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Glaciologi e climatologi di dieci paesi europei cercano in Antartide il ghiaccio più antico sulla Terra. L’obiettivo è trovare il punto della calotta antartica dal quale estrarre la carota di ghiaccio che permetta di andare più indietro nella storia del pianeta. Si tratta del progetto europeo triennale da 2,2 milioni di euro per decifrare la storia del clima.

L'archivio temporale permetterà di decifrare i processi del sistema climatico del passato, per migliorare le proiezioni su quelli futuri. La Commissione Europea finanzia il progetto “Beyond EPICA – Oldest Ice” (BE-OI) con 2,2 milioni di euro. Coordina l’istituto tedesco Alfred Wegener, Helmholtz Centre for Polar and Marine Research (Awi).
L’Italia, che partecipa nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (Pnra) finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur), è presente nel consorzio con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e l'Università di Bologna. Sono coinvolti scienziati di università italiane (Ca’ Foscari Venezia, Firenze e Milano-Bicocca), dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali del Consiglio nazionale delle ricerche (Idpa-Cnr) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).
Basti pensare che il campione di ghiaccio più antico oggi disponibile risale a 800mila anni fa. Tali carote di ghiaccio contengono particelle di aria che risalgono al momento della loro formazione. Analizzate in laboratorio, rivelano la composizione dell’atmosfera del passato.
«Quello che ancora non siamo riusciti a comprendere è perché cambiò il ciclo dei periodi glaciali e interglaciali tra 900mila e 1,2 milioni di anni fa», spiega Carlo Barbante, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia e direttore dell’Idpa-Cnr.
Prima della cosiddetta transizione di metà Pleistocene, i periodi glaciali e interglaciali si alternavano all’incirca ogni 40mila anni. Da allora invece ogni periodo è durato circa 100mila anni. Questa conoscenza deriva per esempio dall’analisi di campioni di sedimenti, i quali però sono privi di informazioni sui gas presenti nell’atmosfera. «Non possiamo indagare il ruolo dei gas ad effetto serra, perché non abbiamo campioni adeguati per farlo, in quanto gli unici archivi geologici che contengono la composizione chimica dell’atmosfera sono le carote di ghiaccio», afferma Barbara Stenni, professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia. 
Il progetto BE-OI nasce proprio per colmare questa lacuna, con analisi geofisiche, tecnologie di perforazione rapida e datazione del ghiaccio sul campo. Inoltre, le tecnologie di perforazione saranno ulteriormente sviluppate e testate. 
Il primo lavoro sul campo partirà a breve: in Antartide il glaciologo Massimo Frezzotti (Enea) e i geofisici Stefano Urbini (Ingv) e Luca Vittuari (Università di Bologna), assieme ai colleghi degli altri istituti coinvolti nel progetto, analizzeranno lo spessore dei ghiacci, le loro caratteristiche fisiche e la topografia del basamento roccioso in due differenti siti sia da aereo che a terra. Lo spessore della calotta glaciale è solo un primo indicatore della presenza di ghiaccio del passato, perché a determinare quanto sono antichi gli strati di ghiaccio sono l’accumulo di neve e i flussi dei ghiaccio dal cuore dell’Antartide verso la costa. 
«Durante studi precedenti abbiamo individuato aree chiave in cui ci aspettiamo di trovare i più antichi archivi di ghiaccio della Terra - spiega il professor Olaf Eisen (Alfred Wegener Institute), coordinatore del progetto – Ora dobbiamo verificarlo ed è importante per noi apprendere più possibile riguardo i processi di deposizione e della dinamica del ghiaccio».
 
Redazione

bandieraverdecia

Il premio, giunto alla sua 14ª edizione, fotografa un settore sempre più creativo, anche in chiave ecosostenibile: dalle galline nere usate come “killer” naturali di insetti e parassiti all’azienda-incubatore per varietà autoctone di alberi e ortaggi; dalle produzioni a base di fichi dei beduini egiziani al progetto “DiabeteZero” con il pane prodotto da grani locali e controllati. Spazio anche al dramma del terremoto. 

