Filiera olivo-olio

xylella fastidiosa

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che si è tenuta questa mattina al Mipaaf una riunione sulle azioni di contrasto alla Xylella fastidiosa, batterio riscontrato in particolare nei territori della Puglia. All’incontro hanno partecipato, oltre al Ministro Maurizio Martina, il capo dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli, il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’Assessore all’Agricoltura della Regione Puglia, Fabrizio Nardoni e rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nel corso dell’incontro si è fatto il punto sulle azioni già intraprese e su quelle da realizzare in attuazione dei provvedimenti di lotta obbligatoria già emanati.

Durante la riunione è stato deciso il coinvolgimento della Protezione civile nelle prossime fasi operative e, pertanto, nei prossimi giorni si darà avvio alle procedure per la nomina di un commissario di protezione civile, con poteri straordinari, per rendere ancora più incisive le attività necessarie alla tutela del territorio colpito dalla Xylella e del patrimonio olivicolo nazionale.

Redazione Floraviva
 

"Andamento climatico e infestazione della mosca oleariaeffetti sulla campagna olearia 2014 e considerazioni per il 2015": questo il tema del seminario che si terrà domani, 21 gennaio, a villa Montepaldi di San Casciano Val di Pesa. L'iniziativa, rivolta ai tecnici che operano nella filiera olivicola-olearia, è della Regione Toscana ed è organizzata con il contributo del Servizio Fitosanitario Regionale, del Lamma e delle istituzioni scientifiche toscane che si occupano dei vari aspetti connessi alla coltivazione dell'olivo. L'obiettivo è quello di fare chiarezza su quanto è successo nell'annata 2014 e di affrontare con rigore scientifico il tema della lotta preventiva e curativa nei confronti della mosca delle olive. Una prima giornata, dedicata a questo tema, era stata organizzata, a cura degli stessi soggetti, il 19 dicembre del 2014 ma lo sciame sismico che interessò la Toscana in quell'occasione costrinse ad interrompere i lavori.
Questa nuova giornata rappresenta dunque la prosecuzione e l'aggiornamento del seminario precedente (per le relazioni già svolte saranno presentate delle sintesi) con alcuni arricchimenti. Sono state aggiunte infatti due nuove relazioni sugli effetti dell'attacco della mosca olearia sui parametri analitici delle olive e dell'olio, a cura di Marzia Migliorini di PromoFirenze, e sul piano regionale di emergenza fitosanitaria su Xylella fastidiosa a cura di Riccardo Russu del Servizio Fitosanitario Regionale.
I lavori si svolgeranno dalle 9,30 alle 13. Sono previste le conclusioni da parte dell'assessore regionale all'agricoltura e foreste, Gianni Salvadori.
L'iniziativa, come la precedente, è organizzata nell'ambito del programma di attività della Scuola dell'Olio.
Programma Completo

Redazione Floraviva

olio di palma

Le grandi aziende europee che impiegano l'olio di palma agitano la bandierina, ‘RSPO’, nel tentativo di addurre la sostenibilità di una minima parte di questa materia prima, utilizzata nelle industrie alimentari. Ma si tratta di una quantità minima rispetto ai volumi mondiali commercializzati raggiunti nell’ultimo decennio. Dietro a questo business colossale si nasconde la rapina delle terre e della sovranità alimentare per ampliare le aree coltivate a palma.

