Un albero, fiore, pianta per...

Dall'infiorescenza al bulbo: un ciclo affascinante quello della cipolla, protagonista indiscussa della cucina italiana e non solo, ha un ciclo di vita affascinante. Tutto inizia da un'infiorescenza a ombrella, composta da piccoli fiori bianchi o violacei. Dopo la fecondazione, l'infiorescenza si secca e al suo posto si sviluppa il bulbo che noi conosciamo e consumiamo.

 

Un tripudio di colori e sapori: le diverse varietà di cipolla
Esistono diverse varietà di cipolle, che si distinguono per colore, forma e dimensione. Tra le più note ricordiamo la cipolla bianca, la cipolla dorata, la cipolla rossa, la cipolla di Tropea e la cipolla borettana. Ognuna di esse ha le sue caratteristiche e si presta a diverse preparazioni culinarie.

La cipolla di Santarcangelo: un gioiello di biodiversità
Tra le tante varietà di cipolle, una menzione speciale merita la cipolla di Santarcangelo di Romagna. Si tratta di una varietà antica, caratterizzata da una pezzatura importante (fino a un chilo di peso) e da una dolcezza che la rende unica e versatile in cucina.

la cipolla 1

Un riconoscimento importante: il Presidio Slow Food
La cipolla di Santarcangelo di Romagna è recentemente entrata a far parte dei Presidi Slow Food. Un riconoscimento importante che mira a tutelare questo ortaggio storico e a valorizzarlo sul mercato.

Un impegno per la valorizzazione e la tutela
L'obiettivo del Presidio Slow Food è quello di:

  1. • Promuovere la coltivazione della cipolla di Santarcangelo

  2. • Preservare la biodiversità

  3. • Educare i consumatori al gusto e alle proprietà di questo ortaggio

  4. • Sostenere i piccoli produttori locali

Un futuro promettente per la cipolla di Santarcangelo
Grazie al Presidio Slow Food, la cipolla di Santarcangelo avrà nuove opportunità di sviluppo e di crescita. Un futuro promettente per un ortaggio che rappresenta un vero e proprio gioiello di biodiversità.

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Dall'orto alla tavola: un gusto da scoprire
La cipolla di Santarcangelo è un ortaggio facile da coltivare e non richiede particolari cure. Può essere coltivata in vaso o in piena terra e si adatta a diversi climi.

Un invito alla scoperta
L'invito è quello di provare la cipolla di Santarcangelo in cucina, per assaporare il suo gusto unico e delicato. Un viaggio alla scoperta di un prodotto d'eccellenza e di un territorio ricco di tradizioni.

Redazione

Un albero per… la Sicilia sud-orientale (e i Paesi del Mediterraneo)

