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martina, mipaaf, agricoltura, g7, floraviva

In vista del prossimo G7 agricolo, che si terrà a Bergamo ad ottobre, il ministro Martina annuncia che il Mipaaf continuerà a spingere su innovazione e organizzazione, ricordando il via libera da Bruxelles al nuovo regime di aiuti Ismea e il raddoppio del premio qualità per il grano duro.

Il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, nel suo intervento all'assemblea di Confagricoltura, parla di un nuovo modello agricolo italiano, capace di fare leva sulla qualità e di vedere nei nuovi accordi commerciali un'occasione per avanzare. La strategia del governo spinge dunque in questa direzione: sul fronte della Politica agricola comune il ministro ha detto che bisogna cogliere le novità della connessione tra cambiamenti climatici e gestione dei rischi e ha assicurato che sarà sulle assicurazioni che farà pressing a Bruxelles. Il modello per l'Italia è più qualità, meno quantità, più mondo, meno local.
E tra le grandi questioni Martina cita l'Agea, per la quale questo mese è fondamentale per impostare la riforma. A ottobre, al G7 agricolo, che si terrà a Bergamo, si imposteranno poi le scelte strategiche in ambito sovranazionale e sarà in discussione l'agenda Ue.
Martina annuncia inoltre il via libera da Bruxelles al nuovo regime di aiuti dell'Ismea: disponibile un plafond di 300 milioni che consentirà di utilizzare meglio lo strumento ex-Isa sul fronte agricolo.
È stato anche raddoppiato il premio qualità per il grano duro che passa da 100 a 200 euro all'ettaro e che viene assegnato alle produzioni legate ai contratti di filiera. Fino a oggi sono stati coinvolti 70mila ettari.
Nuovi aiuti anche per la zootecnia: il fondo latte per il rimborso degli interessi passivi è salito a 30 milioni. Uno strumento per cui sono state effettuate seimila richieste di utilizzo, motivo per cui si aumenta la dotazione. Il Mipaaf continuerà poi a spingere su innovazione e organizzazione: a giorni sarà pubblicata la circolare per i nuovi contratti di filiera e dal primo novembre i bandi saranno aperti.
 
Redazione

agricoltura sociale, floraviva, cia, europa

Cia ha presentato a Bruxelles “Euro+Med Agri-Social Forum” per fare rete in Europa e nell’Area mediterranea con il Forum Nazionale Agricoltura Sociale e il Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo. Avviato l’iter costitutivo per creare uno spazio politico e culturale di aggregazione e confronto, dove definire nuove politiche di inclusione e cooperazione tra gli Stati e affrontare questioni attuali come l’immigrazione.

