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toscana, iscrizione rup, vivaismo, floraviva

I vivaisti toscani, che non hanno ancora provveduto a confermare l’iscrizione al Registro Ufficiale Produttori (RUP) entro lo scorso 31 marzo, hanno tempo fino al 30 giugno per adempiere all’obbligo in ritardo. Altrimenti l'autorizzazione sarà revocata con cancellazione dal RUP.

In Toscana per la conferma dell’iscrizione al RUP c'è dunque tempo fino a fine mese: chi non l’avesse già fatta entro la data stabilita (31 marzo scorso) può farla, in ritardo, fino al 30 giugno prossimo, confermando e/o aggiornando la propria situazione produttiva e l’elenco delle specie vegetali prodotte e commercializzate, mediante il sistema informatico di Artea.
Previo il pagamento della sanzione amministrativa di cui all’art. 54, comma 26-bis del D.Lgs. n. 214/2005 si potrà mettere in regola la propria posizione.
Chi può richiedere l'iscrizione al Registro unico produttori (RUP):
I soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività di produzione, commercializzazione ed importazione da Paesi terzi di vegetali e dei prodotti vegetali vegetali prevista dall'art. 19 del decreto legislativo 214/05.
Chi è esonerato dall'iscrizione al RUP:
I «piccoli produttori», cioè coloro che producono e vendono vegetali e prodotti vegetali che nella loro totalità sono destinati come impiego finale, nell'ambito del mercato locale (provincia), a persone o acquirenti non professionalmente impegnati nella produzione dei vegetali, a condizione che presentino ai Servizi fitosanitari regionali una dichiarazione attestante il possesso di tale requisito.
Come fare la richiesta:
La richiesta di iscrizione al Registro Ufficiale dei Produttori (RUP), le comunicazioni relative alle variazioni o alla cessazione dell'autorizzazione devono essere presentate inoltrando una apposita DUA (Domanda Unica Aziendale) attraverso il sistema informatico di ARTEA (www.artea.toscana.it).
La richiesta può essere fatta contestualmente alla richiesta di autorizzazione alla produzione, commercializzazione ed importazione da paesi terzi.
I tempi e le formalità necessarie prima dell'iscrizione:
La procedura autorizzativa ha la durata complessiva massima di 90 giorni salvo interruzione motivata dei termini.
Le variazioni e la cessazione devono essere comunicate attraverso il sistema informatico di ARTEA entro 60 giorni dal momento dell'avvenuta variazione/cessazione
Quanto costa:
Il costo del rilascio è compreso nella richiesta di autorizzazione alla produzione, commercializzazione ed importazione dal paesi terzi, successivamente il costo è di 25 € all'anno.
 
Redazione

ortofrutta, ismea, floraviva, export, italia

L'ortofrutta fresca e trasformata è il primo comparto dell’export agroalimentare italiano: per Ismea è un settore in grado di riorganizzarsi e puntare su nuovi mercati. Il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, ha riportato oggi i dati del settore all'evento "Think Fresh 2017" a Firenze.

