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Confagricoltura e Banca Nuova hanno raggiunto un importante accordo di collaborazione destinato alle imprese agricole. La convenzione - che segue quella fatta con Banca Popolare di Vicenza, facente parte dello stesso gruppo bancario - avvia una collaborazione con l’istituto creditizio che ha una presenza significativa nel Sud d’Italia, in particolare in Calabria e Sicilia, al fine di ridurre le spese applicate ai finanziamenti e di contenere i tempi di risposta.

In via generale, la convenzione sottoscritta si basa sulla condivisione delle informazioni necessarie per la valutazione della situazione patrimoniale ed economico/finanziaria delle imprese agricole associate a Confagricoltura, che richiedono dei finanziamenti alla Banca.
Da una parte Confagricoltura, attraverso le sue sedi territoriali, metterà a disposizione la documentazione di analisi economica e finanziaria predisposta attraverso l’utilizzo di un software, che l’Organizzazione ha sviluppato attraverso la controllata Agricheck; dall’altra parte Banca Nuova si renderà disponibile a valutare i documenti presentati dalle imprese come un elemento di merito da considerare al momento della fissazione delle condizioni economiche applicate al finanziamento. Tali vantaggi si tradurranno in una riduzione delle spese applicate ai finanziamenti ed a un contenimento dei tempi di risposta da parte della banca.
«L’accordo appena concluso con Banca Nuova - afferma Confagricoltura -  è stato voluto per testimoniare il nostro impegno a favore delle imprese agricole che operano nel Mezzogiorno, dove non sempre le condizioni di accesso ai finanziamenti sono semplici e, in ogni caso, scontano ingiustificate penalizzazioni. Ritengo che, attraverso questo accordo, la nostra Organizzazione, insieme all’istituto di credito, possa sostenere le scelte imprenditoriali delle aziende agricole meritevoli e che nel Mezzogiorno sono molte. Il fatto che Banca Nuova operi in regioni difficili sotto l’aspetto creditizio, come la Sicilia e la Calabria, rappresenta di certo una garanzia per le imprese agricole meridionali».
Per Banca Nuova «la firma di tale accordo contribuisce ancora una volta a mostrare l’attenzione che ha per le imprese agricole del territorio in termini di supporto, assistenza e consulenza specialistica. L’attività di Confagricoltura nell’ambito di tale accordo, è senza dubbio importante per facilitare l’accesso al credito, in modo particolare, delle aziende che non presentano bilanci e che, peraltro, rappresentano oltre l’80% del tessuto imprenditoriale del comparto agricolo della Sicilia e della Calabria».
 
Redazione

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Il presidente Cia Pistoia Sandro Orlandini: «bene salvare i 42 lavoratori del vivaio Bruschi, ma non a scapito delle nostre 35 piccole imprese creditrici e dei loro dipendenti. Alcune di esse, se non verranno pagate, rischiano di fallire». Il Gruppo vivaisti di Cia Pistoia ha deciso di coinvolgere i legali della Confederazione per valutare la questione ed eventuali azioni a difesa dei vivaisti coinvolti.