Accrescere la diffusione dell’agricoltura sociale in tutti i Paesi europei a partire da quelli dell’Area mediterranea, oggi luogo di cambiamenti epocali, contribuendo a ridefinire politiche di inclusione e di cooperazione tra gli Stati, anche sul fronte immigrazione. Questo l’obiettivo di Cia-Agricoltori Italiani e Forum Nazionale Agricoltura Sociale che, attraverso la costituzione di "Euro+Med Agri-Social Forum", vogliono dar vita a una rete internazionale capace di affrontare in maniera sinergica opportunità e problematiche del Mediterraneo.
Per presentare le finalità e avviare l’iter costitutivo dell’associazione, Cia e Forum Nazionale Agricoltura Sociale -con il sostegno del Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici- hanno organizzato un convegno a Bruxelles, alla presenza di David Sassoli, nella doppia veste di vicepresidente dell’Europarlamento e supplente del presidente per la Politica di vicinato, e di Andrea Olivero, viceministro alle Politiche agricole.
L’Italia può fare da apripista per la creazione di uno spazio più ampio per la promozione e la crescita del settore in Europa. La nascita di "Euro+Med Agri-Social Forum" è proprio finalizzata a realizzare uno spazio politico e culturale di discussione e di confronto a livello Ue e della sponda Sud del Mediterraneo, con tutti i soggetti e reti che si occupano di agricoltura sociale. Per questo sono stati già avviati contatti con varie realtà, al fine di favorire lo scambio di conoscenze ed esperienze e sviluppare una comunicazione efficace nei confronti dei cittadini Ue.
«L’agricoltura sociale rappresenta un’esperienza concreta di welfare, prima di tutto nel nostro Paese -ha detto Cinzia Pagni, vicepresidente vicario di Cia e componente del Forum Nazionale Agricoltura Sociale-. L’Italia si colloca ai primi posti dello scenario europeo con oltre 3.000 progetti e pratiche di agricoltura sociale all’attivo, 4 mila addetti su tutto il territorio e un valore della produzione di 200 milioni di euro. Ecco perché ci candidiamo a guidare questo percorso di condivisione e confronto a livello internazionale per la nascita di Euro+Med Agri-Social Forum, un’associazione aperta alle organizzazioni agricole, alla cooperazione sociale, alle organizzazioni del no profit, anche per affrontare la sempre più attuale questione dell’immigrazione».
«L’agricoltura sociale -ha aggiunto Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia- è una delle pratiche che maggiormente può contribuire a conseguire gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile contenuti nell’Agenda 2030 come la lotta alla povertà, alle disuguaglianze, il contrasto alla fame nel mondo e ai cambiamenti climatici. Allo scopo di costruire un’economia sociale, solidale e responsabile, dove il settore primario assolve una funzione di servizio al benessere dell’intera comunità, partendo dai più deboli. In questo senso, l’agricoltura sociale può davvero rappresentare un’esperienza concreta, anche simbolica, capace di rilanciare il progetto di un’Europa Unita».
Ai lavori sono intervenuti anche Ilaria Signoriello, portavoce Forum Nazionale Agricoltura Sociale; Georgios Dassis, presidente CESE-Comitato Economico e Sociale Europeo; Paolo De Castro, vicepresidente Commissione Agricoltura Parlamento europeo; Enida Shena del Ministero dell’Agricoltura dell’Albania; Antonio Gaudioso, segretario generale Cittadinanzattiva; Seamus Jeffreson, direttore CONCORD Europe. Presenti le associazioni che si occupano di agricoltura sociale in Libano, Albania, Tunisia e nell’Ue.
 
Redazione

aceto, piante, floraviva, siccità

La siccità avanza, ma pare che le piante abbiano un nuovo allegato per fare fronte a questa emergenza. I ricercatori giapponesi del Riken Institute hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature Plants che dimostra come le piante possano diventare più tolleranti alla siccità se cresciute a contatto con l’aceto.

La ricerca è stata condotta su Arabidopsis, una pianta usata come organismo modello per le scienze vegetali, con una mutazione in un enzima, l’Hda6. I ricercatori hanno cercato di capire come questa mutazione aiutasse le piante a crescere normalmente in condizioni di grave siccità; in questo modo hanno scoperto che l’applicazione esterna di aceto può aumentare la resistenza non solo in Arabidopsis, ma anche in altre specie vegetali comunemente coltivate quali riso, mais e grano.
L’enzima sopracitato si comporta come un interruttore in grado di attivare una certa via metabolica piuttosto che un’altra: in condizioni normali le piante ricavano energia dalla scissione degli zuccheri, mentre in condizioni di siccità utilizzano l’acetato. In definitiva, un maggiore livello di acetato all’interno dei tessuti vegetali aiuta la pianta a sopravvivere in periodi di scarsità di acqua. 
 
Redazione

ceta, europa, canada, cia, floraviva

Per Cia, in posizione nettamente opposta a Coldiretti, l'accordo commerciale di libero scambio con il Canada (CETA) è una preziosa opportunità per il sistema agroalimentare Made in Italy. Per l'associazione di categoria si conferma così la volonta di apertura politica, sociale e commerciale a favore di nuovi sbocchi commerciali e maggiori spazi per investimenti.