Oggi a Ragusa è in corso una giornata di studio intitolata “Il carrubo, specie multifunzionale e di interesse per i paesi del bacino del Mediterraneo”. L’ha organizzata la Sezione Sud-Ovest dell’Accademia dei Georgofili, unitamente agli ordini professionali degli agronomi delle province di Ragusa e Siracusa. L’obiettivo, come riferisce la presentazione sul Notiziario dei Georgofili, è «delineare l’attuale fisionomia» della filiera del carrubo e «confrontarsi sulle opportunità di sviluppo per questa specie, legate anche al suo insostituibile ruolo paesaggistico ed ambientale» in certe aree geografiche del Mediterraneo, fra cui l’area sud-orientale della Sicilia.
In attesa dei risultati di questo importante convegno, articolato in una sessione mattutina a carattere scientifico con contributi di Georgofili e docenti delle università di Catania e Palermo sui diversi aspetti agronomici, fitosanitari e di utilizzo del carrubo, e in una sessione pomeridiana tecnico-economica sul rilancio della carrubicoltura con professionisti, associazioni di categoria e istituzioni, in questo “Un albero per… la Sicilia sud-orientale (e i Paesi del Mediterraneo)” ci limitiamo a richiamare alcune caratteristiche del carrubo, il cui nome botanico di specie è Ceratonia siliqua.
A cominciare dal fatto che, come sottolineato nella presentazione del convegno dei Georgofili, il carrubo mantiene un ruolo importante in specifiche aree del territorio italiano, sebbene quale coltura minore rispetto ad altre specie frutticole, e «ciò avviene soprattutto nella Sicilia sud-orientale, dove esso rappresenta una valida alternativa agronomica e alimenta una industria di trasformazione legata sia all’utilizzo della polpa del frutto che dei semi». In particolare «la polpa, oltre che essere utilizzata dall’industria mangimistica viene sempre più presa in considerazione per l’alimentazione umana, di recente anche per aspetti nutraceutici». Inoltre, «sono numerosissimi gli utilizzi nell’ambito dell’industria agroalimentare della farina di semi di carrubo, attualmente il prodotto di maggiore pregio ottenibile da questa specie».
La specie Ceratonia siliqua, ricorda la voce di Wikipedia, è un albero da frutto sempreverde che può raggiungere un’altezza di 9/10 metri. Ha una crescita molto lenta ed è longevo, per cui può diventare pluricentenario. «La fioritura – viene sottolineato - avviene in agosto-settembre e la maturazione si completa tra agosto e ottobre dell'anno successivo alla fioritura che ha dato loro origine». I frutti, chiamati carrube o vajane, sono dei grandi baccelli lunghi 10/20 cm, spessi e cuoiosi, all’inizio di colore verde pallido, e quando maturati marrone scuro. I frutti permangono a lungo sull'albero e «hanno maturazione molto scalare per cui possono essere presenti, allo stesso tempo, frutti secchi di colore marrone, e frutti immaturi di colore più chiaro». La polpa dei frutti può avere effetto irritante se assunta in grande quantità a causa dell'elevato contenuto in tannino.
In Italia il carrubo è presente allo stato spontaneo nelle regioni del Sud, specialmente in Sicilia, dove esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano. Zone in cui sono ancora attive alcune industrie che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati nell'industria dolciaria e alimentare.
Ecco una sintesi dell’elenco degli usi del carrubo ricordati da Wikipedia Italia:
- I baccelli maturi sono commestibili, si conservano per molto tempo e possono essere consumati, comunemente, freschi o secchi o, in alternativa, passati leggermente al forno.
- Il carrubo è una pianta visitata dalle api, non solo per il polline, ma anche per il nettare da cui se ne può ricavare un miele uniflorale.
- È apprezzata nelle regioni d'origine per l'ombra delle chiome, preziose nei luoghi aridi.
- Parte dei succedanei del cioccolato sono ottenuti da pasta o semi di carrube.
- Molti addensanti e gelificanti di prodotti alimentari sono ottenuti da farina di semi di carrube.
- Oggi i frutti (privati dei semi) vengono usati per l'alimentazione del bestiame.
- I semi, durissimi, sono immangiabili, ma possono essere macinati per produrre una farina dai molteplici usi.
- In fitoterapia l'estratto secco del frutto (carruba) è utilizzabile, anche assieme allo zenzero, nel colon irritabile ad alvo diarroico.
Il programma del convegno in corso oggi a Ragusa è consultabile qua.

L.S.

Un albero per… le vittime del Coronavirus

Sabato 18 marzo, “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus”, la Misericordia di Pistoia e l’Anpass Zona Pistoiese hanno scelto di «non dimenticare» mettendo a dimora e facendo battezzare due alberi nel parco della Vergine.
Il primo, dedicato alle vittime del Covid, è un salice piangente (Salix babilonica) e, secondo la targa che lo accompagna, è un albero che «rappresenta l’eterno ciclo di vita e morte, di stasi e di inizio perché ha la capacità di rinascere dopo la caduta e dare vita al nuovo». Come recita la dedica, «è il giusto simbolo per ricordare le troppe persone che hanno lasciato questa terra per la pandemia Covid».
Il secondo, rivolto invece ai volontari che tanto si sono impegnati in quel frangente, è una quercia (Quercus robur), che, si legge nella targa, «è simbolo di resistenza e forza come coloro che non cedono davanti a nessuna minaccia o pericolo. Sono un bene prezioso per gli altri come i VOLONTARI lo sono stati per tutte le famiglie che hanno sostenuto e accudito». «La forza di questo bellissimo albero – è scritto nella dedica – è la stessa originata dall’amore che i volontari hanno donato nel soccorrere e proteggere il prossimo durante la pandemia Covid».
Questo salice piangente per le vittime del Coronavirus e questa quercia per i volontari che hanno dato soccorso, categorie di persone in qualche caso coincidenti, sono stati messi a dimora grazie anche ai contributi di Romiti Vivai di Pietro & Figli e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Redazione

