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Primo semestre con il segno "più" per l'industria delle macchine agricole. In base alle elaborazioni di FederUnacoma su dati del ministero dei Trasporti, tra gennaio e giugno in Italia sono stati immatricolati 9.978 trattori, con un aumento del 9,7% rispetto allo stesso periodo 2016.

A livello regionale le migliori performance sono arrivate dal Veneto, con 1.419 mezzi registrati (+38,6%), e dal Piemonte con 1.330 (+9,7%). A seguire, Lombardia con 912, anche se in leggera flessione rispetto all'anno scorso (-1%), Emilia Romagna con 812 trattori (+13,4%) e Puglia con 804 (+18,6%).
Molto positivo l'andamento anche in Toscana, dove nei primi sei mesi dell'anno sono stati immatricolati 706 trattori (+69,7%), Lazio con 599 (+27,2%), Campania con 580 (+33,3%), Friuli Venezia Giulia con 323 mezzi (+36,3%). Di segno ancora positivo il trend in Umbria con 267 unità registrate (+39,1%), Abruzzo con 263 (+6,5%) e Sardegna con 187 (+14%).
Poche le regioni con il segno "meno": oltre alla Lombardia, la Calabria è scesa a 284 trattori registrati (-12,9%), la Basilicata a 131 (-12,1%), le Marche a 178 (-25,8%), il Molise a 57 (-3,4%). Discorso a parte per la Sicilia, che con 505 trattori immatricolati ha praticamente dimezzato il numero di immatricolazioni (-50,6%), ma dopo un 2016 che aveva fatto registrare un boom di vendite, grazie alla leva dei fondi ad hoc attivati con il Programma di sviluppo rurale regionale.
Tra gennaio e giugno di quest'anno sono risultate in buona progressione anche le altre tipologie di macchine. Le mietitrebbiatrici, nel complesso, hanno fatto segnare un incremento del 14,1% con 186 unità immatricolate, le trattrici con pianale di carico del 5,3% con 416 unità, i rimorchi del 3,5% salgono a quota 4.755. Bene anche i sollevatori telescopici con un +16,8% e 472 mezzi immatricolati.
FederUnacoma, federazione delle imprese costruttrici di macchine agricole, per il giardinaggio e movimento terra, sottolinea che i bandi regionali per l'assegnazione dei fondi comunitari relativi ai Programmi di sviluppo rurale hanno incentivato gli acquisti da parte degli agricoltori. Inoltre l'attivazione delle procedure per i fondi Inail stanziati, volta a favorire il rinnovo del parco macchine nazionale, potrà ulteriormente contribuire a questa fase positiva del mercato. 
 
Redazione

La scorsa settimana la direzione generale Salute della Commissione europea ha confermato l'intenzione di procedere al rinnovo dell'autorizzazione all'uso del glifosato per altri dieci anni (dal 16 dicembre 2017 al 15 dicembre 2027), una volta che sarà scaduta l'attuale autorizzazione. Le associazioni ambientaliste, da Wwf a Greenpeace, sono sul piede di guerra.

La Commissione europea vuole prorogare l'autorizzazione all'uso dell'erbicida fino alla fine del 2027: sembra dunque vana la lotta condotta delle associazioni ambientaliste e della coalizione "Stopglifosato", che raccoglie oltre 40 sigle.
L'erbicida è stato oggetto di valutazione da parte degli Stati membri, dell'Efsa, nonché dell'Echa (l'Agenzia europea per le sostanze chimiche), per stabilire l'impatto del suo utilizzo sulla salute dell'uomo, degli animali e sull'ambiente. 
Alla luce della divergenza di opinioni sulla potenziale cancerogenicità del glifosato tra l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc, Organizzazione mondiale della sanità) e l'Efsa, era stata richiesta una valutazione del rischio all'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa). 
Nel frattempo, però era stata votata un'estensione temporanea dell'autorizzazione all'uso del glifosato, valida per un periodo limitato di sei mesi dal momento della ricezione della valutazione da parte dell'Echa. Nel luglio 2016 gli Stati membri hanno poi votato a favore di una modifica nella modalità di valutazione ed approvazione della sostanza, aggiungendo ulteriori restrizioni per garantire maggiori standard di sicurezza. 
La Commissione europea ha stabilito così tre condizioni per l'utilizzo del glifosato negli Stati membri: il divieto della sostanza «Poe-tallowamine» nei prodotti a base di glifosato; la riduzione al minimo dell'utilizzo di prodotti contenenti glifosato negli spazi pubblici come parchi e giardini e, infine, la previsione di uno studio sull'utilizzo del glifosato nella fase precedente al raccolto.
Il 25 gennaio 2017 una coalizione di organizzazioni civili ha lanciato un'iniziativa dei cittadini europei che invita la Commissione a bandire il glifosato, promuovendo una riforma della procedura di approvazione dei pesticidi. L'8 giugno 2017, dopo la pubblicazione dei «Monsanto Papers», che mettevano in dubbio la trasparenza delle valutazioni dell'Efsa, l'Agenzia ha pubblicato una dichiarazione che smentisce condizionamenti.
Infine, il 15 giugno, l'Echa ha pubblicato le sue conclusioni: secondo le prove scientifiche disponibili al momento, il glifosato può essere classificato come sostanza che provoca gravi danni agli occhi, nonché tossica per la vita acquatica con effetti di lunga durata, ma non può invece essere classificato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione. 
La Commissione europea dovrà quindi adottare una decisione al più tardi entro il 15 dicembre 2017: l'obiettivo è ottenere il consenso degli Stati membri entro l'autunno prima di sottoporre la proposta al voto del Comitato.
 
