La piattaforma di Confagricoltura, Ecocloud, dedicata alle buone pratiche si rinnova e lancia la nuova campagna di adesione per dare maggiore risalto alle imprese del settore primario attente alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Oggi la piattaforma si arricchisce di contenuti e diventa uno strumento ancora più utile per misurare la sostenibilità di un territorio. Non a caso EcoCloud è stato indicato dalla FEE (Foundation for Environmental Education) come manifesto di riferimento per la parte agricola del programma “Spighe Verdi”, istituito nel 2016 e riservato ai comuni italiani più attivi in fatto di sostenibilità. I parametri che contraddistinguono EcoCloud, infatti, delineano un contorno attuale ed esauriente delle buone pratiche aziendali e sono un modello per la valutazione della sezione agricola da parte della FEE. Le aziende aderenti a EcoCloud diventano pertanto elementi di valutazione positiva per il proprio comune che si candida a “Spighe Verdi”.
Anche il “Welfare Index PMI” ha dimostrato di privilegiare le imprese aderenti a EcoCloud nella selezione dei candidati. Welfare Index PMI è l’iniziativa promossa da Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e altre organizzazioni professionali, con gli obiettivi di diffondere su tutto il territorio nazionale la cultura del welfare aziendale e di favorire la crescita delle piccole e medie imprese italiane.
Confagricoltura, inoltre, intende coinvolgerà le aziende aderenti a EcoCloud nella realizzazione di iniziative sulle buone pratiche e i modelli di agricoltura più virtuosi.
L’adesione alla piattaforma è gratuita. Per informazioni: http://www.confagricoltura.it/ecocloud.
Quale varietà riuscirà a prendere il posto della Begonia “Miss Malibu” di Dummen Orange che lo scorso anno si è aggiudicata il premio “FleuroStar”? L'organizzatore “Fleuroselect” ha annunciato intanto le cinque piante aspiranti al premio, che saranno in esposizione in diverse località durante la fiera “FlowerTrials”, dal 13 al 16 giugno.
Il “FleuroStar Award” viene assegnato ogni anno alla varietà di pianta che possiede il più grande effetto “Ohh! - Wow factor” sul punto vendita in fiera. La giuria, formata da oltre 30 professionisti rappresentanti di tutta la filiera, lo scorso anno ha particolarmente apprezzato i grandi fiori rosa scuro e il forte portamento della “Miss Malibu”, riconoscendo il potenziale di questa nuova arrivata per riposizionare la begonia come una pianta alla moda, sia in vaso, che in aiuola.
Il concorso “FleuroStar”, iniziativa della “Fleuroselect”, si svolge ogni anno durante la fiera “FlowerTrials” nei Paesi Bassi e in Germania e per questo 2017 conosceremo la pianta vincitrice il prossimo 15 giugno.
Intanto, nell'attesa di scoprire la pianta che si aggiudicherà il premio, sono state annunciate dagli organizzatori le cinque varietà finaliste che aspirano al “FleuroStar”:
• "Calibrachoa Conga Sunset Kiss" di Florensis;
• "Helianthus interspecific Sunfinity" di Syngenta Flowers;
• "Dahlia LaBella Maggiore Rose Bicolour" di Beekenkamp;
• "Pepper Red-Mamba F1" di Prudac;
• "Calibrachoa MiniFamous Double PinkTastic" di Selecta one.
Sviluppare gli itinerari ciclabili attraverso la costruzione di una rete interregionale per il cicloturismo: è quanto si propone il protocollo d'intesa siglato il 12 maggio ad Orvieto tra le Regioni Toscana, Umbria e Lazio e sottoscritto dai competenti assessori Vincenzo Ceccarelli per la Toscana, Giuseppe Chianella per l'Umbria e Fabio Refrigeri per il Lazio.
Nel protocollo si riconosce il valore strategico di una rete ciclabile interregionale quale mezzo per l'esplorazione e la visita dei rispettivi territori, da collocare nel mercato del cicloturismo. Si stabilisce inoltre, come obiettivo prioritario, l'individuazione e la messa in esercizio degli itinerari ciclabili nazionali, contenuti nelle proposte europea "Eurovelo 7" e nazionale "Bicitalia 5", denominati "Ciclopista del Sole", che si sviluppa sull'asse Brennero - Bologna - Firenze - Roma attraversando le città di Arezzo, Chiusi e Orvieto, e "Ciclovia Romea", sull'asse Venezia-Roma attarverso il tratto toscano-umbro-laziale lungo il corso del fiume Tevere.