Grave e prematura perdita nel florovivaismo toscano e in particolare della Valdinievole. Ci ha lasciati lunedì scorso, a soli 56 anni, dopo aver resistito con coraggio per diversi mesi a una terribile malattia, Paolo Batoni, presidente dal 2014 di Flora Toscana, la cooperativa con sede a Pescia attiva nella produzione e commercializzazione di fiori, fogliame reciso e piante in vaso, dalla talea al prodotto finito. 
Numerose mercoledì, giorno dei funerali, le testimonianze di affetto e le attestazioni di stima sia nei giornali pistoiesi che nei canali social per Paolo Batoni, pesciatino di adozione, anche se nato in un piccolo borgo fra Firenze e Siena, che lascia la moglie Sabrina e i figli Pietro e Agnese. A cominciare da quelle dei colleghi in seno a Flora Toscana, dove ha continuato a essere presente fino all’ultimo. Ad esempio, Valter Incerpi, ex direttore, che ha sottolineato alla Nazione Pistoia-Montecatini l’equilibrio di Batoni nell’approcciare i problemi e l’umanità nei confronti di tutti. Oppure l’attuale direttore Simone Bartoli, che al Tirreno Pistoia-Montecatini ha messo in luce, tra l’altro, che Batoni ha voluto rafforzare il carattere mutualistico di Flora Toscana. Senza dimenticare il commosso post di cordoglio sulla pagina Facebook della cooperativa, in cui si leggono queste parole: «resterà impressa in tutti noi l’impronta indelebile della sua forza d’animo e della sua umanità. Faremo tesoro del suo lucido ottimismo e del suo forte senso di responsabilità».
Fra i vari ricordi fuori dal mondo della cooperazione, ricordiamo quello del sindaco di Pescia Oreste Giurlani, che lo ha ricordato come «protagonista dello sviluppo della nostra floricoltura» e come «uno degli artefici del distretto floricolo». E il messaggio di cordoglio di Coldiretti Pistoia, che si è soffermata sulla collaborazione nel corso degli anni con Batoni e ha dichiarato che «Paolo col suo lavoro ha proiettato il settore verso il futuro, un lavoro che ha dato e darà frutti».
Su suggerimento di Simone Bartoli, siccome Paolo Batoni era un valente produttore di camelie e ad esse «ha dedicato tanta passione e fatica» e poiché è un genere di pianta «con forti radici nel nostro territorio e che quindi si lega molto bene al suo ruolo e al suo amore per questo distretto», Floraviva ha scelto come fiore, o più precisamente pianta in vaso da fiore, per ricordarlo, una camelia (la cosiddetta «Japan rose», rosa del Giappone, come la chiamava nel ‘600 il botanico tedesco Engelbert Kaempfer). Per l’esattezza, si tratta di una speciale varietà di Camellia japonica, che è la specie di Camellia più coltivata come pianta ornamentale, con oltre 2 mila nomi di cultivar, in cui anche Paolo Batoni era specializzato.
Ebbene la scelta è ricaduta sulla varietà ‘Orandakō’ (vedi foto), una fra le tante varietà di Camellia japonica che Batoni coltivava. Come ci ha spiegato Alessandro Martini di Flora Toscana, «è una varietà molto antica raffigurata per la prima volta in un’opera giapponese del 1739 (Itō, Jukyū, 1739, Honzō Hanamaki’e, vol.15). L’ottenitore è incerto ma le fonti storiche la collocano nell’area di Kantō in Giappone. Si tratta di una delle prime varietà a fiore doppio perfetto arrivate in Europa tramite la Cina già nel XVIII secolo. Un esemplare nel Pazo de Santa Cruz de Rivadulla è senz’altro fra le piante più vecchie d’Europa messo a dimora alla fine del Settecento. In Toscana un esemplare secolare di ‘Orandakō’ dal tronco enorme che può essere stato piantato nei primissimi anni dell’Ottocento può essere ammirato nel giardino della Villa del Vescovo di Segromigno in Monte (Lucca)».
«Il fiore – aggiunge Martini - è medio-piccolo, rosso porpora con striscia mediana bianca su ciascun petalo. Un gioiello che ben si adattava, durante i primi anni dell’Ottocento a decorare l’occhiello delle giacche degli uomini ed il décolleté delle signore, ed ha contribuito in modo significativo all’accensione della enorme gloria e moda che la camelia visse durante il XIX sec. in tutta Europa».

Lorenzo Sandiford

A consigliarci questa pianta da fiore è il pubblico dell’edizione primaverile 2023 di PLANTARIUM|GROEN-Direkt, la fiera dedicata alle piante da giardino che si è tenuta dal 7 all’8 febbraio scorsi presso l'International Trade Centre di Hazerswoude/Boskoop nei Paesi Bassi [vedi].

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Si tratta dell’ibrido di Rhododendron ‘Grifie’, una novità dell’azienda florovivaistica Jules Block di Lochristi (Belgio), che ha ricevuto il maggior numero di voti dai visitatori professionali della fiera olandese. ‘Grifie’ ha belle foglie grandi, grandi gemme e fiori. A incantare di questa varietà è proprio il fiore bicolore con il bordo seghettato rosso/rosa e l'interno bianco, eccezionale nell’ambito della gamma dei Rhododendron.
‘Grifie’, viene spiegato in un comunicato della manifestazione fieristica, è una varietà a fioritura precoce (inizio marzo) con resistenza al gelo fino a -10°C. Grazie alla sua naturale fioritura precoce, può essere facilmente forzata per San Valentino.
Attualmente è disponibile in vaso C3 per la primavera 2023 e anche in vaso C5 per la primavera 2024. Jules Block detiene i diritti su 'Grifie', che è disponibile per l’acquisto, oltre che presso l’azienda belga di Lochristi, presso un numero limitato di grossisti.

Redazione