«L’ortofrutta fresca italiana mostra performance positive, con un valore alla produzione di 12,3 miliardi di euro, pari al 25% della produzione agricola, una dinamica positiva dell’export che prosegue anche nel 2017, con un + 6% su base annua nel primo trimestre, e un saldo del commercio estero che, nel 2016, segna un +40% rispetto all'anno precedente, grazie soprattutto alla riduzione della spesa per le importazioni. Considerando cumulativamente l’export di ortofrutta fresca e trasformata, il settore risulta essere il primo dell’export agroalimentare per un valore di 8,3 miliardi di euro» ha dichiarato il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, introducendo oggi a Firenze i lavori dell’evento “Think Fresh 2017”.
ismea, ortofrutta, export, italia, floravivaI numeri del settore mettono in evidenza anche i prodotti più vocati all’export: kiwi (Italia 2° esportatore mondiale dietro alla Nuova Zelanda); nocciole (2° esportatore mondiale dietro la Turchia), mele (3° esportatore mondiale, dietro Cina e Usa); uve da tavola (3° esportatore mondiale, dietro Usa e Cile) e pere (5° esportatore mondiale). I mercati europei consolidano le loro posizioni ma contemporaneamente crescono le spedizioni verso quelli extra-Ue. Nel caso del kiwi, che nel 2016 ha registrato un +30% delle esportazioni, spiccano tra le destinazioni oltremare Usa, Brasile, Canada e Cina.
Un settore che grazie a punte di eccellenza in termini organizzativi ha dimostrato grande capacità di rispondere in modo efficace e tempestivo ai cambiamenti imposti dal mercato; emblematico il caso dell’export delle mele italiane, che per superare l’embargo russo avviato nell’agosto 2014 - quando la Russia era arrivata a rappresentare la terza destinazione dell’export di mele italiane, con circa 45,5 mila tonnellate di mele e un corrispettivo monetario di 31,7 milioni di euro - ha individuato sbocchi alternativi e incrementato le spedizioni dirette verso nuovi mercati come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, India e Brasile.
 
Redazione

agricoltura, biologico, floraviva, mipaaf

Il Mipaaf rende noto che il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni di armonizzazione e razionalizzazione della normativa sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica. Lo scopo, per il ministro Martina, è rendere più forte, sicuro e trasparente il biologico. 

La norma attua la delega contenuta nel Collegato agricoltura e aggiorna le disposizioni ferme al 1995, adeguandole anche alle sopravvenute leggi europee. Inizia ora l'iter previsto per la definitiva approvazione.
Il provvedimento ha i seguenti obiettivi: garantire una maggiore tutela del consumatore; assicurare una maggiore tutela del commercio e della concorrenza; semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola biologica; rendere il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione.
«Vogliamo rendere sempre più forte, sicuro e trasparente - ha dichiarato il ministro Maurizio Martina - il settore biologico italiano. Siamo leader in Europa per numero di operatori e vediamo una crescita progressiva delle superfici coltivate a biologico. Con questo provvedimento c'è un salto di qualità nei controlli, per dare sempre più garanzie ai consumatori e ai produttori onesti. Mettiamo in un unico testo tutte le disposizioni in materia e soprattutto introduciamo disposizioni contro i conflitti di interesse che si sono verificati in passato. Rendiamo più corretti e trasparenti i rapporti tra controllori e controllati, in modo da rafforzare la credibilità di un settore assolutamente strategico».
«Con questo decreto – ha commentato il vice ministro Andrea Olivero - si compie un altro passo per il rafforzamento del bio e si prosegue con l’attuazione del Piano Strategico Nazionale approvato lo scorso anno, mediante la messa a punto delle disposizioni necessarie per incrementare la tutela del consumatore, garantire la terzietà dei controlli e assicurare sanzioni adeguate per il corretto funzionamento del sistema, un altro impegno che questo Governo ha mantenuto».
LE NOVITÀ PRINCIPALI
Il decreto conferma che il Mipaaf è l’autorità competente per l’organizzazione dei controlli e che delega tali compiti ad organismi di controllo privati e autorizzati;
- l’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari rilascia le autorizzazioni all’esercizio dei compiti di controllo e dunque vigila e controlla l’attività degli organismi;
- al fine di rafforzare il sistema, al Comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri è attribuita, oltre all’attività di controllo sugli operatori, anche quella di vigilanza sugli organismi di controllo;
- le Regioni e le province autonome conservano ed esercitano l’attività di vigilanza e controllo negli ambiti territoriali di competenza.
Norme contro il conflitto di interesse
In particolare la norma introduce meccanismi a rafforzamento della leale concorrenza e per l'eliminazione dei conflitti di interessi degli organismi di controllo. Per questo si stabilisce che:
- gli operatori del biologico non possono detenere partecipazioni societarie degli organismi di controllo,
- gli organismi di controllo non possono controllare per più di 5 anni lo stesso operatore,
- gli organismi di controllo devono garantire adeguate esperienza e competenza delle risorse umane impiegate.
- nuovi obblighi di comportamento degli organismi di controllo, che discendono dai principi di trasparenza e correttezza e conseguenti sanzioni amministrative pecuniarie, con funzioni deterrenti.
Banca dati delle transazioni Bio contro le frodi 
La norma istituisce una banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico fruibile da tutti gli operatoti del sistema, per rendere più trasparenti le transazioni e più tempestiva l'azione antifrode e maggiore la tutela dei consumatori.
 
