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Sono i dati di Unioncamere Liguria a dirlo: nei primi nove mesi del 2016 la regione ha infatti registrato per l'export un +9,7% rispetto alla stesso periodo dell'anno precedente. Oltre al settore manifatturiero, che rappresenta più del 90% dell'export, è l'agricoltura ad andare bene, soprattutto in Germania (rappresenta più della metà dell'export), Paesi Bassi (80% dell'export) e Stati Uniti.

In Italia nei primi nove mesi del 2016 si è registrata una crescita tendenziale dell'export pari allo 0,5%, con un saldo positivo pari a 37.285 miliardi di euro. La Liguria, in particolare, rappresenta l'1,8% delle vendite nazionali all'estero.
La regione registrato una dinamica positiva (+8,5%), passando da 4.983 a 5.408 milioni di euro: di questi, 3.005 milioni sono destinati verso paesi extra Europei, ovvero il 55,6% del totale. In aumento dunque del 9,7% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre verso l'area comunitaria l'export è cresciuto del 7,1%. Il settore che ha maggiormente determinato questa crescita è il manifatturiero, i cui prodotti rappresentano oltre il 90% del totale dell'export regionale.
Per ciò che riguarda l'agricoltura, invece, le esportazioni Liguria-Mondo, per il periodo gennaio-settembre 2016, hanno registrato valori in euro di 192.503.606 euro verso l'UE, 32.380.998 euro Extra-UE per un totale di 224.884.604 euro. La variazione percentuale 2015/2016 è +0,7%. Per quel che riguarda il dettaglio della provincia di Imperia si sono registrati: 80.111.212 euro verso l'UE, 18.876.831 euro Extra-UE per un totale di 98.988.043 ed una variazione percentuale 2015/2016 di +2,1%.
A livello di destinazione, nell'area comunitaria, è la Francia a confermarsi al primo posto, soprattutto per la vendita di prodotti alimentari, nonostante un calo complessivo dell'export pari al 7%. Seguono la Germania (-2,4%), dove oltre la metà delle vendite è rappresentata dai prodotti agricoli, i Paesi Bassi (+11,3%), dove la percentuale dell'agricoltura ha raggiunto l'80%.
Per i paesi extra-UE gli Stati Uniti hanno fatto registrare un aumento del 25,5% per prodotti agricoli e alimentari.

 

Redazione

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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che si è svolta oggi la prima riunione di insediamento dell'Osservatorio nazionale dell'agricoltura sociale, presieduto dal Ministro Maurizio Martina e dal Vice Ministro Andrea Olivero.

L'Osservatorio nazionale è previsto dalla legge quadro sull'Agricoltura sociale e prevede la partecipazione di rappresentanti delle amministrazioni centrali e regionali, delle organizzazioni professionali agricole e delle organizzazioni e associazioni operanti nell’ambito dell’agricoltura sociale.
«L'Osservatorio nazionale che abbiamo insediato oggi - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – dà vita a un modello di lavoro importante per dare forza al mondo dell'agricoltura sociale. Mettere insieme istituzioni, organizzazioni agricole, realtà del terzo settore ci consentirà di elaborare politiche concrete di sostegno a una realtà davvero importante. Cittadinanza, nuovo welfare, solidarietà, agricoltura: sono le parole chiave che vogliamo portare avanti. Già nella prima riunione si sono affrontati alcuni temi operativi per dare risposte utili a chi ogni giorno opera insieme a tante persone con difficoltà e disabilità. Penso alla semplificazione di alcuni aspetti normativi, all'armonizzazione delle politiche regionali in materia, a una ancora più stretta interazione col Servizio civile nazionale».
associaizonelucignolo«Con l'istituzione dell'osservatorio – ha dichiarato il Vice Ministro Andrea Olivero -, poniamo un altro tassello a sostegno dell'impegno in agricoltura sociale. L'osservatorio è un luogo stabile di programmazione e di confronto indispensabile per concretizzare le azioni di sistema. Un vero luogo generativo capace di recepire i migliori stimoli provenienti dal territorio. Così proseguiamo e potenziamo il lavoro comune perché l'agricoltura sociale nelle sue molteplici forme possa essere riconosciuta e valorizzata e, nell'interesse della nostra comunità, contribuire al benessere con iniziative di welfare e innovazione sociale».
Agricoltura sociale in numeri
In Italia sono oltre mille le esperienze di agricoltura sociale con oltre 390 cooperative sociali che danno lavoro a 4 mila occupati e sviluppano più di 200 milioni di euro di fatturato. Le attività produttive interessate dall'agricoltura sociale sono prevalentemente le coltivazioni annuali, cui seguono la zootecnia, e le coltivazioni permanenti.
I destinatari delle attività di agricoltura sociale sono nel 50% dei casi circa persone con disabilità, cui seguono disoccupati con disagio, minori e studenti in alternanza scuola-lavoro.
 
