Un albero, fiore, pianta per...
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- Scritto da Andrea Vitali
Si chiameranno “Un albero per…” e “Una pianta per…” e sono le due nuove rubriche gemelle di “Un fiore per…”, nata da un’idea di colui che scrive nell’ormai lontano ottobre del 2011, quando la rivista Floraviva di Andrea Vitali, editore residente in Valdinievole, era più centrata sulla floricoltura e tutta la filiera del fiore (senza mai trascurare però il contesto in cui si inserisce: dall’agricoltura e l’ambiente sino alla cultura).
Come descritto nel primo articolo, “Un fiore per… scrivilo tu” (vedi), a contraddistinguere la rubrica dovevano essere tre aspetti: a) sul piano del contenuto, la focalizzazione sulle funzioni dei fiori – in senso lato, a includere tutti gli usi, persino le semplici dediche - e quindi la sua natura molto, infinitamente varia quanto ad argomenti e approcci; b) dal punto di vista produttivo o, per usare un termine più ampio e nobile, “generativo”, l’assenza di un autore fisso con l’apertura a contributi di esterni (secondo il regolamentino tracciato nel primo articolo sopra citato); c) dal punto di vista stilistico, una potenziale eterogeneità assoluta di registri, grazie anche ma non solo all’ipotizzata pluralità di autori.
Le cose non sono andate esattamente come prefigurato dallo scrivente, perché i contributi di autori esterni occasionali, seri o giocosi, profondi o leggeri, sono stati pochissimi, nettamente inferiori alle attese (ma l’invito rimane valido: mandate testi e li pubblicheremo nei limiti del regolamentino del primo articolo della rubrica sopra citato). Però, nonostante ciò, gli articoli della rubrica, per quanto scritti in gran parte dalle medesime due o tre persone, sono stati ugualmente piuttosto eterogenei, adattandosi, secondo la logica implicita della rubrica, alle differenti funzioni e occasioni ispiratrici.
Ma non sono state considerazioni sull’andamento delle rubrica, che il suo egregio numero di visualizzazioni le ha pur (quasi) sempre progressivamente ottenute, a spingere l’editore Andrea Vitali a dare spazio alle due varianti o rubriche gemelle proposte: “Un albero per…” e “Una pianta per…”. Quanto invece due circostanze così riassumibili. Innanzi tutto, le due rubriche, nel corso del tempo, erano di fatto già nate, anche se non battezzate ufficialmente. Infatti, in più di un’occasione, anche sulla spinta della sempre maggiore attenzione riservata da Floraviva al vivaismo ornamentale e alla produzione di piante da esterno, è capitato di scrivere degli articoli intitolati “Una pianta per…” quando l’oggetto non erano piante da fiore, ma alberi o altri tipi di piante verdi. L’altra circostanza è stata l’imporsi e diffondersi, nella comunicazione aziendale di settore estera e italiana - ci piace pensare anche grazie al nostro piccolissimo contributo - e poi nell’editoria specializzata e non solo, di questo approccio al mondo delle piante in chiave funzionale, cioè dal punto di vista dei loro scopi e usi e benefici, in una parola, delle loro funzioni appunto. A queste due circostanze va aggiunto il trend più recente - che in passato era riservato prevalentemente alle nuove cultivar di piante da fiore - delle dediche, spesso collegate alle donazioni. Si fanno sempre più donazioni e dediche di alberi, di piante e persino di giardini e parchi e foreste.