Redazione

Segni + sia in valore che in volume per l’export di “fiori recisi”, di “fogliame e fronde” e di “piante, alberi e arbusti” rispetto al 1° trimestre 2016. Ismea sottolinea il balzo in avanti delle esportazioni extra-Ue dei fiori recisi: +32% in valore, +22% in volume. Rilevanti anche il +49% in quantità e + 24% in euro delle fronde.

Risultati positivi in tutte e tre le categorie principali di prodotti per l’export del florovivaismo made in Italy nel 1° trimestre del 2017: “fiori recisi”, “fogliame e fronde”, “piante, alberi e arbusti”. Anche se ci sono stati in alcuni sotto comparti dei dati col segno meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: il -0,7% in valore delle esportazioni di fiori recisi all’interno dell’Unione europea, la riduzione del volume di fronde e fogliame esportato fuori dall’Unione europea e i cali delle quantità esportate nelle sotto categorie “piante da interno” (-3,8%) e “piante da pien’aria” (-18,4%).
E’ quanto emerge dal rapporto (ricavato da dati Gta-Eurostat) sull’andamento del commercio di piante e fiori nel primo trimestre del 2017 che l’Ismea ha reso noto il 18 luglio scorso, mettendo in evidenza in particolare il salto in avanti delle esportazioni fuori dai confini dell’Unione europea dei fiori recisi: + 32% in valore e + 22% in volume di merci; mentre il risultato totale dell’export di fiori recisi italiani è stato di +3,3% in valore e +6,9% in volumi o quantità. In risalto anche il balzo di fogliame e fronde, saliti in quantità del 49% e in valore del 24%. La categoria “piante, alberi e arbusti”, che vale più del 70% dell’export florovivaistico italiano in euro, stando ai dati forniti da Ismea, ha registrato un rilevante +15,4% in valore e +2,8% in quantitativi.
Entrando più nel dettaglio, Ismea si sofferma fra l’altro sulla «crescita delle esportazioni dell’Italia di fogliame e fronde verso alcuni paesi importanti come i Paesi Bassi e la Germania, sia in valore sia in volume». Mentre «per i fiori recisi al contrario è aumentato l’import dai Paesi Bassi soprattutto in valore (+2,4%) ed anche da altri paesi come la Spagna, la Francia e l’Austria». 
Ecco infine i risultati, in volumi (numeri di pezzi), di alcuni fiori significativi. I gladioli esportati sono cresciuti del 5,4%, mentre quelli importati sono scesi del 10,5% attestandosi a meno della metà dei gladioli esportati. Sono aumentate dell’8% le esportazioni di rose, mentre sono diminuite le importazioni del 5,7%, anche se le prime sono ancora meno del 5% delle seconde. Le orchidee esportate sono cresciute dell’1,7%, mentre quelle importate si sono ridotte del 4,2%, pur rappresentando le prime nemmeno il 2% delle seconde. Riguardo ai garofani, si è registrata una diminuzione sia dell’export (-18,4%) che dell’import (-19%). Infine i crisantemi hanno segnato un -24,9% nelle esportazioni e un +17,2% nell’import.
 
L.S.
 
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Presentato a Sanremo il progetto “Antea” per lo sviluppo della filiera dei fiori commestibili in collaborazione con la Francia. Previsto un finanziamento di 1,7 milioni di euro in tre anni, di cui 300 mila della Regione Liguria e il 60% per la parte italiana. Alcuni esempi della responsabile del Crea-of di Sanremo: insalate con begonie e violette, il nasturzio. 