Cia-Agricoltori Italiani ribadisce la sua posizione, anche nel corso dell'audizione informale nell'ambito dell'esame del disegno di legge n. 2849 (ratifica Accordi UE-Canada partenariato strategico economico e commerciale presso la Commissione Affari esteri del Senato). «L'inclusione nel capitolo relativo alla proprietà intellettuale, del riconoscimento di una lista di indicazioni geografiche, ancorché limitata, rappresenta un principio innovativo, rispetto all'approccio tradizionale del mercato internazionale, che potrà garantire standard di tutela delle produzioni di qualità maggiori rispetto allo status attuale».
Per Cia è inoltre degna di nota la modifica del sistema giudiziario nella risoluzione delle controversie per la protezione degli investimenti. Inoltre, l'accordo conferma ed enfatizza il principio di liberalizzazione del commercio internazionale mediante l'eliminazione reciproca dei dazi doganali su quasi tutte le merci.
«Attualmente - aggiunge Cia - il CETA acquisisce un ulteriore valore poiché conferma la volontà di apertura politica, sociale e commerciale un momento nel quale si registrano sempre più azioni volte a enfatizzare politiche commerciali di stampo protezionistico che certamente non sono di sostegno al comparto agroalimentare italiano ed europeo che necessita di nuovi sbocchi commerciali anche a fronte di una domanda interna che diminuisce e di mercati strategici instabili per ora non accessibili (si veda il caso dell'embargo russo).»
Per Cia l'accordo porta ad una maggiore competitività dell imprese europee sul mercato canadese e a maggiori spazi per gli investimenti. I vantaggi secondo l'associazione sono: più tutele, diritti e opportunità di lavoro in Canada; il mercato canadese dei servizi più aperto alle imprese UE; benefici per i consumatori (OGM, divieto di commercializzare carne bovina trattata con ormoni) e ambiente (impegni reciproci sullo sviluppo sostenibile); maggiore tutela per le produzioni di qualità (sistema delle indicazioni geografiche); 41 prodotti DOP/IGP Made in Italy finalmente protetti dalle imitazioni.
Per Cia dopo oltre venti anni di divieti e sentenze, le denominazioni “Prosciutto di Parma” e “Prosciutto San Daniele” potranno essere utilizzate in Canada; in più, 32.000 tonnellate di formaggi europei saranno esportati in Canada a dazio zero, di cui 16.800 di formaggi ad alta qualità. «Le importazioni di carne canadese dovranno essere limitate nelle quantità e conformi alla regolamentazione UE (non trattate con ormoni). La carne bovina canadese che verrà liberalizzata (gradualmente), vale lo 0,6% dei consumi UE, quella suina lo 0,4%. Il grano canadese (duro e tenero di alta qualità) continueranno, come accade oggi, ad essere importati a dazio zero.
Le importazioni in Europa di mais canadese a dazio zero saranno graduali e raggiungeranno, a regime, 8000 tonnellate annue. Saranno rimosse importanti barriere commerciali che, ad oggi, penalizzano le esportazioni europee di prodotti alcolici e di vini. Saranno ridotte ed eliminate tariffe sulle esportazioni di importanti prodotti agroalimentari europei (prodotti a base di cereali come pasta, e biscotti, preparati di frutta e verdura, ecc..).»
La Cia-Agricoltori italiani da sempre ha espresso una posizione tendenzialmente favorevole ai negoziati bilaterali tra UE e Paesi terzi, laddove il bilanciamento degli interessi difensivi ed offensivi risulti equilibrato e basati su concetti e principi di reciprocità, considerato anche l'evolvere estremamente lento e frammentario della trattativa multilaterale in ambito WTO.
 
Redazione

coldiretti, ceta, europa, canada, floraviva

Coldiretti lancia l'allarme: «Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele.» 