La mobilità ciclistica – è stato detto nel corso della firma - riveste infatti un ruolo di rilievo nella programmazione delle tre Regioni che attraverso i rispettivi piani di settore e gli atti correlati intendono dare impulso allo sviluppo di questo sistema di mobilità per rispondere alla necessità di spostamento della popolazione e per consentire una fruizione del territorio a fini ricreativi e turistici, anche per realizzare una importante possibilità di sviluppo per le attività ricettive e dei servizi connessi.
Dei due percorsi individuati come prioritari sono stati già realizzati alcuni tratti, mentre altri sono in corso di attuazione. In particolare – è stato evidenziato nel documento – sono esistenti il Sentiero della Bonifica tra Arezzo e Chiusi, itinerario ciclabile sviluppato lungo le strade di bonifica collegato alla Ciclopista dell'Arno che segue il principale fiume toscano dalla sorgente alla foce; l'Itinerario ciclabile del Tevere, sviluppato tra i Comuni di San Giustino e Città di Castello, e Umbertide; l'itinerario ciclabile lungo il Tevere all'interno della Riserva naturale regionale Tevere-Farfa, nei Comuni di Nazzano e Torrita Tiberina, e la Pista ciclabile lungo il fiume Tevere all'interno della città di Roma, da Saxa Rubra a ponte Marconi. Rimangono da attuare i tratti umbri della Ciclovia Romea, corrispondente al tracciato del percorso ciclabile del Tevere, da Umbertide a Perugia e Orvieto; i tratti toscani della Ciclopista del Sole, corrispondenti al tracciato della ciclopista dell'Arno da Arezzo a Firenze, la cui progettazione è in corso, e della Ciclovia Romea, corrispondente al tracciato della Ciclopista Tiberina, da programmare. A ciò si aggunge la realizzazione della Ciclopista del sole, Ciclovia Romea da Orvieto a Roma da programmare, ed il prolungamento della Pista ciclabile lungo il fiume Tevere, da ponte Marconi a Fiumicino, già progettato e da realizzare.
Per assicurare il migliore conseguimento degli obiettivi e delle finalità del protocollo d'intesa le Regioni attiveranno un tavolo tecnico di coordinamento con i rappresentanti degli uffici competenti.
Un dossier elaborato da BirdLife Europa e EEB (European Environmental Bureau) e presentato lo scorso 11 maggio a Bruxelles al Commissario UE Phil Hogan ha evidenziato come la PAC sia inefficiente, insostenibile e scarsamente accettata dagli agricoltori e dalla società.
Obiettivi incoerenti, strumenti inefficaci, insostenibilità per l’ambiente, impopolarità sia tra gli agricoltori che nel pubblico più ampio. E’ impietosa l’analisi effettuata da un nuovo studio sulla Politica agricola comune in Europa, presentato lo scorso 11 maggio a Bruxelles alla presenza del Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan nel corso di una conferenza organizzata da BirdLife Europa e da EEB (European Environmental Bureau). All’inizio della conferenza le due organizzazioni hanno consegnato al commissario le 260mila firme di cittadini e l’adesione di 600 organizzazioni e imprese alla campagna Living Land, attuata in 28 paesi europei (tra cui l’Italia con la campagna #cambiamoagricoltura) per chiedere una Pac che protegga il clima e l’ambiente, che sia equa per agricoltori e consumatori, e che garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.
Nonostante i rilevanti problemi della Pac che emergono dallo studio, che vanno dalla mancanza di un set coerente di obiettivi all’uso di strumenti inefficaci e parzialmente confliggenti fino a una scarsa valutazione dell’impatto che la Pac ha sulla società, sull’economia e soprattutto sull’ambiente, la Politica agricola comune è però riformabile da subito già a partire dalle conoscenze e dagli strumenti disponibili. E’ ora necessario però che la politica li utilizzi.
«E’ giunto il momento per il Commissario Hogan di prendere atto che dai cittadini monta la richiesta di una PAC che restituisca all’agricoltura un ruolo chiave nel governo sostenibile del territorio europeo: le coltivazioni in Europa coprono una superficie di 160 milioni di ettari, il 37% del territorio dell’Unione. Oggi i fondi della Pac vanno a beneficio dei proprietari che praticano forme di agricoltura aggressiva ed inquinante, come le monoculture e gli allevamenti intensivi. Queste risorse pubbliche devono invece servire a sviluppare le enormi potenzialità dell’agricoltura, conciliando la produzione con obiettivi di lotta al cambiamento climatico, di difesa della biodiversità, di presidio del suolo e delle aree rurali in difficoltà, di difesa della salute di cittadini e consumatori rispetto all’impiego di pesticidi e all’abuso di fertilizzanti».