Redazione

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Santalaia toglie il primato al Bosco Verticale del quartiere Isola di Milano: disegnato da Vertical Garden Developed, il grattacielo verde in Colombia è oggi il giardino verticale più grande del mondo. Un vero e proprio ecosistema di 115 mila piante che è già icona in città.

santalaia, coombia, giardini verticali, floravivaIl grattacielo milanese di Boeri Studio ha fatto scuola e ovunque si sta diffondendo l'idea di portare il verde in città. A Bogotà, in Colombia, è l'edificio Santalaia a portare tra il cemento cittadino un ecosistema in grado di produrre ossigeno per più di 3.100 persone ogni anno, elaborando circa 775 kg di metalli pesanti, filtrando oltre 2.000 tonnellate di gas nocivi e catturando più di 400 kg di polvere. Dato che Bogotà è uno dei luoghi con più alto tasso di affollamento, il grattacielo eco-sostenibile è già diventato un edificio iconico della città. 
Attraverso l'uso di alternative ecologiche e biodiversità, Santalaia crea un autentico paesaggio naturale all'interno della città. Il giardino verticale più grande del mondo è formato da circa 115 mila piante di dieci specie diverse, distribuite su una superficie di 3.100 metri quadrati. L'edificio si sviluppa su nove piani di altezza dove la vegetazione cresce rigogliosa su lunghi pilastri fissi alla facciata.
Le piante che si trovano qui sono state scelte con cura da un campione di cinque diverse famiglie di endemiche: Hebe Mini, Asparagus Fern, Rosmarino, Vincas e Spathiphyllum, tra le altre. 
 
Redazione

Crollano i consumi di vino in Gran Bretagna con il prezzo medio di una bottiglia che ha raggiunto i 6,3 euro (5,56 sterline) per effetto di un aumento costante dal momento del referendum sull'uscita dall'Unione Europea. Così afferma la Coldiretti in occasione della diffusione dei dati sulla riduzione del commercio al dettaglio.

Sulla base dei dati della Wine and spirit trade association (Wsta) Coldiretti sottolinea che bere vino in Gran Bretagna non è mai stato così caro, per effetto dei tassi di cambio sfavorevoli, ma anche per l’aumento della tassazione sugli alcolici.
«Sulle tavole inglese il vino, che è in gran parte di importazione, è – sottolinea la Coldiretti - la prima vittima del caos provocato da Brexit ed elezioni per effetto della svalutazione record della sterlina che lo ha reso sempre più inaccessibile.» Questo comportamento pesa anche sulle esportazioni Made in Italy, che registrano infatti un calo del 7% delle vendite del vino italiano sulla base dei dati Istat, relativi al primo bimestre del 2017.
La Gran Bretagna, come sottolinea Coldiretti, è stata nel 2016 il primo mercato mondiale di sbocco dello spumante italiano con il 30% delle bottiglie esportate, in pratica quasi 1 su 3. Ora, invece, si è invertita la tendenza e le esportazioni sono in calo anche per gli aumenti delle accise che riguardano tutti i vini e gli spumanti e che a febbraio sono stati di ben il 9% per il prosecco secondo la Wine and spirit trade association (Wsta).
Ma la Gran Bretagna è anche il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali Made in Italy con un valore di ben 3,2 miliardi nel 2016.  «La voce più importante – conclude la Coldiretti - è rappresentata proprio dal vino e dagli spumanti seguiti dalla pasta, dall’ortofrutta, dai formaggi oltre un terzo dei quali è rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma va forte anche la mozzarella di bufala campana.»
 
Redazione