Coldiretti parla così di un precedente disastroso a livello internazionale in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per invadere la Capitale, in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento, dove ieri era in corso la discussione per la ratifica del Trattato di libero scambio con il Canada. Un accordo che colpisce anche il formaggio italiano più esportato nel mondo, il Parmigiano Reggiano, che potrà essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada con la traduzione di Parmesan.
L’iniziativa #stopCETA è condivisa con un'inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni: Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch, che chiedono tutte assieme di fermare un trattato sbagliato e pericoloso per l’Italia.
«La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma - sottolinea la Coldiretti - è soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati così a chiedere le stesse concessioni.»
Per denunciare il pericoloso “cavallo di troia” è stato esposto per la prima volta su un banco della Coldiretti il “maxipacco” dono del falso Made in Italy con le imitazioni delle specialità nazionali più prestigiose, dai formaggi ai salumi, realizzate in Canada e che il paese nordamericano sarà di fatto autorizzato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo con la ratifica del trattato, sottolinea Coldiretti.
«Casi eclatanti di sfruttamento delle denominazioni per prodotti che nulla hanno a che fare con quelli originali, di cui rappresentano di fatto delle caricature come il Romano che scimmiotta il pecorino romano ma è fatto con latte di mucca invece che con quello di pecora.» Secondo il Dossier della Coldiretti, ben 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese.
Peraltro il trattato dà il via libera all’uso di libere traduzioni dei nomi dei prodotti tricolori (un esempio è il parmesan) mentre per alcuni prodotti (asiago, fontina e gorgonzola) è consentito in Canada l’uso degli stessi termini accompagnato con “genere”, “tipo”, “stile”, e da una indicazione visibile e leggibile dell’origine del prodotto. Ma se sono stati immessi sul mercato prima del 18/10/2013 possono essere addirittura commercializzati senza alcuna indicazione.
«La tutela delle indicazioni geografiche riconosciute – rileva Coldiretti - non impedisce l’uso in Canada di indicazioni analoghe per coloro che abbiano già registrato o usato commercialmente tale indicazione (sono compresi nell’eccezione formaggi, carni fresche e congelate e carni stagionate). In sostanza si potrà continuare a produrre e vendere “prosciutto di Parma” canadesi in coesistenza con quello Dop ma anche “Daniele Prosciutto” locale. È anche riconosciuta la possibilità di utilizzare parti di una denominazione di una varietà vegetale o di una razza animale (come ad esempio la chianina).»
«La presunzione canadese di chiamare con lo stesso nome alimenti del tutto diversi è inaccettabile perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori» ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
«L’Italia, che è leader in Europa nella qualità alimentare con 291 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, non puo’ accettare passivamente la banalizzazione del proprio patrimonio conservato da generazioni e deve invece - conclude Moncalvo - farsi promotrice in Europa di una politica commerciale contro l’omologazione e più attenta alle distintività.»
 
Redazione

mal bianco, rosa, floraviva, fitosanitari,

A cura dell’Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo le principali avvertenze colturali e fitosanitarie fino a metà luglio per le produzioni in vaso e da reciso. Da segnalare i pericoli per le coltivazioni rappresentati dai parassiti animali e dalle malattie fungine, che, nelle attuali condizioni climatiche, trovano terreno per espandersi.

Il clima di questo luglio è caldo e la siccità colpisce molte zone dell'Italia, con giorni caratterizzati da elevati tassi di umidità. I parassiti animali, soprattutto tripidi, cicaline, lepidotteri, mosca bianca e cocciniglie, continuano così a rappresentare il principale pericolo per le coltivazioni. Inoltre, alcune malattie fungine stanno iniziando a causare danni significativi anche nei nuovi impianti, ad esempio di crisantemi, ciclamini e aromi. 
Qui le problematiche di particolare rilievo per Asparagus spp, aromatiche, bosso, ciclamino, crisantemo, dipladenia e lantana, Eucalyptus, ginestra, girasole, Limonium sinuatum, margherita (piante madri), ortensia, peperoncino ornamentale, pittosporino, viburno e altre fronde, rosa e ruscus (fonte: Bollettino di informazione per la floricoltura a cura del Centro Servizi per la Floricoltura della Regione Liguria di Sanremo).
 