Mettere insieme tradizione e innovazione. Il segreto del successo delle aziende agricole più competitive è in questo mix, che nel 90% dei casi è interpretato in chiave ecosostenibile
C’è chi mette a guardia della salubrità delle stalle le galline nere, “killer” naturali di insetti, larve e parassiti; e chi usa la canapa per seme come diserbante “green” nonché per migliorare la tessitura del terreno. C’è, poi, chi punta sulla tutela della biodiversità, trasformando la sua azienda in un “incubatore” per 60 varietà tra alberi e ortaggi, premiato dalla World Biodiversity Association, con tanto di laghetto a fare fitodepurazione e Fattoria didattica per ospitare scuole e “settimane verdi” durante l’estate. E ancora chi fa il “ciclo chiuso” dall’erba al formaggio, creando un circuito virtuoso che va dall’allevamento di 900 ovini di razza sarda alimentati con piante locali fino alla trasformazione e vendita diretta in azienda, preservando fauna e flora autoctone. 
Sono questi alcuni esempi delle realtà vincitrici di Bandiera Verde Agricoltura, il premio promosso dalla Cia-Agricoltori Italiani, consegnato a 13 aziende, 6 comuni e 5 associazioni lo scorso venerdì, 11 novembre, a Roma in Campidoglio. Assegnati anche 7 riconoscimenti a “sezioni strategiche” e 2 Premi speciali.
Giunta quest’anno alla sua 14esima edizione, Bandiera Verde continua dunque a scoprire le realtà più creative e rappresentative per il settore. Come il progetto “DiabeteZero”, che sta studiando come il consumo di pane ottenuto con lievitazione naturale, da cereali coltivati in loco e panificato in condizioni controllate, possa apportare miglioramenti dal punto di vista dell’equilibrio della glicemia e ridurre i fattori di rischio di complicanze cardiovascolari.
Ma Bandiera Verde resta anche sulla drammatica attualità del terremoto. I primi a ricevere il riconoscimento della Cia sono stati il comune di Sellano, in provincia di Perugia, premiato per le sue storiche tradizioni agricole e che oggi si ritrova ferito dalle scosse del 30 ottobre, che hanno portato crolli e danni enormi ma non hanno cancellato la voglia di rimanere e ricostruire il territorio; e poi l’Agrichef Emidio Gentili dell’agriturismo “Lu Ceppe” di Cittareale (Rieti), anche per il suo ruolo di ideatore della ricetta inserita nel “kit amatriciana solidale” distribuito dalla Confederazione per raccogliere fondi a sostegno delle imprese agricole colpite dal sisma.
Quanto ai Premi speciali, che da sempre la Cia assegna a personalità della cultura, quest’anno sono andati a Osvaldo Bevilacqua, autore e conduttore di “Sereno Variabile”, per una vita a servizio dello sviluppo sostenibile, delle tradizioni e della cultura legate al territorio; e a Isabella Dalla Ragione, per il progetto “Archeologia Arborea”, una Fondazione a San Lorenzo di Lerchi, Città di Castello, che è un laboratorio della biodiversità e del paesaggio rurale, costruito sulle parole degli ultimi testimoni della civiltà contadina, dove si possono trovare oltre 100 antiche varietà di alberi da frutto salvate dall’estinzione.
«I nostri premi Bandiera Verde evidenziano sempre di più il fondamentale contributo della multifunzionalità al reddito agricolo, che nelle aziende diversificate arriva al 25% delle entrate complessive -ha affermato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino-. In più, dimostrano ancora una volta l’affermazione dell’agricoltore come imprenditore multiruolo e custode, capace cioè non solo di produrre dai campi ma di preservare l’ambiente, di qualificarlo attraverso l’attività turistica, di costruire sistemi territoriali capaci di rispettare la natura e le caratteristiche di quell’area. D’altronde l’Italia, con un trentesimo della superficie Ue, detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale del continente europeo».
 