L’accordo fra Vivai Sandro Bruschi e Giorgio Tesi Group, che dovrebbe comportare il salvataggio di 42 lavoratori del vivaio Bruschi, rischia però di mettere in gravi difficoltà una serie di 35 imprese vivaistiche aderenti alla Confederazione italiana agricoltori di Pistoia e i loro lavoratori. L’esposizione di queste aziende vivaistiche di Cia Pistoia, per lo più piccoli produttori, è di ben più di 1 milione di euro complessivi, con un credito medio per azienda di oltre 28 mila euro, ma che in realtà variano da poche migliaia di euro in alcuni casi, a cifre importanti, anche di oltre 50 mila euro, in altri, che pertanto, se non verranno pagate, metteranno a repentaglio la tenuta aziendale.
Il Gruppo vivaisti di Cia Pistoia si è riunito ieri per discutere il modo di affrontare la questione, i cui risvolti non possono essere ancora del tutto chiari senza conoscere i dettagli contrattuali dell’operazione Bruschi-Tesi, e ha deciso che nei prossimi giorni coinvolgerà i propri legali per valutare la questione e tutte le eventuali iniziative da intraprendere a tutela delle aziende vivaistiche di Cia coinvolte.
«Ci farebbe ovviamente piacere l’eventuale soluzione dei problemi dei 42 lavoratori del vivaio Bruschi – dichiara il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini – ma questo non può avvenire a discapito delle nostre imprese, che vantano crediti, in certi casi davvero considerevoli, con Vivai Sandro Bruschi. Qui c’è in gioco, anche per via della congiuntura economica sfavorevole, la sopravvivenza stessa di alcune imprese vivaistiche e dei loro dipendenti. Per cui tuteleremo con ogni mezzo i diritti dei nostri piccoli produttori, a cominciare da quelli più esposti».
 
Redazione

tubicoassiali

Brevettati tubi coassiali per il riscaldamento basale in serra dal CREA-VIV di Pescia, che, dal 2007 al 2010, ha studiato, in stretta collaborazione con il CREA-ING di Monterotondo, i tubi di acqua calda nell’ambito del Progetto di ricerca nazionale “F.LO.R.ENER.” (Florovivaismo: LOgistica e Risparmio ENERgetico), finanziato dal MIPAAF

Il riscaldamento basale è una tecnica che trova ampia applicazione nel settore delle colture protette per il riscaldamento di semenzai o bancali per il taleaggio e/o innesto e per consentire la coltivazione di alcune specie ornamentali che necessitano di temperature del suolo costanti durante tutto l’anno (es. calla o alstroemeria) per poter garantire continuità e qualità di produzione.
Tra le tecniche maggiormente impiegate sono da citare i sistemi basati su resistenza elettrica e i tubi ad acqua calda. In particolare dal CREA-VIV di Pescia è stato studiato, parallelamente a un sistema classico di distribuzione dell’acqua calda basato su tubi tradizionali in PE con andata e ritorno, un sistema innovativo a tubi in PE coassiali, entrambi alimentati da caldaie a gpl per il riscaldamento di bancali di coltivazione in serra. Il monitoraggio dei consumi e delle temperature è stato effettuato in continuo tramite contatori dell’energia consumata dalle caldaie e tramite sensori di temperatura collegati a datalogger per il monitoraggio in continuo posti in diversi punti dei bancali riscaldati.  
Tale sistema, oggetto di diversi brevetti (n° 0001351132/2004, C.C.I.A. Roma, e brevetto n. RM2010A000658) ha messo in evidenza come i tubi coassiali per la distribuzione del calore in bancali di coltivazione siano in grado di garantire una maggiore omogeneità di distribuzione del calore su tutta la superficie scaldata, ottenendo peraltro un notevole risparmio in termini di consumi energetici, rispetto al sistema basato su tubazioni tradizionali. Grazie a nuovi finanziamenti MIPAAF stanno per essere avviate, sempre presso il CREA-VIV di Pescia in collaborazione con il CREA-ING di Monterotondo, nuove sperimentazioni della durata di 5 anni (Progetto AGROENER, 2016-2020) relative all’applicazione di tubi coassiali per il riscaldamento basale alimentati tramite sistemi a pompe di calore per l’efficientamento energetico delle serre in ambiente mediterraneo.
 
Fonte: CREA-VIV Pescia
 
Redazione
 
Didascalia Immagine: impianto a riscaldamento basale, testato per la coltivazione di calla in fuori suolo, basato su tubazioni in cui scorre acqua calda secondo il sistema tradizionale, “a”, (tubi in parallelo in cui scorrono rispettivamente acqua di andata e acqua di ritorno) a confronto con impianto basato su tubi coassiali, “b”, e, infine, con coltivazione priva di riscaldamento basale, “c”. 

credito

Lo studio legale internazionale “Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli&Partners”, in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole, ha presentato un progetto con due prodotti finanziari innovativi, concepiti per modulare interventi finanziari a misura del settore agroalimentare italiano, per cui non è facile percepire le capacità di business. Ismea sta lavorando in parallelo sulle garanzie sussidiarie.

