Un albero, fiore, pianta per...

«Stimiamo che il Cotoneaster franchetii intrappoli il 20% in più di emissioni rispetto ad altre siepi che abbiamo testato, per cui sarebbe l'ideale lungo strade trafficate nelle zone più inquinate».
Così Tijana Blanusa, scienziata della Royal Horticulture Society, ha riassunto i risultati di una ricerca da lei coordinata sulla efficacia delle siepi come barriere contro l’inquinamento atmosferico causato dalle auto in ambienti urbani.
«Sulle principali strade cittadine con traffico intenso – ha spiegato Blanusa, come riportato nel sito web di Rhs e poi ripreso da vari giornali fra cui Repubblica – abbiamo scoperto che le specie con chiome più dense e più complesse, foglie ruvide e pelose quali il Cotoneaster franchetii sono le più efficaci» a intrappolare le particelle nocive nell’aria. E si è anche stimato che in soli sette giorni una fitta siepe lunga un metro e ben manutenuta assorbirà la stessa quantità di gas di scarico che un’auto emette in un percorso di 500 miglia.
Come riferisce lo stesso articolo, il professor Alistair Griffiths, direttore scientifico e delle collezioni di RHS, dichiara che gli studi scientifici di RHS dimostrano che i tratti di alcune specie e cultivar vegetali, come la forma delle foglie e le caratteristiche delle radici, aiutano a mitigare numerosi problemi ambientali. Ad esempio è stato verificato che la copertura murale con l’edera eccelle nel rinfrescare gli edifici e che il biancospino e il ligustro aiutano ad alleviare le intense piogge estive e ridurre le inondazioni localizzate; per cui se li piantiamo in giardini e spazi verdi in cui questi problemi ambientali sono maggiori, possiamo fare una grande differenza nel mitigare e adattarci al cambiamento climatico.

L.S.

 

 

Quest’anno lasciamo scegliere a voi quale debba essere “Un fiore per… San Valentino” a partire da una lista di cinque generi di fiori abbinati ai loro significati da professionisti statunitensi del commercio dei fiori. Sono le calle, le gerbere, i gladioli, i giaggioli e le peonie.
 

La giornata di San Valentino è molto impegnativa per i fioristi di tutto il mondo. L’azienda statunitense ProFlowers - come riporta un recente articolo del St. Mary Now - afferma che a questa festività è riconducibile la maggior parte di vendite di fiori freschi e che il 78% dei fiori acquistati per San Valentino sono fiori recisi, con gli uomini come maggiori acquirenti.
Le rose sono il fiore che va per la maggiore, ma i consumatori possono scegliere molti altri fiori bellissimi per veicolare il messaggio giusto a una persona speciale per loro. Ogni tipo di fiore ha infatti un significato specifico, non per nulla si parla di “linguaggio dei fiori”.
In questo “Un fiore per… San Valentino”, per una volta, non siamo noi a suggerire il fiore, ma lasciamo a voi lettori la scelta a partire dalla lista consigliata da ProFlowers e Pickup Flowers al St. Mary Now. O meglio a partire dalla selezione di cinque fiori che abbiamo ricavato dalla lista di dieci, con rispettivi significati, proposta dal giornale americano.
Eccoli:

Le calle (genere Zantedeschia, ma in particolare la specie Zantedeschia aethiopica): questa fioritura simboleggia magnificenza e bellezza, ma anche purezza e innocenza (ragion per cui le calle sono spesso il fiore preferito nei bouquet da sposa).

 


Le gerbere (genere Gerbera, a cominciare dai diffusi ibridi della specie Gerbera jamesonii): con fiori grandi e belli in un vasto assortimento di colori vivaci, le gerbere sono fra i fiori preferiti per comunicare sentimenti allegri e gioiosi.

 


I gladioli (genere Gladiolus, e più precisamente i numerosi ibridi derivati da specie quali G. cruentus, G. floribundus, G. oppositiflorum, G. primulinus e altre ancora): questi fiori alti e sorprendenti attirano l'attenzione e costituiscono dei grandi regali per le persone a cui teniamo, che consideriamo importanti per noi. Il gladiolo simboleggia onore, infatuazione e forza.

 


I giaggioli (genere Iris, fra cui la Iris germanica var. fiorentina, cioè il cosiddetto “giglio di Firenze”): rappresentano la fede e la fiducia, speranza e saggezza, e sono apprezzati per le loro grandi e belle fioriture.