Redazione
 

spreco alimentare, innovazione, mipaaf, floraviva

È stata indetta dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali una selezione nazionale per il finanziamento di progetti innovativi finalizzati alla limitazione degli sprechi e all’impiego delle eccedenze alimentari. Il bando prevede lo stanziamento di 500 mila euro. Per ciascun progetto è previsto un finanziamento massimo di 50 mila euro.

Il bando, previsto dalla legge contro gli sprechi alimentari, finanzierà i progetti innovativi che potranno essere presentati entro il 21 luglio 2017.
«La legge contro gli sprechi alimentari approvata lo scorso anno - ha commentato il Ministro Maurizio Martina -  ha reso più semplici le donazioni permettendoci di recuperare sempre più cibo a favore degli indigenti. L’Italia ha lavorato tanto in questa direzione introducendo novità importanti come ad esempio il tavolo antisprechi che riunisce operativamente istituzioni, imprese e enti caritativi. Ma c’è ancora molto da fare e questo bando pubblico è uno strumento fondamentale per trovare soluzioni innovative e sostenere la diffusione di buone pratiche. Ci aspettiamo un contributo importante di idee soprattutto dai giovani».
L'oggetto dei progetti dovrà riguardare:
- la prevenzione o la diminuzione delle eccedenze attraverso il miglioramento del processo produttivo, di raccolta dei prodotti agricoli, o di distribuzione;
- progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico sull’aumento della durata dei prodotti agroalimentari attraverso l’uso di prassi, prodotti, macchinari, tecnologie o l’uso di imballaggi innovativi per aumentare la shelf life degli alimenti;
- la realizzazione di software per l’uso intelligente del magazzino industriale, per la limitazione degli sprechi e il recupero delle eccedenze nella ristorazione o a livello domestico;
- il recupero e il riutilizzo di prodotti agroalimentari di seconda scelta che attualmente non hanno mercato o hanno mercati residuali;
- il recupero e il riutilizzo di sottoprodotti o di residui derivanti dalla raccolta, dalla lavorazione principale o dalla preparazione degli alimenti;
- il recupero degli alimenti invenduti e destinati a mercati rivolti alle fasce meno abbienti;
- il recupero degli alimenti da destinare agli indigenti anche attraverso l’utilizzo del servizio civile nazionale.
Chi può presentare i progetti: enti pubblici, università, organismi di diritto pubblico e soggetti a prevalente partecipazione pubblica; associazioni, fondazioni, consorzi, società, anche in forma cooperativa e imprese individuali; soggetti iscritti all’Albo nazionale ed agli Albi delle Regioni e delle Province autonome dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile.
 
Redazione

toscana, iscrizione rup, vivaismo, floraviva

I vivaisti toscani, che non hanno ancora provveduto a confermare l’iscrizione al Registro Ufficiale Produttori (RUP) entro lo scorso 31 marzo, hanno tempo fino al 30 giugno per adempiere all’obbligo in ritardo. Altrimenti l'autorizzazione sarà revocata con cancellazione dal RUP.

