvazione dell'Organismo interprofessionale da parte della Conferenza Stato-Regioni. 
Il Ministero intanto chiederà alla Commissione Ue un intervento dedicato agli agrumi per dare ulteriore sostegno a estirpazione e reimpianto. Sul mercato interno si è intervenuti tramite l'ultima legge di bilancio che ha operato un taglio di tasse per gli agricoltori con coltivazioni arboree importanti come gli agrumeti.
Per quello che riguarda l'interscambio invece le ultime elaborazioni di Fruitimprese su dati Istat evidenziano un saldo negativo con l'estero di oltre 20 milioni, nei primi sette mesi del 2016. Inoltre, con la ratifica dell'accordo di partenariato economico tra Ue e sei paesi dell'Africa australe, le cose potrebbero ulteriormente peggiorare. Attualmente il periodo di tariffazione agevolata per gli agrumi dura ogni anno da luglio al 16 ottobre, come ricorda Ismea, dopo tale data i dazi doganali sono reintrodotti al tasso del 16%. Quando l'accordo entrerà in vigore la tassazione ridotta sarà prolungata fino a fine novembre con un decremento del dazio dell'1,8% l'anno, che scenderà dunque progressivamente fino ad azzerarsi. Tra i sei paesi dell'Africa australe il Sudafrica è quello che più esporta verso l'Italia, da qui, infatti, nel periodo 2010-2015 l'Italia ha importato quasi 287mila tonnellate di agrumi per una spesa di oltre 207 milioni di euro (indagine Ismea). Nel periodo luglio-novembre a tassazione ridotta, e in prospettiva esente da dazi, sempre dal Sudafrica, si sono importate oltre 250mila tonnellate per oltre 177 milioni di spesa. 
 
Redazione