 


Le peonie (genere Paeonia, che comprende dalle 25 alle 40 specie a seconda delle classificazioni, con la Paeonia lactiflora a dominare la scena commerciale): questo fiore, che assomiglia a una rosa, simboleggia una vita felice, un matrimonio felice, prosperità e buona salute.

 


In generale, conclude l’articolo del St. Mary Now e colui che scrive è d’accordo, scegliere per San Valentino un fiore che meglio rappresenti i sentimenti di chi fa il regalo è un’arte, che può consentire di veicolare più significati e messaggi d’amore più completi e articolati ricorrendo a bouquet o ceste mirate confezionate da bravi maestri fioristi.

L.S.

 

 

 

«Ho conosciuto Roberto Chiti nel 2010, agli inizi della mia carriera editoriale e di consulente in agricoltura. Il nostro rapporto si è subito caratterizzato per una totale libertà di confronto, che si rivelò negli anni a venire essere un tratto fondante della personalità di Roberto, che ritrovai anche nella tutela dei produttori e nel modo di esprimere la sua vocazione per l’associazionismo e la rappresentatività sindacale. Ricorderò Roberto uomo libero come le conifere del suo vivaio, che appunto venivano definite “a forma libera”, senza forzature. La sua anima, libera e senza eccessi o forzature, come le sue piante, resterà sempre con noi, malgrado questa terribile e prematura perdita».
Così Andrea Vitali, editore di Floraviva, dà il suo ultimo saluto al vivaista pistoiese Roberto Chiti, che, dopo una lunga e coraggiosa lotta contro un male incurabile, è deceduto il 25 agosto scorso a nemmeno 43 anni, lasciando moglie e due figlie piccole. Come sottolineato nel messaggio di commiato della sua associazione di categoria, Cia Toscana Centro, Roberto, nonostante la giovane età, aveva già svolto importanti incarichi «ricoprendo per due mandati il ruolo di vicepresidente di Cia Pistoia» e per diversi anni quello di «rappresentante del Gie vivaismo nazionale». E’ riuscito quindi ad affermarsi come autorevole e apprezzato operatore professionale del settore florovivaistico.
Per lui scegliamo come omaggio simbolico un genere di pianta, lo Juniperus, comunemente noto come ginepro, che è uno dei cavalli di battaglia di Chiti Vivai. Compare nel suo catalogo in più modi e più sezioni e si è fatto notare nelle ultime partecipazioni aziendali a Flormart. Ad esempio nel 2017, quando fu presentato uno «Juniperus Slager col gambo formato ad S» che «dal momento della talea al prodotto finito» richiede 12 anni di lavorazione e pazienza (vedi). Oppure nel 2018, quando furono presentate delle tipologie di Juniperus in funzione di siepe adatte ai Paesi freddi (vedi).
Un genere di pianta che, soprattutto, come osservato dal nostro editore, ben si sposa con il carattere di Roberto. E in qualche modo anche con le sue idee in materia di politiche vivaistiche, quando sottolineava l’importanza del verde per le sue funzioni extra ornamentali (vedi). Sono molte infatti le funzioni dei ginepri, oltre all’utilizzo per l’allestimento di parchi e giardini: dall’arboricoltura da legno alla selvicoltura (consolidamento di litoranei sabbiosi e rimboschimenti di zone montuose e aride), alle bacche utilizzate come spezie o per i superalcolici, fino a certi usi fitoterapici. E poi, dal punto di vista ambientale, richiedono poca acqua e il portamento, arboreo o strisciante a seconda degli habitat, consente ad alcune specie di resistere a venti impetuosi.
Il numero di specie di Juniperus è controverso: si va da 52 a 67, secondo certe fonti. Tra i ginepri più utilizzati nel vivaismo ornamentale, a volte anche per i bonsai, vi sono le seguenti specie: J. chinensis, J. communis, J. horizontalis, J. × pfitzeriana, J. procumbens, J. rigida, J. scapulorum, J. squamata.

L.S.