L'occasione è stata quella del convegno organizzato dallo studio legale presso l'Università Luiss, qui si è presentato il progetto Demetra, che fa leva sua due fondi innovativi. Il primo fondo è finalizzato ad acquisire dalle banche, o altri soggetti pubblici e privati, crediti problematici evitando cessioni attraverso i tradizionali canali, quali aste. Il secondo fondo, sottoscritto per cassa da parte di investimenti professionali, sarà orientato a supportare le eccellenze del made in Italy con elevate potenzialità di crescita. 
L'interesse della finanza per il settore dell'agroalimentare italiano deriva anche dal fatto che questo si presenta come un comparto in salute con interessanti prospettive di sviluppo. Anche se si assiste a un peggioramento negli ultimi due anni, l'agroalimentare si ferma al 14% a fronte del 14,8% dell'industria, del 16,5% del commercio, e del 30% delle costruzioni. 
Se le banche sono dunque pronte a concedere più credito, resta fondamentale il ruolo delle garanzie. Proprio su queste sta lavorando Ismea, pronta ad uno schema di revisione delle garanzie sussidiarie. Importante in questo senso anche l'unione di Ismea con Isa al fine di avere un unico punto di riferimento finanziario per le filiere. 
Il ministro Martina ha sottolineato per l'occasione l'importanza di aver riattivato con gli istituti di credito un circuito dedicato al sistema agrifood, investendo su formazione e riorganizzazione degli attrezzi. Il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ha evidenziato come oggi i sistemi fiscali e giuridici particolari siano delle gabbie. L'innovazione può salvare però il settore e diventa dunque determinante l'utilizzo del digitale: purtroppo l'Italia è ancora indietro rispetto alla media europea per la velocità delle connessioni, anche se un nucleo vitale di imprenditori pionieri sta proiettando avanti anche la nostra agricoltura verso una nuova concezione del fare azienda.
 
Redazione

campo di girasoli

A operazioni di raccolta praticamente ultimate, la produzione si attesta a 2,4 milioni di quintali con 85mila ettari come nel 2015, quando gli ettari erano 114mila, quindi nettamente superiori. Dove si concentra il 75% del totale nazionale, ovvero in Umbria, Marche e Toscana, si prevede una qualità ottima con rese in olio tra il 42 e il 45%.

Il prezzo previsto per l'olio si aggira attorno ai 33 euro a quintale, 2 euro in meno rispetto allo scorso anno, mentre il giro d'affari di circa 80 milioni.
Nelle Marche, con una produzione attesa di 870mila quintali, il Consorzio agrario di Ancona, che detiene una quota di mercato del 60% nella provincia e in parte nelle limitrofe, spiega che il girasole è la seconda semina per importanza della regione. Dopo la chiusura degli zuccherifici che ha spazzato via la produzione di barbabietola, chi ha investito nel girasole è stato ricompensato con rese decisamente migliori rispetto al 2015.
L'olio di girasole sta suscitando inoltre sempre più interesse da parte delle aziende di trasformazione. La ricerca genetica potrebbe, in un futuro prossimo, mettere a disposizione un olio di girasole con acidi grassi più insaturi, capace di sostituire l'olio di palma negli impieghi dell'industria alimentare, come ricorda Andrea Novelli del Consorzio agrario di Ancona.
Anche dal Consorzio agrario di Perugia si registra un calo del 30% dei terreni seminati con rese del 25%. Più critica, invece, la situazione in Toscana con cali del 35% nelle province di Pisa e Siena. Le cause, come sottolineato dal Consorzio di Pisa sono molteplici: oltre alla rotazione, la scommessa persa sul grano duro e il problema delle colonie di piccioni che hanno saccheggiato ettari di girasole in poco tempo.

Redazione