Nel complesso sono stati oltre 320mila cittadini, di 28 paesi europei, che hanno partecipato alla consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea. Di questi, come detto, ben 260.000 sono quanti hanno avuto accesso alla consultazione attraverso il portale aperto dai network delle organizzazioni ambientaliste con la campagna Living Land (33.000 attraverso il portale italiano di #cambiamoagricoltura): un segnale di attenzione che la Commissione non potrà sottovalutare quando presenterà ufficialmente i risultati nella conferenza attesa per il prossimo 7 luglio a Bruxelles.
«E’ il momento di affrontare di petto il problema, prendendo sul serio gli obiettivi di sostenibilità per formulare una politica agricola che sia adeguata al ventunesimo secolo. E’ ormai chiaro che voci sempre più numerose e diversificate chiedono un sistema agroalimentare veramente sostenibile, che prenda in considerazione tutti gli aspetti della filiera alimentare: dall’impatto della produzione del cibo sul clima e sull’ambiente al consumo e alla salute pubblica».
La decisione finale per lil futuro della Pac è attesa per il prossimo autunno.
L’annuncio oggi all’Accademia dei Georgofili nell’incontro sul “nuovo regime fitosanitario europeo”. In 10 anni arrivate in Europa 385 specie di insetti alieni dannosi. Il Crea-of di Pescia coinvolto in un progetto per la conservazione della qualità delle piante verdi dal produttore al consumatore.
Le emergenze come la Xylella fastidiosa sono la punta dell’iceberg di un fenomeno - legato ai cambiamenti climatici, alla globalizzazione, e anche ai limiti delle attività di controllo fitosanitario – di vasta portata. Basti pensare che «il 70% degli insetti introdotti accidentalmente in Europa negli ultimi 10 anni attaccano piante» e che nel complesso in questo periodo sono state ben 385 le «specie di insetti alieni dannosi ad alberi e arbusti». A renderlo noto, durante l’incontro “Il nuovo regime fitosanitario europeo – Regolamento Ue 2016/2031: impatto sull’attuale sistema di controlli fitosanitari e sulle imprese vivaistiche ornamentali”, tenutosi oggi all’Accademia dei Georgofili di Firenze, è stato uno dei ricercatori del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) intervenuti, l’entomologo Pio Federico Roversi, responsabile del Crea – dc (Centro di difesa e certificazione) di Firenze, nella sua relazione sul tema “Insetti acari nematodi e tutela del vivaismo ornamentale”. Secondo Roversi per migliorare la tutela fitosanitaria in Italia sarà necessario da un lato investire nel continuo aggiornamento della diagnostica e dall’altro un miglior supporto tecnico-scientifico ai controlli in particolare nei punti di entrata delle merci. Ma essenziale per un salto di qualità del sistema di tutela nazionale sarà dotarsi di «un laboratorio di quarantena all’altezza del compito: una infrastruttura nazionale a livelli di sicurezza biologica paragonabili a quelli di strutture esistenti in altri Paesi europei come la Francia (Montpellier) e il Regno Unito (York); una struttura che faccia rete e colleghi i punti di entrata con i centri di ricerca». Come già preannunciato dal presidente in pectore del Crea Salvatore Parlato, ha ricordato Roversi, è stato deciso che proprio nella sede del Crea di Firenze verrà creato il primo e unico «laboratorio italiano per il controllo di insetti, acari e nematodi da quarantena», che consentirà di essere più rapidi nel contrastare l’insorgere e la diffusione di organismi nocivi alle piante.
Nella relazione precedente a quella di Roversi, il suo collega Gianluca Burchi, responsabile del Crea – of (Centro di ricerca in orticoltura e florovivaismo) di Pescia, ha trattato le varie sfaccettature del concetto di qualità delle piante. Nel suo intervento Burchi ha citato fra l’altro un progetto che il suo centro sta seguendo insieme a un gruppo di vivaisti di Pistoia per risolvere un problema molto sentito in tutto il florovivaismo: il mantenimento della qualità delle piante nel percorso dal luogo di produzione alla destinazione nel punto vendita e al consumatore, percorso che può durare anche 7-8 giorni quando non addirittura 15 giorni. Il progetto di studio, che riguarda le piante ornamentali verdi, sia in vaso che in zolla o a radici nude, si articola in quattro argomenti principali, come ci ha spiegato Burchi: microchip applicati sulle singole piante per monitorare la temperatura della pianta nelle varie fasi della commercializzazione e in particolare durante i trasporti; sensori o rilevatori in grado di evidenziare stress e malattie delle piante, da utilizzare al momento dell’arrivo a destinazione della piante o in tappe intermedie; simulazioni delle condizioni ambientali in cui si troveranno le varie specie di piante messe insieme all’interno dei container; programmi informatici per ottimizzare i carichi e scarichi delle merci in relazione a forma, altezza e altri parametri delle piante trasportate.