Il problema legato all'utilizzo dell'olio di palma viene dibattuto molto a livello internazionale dove le grandi aziende europee, che impiegano questa materia prima, agitano la bandierina, ‘RSPO’ (Roundtable for Sustainable Palm Oil production), nel tentativo di addurre la sostenibilità di una minima parte dell'olio di palma utilizzato nelle industrie alimentari. Tentativo che risulta però inutile perché tratta di una quantità minima rispetto ai volumi mondiali commercializzati raggiunti nell’ultimo decennio. Volumi che raggiungono livelli talmente alti da posizionare l'olio di palma al primo posto nella classifica dei grassi alimentari. Il business colossale, concentrato nelle mani di pochi, controlla lottizzazioni e coltivazioni dei terreni. E anche il commercio é appannaggio di una manciata di trader internazionali, da cui dipende il movimento di ogni commodity alimentare. Infatti le prime a beneficiare dell’utilizzo di questo grasso sono proprio le grandi multinazionali del cibo. Continua così la rapina delle terre e della sovranità alimentare per ampliare le aree coltivate a palma. Il "Roundtable for Sustainable Palm Oil production", RSPO, è un ente che tenta di coprire le ingiustizie e le azioni compiute a danno delle popolazioni locali e dell’ambiente. Negli ultimi mesi l'abbiamo conosciuto grazie alla pubblicazione di articoli a favore dell'olio di palma, anche su importanti testate come l'inglese "The Guardian". La rapina delle terre e  della sovranità alimentare continua indisturbata: l'acquisizione di enormi appezzamenti di terreni, come se non vi abitassero persone, per ampliare le piantagioni avviene di solito attraverso milizie locali che provvedono allo sgombero. I "contractors" radono al suolo foreste, villaggi e cimiteri, deviano i corsi d’acqua per impiantare mono-colture intensive di palma da olio. Queste situazioni si ripresentano puntualmente in Birmania, nelle Filippine, in Indonesia, in Africa, in Honduras, in Perù e in Brasile. La strategia che tenta di salvare questa indiscriminata demolizione di foreste la giustifica con la creazione di un nuovo parco naturale in un'altra parte del mondo, ma questo ragionamento è antitetico al modello naturale di sviluppo a cui ogni persona interessata alla tutela ambientale dovrebbe ispirarsi. RSPO dimentica di dire a quanto ammonta la percentuale di palma certificato rispetto alla produzione globale: infatti, la percentuale di palma certificato rispetto alla produzione globale è del 17 % e, secondo il Guardian, solo la metà trova un acquirente finale. Tutto ciò succede anche se la domanda del grasso di palma è in aumento, perché trainata dalla produzione di bio-diesel, oltre che di detergenti, prodotti per la casa e cosmetici. Per questo motivo le aree coltivate sono destinate ad aumentare e a causare ulteriori danni, sociali e ambientali.

Redazione Floraviva

mosca olio

I consuntivi dei raccolti a livello regionale si rilevano addirittura peggiori delle previsioni: in Toscana siamo a meno 80% rispetto al 2013, nel Lazio meno 70% e in Puglia meno 50%. Le stime Ismea parlavano di flessioni non superiori al 45%, ma la realtà riporta uno scenario catastrofico. “Gli attacchi della mosca olearia, inoltre, hanno minato le quantità ma anche penalizzato la qualità, tanto che si immagina che i quantitativi di extravergine made in Italy non andranno oltre le 80mila tonnellate contro una media di 150mila”, così David Granieri, presidente Unaprol.

Si parla dell’annata peggiore per l’olio d’oliva italiano dalla tremenda gelata del 1956: i diffusi attacchi della mosca olearia, favoriti dalle abbondanti precipitazioni e dal mite clima estivo, disegnano uno scenario a dir poco preoccupante. Il Consiglio oleicolo internazionale (Coi) parla di un calo del 19%, rispetto allo scorso anno, per la produzione mondiale 2014-2015, che supererà di poco i 2,5 milioni di tonnellate. Questo conduce anche a un dato del tutto inedito: per la prima volta, dopo molti anni, il volume dei consumi mondiali sarà più elevato dei quantitativi prodotti. Ovviamente queste previsioni hanno immediatamente causato un rialzo dei prezzi: basta guardare all’Italia, dove, a Bari, l’extravergine con bassa acidità ha superato all’ingrosso la cifra dei sette euro. Una grave conseguenza di questo sono i recenti e ripetuti casi di furto di olive nei campi in Puglia. I due principali produttori, Spagna e Italia, sono anche i paesi più colpiti dalla mosca. Mentre in Grecia cresce la produzione con un +122% rispetto allo scorso anno, rimangono stabili Portogallo e Turchia, con un atteso exploit per la Tunisia, dove si prevedono 260 mila tonnellate contro le scarse 70 mila dello scorso anno. Restando in Italia, ci cercano le cause del drastico calo nella produzione. Secondo Giovanni Zucchi, presidente Assitol, l’associazione delle industrie olearie, sono state le condizioni meteo e gli attacchi della mosca a influire pesantemente sul bilancio, ma vero è che tanto poteva essere fatto intervenendo in tempo: “va anche detto che laddove si è intervenuto in maniera tempestiva con i trattamenti fitosanitari il raccolto o è stato salvato oppure i danni sono stati limitati. E questo dovrebbe spingere a riflettere sui ritardi con cui è stato lanciato l’allarme che forse tradiscono una sottovalutazione del problema. È invece imprescindibile mettere in campo una diversa capacità di reazione”. Forse da qui si può ripartire per migliorare davvero, come ricorda Granieri: “Spesso in agricoltura per far migliorare le cose occorre davvero ripartire da zero. In questa ottica penso che questa stagione possa rappresentare per l’olio ciò che il 1986 e la crisi del metanolo hanno rappresentato per il vino”. Si deve allora passare dalla ricerca delle cause del disastro alla ricerca dei rimedi per far ripartire un settore di produzioni di eccellenza e con un importante ruolo ambientale di prevenzione dal dissesto idrogeologico.