Redazione

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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Ministro Maurizio Martina ha firmato il dossier di candidatura nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell'UNESCO del sito veneto "Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene".

Il dossier sarà esaminato oggi dalla Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco che dovrà formalmente decidere se inviare a Parigi la candidatura per ottenere l'iscrizione del sito Unesco entro il 2018.
I lavori per la candidatura sono stati avviati nel 2009 sotto il coordinamento del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali‎. Nell'ottobre 2010 l'Unesco decise di inserire il sito di Conegliano e Valdobbiadene nella lista propositiva nazionale. Dopo un lungo lavoro di analisi e ricerca, nel marzo 2015 il sito è stato iscritto nel Registro nazionale dei paesaggi rurali tradizionali, elemento necessario per la candidatura nella lista dell'Unesco.
L'area candidata corrisponde alla zona DOCG di produzione del Prosecco. «Sosteniamo questa candidatura - ha dichiarato il Ministro Martina - perché esprime con forza la capacità del Prosecco di valorizzare un territorio agricolo e promuovere l’Italia nel mondo. Uno degli elementi di forza del dossier è dato proprio dalla positiva convivenza tra lavoro umano ed ecosistema. Vogliamo evidenziare ancora di più il ruolo centrale dell'agricoltore nella salvaguardia della biodiversità del paesaggio rurale. Mi auguro che domani la Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco confermerà la volontà politica di candidare questo pregevole sito ‎così da rafforzare il primato italiano in ambito Unesco, primo paese al mondo per siti dichiarati patrimonio dell'umanità». 
 
Redazione

giurlanipescia

Negli scorsi giorni l'Associazione Florovivaisti del comprensorio di Pescia aveva lanciato un appello al sindaco Giurlani con la richiesta fi entrare nella cabina di regia, che elaborerà il piano di sviluppo del Mercato dei Fiori. Giurlani risponde positivamente sui social, annunciando che a febbraio sarà fatto un avviso pubblico per tutti i soggetti interessati.

Il sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, dal suo profilo Facebook risponde all'appello dell'Associazione Florovivaisti di Pescia, accogliendo con piacere la loro richiesta e quella di tanti altri soggetti, fra cui configurano anche alcuni pistoiesi.
Queste richieste sono accolte positivamente dal sindaco Giurlani in quanto «avvalorano la scelta del Comune di prendersi la responsabilità e metterci la faccia nel prendere dalla Regione questa struttura. Crediamo che possa diventare una piattaforma logistica e un mercato pubblico per il florovivaismo, partendo dalla produzione locale e non solo dalla commercializzazione globale» sottolinea Giurlani. Il Mercato dei Fiori di Pescia diventerebbe così il primo in Italia e in Europa dal punto di vista pubblico, come ribadisce il sindaco nel suo messaggio.
«L'attuale cabina di regia è formata dalla Regione, dal Comune e dalle Associazioni di categoria agricole e dei commercianti. A Febbraio ci sarà la prima cabina di regia con le regole e faremo un avviso pubblico per i soggetti interessati ad entrare.»
Giurlani conclude ringraziando per questi appelli, giunti fin da subito, e sottolinea la loro importanza nell'avvalorare la scelta presa dal Comune per condurre verso una svolta il futuro del Mercato dei Fiori.
 