In Toscana per la conferma dell’iscrizione al RUP c'è dunque tempo fino a fine mese: chi non l’avesse già fatta entro la data stabilita (31 marzo scorso) può farla, in ritardo, fino al 30 giugno prossimo, confermando e/o aggiornando la propria situazione produttiva e l’elenco delle specie vegetali prodotte e commercializzate, mediante il sistema informatico di Artea.
Previo il pagamento della sanzione amministrativa di cui all’art. 54, comma 26-bis del D.Lgs. n. 214/2005 si potrà mettere in regola la propria posizione.
Chi può richiedere l'iscrizione al Registro unico produttori (RUP):
I soggetti autorizzati all'esercizio dell'attività di produzione, commercializzazione ed importazione da Paesi terzi di vegetali e dei prodotti vegetali vegetali prevista dall'art. 19 del decreto legislativo 214/05.
Chi è esonerato dall'iscrizione al RUP:
I «piccoli produttori», cioè coloro che producono e vendono vegetali e prodotti vegetali che nella loro totalità sono destinati come impiego finale, nell'ambito del mercato locale (provincia), a persone o acquirenti non professionalmente impegnati nella produzione dei vegetali, a condizione che presentino ai Servizi fitosanitari regionali una dichiarazione attestante il possesso di tale requisito.
Come fare la richiesta:
La richiesta di iscrizione al Registro Ufficiale dei Produttori (RUP), le comunicazioni relative alle variazioni o alla cessazione dell'autorizzazione devono essere presentate inoltrando una apposita DUA (Domanda Unica Aziendale) attraverso il sistema informatico di ARTEA (www.artea.toscana.it).
La richiesta può essere fatta contestualmente alla richiesta di autorizzazione alla produzione, commercializzazione ed importazione da paesi terzi.
I tempi e le formalità necessarie prima dell'iscrizione:
La procedura autorizzativa ha la durata complessiva massima di 90 giorni salvo interruzione motivata dei termini.
Le variazioni e la cessazione devono essere comunicate attraverso il sistema informatico di ARTEA entro 60 giorni dal momento dell'avvenuta variazione/cessazione
Quanto costa:
Il costo del rilascio è compreso nella richiesta di autorizzazione alla produzione, commercializzazione ed importazione dal paesi terzi, successivamente il costo è di 25 € all'anno.
 
Redazione

ortofrutta, ismea, floraviva, export, italia

L'ortofrutta fresca e trasformata è il primo comparto dell’export agroalimentare italiano: per Ismea è un settore in grado di riorganizzarsi e puntare su nuovi mercati. Il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, ha riportato oggi i dati del settore all'evento "Think Fresh 2017" a Firenze.

«L’ortofrutta fresca italiana mostra performance positive, con un valore alla produzione di 12,3 miliardi di euro, pari al 25% della produzione agricola, una dinamica positiva dell’export che prosegue anche nel 2017, con un + 6% su base annua nel primo trimestre, e un saldo del commercio estero che, nel 2016, segna un +40% rispetto all'anno precedente, grazie soprattutto alla riduzione della spesa per le importazioni. Considerando cumulativamente l’export di ortofrutta fresca e trasformata, il settore risulta essere il primo dell’export agroalimentare per un valore di 8,3 miliardi di euro» ha dichiarato il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, introducendo oggi a Firenze i lavori dell’evento “Think Fresh 2017”.
ismea, ortofrutta, export, italia, floravivaI numeri del settore mettono in evidenza anche i prodotti più vocati all’export: kiwi (Italia 2° esportatore mondiale dietro alla Nuova Zelanda); nocciole (2° esportatore mondiale dietro la Turchia), mele (3° esportatore mondiale, dietro Cina e Usa); uve da tavola (3° esportatore mondiale, dietro Usa e Cile) e pere (5° esportatore mondiale). I mercati europei consolidano le loro posizioni ma contemporaneamente crescono le spedizioni verso quelli extra-Ue. Nel caso del kiwi, che nel 2016 ha registrato un +30% delle esportazioni, spiccano tra le destinazioni oltremare Usa, Brasile, Canada e Cina.
Un settore che grazie a punte di eccellenza in termini organizzativi ha dimostrato grande capacità di rispondere in modo efficace e tempestivo ai cambiamenti imposti dal mercato; emblematico il caso dell’export delle mele italiane, che per superare l’embargo russo avviato nell’agosto 2014 - quando la Russia era arrivata a rappresentare la terza destinazione dell’export di mele italiane, con circa 45,5 mila tonnellate di mele e un corrispettivo monetario di 31,7 milioni di euro - ha individuato sbocchi alternativi e incrementato le spedizioni dirette verso nuovi mercati come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, India e Brasile.
 