Redazione Floraviva

Fonte: Il Sole 24 Ore
 


 "Andamento climatico e infestazione di mosca olearia: effetti sulla campagna olearia 2014 e considerazioni per il 2015": questo il tema del seminario che si terrà il 19 dicembre a villa Montepaldi di San Casciano Val di Pesa dalle 9,30 per concludersi intorno alle 13.30 . L'iniziativa, rivolta ai tecnici che operano nella filiera olivicola-olearia, è della Regione Toscana ed è organizzata con il contributo del Servizio Fitosanitario Regionale, del Lamma e delle Istituzioni Scientifiche toscane che si occupano di entomologia, agronomia e meccanica agraria, relativamente alla coltivazione dell'olivo. L'obiettivo è quello di fare chiarezza su quanto è successo nell'annata 2014 e di affrontare con rigore scientifico il tema della lotta preventiva e curativa nei confronti della mosca delle olive.

 
"Il 2014 – spiegano infatti gli organizzatori del seminario - verrà ricordato infatti come l'annus horribilis della produzione olivicola toscana. Altre annate in passato hanno manifestato criticità più o meno evidenti dovute alla infestazione di mosca olearia ma mai, a memoria di olivicoltore, si era materializzato un attacco così dannoso e diffuso su tutto il territorio regionale. Solo le aziende che dalla fine di giugno sino ad ottobre sono state in grado di effettuare correttamente tutti i trattamenti necessari a combattere il parassita, hanno potuto conseguire una produzione che, in base agli assaggi ed alle analisi di laboratorio, dimostra una buona qualità dell'olio. Gran parte delle aziende toscane invece hanno perso l'intera produzione o hanno interrotto la raccolta dopo le prime frangiture che hanno evidenziato caratteristiche chimiche ed organolettiche dell'olio non confacenti ai parametri dell'olio extravergine di oliva.
 
Questa situazione ha determinato un fermento di idee e affermazioni tese a dare spiegazione al fenomeno e a fornire soluzioni per evitarne il ripetersi nel prossimo futuro, tra queste anche la necessità di ipotetici trattamenti invernali contro le forme svernanti dell'insetto."
 
Di qui la giornata di lavoro nella quale saranno affrontati una serie di temi importanti. Sarà analizzato l'andamento meteo-climatico della stagione vegetativa 2013/2014 a confronto con quello degli ultimi 60 anni e verrà fatta l'analisi e il confronto dei dati della infestazione di mosca rilevati nella campagna 2014. Inoltre si affronterà il tema della bioecologia della mosca alla luce anche dell'annata olivicola 2014. Si illustreranno i fattori agronomici e la difesa fitosanitaria dell'oliveto e le tecniche di applicazione degli antiparassitari in olivicoltura, facendo il punto della situazione attuale e delle prospettive.
 
