All'edizione di quest'anno del concorso "Comuni fioriti" presenti Montecarlo (Lucca), Fivizzano (Massa-Carrara) e Castellina in Chianti (Siena). Premiazione 11 e 12 novembre a Spello (Perugia). Asproflor candida Grado (Gorizia) alla competizione mondiale di città fiorite e Faedo (Trento) e Pomaretto (Torino) a quella europea.
Sono 150 i comuni italiani che partecipano al concorso nazionale “Comuni Fioriti 2017” promosso dall’Associazione nazionale produttori florovivaisti (Asproflor) con l’obiettivo di valorizzare sul territorio nazionale il turismo del verde, le tipicità locali e la sostenibilità ambientale. Tra questi hanno aderito anche tre paesi toscani: Montecarlo in provincia di Lucca, Fivizzano in quella di Massa Carrara e Castellina in Chianti nella provincia di Siena.
La nuova edizione della manifestazione è stata presentata oggi in una conferenza stampa a Torino nella sede del Palazzo della Regione Piemonte. «Ringrazio le amministrazioni comunali che scelgono di partecipare al concorso, nonostante le molte difficoltà che affrontano, e rendono accogliente il proprio comune – ha detto l’assessore all’agricoltura piemontese Giorgio Ferrero -. Con questa iniziativa possono abbellire con il verde e in alcuni casi riporre rimedio alla cementificazione con costi contenuti, ottenendo effetti immediati sulla bellezza del paesaggio locale».
Il presidente di Asproflor Renzo Marconi ha affermato che «anche quest’anno si conferma l’eccezionale successo di un’iniziativa che vede città virtuose in tutta Italia che condividono il motto “Fiorire e accogliere”, per promuovere il territorio e puntare su un marketing turistico innovativo, privilegiando la sinergia tra ambiente, accoglienza e itinerari naturali».
Nei prossimi giorni una giuria di professionisti dell’associazione Asproflor andrà nei comuni partecipanti per la valutazione e l’assegnazione del riconoscimento di “Comune fiorito”. Ai Comuni sarà consegnato il tradizionale cartello giallo da apporre all’ingresso della città.
La premiazione nazionale si svolgerà a Spello, in provincia di Perugia, l’11 e il 12 novembre 2017.
Asproflor propone inoltre due candidati per partecipare alle competizioni di città fiorite a livello europeo e un candidato per la competizione a livello mondiale, scegliendo tra le città che si sono distinte nel concorso italiano dell’anno precedente. Per il 2017 saranno Faedo (TN) e Pomaretto (TO) ad essere candidate al concorso europeo “Entente Florale Europe” e Grado (GO) sarà candidata al concorso mondiale “Communities in Bloom”.
L'acqua (e i sali disciolti all'interno) al posto del terriccio: è il concetto alla base della coltivazione idroponica applicato ad un prototipo di serra urbana, inaugurato in piazza Ghiberti a Firenze e che, a seguire, sarà ospitato presso l'Istituto Agrario delle Cascine. Un progetto sviluppato dal centro Abita della Facoltà di architettura in partnership con l'azienda agricola Cammelli e finanziato da Regione Toscana con i fondi destinati alla ricerca agroalimentare.
L'obiettivo è la riqualificazione di aree inutilizzate, con un sistema innovativo, temporaneo, reversibile ed autosufficiente. Il prototipo, realizzato materialmente dall'Idromeccanica Lucchini, è stato presentato oggi nel corso del convegno internazionale Med Green Forum.
«Il progetto URCA – sottolinea la vice presidente della Toscana Monica Barni - è uno dei diciassette finanziati nell'ambito dell'avviso pubblico dedicato ai progetti di ricerca nel settore agroalimentare adottato nel 2013. Siamo molto soddisfatti come Regione Toscana nel presentare oggi questo prototipo di serra e siamo convinti di aver contribuito ad animare con questo bando il settore agroalimentare coniugando le esigenze delle imprese con l'innovazione apportata dalle università e dai centri di ricerca». «Il prototipo di serra idroponica presentato oggi – aggiunge - rappresenta un'innovazione importante ed ambiziosa, un punto di incontro fra la riqualificazione di aree marginali e un'agricoltura all'avanguardia». «Continueremo con le nostre azioni - conclude - a promuovere l'incontro fra la ricerca, l'innovazione e le imprese perché la capacità di un'azienda, di una società e di una economia di imparare continuamente è la chiave per lo sviluppo».
La coltivazione idroponica è stata riscoperta nel 1930 dall'Università di Berkley in California, anche se applicata di fatto solo di recente; ma il concetto è assai più antico ed è quello che già usavano gli antichi babilonesi nei loro giardini pensili o i popoli che vivono in montagna attorno al lago Titicaca in Perù e nel Mianmar, dove i giardini vengono coltivati sulla superficie dell'acqua, sopra paglia imbevuta o strati di giacinto.