Redazione

agricoltura, biologico, floraviva, mipaaf

Il Mipaaf rende noto che il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni di armonizzazione e razionalizzazione della normativa sui controlli in materia di produzione agricola e agroalimentare biologica. Lo scopo, per il ministro Martina, è rendere più forte, sicuro e trasparente il biologico. 

La norma attua la delega contenuta nel Collegato agricoltura e aggiorna le disposizioni ferme al 1995, adeguandole anche alle sopravvenute leggi europee. Inizia ora l'iter previsto per la definitiva approvazione.
Il provvedimento ha i seguenti obiettivi: garantire una maggiore tutela del consumatore; assicurare una maggiore tutela del commercio e della concorrenza; semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola biologica; rendere il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione.
«Vogliamo rendere sempre più forte, sicuro e trasparente - ha dichiarato il ministro Maurizio Martina - il settore biologico italiano. Siamo leader in Europa per numero di operatori e vediamo una crescita progressiva delle superfici coltivate a biologico. Con questo provvedimento c'è un salto di qualità nei controlli, per dare sempre più garanzie ai consumatori e ai produttori onesti. Mettiamo in un unico testo tutte le disposizioni in materia e soprattutto introduciamo disposizioni contro i conflitti di interesse che si sono verificati in passato. Rendiamo più corretti e trasparenti i rapporti tra controllori e controllati, in modo da rafforzare la credibilità di un settore assolutamente strategico».
«Con questo decreto – ha commentato il vice ministro Andrea Olivero - si compie un altro passo per il rafforzamento del bio e si prosegue con l’attuazione del Piano Strategico Nazionale approvato lo scorso anno, mediante la messa a punto delle disposizioni necessarie per incrementare la tutela del consumatore, garantire la terzietà dei controlli e assicurare sanzioni adeguate per il corretto funzionamento del sistema, un altro impegno che questo Governo ha mantenuto».
LE NOVITÀ PRINCIPALI
Il decreto conferma che il Mipaaf è l’autorità competente per l’organizzazione dei controlli e che delega tali compiti ad organismi di controllo privati e autorizzati;
- l’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari rilascia le autorizzazioni all’esercizio dei compiti di controllo e dunque vigila e controlla l’attività degli organismi;
- al fine di rafforzare il sistema, al Comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri è attribuita, oltre all’attività di controllo sugli operatori, anche quella di vigilanza sugli organismi di controllo;
- le Regioni e le province autonome conservano ed esercitano l’attività di vigilanza e controllo negli ambiti territoriali di competenza.
Norme contro il conflitto di interesse
In particolare la norma introduce meccanismi a rafforzamento della leale concorrenza e per l'eliminazione dei conflitti di interessi degli organismi di controllo. Per questo si stabilisce che:
- gli operatori del biologico non possono detenere partecipazioni societarie degli organismi di controllo,
- gli organismi di controllo non possono controllare per più di 5 anni lo stesso operatore,
- gli organismi di controllo devono garantire adeguate esperienza e competenza delle risorse umane impiegate.
- nuovi obblighi di comportamento degli organismi di controllo, che discendono dai principi di trasparenza e correttezza e conseguenti sanzioni amministrative pecuniarie, con funzioni deterrenti.
Banca dati delle transazioni Bio contro le frodi 
La norma istituisce una banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico fruibile da tutti gli operatoti del sistema, per rendere più trasparenti le transazioni e più tempestiva l'azione antifrode e maggiore la tutela dei consumatori.
 
Redazione