Redazione

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Il presidente della Federazione nazionale orticola di Confagricoltura, Sandro Gambuzza, chiede di dare subito accesso, attraverso apposita deroga alla normativa, al Fondo di Solidarietà Nazionale, anche alle imprese non assicurate colpite dagli eventi calamitosi degli ultimi mesi.

«In situazioni  così straordinarie e di emergenza – dice Gambuzza - non è concepibile attendere i placet di Bruxelles, ma occorre agire con provvedimenti che siano efficienti e soprattutto efficaci per gli agricoltori».
La sequenza di eventi calamitosi susseguitesi negli ultimi mesi nelle campagne del Centro e del Sud avrà, purtroppo, forti ripercussioni anche nel medio periodo, a causa degli ingenti danni alle produzioni, alle strutture ed agli equilibri economici e finanziari, talvolta già precari, di molte imprese agricole ad indirizzo orticolo. Confagricoltura stima che per il maltempo, tra Basilicata, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia, siano almeno diecimila le aziende del comparto in difficoltà a causa di forti gelate, ingenti nevicate, pesanti grandinate e, da ultimo, piogge torrenziali che con esiziale continuità hanno messo in ginocchio l’intero comparto orticolo. In Basilicata sono centinaia le aziende che hanno perso tutti gli ortaggi prossimi alla raccolta (dai carciofi alle rape, dai cavolfiori alle cicorie, dai finocchi alle scarole).
Nelle Marche le coltivazioni di finocchi sono state bruciate dal gelo, con cali di produzioni vicino alla totalità. Colpito anche il Lazio dove sono andate distrutte colture specializzate come i broccoletti; in Abruzzo risultano decimate le produzioni di finocchi, carciofi e cavoli, anche per i problemi di viabilità che ostacolano la consegna di quelle che si sono salvate. In Molise la perdita dei raccolti è di oltre il 50 per cento. Gravemente compromesse appaiono le produzioni di zucchine (60% ), pomodori (40%), lattughe, carciofi, patate e carote novelle in Sicilia. In Calabria maggiormente colpiti dal maltempo sono sati i peperoni, i broccoli e le verdure.
Migliaia sono gli ettari di prodotti orticoli devastati in Puglia: ad aver avuto la peggio sono in particolare finocchi, broccoli, bietole, cavoli, cicorie e cime di rapa, con cali di produzioni fino al 60 per cento.
Se già ingenti appaiono i danni alle produzioni orticole, non meno preoccupanti si presentano quelle alle strutture: migliaia di ettari di serre, tunnel e tendoni sono crollati sotto il peso della neve, oppure sono stati fortemente danneggiati dall’onda delle forti piogge abbattutesi specialmente su Sicilia e Calabria negli ultimi giorni, con punte di 200 mm in poche ore.
Per il presidente della Federazione orticola di Confagricoltura: «La sequenza dei fenomeni calamitosi degli ultimi mesi impone che si abbia piena consapevolezza dei mutamenti climatici avvenuti anche nel nostro Paese: mentre al nord si registra una fase di siccità e di scarso innevamento, al centro-sud si susseguono incessantemente fenomeni atmosferici caratteristici di ben altre latitudini. Tale consapevolezza serva anche quale fattore determinante per le scelte imprenditoriali in agricoltura
Difficile risulta al momento fornire una quantificazione attendibile dei danni subiti dal settore orticolo, essendo in atto un costante aggiornamento anche a causa della estrema deperibilità dei prodotti. Un dato però sembra essere inconfutabile: nelle ultime settimane sono più che dimezzate le consegne per colpa del maltempo che ha decimato i raccolti delle regioni del centro sud dalle quali proviene, in questa stagione, la maggioranza delle produzioni (61% degli ortaggi italiani) finendo per penalizzare non solo gli agricoltori, ma anche i consumatori.
 
Redazione