Redazione Floraviva


agrario

Questa mattina all'istituto D. Anzilotti di Pescia si e' svolto il tradizionale convegno sull'olio e l'olivicoltura In un momento non facile, la cui gravità è segnata dalla richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale -come evidenzia il Sindaco Oreste Giurlani-. il Convegno è diventato un importante momento di riflessione per capire come poter intervenire al fine di riportare l'olio italiano alla sua originaria eccellenza

Ha aperto il convegno la Dirigente Scolastica dell'Istituto Agrario pesciatino, Francesca Giurlani, ricordando da subito la necessità di riflettere sulle competenze e i saperi che si possiedono nell'ambito dell'agricoltura, e in particolare dell'ulivo, per rilanciare l'olio extravergine d'oliva. Sta poi ad Oreste Giurlani, sindaco di Pescia, ricordare e sottolineare il momento difficile che stiamo attraversando in questo campo per cui proprio la settimana scorsa, in occasione di un incontro con l'assessore regionale Salvadori e le associazioni di categoria, è stato chiesto il riconoscimento di calamità naturale per l'olio e la castagna. Il governo dovrà intervenire anche sull'imu dei terreni agricoli, prosegue Giurlani: "Invece che colpire gli imprenditori agricoli e i proprietari terrieri con un duro colpo come questo, il governo dovrebbe aiutarli. Non ci si deve meravigliare poi se le persone smettono di fare gli agricoltori o di vivere in montagna. Il governo ha rinviato la scadenza dal 16 dicembre al 26 gennaio, ma non basta: deve ritirare la norma." Sulla scia dell'affermazione dell'importanza dell'agricoltura, soprattutto per il territorio pesciatino, Giurlani lancia l'idea di una Fiera dell'Olivo, a carattere tecnico, da tenersi a Pescia per mettere sul mercato un prodotto certificato che potrebbe ad esempio rifornire di nuove piante regioni come Calabria o Puglia, che si trovano in serie difficoltà. A chiudere gli interventi delle istituzioni, il deputato PD, Edoardo Fanucci: "In scuole come questa si racchiude il nostro saper fare, che i ragazzi possono portare ed esportare all'estero per poi però farlo crescere qui, in Italia. Abbiamo grandi risorse nel nostro essere Toscana e dobbiamo valorizzare le nostre eccellenze. Nei nostri oleifici non c'è più olio, allora la politica deve intervenire per aiutare queste realtà e supportare la ricerca di tecniche innovative. La politica può inoltre intercettare le risorse necessarie per l'edilizia scolastica, dato il grande aumento degli iscritti alle scuole superiori di Pescia. Sono vicino a scuole come questa e alle sue finalità". E a parlare dell'Istituto Agrario sono proprio gli studenti, tre di loro presentano in breve la scuola dal 1900 ad oggi, mostrando come si è evoluta nel tempo. Quattro indirizzi di studio che hanno registrato un aumento di iscrizioni del 70%. Tiziano Caruso, professore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo, ha lodato il convegno ribadendo come esso sappia far incontrare personalità di riferimento mondiale del settore: è fondamentale infatti l'opera di divulgazione verso i giovani. Per conoscere la centralità dell'olivo per il territorio italiano, basta pensare che esso si trova perfino nelle valli alpine, dove, dal 1500 al 1700, vennero trasferiti alcuni esemplari toscani che ancora oggi possiedono ceppaie che hanno ributtato. In vista di Expo 2015, che, si prevede, attrarrà fino a 60 milioni di visitatori, si deve pensare a condurre questi ultimi verso i territori della produzione per far conoscere loro direttamente il "Made in Italy", di cui sono già ottimi ambasciatori i giovani italiani che lavorano all'estero come cuochi. Il sistema agroalimentare sarà al centro di Expo 2015 e il riconoscimento del claim salutistico all'olio extravergine di oliva ribadisce il suo ruolo determinante all'interno della dieta mediterranea quale prodotto che fa bene alla salute. "Per operare un salto di qualità è necessario affidarsi ai tecnici per la difesa del frutto dell'olivo dagli attacchi parassitari", conclude Caruso. Beniamo Tripodi opera da circa trent'anni nel settore oleario per Pieralisi e apre il suo intervento affermando che la