Tree for a Tree
Ieri nel chiostro di Palazzo Murena, sede del Rettorato della Università di Perugia, si è tenuto un concerto che ha avuto come sorprendente palcoscenico un albero secolare, per la precisione un cedro. Doveva essere l’appuntamento di chiusura di Umbria Jazz 2020, ma l’epidemia da Coronavirus ha cambiato i piani. Però il concerto “Two for Tree and Orchestra” c’è stato e ha colpito nel segno (vedi). Protagonisti, a 12 metri di altezza fra i rami, come autentici tree climber, Paolo Fresu (tromba, flicorno, effetti) e Daniele di Bonaventura (bandoneon), giù, ai piedi dell’albero, l’Orchestra da Camera di Perugia, ma più di tutti lui, il “monumentale Alberto”, come viene scherzosamente chiamato il cedro di Palazzo Murena da quando, per un refuso, comparve in un titolo di giornale con la “t” di troppo. E non poteva mancare nella suggestiva narrazione musicale volta anche a sensibilizzare sui temi della sostenibilità nell’Anno internazionale per la salute delle piante, quasi fosse un omaggio a questa rubrica, l’esecuzione di una rivisitazione di “Ci vuole un fiore” di Rodari, Bacalov ed Endrigo.
Ma che specie arborea è esattamente questa “Pianta per… Umbria Jazz”, che dall’anno scorso è stata inserita nell’elenco nazionale degli alberi monumentali (vedi) custodito dal Ministero delle politiche agricole sia per l’età e le dimensioni (25 metri di altezza per 485 cm di circonferenza) che per l’architettura vegetale che lo contraddistingue? E qui nasce un piccolo giallo. Perché nell’elenco nazionale, così come nella maggior parte delle fonti, è considerato un «cedro dell’Atlante» (nome botanico: Cedrus atlantica). Ma secondo l’esperto arboricoltore e tree climber Marco Rinaldi, paragonato sulla stampa al Barone Rampante di Italo Calvino e socio fondatore dell’associazione “Alberi Maestri” (vedi) che ha adottato dieci anni fa il cedro del Rettorato di Perugia, tale classificazione non è del tutto convincente. Più probabilmente, come confermato anche da un suo collega all’European Arboricultural Council, si tratta di un Cedrus deodara ibrido. Per cui, in attesa di verifiche sul codice genetico, ci ha consigliato di limitarsi all’espressione Cedrus spp. Senza dimenticarci che, a complicare ulteriormente la faccenda, ci sono differenze di vedute botaniche anche su come classificare le specie del genere Cedrus. Come ricorda infatti Wikipedia, molti testi botanici citano 4 specie: Cedrus libani, Cedrus atlantica, Cedrus brevifolia e Cedrus deodara. Altri invece 2 specie soltanto: Cedrus libani e Cedrus deodara, considerando il Cedro dell’Atlante una sottospecie o varietà della prima: Cedrus libani var. atlantica.  

L.S.


L’uso delle piante come distanziatori naturali negli spazi che riaprono al pubblico nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus sta diventando di moda. Sono diverse le specie vegetali che ben si prestano a tale funzione, sia per la ramificazione densa e il portamento cespuglioso che per il bell’effetto estetico-ornamentale che donano al contesto in cui vengono collocate.
Un'idea di pianta perfetta a tale scopo la offre l’outlet verde online Agrito (www.agrito.it), che propone in vendita delle belle spalliere in vasi 30 cm x 30 cm di Loropetalum chinense. Si tratta di una delle tre (o quattro) specie di arbusti o piccoli alberi che appartengono al genere Loropetalum, originario dell’Estremo Oriente. Il nome, riferito alla forma dei fiori, che si sviluppano in ricchi grappoli a primavera, deriva dal greco loron (cinghia) e petalon (petalo).
Esistono due varianti di questa specie di arbusto sempreverde di medie dimensioni utilizzato per abbellire bordure e siepi e molto adatto a separare tavoli, divani e poltrone in bar o ristoranti. La prima variante comprende piante dal fiore bianco (o giallo pallido), alte fino a 3,7 metri, con foglie di colore verde. La seconda, coi fiori rosa acceso, alta fino a 1,5 metri, e con foglie dal colore variabile dal bronzo-rosso, quando novelle, al verde-oliva o bordeaux, alla maturità.
Questa seconda variante di Loropetalum chinense, che cresce meglio esposta al sole per molte ore del giorno ma che non teme il freddo e resiste fino a -15 gradi centigradi, è una pianta ornamentale molto popolare e ricercata, anche per la gran quantità di cultivar disponibili sul mercato, alcune molto decorative per il contrasto cromatico che si crea tra il fogliame (in interessanti toni del rosa, del rosso e del viola) e i petali. Anche il contrasto tra le due tessiture aggiunge una nota decorativa. Inoltre la fioritura avviene piuttosto precocemente e ciò la rende preziosa perché dà colore prima di tante altre piante.

Redazione Floraviva
Articolo Publiredazionale