Non si poteva più rimandare quindi l’apertura di questi due nuovi contenitori, la cui suddivisione terminologica e articolazione semantica è comunque, ovviamente, non priva di elementi critici e discutibili o, se preferite, da vari punti di vista banalmente arbitraria. Ma l’arbitrarietà, come sa chiunque abbia studiato un po’ di linguistica, è insita nelle lingue naturali stesse, nel linguaggio... Insomma, siamo ovviamente, pienamente, consapevoli che sono tutte piante… Però ci lasceremo guidare pragmaticamente e semplicisticamente, da un lato, dalla distinzione fra albero e il resto delle piante e, dall’altro, fra pianta da fiore (in cui il centro dell’interesse, almeno in quel determinato articolo, è il fiore) e il resto delle piante che non sono alberi. Così nella rubrica “Un fiore per…” da ora in poi scriveremo di fiori recisi ma anche di piante da fiore, nella rubrica “Un albero per…” di alberi e nella rubrica “Una pianta per…” di tutto il resto: arbusti, piante coltivate per recidere le fronde e piante fiorite in cui il fiore è secondario nelle prassi prevalenti. E potrà accadere, ad esempio, che una pianta da fiore di cui si è già parlato nella rubrica “Un fiore per…” in relazione a certi usi venga in seguito trattata come pianta tout court, e senza considerare la fioritura, con riferimento ad altre funzioni nella rubrica “Una pianta per…”. Perché, appunto, queste tre rubriche non hanno lo scopo di distinguere specie vegetali ma di raccontare usi di quelle cose che comunemente chiamiamo fiori, alberi e piante. E dunque, concludendo, sarà la funzione in primo piano nell’articolo a determinarne la collocazione in una delle tre rubriche. In altri termini, anche qualora i contenuti di certi articoli fossero di alto livello scientifico e botanico, magari in quanto scritti di pugno proprio da scienziati ed esperti, si inserirebbero in una cornice editoriale (le tre rubriche) basata su criteri prima di tutto comunicativi, non botanici o agronomici. Sta proprio in questa formula la nostra scommessa divulgativa.
Lorenzo Sandiford
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L.S.
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L.S.
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Lorenzo Sandiford
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Per questa prima occorrenza nella nostra rubrica di “Un fiore per… la festa della donna” la scelta del dono floreale è d’obbligo: la mimosa o Acacia dealbata, per usare il nome botanico della specie. Che scegliate i classici rametti e mazzetti oppure le piante in vaso, che preferiate la varietà Turner dal fiore piccolo o la diffusissima Gaulois dal fiore grande, le mimose sono diventate il simbolo della “Giornata internazionale della donna”. Sia perché la fioritura avviene nel periodo giusto, sia perché i fiori della mimosa significano forza e femminilità o, per usare le parole dell’Associazione produttori florovivaisti con base in Piemonte Asproflor, in quanto «il colore giallo stimola la creatività, simboleggia la luce, la voglia di agire; ben rappresenta la forza e la tenacia delle donne» e «con la sua apparente fragilità, è in realtà una pianta resistente e robusta».
Questo vale soprattutto in Italia, dove si concentra gran parte di questa produzione, tanto che c’è chi la considera – ad esempio l’Associazione florovivaisti italiani – «una pianta simbolo del Made in Italy, perché coltivata ormai solo nel nostro Paese» e la consiglia ai giovani florovivaisti quale promettente opportunità di investimento. Benché forse sarebbe più corretto parlare di uno dei simboli del “made in Liguria”, visto che «il 90% delle mimose – come precisa la stessa associazione - è coltivato nell’entroterra del Ponente ligure (provincia d’Imperia)». Stando ai dati dei Florovivaisti Italiani infatti «la mimosa è coltivata in Italia su una superficie di quasi 200 ettari di terreno, che fruttano intorno ai 30mila quintali e 150 milioni di steli» e «ad oggi la Liguria è il maggior produttore di questi fiori con le sue circa 1500 aziende che la coltivano in modo ecocompatibile sui tipici terrazzamenti (la pianta non ha, infatti, bisogno di trattamenti chimici)». Ma potrebbero non essere d’accordo con chi scrive nell’usare l’espressione “made in Liguria” per le mimose ad esempio i floricoltori campani, i quali qualche giorno fa, per bocca del presidente del Consorzio Produttori Florovivaisti Campani Vincenzo Malafronte, hanno messo in evidenza che «nella Campania, regione leader in Italia per la produzione di fiori recisi, la mimosa pian piano sta conquistando sempre più spazio» e «da qualche anno gli ettari di produzione di mimosa sono in aumento» (vedi).