I fiori non solo come elemento decorativo ma come cibi e ingredienti essenziali di piatti da mangiare al ristorante o a casa. E, in relazione a tale obiettivo, una riorganizzazione di una parte della filiera del fiore all’insegna di qualità, sostenibilità, igiene e buona conservazione dei fiori dalla fase produttiva sino al momento del consumo.
E’ il progetto “Antea – attività innovative per lo sviluppo della filiera transfrontaliera del fiore edule” presentato nei giorni scorsi alla stampa ligure presso il Centro di orticoltura e florovivaismo del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea-of) di Sanremo, che ne è il capofila. Un progetto che fa parte del programma comunitario di sviluppo territoriale Interreg Alcotra e a cui partecipano soggetti francesi e italiani, fra cui oltre al Crea-of il Cersaa di Albenga e l’Istituto regionale per la Floricoltura ligure. Il finanziamento è di 1 milione e 700 mila euro in tre anni, di cui 300 mila messi sul piatto dalla Regione Liguria. Il 60% della somma complessiva, come riportato in un articolo di Riviera24, è destinato alla parte italiana del progetto.
Secondo la responsabile del Crea-of di Sanremo Barbara Ruffoni, ormai si sta diffondendo anche in Italia la tendenza a considerare certi fiori non solo come elementi decorativi dei piatti, ma come sostanza degli stessi. Ad esempio, in Piemonte, come riportato in un articolo della Stampa, c’è un ristorante che serve tagliatelle alle primule. Ma gli esempi sono tantissimi. C’è un mercato dunque e può essere sfruttato al meglio con opportune scelte di fiori e innovazioni in grado di creare nuovi sapori. Ruffoni pensa ad esempio a insalate e macedonie con violette oppure begonie, che contengono gli stessi sali minerali delle lattughe e hanno un sapore piacevole, e al nasturzio, che è piccante e ricorda la rucola. Andranno messi a punto i semi e le tecniche di coltivazione più adatti e saranno studiati gli aspetti nutritivi e allergologici, nonché sistemi di tracciabilità e di distribuzione e imballaggio adeguati.
 
Redazione

Burocrazia e ritardi nel pagamento dei fondi provocano un calo stimato dei valori assicurati del 15%. Il sistema delle polizze assicurative è dunque in crisi, non tanto come modello di gestione del rischio in agricoltura (quello italiano è considerato all'avanguardia in Europa), quanto per i gravi ritardi nel pagamento dei contributi statali, per le incertezze normative e gli ostacoli burocratici.

assicurazione, agricoltura, floravivaLa situazione porta dunque ad un conseguente ulteriore calo dei valori assicurati che, quest'anno, a fronte dei circa 6,7 miliardi del 2016, in base alle prime stime dei Consorzi di difesa dovrebbe attestarsi tra il 10 e il 15%.
Ad inizio anno il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, aveva annunciato delle polizze sperimentali sui ricavi del grano: un'innovazione sostenuta da un finanziamento di 10 milioni, che però ancora non decolla.
Intanto, da Nord a Sud Italia, la situazione è critica, in un anno già difficile per l'andamento meteo, ricordiamo infatti le gelate di aprile che hanno gravemente danneggiato molte colture.
La campagna assicurativa 2017 procede a rilento in quanto molti agricoltori si sono stancati di aspettare i contributi per sottoscrivere polizze agevolate e la burocrazia è aumentata. Tanti infatti sembrano aver rinunciato a stipulare le tradizionali «multirischio» con copertura fino al 65% del danno, rivolgendosi in alcuni casi alle compagnie per assicurarsi privatamente.
Una beffa per gli stessi Consorzi, che dopo avere anticipato negli ultimi due anni i fondi per gli agricoltori, ora devono fare i conti anche con un minor numero di agricoltori.
Ad esempio il Codipra Toscano, con tremila associati, 250 milioni di valori assicurati nel 2016 e premi erogati per 11 milioni, quest'anno prevede un calo del 10-15%. Si registrano problemi con frutta, ortaggi, in particolare pomodori, tabacco e uva da vino. Il settore vitivinicolo è proprio quello che sta soffrendo di più, anche perché per il calcolo dei danni sono state fissate rese medie di riferimento che non tengono conto di eventuali malattie che hanno colpito il vigneto.
Un forte calo è registrato anche dal Condifesa di Bologna e Ferrara, il più grande in Italia con valori assicurati nel 2016 per quasi 472 milioni.
 
Redazione