Redazione

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Una malattia per la quale si consiglia di iniziare ad effettuare monitoraggi, in quanto potrebbero a breve instaurarsi condizioni favorevoli al suo sviluppo, è la muffa grigia da Botrytis cinerea. La lotta alla muffa grigia deve basarsi innanzitutto sull’adozione di corrette pratiche colturali.

Questo fungo può svilupparsi a temperature comprese in un range molto ampio (da 5 a oltre 30°C con un ottimo che oscilla tra i 15-25°C), e che è necessario che l’umidità relativa rimanga molto alta (UR>90%) per tempi prolungati perché si avviino le infezioni (per la vite si valuta il rischio d’infezione mediante la regola dei due 15: vegetazione bagnata per almeno 15 ore e temperature medie prossime ai 15°C). 
La muffa grigia può colpire tutti gli organi aerei delle piante (foglie, fiori, steli, frutti) soprattutto se teneri, e può provocare infezioni latenti responsabili dei marciumi che si sviluppano in prossimità della raccolta o, in condizioni favorevoli, in post raccolta durante la conservazione e la commercializzazione delle produzioni. La predisposizione alla malattia può essere esaltata da tutte quelle pratiche che favoriscono una crescita troppo lussureggiante (es. concimazioni eccessivamente azotate) o causare lesioni dei tessuti vegetali (attacchi di fitofagi, certe operazioni di raccolta e pulizia), e da quelle tecniche colturali che possono creare condizioni ambientali favorevoli al patogeno (impianti poco aerati o troppo fitti, irrigazioni a pioggia, ..). 
La lotta alla muffa grigia deve quindi basarsi innanzi tutto sull’adozione di corrette pratiche colturali, volte al rispetto delle necessità fisiologiche delle piante in un determinato contesto ambientale, e di adeguati piani di difesa. Per le colture in serra può essere opportuno, verso l’alba, accendere il riscaldamento, attivare le ventole e aprire i colmi, in modo da favorire l’uscita dell’aria umida. E’ importante inoltre curare l’igiene dei magazzini e dei locali di stoccaggio per limitare i danni in fase di conservazione e trasporto. 
Sempre al fine di limitare le infezioni botritiche, in post-raccolta, su fiori recisi, si raccomanda di effettuare trattamenti preventivi con antibotritici, possibilmente privilegiando quelli di origine naturale, in prossimità della raccolta e, se possibile, di cogliere i fiori e manipolare le piante quando sono asciutte. Si consiglia d’intervenire preventivamente con fungicidi ad ampio spettro (ad es. a base di sali di rame, ditiocarbammati, o di microrganismi antagonisti quali ad es. Bacillus spp.), e in condizioni ambientali ottimali allo sviluppo delle infezioni e/o alla comparsa dei primi sintomi è preferibile impiegare antibotritici specifici, ad es. quelli a base di iprodione, tiofanate metile (solo in pieno campo), di pirimetanil*, o delle miscele boscalid+pyraclostrobin (solo in serra) e ciprodinil+fludioxonil* (*s.a. da applicare sul fiore previo saggio di fitotossicità) cercando di alternare sostanze attive a diverso meccanismo d’azione per ridurre il rischio di insorgenza di resistenze. 
Fonte: Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo.
 
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Waste Travel 360° è stato presentato oggi alla Fiera Ecomondo di Rimini: è un progetto “bottom-up” innovativo che potrà essere adottato come strumento didattico gratuito nelle scuole e nei Comuni di tutta Italia per un viaggio virtuale nel mondo dei rifiuti e del riciclo. 

