Cia – AgricoltoriItalianisuidatidiffusidall’Istat, checertificanol’Italia in deflazionenel 2016, per la prima voltadal 1959: «Le famigliecontinuano a ridurregliacquistidibenialimentariprimari come carne, pesce, frutta e suicampi i produttorispesso non riescononemmeno a rientraredeicostidiproduzione».
La deflazioneregistratanel 2016, cheportal’Italiaindietrodioltre mezzo secolo, è la conseguenzadirettadellacadutacostantedeiconsumidomestici, con oltre 16 milionidicittadiniche solo nell’ultimoannohannoridottogliacquistidi carne; piùdi 10 milioniquellidipesce e 3,5 milioniquellidiortofrutta. Lo affermal’UfficioStudidellaCia-AgricoltoriItaliani, sulla base deidatiIsmea, in occasione del report suiprezzi al consumodiffusooggidall’Istat.
Ma l’andamentonegativosi fa sentireancheall’origine, dove i prezzispuntatidagliagricoltorisuicampi non riescono, in moltisettori, a coprireneanche i costidiproduzione. Per fare qualcheesempio-spiega la Cia- soltanto a ottobre (ultimidatidisponibili) i cerealihannocedutoil 14% sul 2015, gliortaggiil 18%, gliavicoliil 9%. Facendouna media tra i principaliprodotti, sipuòstimareche per ogni euro spesodalconsumatore finale, solo 15 centesimisonoandatinelletaschedell’agricoltore. E questononostante, nelcomplesso del 2016, i prezzideglialimentari al supermercatosianocresciutidello 0,2% e quellidi vino e altrebevandealcolichedell’1,5%.
«E’ chiaro, quindi, chec’èancoratantastradada fare per tornareailivellipre-crisi e cheanchenell’annoappenapassato i consumidellefamigliesonorimastideboli-osservailpresidentenazionaledellaCia Dino Scanavino-. Ma il 2016 certificaanche la sofferenzadelleimpreseagricoleche, con i prezzidivenditadeiloroprodotti, semprepiùraramenteriescono a coprire le spese. Bisognacolmare con urgenzaildivariodiprezzoneivaripassaggidellafiliera-aggiungeScanavino- e, per farlo, serve un progettoche, da un lato, riduca le distanzetragliattori con l’agricolturapiùcentrale, e dall’altroprevedanuoviorizzonti e favorisca la nascitadinuoverelazioni e formedidialogo con le rappresentanzed’impresa, come abbiamopropostonellanostraAssembleanazionale con illanciodei ‘Network deiValori’ per dare vita ad accordiquadrochetenganoassiemeagricoltura, artigianato, commercio, logisticaedentilocali».
Il sitospecializzato “World’s Top Exports” riportaun’importanteindaginesulleesportazionidimazzidifiori a livellointernazionale. Emerge un settore in cuil’Europadetieneilvalorepiù alto in dollari (per il 2015 possiedeil 46,4% del totaledelleesportazioniinternazionali), seguonol’America Latina, i Caraibi, l’Africa, l’Asia e ilNord America. In generalesiassiste a un deprezzamento del prodotto: dal 2014 al 2015 siparladi un -12,8% sulvalore.
Il totaledelleesportazionidiognipaese per i mazzidifiori per il 2015 èstatodi 7,9 miliardididollari, cifracheèscesa del 6,5% negliultimicinqueanni per tutti i venditori. Nel 2011 infattiilsettore era statovalutato per 8,4 miliardididollari. Annodopoanno, ilvalore a livellomondialedelleesportazionidimazzidifiori ha cosìsubito un deprezzamento del -12,8% (dal 2014 al 2015).
Fra i vari continenti, i paesi europei si aggiudicano ilvalorepiù alto per le esportazioni nel 2015, con un giro di affari che si attesta attorno ai 3,6 miliardi di euro (il 46,4% del totaledelleesportazioniinternazionali). L’America Latina, escluso il Messico, e i Caraibi hanno gestito il 27,8% delleesportazioni, l’Africail 17,9%, l’Asiail 6,3% e ilNord America l’1,4%.
I dieci paesi che hanno esportato il più alto valore in dollari per mazzi di fiori nel 2015 sono: Paesi Bassi (3,2 miliardi di dollari – 40,3% sul totale); Colombia (1,3 miliardi – 16,5%); Ecuador (819.900.000 dollari – 10,4%); Etiopia (662.400.000 dollari – 8,4%); Kenya (661.900.000 dollari – 8,4%); Malesia (98.100.000 dollari – 1,2%); Cina (87,2 milioni – 1,1%); Belgio (85 milioni – 1,1%); Italia (84,2 milioni – 1,1%); Germania (82,9 milioni – 1,1%). In generale sono quindici paesi a detenere il 93,4% delle esportazioni totali a livello internazionale, registrate nel 2015.
I paesi che hanno registrato una più rapida crescita nel settore dal 2011 sono la Lituania, fino al +552,1%, l’Etiopia, fino a +292,1%, il Kenya, fino a +45,7%, e la Cina con +21,9%. I paesi che hanno invece visto scendere le loro esportazioni sono Belgio (-67,1%), Israele (-26,3%), Paesi Bassi (-26,1%), Thailandia (-17,2%).