Nell'idroponica, come in questi laghi di montagna, le piante vivono sopra l'acqua con le loro radici appese nel flusso di una soluzione nutriente. Il segreto è sostituire sali minerali e ossigeno che via via vengono assorbiti e consumati e bilanciarli nella proporzione, in modo da massimizzare produzione, velocità di crescita e qualità. Serve alla fine anche meno acqua rispetto alle coltivazioni in terra, visto che quella utilizzata può essere ‘ricaricata' e rimessa in circolo. Un'opportunità in più per giardini urbani e per gli orti sociali cittadini.
Primo semestre con il segno "più" per l'industria delle macchine agricole. In base alle elaborazioni di FederUnacoma su dati del ministero dei Trasporti, tra gennaio e giugno in Italia sono stati immatricolati 9.978 trattori, con un aumento del 9,7% rispetto allo stesso periodo 2016.
A livello regionale le migliori performance sono arrivate dal Veneto, con 1.419 mezzi registrati (+38,6%), e dal Piemonte con 1.330 (+9,7%). A seguire, Lombardia con 912, anche se in leggera flessione rispetto all'anno scorso (-1%), Emilia Romagna con 812 trattori (+13,4%) e Puglia con 804 (+18,6%).
Molto positivo l'andamento anche in Toscana, dove nei primi sei mesi dell'anno sono stati immatricolati 706 trattori (+69,7%), Lazio con 599 (+27,2%), Campania con 580 (+33,3%), Friuli Venezia Giulia con 323 mezzi (+36,3%). Di segno ancora positivo il trend in Umbria con 267 unità registrate (+39,1%), Abruzzo con 263 (+6,5%) e Sardegna con 187 (+14%).
Poche le regioni con il segno "meno": oltre alla Lombardia, la Calabria è scesa a 284 trattori registrati (-12,9%), la Basilicata a 131 (-12,1%), le Marche a 178 (-25,8%), il Molise a 57 (-3,4%). Discorso a parte per la Sicilia, che con 505 trattori immatricolati ha praticamente dimezzato il numero di immatricolazioni (-50,6%), ma dopo un 2016 che aveva fatto registrare un boom di vendite, grazie alla leva dei fondi ad hoc attivati con il Programma di sviluppo rurale regionale.
Tra gennaio e giugno di quest'anno sono risultate in buona progressione anche le altre tipologie di macchine. Le mietitrebbiatrici, nel complesso, hanno fatto segnare un incremento del 14,1% con 186 unità immatricolate, le trattrici con pianale di carico del 5,3% con 416 unità, i rimorchi del 3,5% salgono a quota 4.755. Bene anche i sollevatori telescopici con un +16,8% e 472 mezzi immatricolati.
FederUnacoma, federazione delle imprese costruttrici di macchine agricole, per il giardinaggio e movimento terra, sottolinea che i bandi regionali per l'assegnazione dei fondi comunitari relativi ai Programmi di sviluppo rurale hanno incentivato gli acquisti da parte degli agricoltori. Inoltre l'attivazione delle procedure per i fondi Inail stanziati, volta a favorire il rinnovo del parco macchine nazionale, potrà ulteriormente contribuire a questa fase positiva del mercato.
La scorsa settimana la direzione generale Salute della Commissione europea ha confermato l'intenzione di procedere al rinnovo dell'autorizzazione all'uso del glifosato per altri dieci anni (dal 16 dicembre 2017 al 15 dicembre 2027), una volta che sarà scaduta l'attuale autorizzazione. Le associazioni ambientaliste, da Wwf a Greenpeace, sono sul piede di guerra.
La Commissione europea vuole prorogare l'autorizzazione all'uso dell'erbicida fino alla fine del 2027: sembra dunque vana la lotta condotta delle associazioni ambientaliste e della coalizione "Stopglifosato", che raccoglie oltre 40 sigle.
L'erbicida è stato oggetto di valutazione da parte degli Stati membri, dell'Efsa, nonché dell'Echa (l'Agenzia europea per le sostanze chimiche), per stabilire l'impatto del suo utilizzo sulla salute dell'uomo, degli animali e sull'ambiente.
Alla luce della divergenza di opinioni sulla potenziale cancerogenicità del glifosato tra l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc, Organizzazione mondiale della sanità) e l'Efsa, era stata richiesta una valutazione del rischio all'Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa).
Nel frattempo, però era stata votata un'estensione temporanea dell'autorizzazione all'uso del glifosato, valida per un periodo limitato di sei mesi dal momento della ricezione della valutazione da parte dell'Echa. Nel luglio 2016 gli Stati membri hanno poi votato a favore di una modifica nella modalità di valutazione ed approvazione della sostanza, aggiungendo ulteriori restrizioni per garantire maggiori standard di sicurezza.