Il virtual tour è uno strumento composto da immagini a 360°, navigabili intuitivamente da tutti i dispositivi, che permette al fruitore di compiere una visita immersiva e interattiva nel mondo dei rifiuti, grazie alla resa grafica e alla qualità delle immagini HD.
I rifiuti, considerati non più come uno scarto da destinare a discarica, ma come materia dagli infiniti usi e dal grande valore, in un’ottica di economia circolare sono dunque i protagonisti di Waste Travel 360°, l’innovativo progetto ideato da Ancitel Energia&Ambiente, con il supporto tecnico della start up PEARLEYE HD Virtual Tour, e patrocinato da ANCI e Ministero dell’Ambiente. 
Progettato per essere utilizzato come innovativo strumento didattico, il Waste Travel 360° è in grado di fornire un’esperienza dal notevole impatto emozionale e permette all’utente di interagire direttamente con i materiali, dall’alluminio alla plastica, dal vetro al legno, dall’acciaio alla carta. Come in un videogioco, i giovani fruitori possono essere parte attiva nello scegliere dove collocare un rifiuto, diventando anche parte integrante dello spazio e accompagnando i rifiuti nel processo di trasformazione e valorizzazione sino ai prodotti finali.
Il progetto è stato realizzato con il contributo ed in collaborazione con alcuni dei più importanti Consorzi di Filiera, che hanno fornito preziose informazioni sui materiali che quotidianamente raccolgono e trasformano in nuova materia: Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi), Cial per l’alluminio, CIC per il compost, Cobat per le batterie, Comieco per carta e cartone, Corepla per la plastica, Coreve per il vetro, Ricrea per l’acciaio e Rilegno per il legno. 
Premio di questo “gioco virtuale” è l’apprendimento delle buone pratiche di raccolta differenziata, l’acquisizione della conoscenza del ciclo di vita del rifiuto nel passaggio a materia prima seconda e il superamento del concetto negativizzante del rifiuto. «Creando strumenti fluidi, facili e non retorici - spiega Filippo Bernocchi, Delegato ANCI a Energia e Rifiuti - puntiamo ad accelerare il processo di raggiungimento degli obiettivi di legge stabiliti dall’Unione Europea: in un futuro non troppo lontano, entro il 2050, niente sarà più destinato allo scarto e ogni oggetto verrà progettato per essere riutilizzato e avviato al riciclo. Dobbiamo quindi passare dal concetto di disvalore insito nel rifiuto a quello di valore, per affrontare la sfida del passaggio al modello di economia circolare come unica opportunità di crescita».
 
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L’art. 6 della Legge n. 154 del 28 luglio 2016 delega il Governo ad adottare, entro i prossimi 12 mesi, un decreto legislativo per disciplinare forme di affiancamento tra agricoltori ultra-sessantacinquenni, o pensionati, e giovani, non proprietari di terreni agricoli, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, anche organizzati in forma associata, allo scopo del graduale passaggio della gestione dell'attività d'impresa agricola ai giovani.

Il fine della legge è dunque quello di favorire processi di affiancamento economico e gestionale nell'attività d'impresa agricola nonché lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura. Il Decreto dovrà stabilire anche la durata di tale affiancamento, ma è comunque previsto un periodo massimo di tre anni alla conclusione dei quali spetteranno, sia al giovane imprenditore agricolo, che all'agricoltore ultra-sessantacinquenne o pensionato, agevolazioni e sgravi fiscali con assegnazione prioritaria.
Il Decreto legislativo definirà poi le modalità di presentazione da parte del giovane imprenditore di un progetto imprenditoriale che faccia da base al rapporto di affiancamento. Dovranno esserci forme di compartecipazione agli utili dell'impresa agricola, così come dovrà essere definito il regime dei miglioramenti fondiari. 
Per l'agricoltore ultra-sessantacinquenne, o pensionato, e quello giovane dovranno esserci forme di garanzia, anche attraverso le dovute coperture infortunistiche. In caso di vendita dei terreni oggetto del rapporto di affiancamento si dovrà stabilire il riconoscimento del diritto di prelazione. Il decreto legislativo provvederà anche a definire le forme di agevolazione a favore del giovane imprenditore agricolo per la gestione e l'utilizzo dei mezzi agricoli e le forme di compensazione a suo favore, nei casi di recesso anticipato dal rapporto di affiancamento.
A conclusione dell’affiancamento sarà possibile la trasformazione del rapporto tra l'agricoltore ultra-sessantacinquenne, o pensionato, e il giovane imprenditore agricolo in forme di subentro o la trasformazione del rapporto in un contratto di conduzione da parte del giovane imprenditore agricolo, o, ancora, saranno previste diverse forme di compensazione a favore del giovane imprenditore agricolo.
 
Redazione