Il Ministro Martina proseguirà la suaazione grazie allaconfermaricevutadall'esecutivoGentiloni. L'agendaEuropaprevede un primoimportanteappuntamento con la revisionedimedioterminedella Pac e quellaitaliana, invece, giocauna partita digranderilievo per Agea.
Sultavolonazionale non sonomolti i dossier aperti per l'agricoltura, mentre a livelloeuropeosiaprono i cantieri per la revisionedimedioterminedella Pac: sideciderannoinfatti le sortidellasecondapartedellaprogrammazione e sigetteranno le basi per la riforma post 2020.
A livellonazionaledasegnalare la necessitàdiunariforma per Agea: nonostanteglialtrientivigilatisianostatirazionalizzati (creazione del Crea e accorpamento in Ismeadi Isa), ancoranientedifatto per l'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura.
Il bilanciodell'operatoMipaaf per il 2016 èpositivo, sièinfattiriusciti a pagareglianticipi, in particolare per le 33milaaziendeagricolecheoperanonelle zone colpitedalterremoto. Tutti gliimpegniassuntidalMinistro Martina sonostatirispettati con la LeggediBilancio. Restanodarendere operative alcunemisurecontenutenelCollegato e cherichiedonodecretiattuativi. Ad esempio la Bancadella Terra chedovrebbeagevolarel'accessodeigiovaniagricoltoriaiterreniagricoli. Ormaiincompiutodalla fine deglianniNovantarestailtestounicodell'agricoltura, cheancora non riesce a vedererealizzazione.
Lo studio-denunciadellaCia-AgricoltoriItalianisuglieffettidellapoliticaeuropeanell'agricolturaitaliana fa emergere un datoimportante: in Italia il 20% deibeneficiaridell'attuale Pac ricevel'85,7% dellerisorse, mentre i fondirimanenti (14,3%) sonodadistribuirsiall'80% degliagricoltori.
Lo squilibrioevidentemuovedaunaseriedisceltestrategichesbagliatealla base dell'attualeriforma, cheaccompagnerà i produttorifino al 2020. Per ilpresidentediCia – AgricoltoriItaliani, Dino Scanavino, la burocrazia continua a pesaresullagestioneaziendale del settore e determinaunasituazioneallarmantechefrenagliinvestimenti e rallenta i processidiammodernamento.
Per Cianellaregolamentazione post 2020 sidovràriorganizzareanche la politicadisvilupporurale, datochegliagricoltori non hanno la forza per sfruttare le potenzialitàdellemisure del secondopilastrodella Pac: gliinterventihannoinfattiriguardato solo 162milaprogetti.
La sopravvivenzadelleimpreseèperòfunzionaleall'utilizzodellerisorse del primopilastro, dicuihannobeneficiatooltre 1,2 milionidiaziende (secondo lo studio Cia). Gliunicistrumenticheassicuranoilmantenimento e lo sviluppodelleattivitàproduttivesonospessoilpagamentounico, gliinterventi per piccoliagricoltori e ilsostegnoaccoppiato.
Per Scanavinodunqueservirebbeuna Pac ex novo chepossaessereelementounificantedeipopolieuropei, mitigandoildiffondersideipopulismi e assumendo un ruolocentralenellagestione e nell'occupazionedeimigranti. Questaè per ilpresidenteCial'ultimapossibilitàditornare a crescere e garantirebenessereallacollettività.
Nonostante i considerevoliprogressi, nessunaccordoèstatoraggiuntoentro fine anno per ilbiologico, così la presidenza ha informatoilConsiglioUe. Questo a causadell'impossibilitàditrovare un compromessosuemissioni, derogheallaraccoltadeidati, sementi e sostanze non autorizzate.
La Commissioneconfermacomunquedi non volerritirare la proposta e la presidenzaslovacca ha conclusochesarànecessario un periododiriflessione prima diritirarfuoriil dossier nel 2017. Oltre al biologico, il 12 dicembrescorso, duranteilConsigliodeiMinistriAgricoli, all'ordine del giornoc'eranoagricoltura e cambiamentoclimatico, rafforzamentodellaposizionedegliagricoltorilungo la filieraalimentare e lottaallepratichecommercialisleali.
Per l'Italiailtemapiùimportanterestailbiologico, come avevagiàconfermatoilpresidentediAiab (AssociazioneItalianaAgricolturaBiologica), VincenzioVizioli, ilqualesi era dichiaratoconvinto del caratterepeggiorativodiunapossibileriformavolutadamoltipaesieuropei, tracuiGermania e Olanda in testa. Per Viziolipiuttostoche far passareposizionipeggiorative e menogaranti per consumatori e produttori, meglioilnulladifatto, dacuiperlomenosipuòripartire per correggere le debolezze.
AncheConfagricolturaavevadenunciatoilrischiodiunariforma “quasi bio” con possibilisceltesbagliate, cheavrebberomesso in pericolo un settore in forte espansione, bisognosoditutela.