La Commissione europea ha stabilito così tre condizioni per l'utilizzo del glifosato negli Stati membri: il divieto della sostanza «Poe-tallowamine» nei prodotti a base di glifosato; la riduzione al minimo dell'utilizzo di prodotti contenenti glifosato negli spazi pubblici come parchi e giardini e, infine, la previsione di uno studio sull'utilizzo del glifosato nella fase precedente al raccolto.
Il 25 gennaio 2017 una coalizione di organizzazioni civili ha lanciato un'iniziativa dei cittadini europei che invita la Commissione a bandire il glifosato, promuovendo una riforma della procedura di approvazione dei pesticidi. L'8 giugno 2017, dopo la pubblicazione dei «Monsanto Papers», che mettevano in dubbio la trasparenza delle valutazioni dell'Efsa, l'Agenzia ha pubblicato una dichiarazione che smentisce condizionamenti.
Infine, il 15 giugno, l'Echa ha pubblicato le sue conclusioni: secondo le prove scientifiche disponibili al momento, il glifosato può essere classificato come sostanza che provoca gravi danni agli occhi, nonché tossica per la vita acquatica con effetti di lunga durata, ma non può invece essere classificato come cancerogeno, mutageno o tossico per la riproduzione.
La Commissione europea dovrà quindi adottare una decisione al più tardi entro il 15 dicembre 2017: l'obiettivo è ottenere il consenso degli Stati membri entro l'autunno prima di sottoporre la proposta al voto del Comitato.
Segni + sia in valore che in volume per l’export di “fiori recisi”, di “fogliame e fronde” e di “piante, alberi e arbusti” rispetto al 1° trimestre 2016. Ismea sottolinea il balzo in avanti delle esportazioni extra-Ue dei fiori recisi: +32% in valore, +22% in volume. Rilevanti anche il +49% in quantità e + 24% in euro delle fronde.
Risultati positivi in tutte e tre le categorie principali di prodotti per l’export del florovivaismo made in Italy nel 1° trimestre del 2017: “fiori recisi”, “fogliame e fronde”, “piante, alberi e arbusti”. Anche se ci sono stati in alcuni sotto comparti dei dati col segno meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: il -0,7% in valore delle esportazioni di fiori recisi all’interno dell’Unione europea, la riduzione del volume di fronde e fogliame esportato fuori dall’Unione europea e i cali delle quantità esportate nelle sotto categorie “piante da interno” (-3,8%) e “piante da pien’aria” (-18,4%).
E’ quanto emerge dal rapporto (ricavato da dati Gta-Eurostat) sull’andamento del commercio di piante e fiori nel primo trimestre del 2017 che l’Ismea ha reso noto il 18 luglio scorso, mettendo in evidenza in particolare il salto in avanti delle esportazioni fuori dai confini dell’Unione europea dei fiori recisi: + 32% in valore e + 22% in volume di merci; mentre il risultato totale dell’export di fiori recisi italiani è stato di +3,3% in valore e +6,9% in volumi o quantità. In risalto anche il balzo di fogliame e fronde, saliti in quantità del 49% e in valore del 24%. La categoria “piante, alberi e arbusti”, che vale più del 70% dell’export florovivaistico italiano in euro, stando ai dati forniti da Ismea, ha registrato un rilevante +15,4% in valore e +2,8% in quantitativi.
Entrando più nel dettaglio, Ismea si sofferma fra l’altro sulla «crescita delle esportazioni dell’Italia di fogliame e fronde verso alcuni paesi importanti come i Paesi Bassi e la Germania, sia in valore sia in volume». Mentre «per i fiori recisi al contrario è aumentato l’import dai Paesi Bassi soprattutto in valore (+2,4%) ed anche da altri paesi come la Spagna, la Francia e l’Austria».
Ecco infine i risultati, in volumi (numeri di pezzi), di alcuni fiori significativi. I gladioli esportati sono cresciuti del 5,4%, mentre quelli importati sono scesi del 10,5% attestandosi a meno della metà dei gladioli esportati. Sono aumentate dell’8% le esportazioni di rose, mentre sono diminuite le importazioni del 5,7%, anche se le prime sono ancora meno del 5% delle seconde. Le orchidee esportate sono cresciute dell’1,7%, mentre quelle importate si sono ridotte del 4,2%, pur rappresentando le prime nemmeno il 2% delle seconde. Riguardo ai garofani, si è registrata una diminuzione sia dell’export (-18,4%) che dell’import (-19%). Infine i crisantemi hanno segnato un -24,9% nelle esportazioni e un +17,2% nell’import.