Ma come sono andate le cose ai floricoltori che producono mimose in questa festa della donna 2021 (aspettando nei prossimi giorni il responso definitivo di fiorai e altri canali di vendita ai consumatori)? Nei giorni scorsi sono arrivate risposte e analisi un po’ diverse, verosimilmente anche a causa di differenti prospettive d’analisi, dai comunicati di Asproflor e Associazione Florovivaisti Italiani.
Secondo Asproflor, ci sono state quest’anno «difficoltà nella vendita della mimosa» e «problematiche legate alla produzione e alla vendita», con un crollo del mercato della mimosa intorno «al 35-40% del fatturato per aziende, garden e fiorai». Una crisi causata da «restrizioni e fioritura precoce», dice Asproflor, secondo cui: «la diminuzione delle vendite di mimosa, valutata in riferimento al periodo precedente all’emergenza sanitaria in corso, deve essere compresa alla luce di due importanti fattori: la fioritura precoce della pianta stessa e la limitazione alla mobilità delle persone a causa delle restrizioni dettate dai Dpcm». «Il calo delle vendite – spiegano da Asproflor - segue di pari passo la crisi di ristoranti, pizzerie, locali da ballo e altre strutture che sono impossibilitate a lavorare in questo momento». E riguardo alla fioritura precoce della mimosa: «le condizioni climatiche attuali hanno obbligato i produttori a conservare nelle celle frigo il fiore già pronto sin dai primi giorni di febbraio, registrando così una fioritura anomala».
Fotografia diversa è quella scattata da Associazione Florovivaisti Italiani, che parla di «business della festa della donna vivo malgrado il Covid» e di «forte sviluppo del mercato russo (+25%)», con boom di ordinativi, prezzi intorno a 11 euro al chilo alla produzione e stabili sui 5-10 euro al mazzetto al consumo. Secondo l’Associazione infatti «le mimose sono state vendute a 11 euro/Kg, con un giro d’affari da 15 milioni (+20% sul 2020), concentrato, come sempre, nei giorni precedenti la festa della donna». «Si erano diffuse voci di precoce fioritura nel Sud Italia – prosegue la nota - ma gli effetti si sono dimostrati insignificanti a livello nazionale, perché il 90% delle mimose è coltivato nell’entroterra del Ponente ligure (provincia di Imperia), dove il fiore è sbocciato nei tempi attesi. Si segnala solo una leggera contrazione di prodotto dovuta all’incertezza causata dalla crisi pandemica, che ha diminuito del 20% la raccolta». Ma «restano ottime le performance dell’export, che si rafforza in Russia, Polonia e Francia (+25%)»: in Francia le vendite sono aumentate a partire da dicembre, mentre in Russia si concentrano durante la Maslenica, festa tradizionale ortodossa della settimana precedente la Quaresima e corrispondente al nostro Carnevale. Inoltre «al consumo i prezzi sono stabili: i mazzetti vanno dai 5 ai 10 euro, che arrivano a 15 con l’inserimento di una rosa nel bouquet». Nella nota viene ricordato pure che la mimosa può essere acquistata anche come pianta e che il prezzo varia in tal caso in base alla grandezza del vaso, dai 10 euro fino ai 70 euro, e viene pure utilizzata come fronda per rendere più lucenti i bouquet floreali. «La produzione di mimose, tipicamente italiana, rappresenta il 5% della produzione floricola – ha dichiarato Aldo Alberto, presidente dell'Associazione Florovivaisti Italiani – e funge abitualmente da traino ai commerci in primavera. Il trend positivo di questo 8 marzo è un segnale positivo che dà fiducia e ottimismo per la ripartenza che noi tutti auspichiamo».
Il florovivaismo e in particolare la floricoltura è sempre più legato a celebrazioni e ricorrenze: «la festa della donna e San Valentino - ricordano i Florovivaisti Italiani - valgono da soli il 15% del fatturato complessivo».
L.S.