tecnologia olearia parla italiano e tale leadership è già riconosciuta a livello mondiale. Ma quanto è importante l'olivicoltura in Italia? Sono presenti un milione di ettari e altrettanti olivicoltori, 5800 frantoi per una produzione che l'anno scorso si aggirava attorno alle 324 mila tonnellate, diventate quest'anno 250 mila, a fronte però di un fabbisogno di 700 mila tonnellate. Lo sbilancio che si registra allora si aggira attorno alle 500 mila tonnellate, dato grave se visto alla luce della non troppo lontana acquisizione da parte della Spagna di tre marchi italiani d'eccellenza dell'olio extravergine d'oliva, per soli 900 milioni di euro. Si domanda Tripodi perché tale operazione non abbia suscitato nessun commento visto che si è persa così un'importante risorsa italiana. Tripodi ha poi illustrato le varie fasi della raccolta delle olive, del lavaggio di esse, della frangitura, della gramolatura, dell'estrazione (a tre fasi o a due fasi, quest'ultima costituita da sansa umida e mosto oleoso, sistema dal minor impatto ambientale e che ottiene più olio). In vista del raggiungimento degli obiettivi europei "Horizon 2020" di diminuzione del 20% di Co2 e dell'ottenimento di almeno un 20% di energia da fonti rinnovabili, diventa determinante recuperare fonti integrative di reddito come il recupero del nocciolino dalla sansa, il recupero dei componenti dal patè e l' impiego di esso come biomassa. Proprio per mantenere un presidio sul territorio ed evitare danni collaterali dovuti al dissesto idrogeologico, il frantoio oltre al prodotto deve fare cultura. Lorenzo Cecchi, dottore per Promofirenze, presso la Camera di Commercio di Firenze, ha parlato della chimica dell'olio, illustrandone caratteristiche chimiche, organolettiche e salutistiche, e sensoriali. Grazie all'alto contenuto di polifenoli, l'olio extravergine si rivela un alimento unico in tutto il panorama degli acidi grassi con solo il 10% di grassi saturi. Il potenziale del contenuto dei composti fenolici rimane in gran parte inutilizzato però, basti pensare che dall'oliva all'olio ne viene mantenuto solo lo 0,2%. Proprio dallo studio e dalla conoscenza delle sue proprietà chimiche diventa fondamentale conoscere come conservarlo al meglio e le bottiglie in acciaio inox si rivelano perfette per proteggere l'olio in modo totale. Laura di Renzo della sezione nutrizione clinica e nutragenica dell’Università di Roma Tor Vergata ha parlato poi delle proprietà salutari e nutrizionali dell'olio extravergine nel suo ruolo fondamentale per la prevenzione delle patologie non trasmissibili, che sono oggi il motivo principale di morte. Noi stessi siamo allora i responsabili di tali malattie a cui ci conduce un'alimentazione scorretta e poco attenta. La vera dieta mediterranea, di cui l'olio rappresenta una delle basi imprescindibili, risulta essere indicata per la riduzione dei fattori di rischio delle suddette patologie, apportando benefici sui processi infiammatori, nella prevenzione dalle malattie cardiovascolari e nella riduzione del colesterolo. 50 grammi di olio extravergine d'oliva al giorno, ricombinati con altri prodotti, sono dunque la dose perfetta per preservare il nostro organismo da una serie di problemi. "Si deve tenere sotto controllo tutta la filiera per ottenere un'etichettatura più leggibile e per ripensare l'olio come nutriente dal campo fino a tutta la vita del consumatore, e non semplicemente fino alle nostre tavole. Si deve identificare dove si può perdere il suo alto valore nutrizionale e il polifenolo potrebbe essere in tal senso un ottimo biomarcatore", conclude Laura di Renzo. A chiudere gli interventi della mattinata, Sandra Donnini del Dipartimento di Biotecnologia dell’Università degli Studi di Siena, che ha illustrato la sua interessante ricerca nell'olio d'oliva per la prevenzione al tumore: gli studi e gli esperimenti preclinici del suo Dipartimento si sono incentrati sul colon cancer e sul ruolo che su di esso esercita l'idrossitirosolo, composto presente nell'olio. Il 35% dei tumori che affliggono l'uomo sono infatti causati dalle sostanze nocive presenti sulla tavola e solo il 3% dallo smog, a differenza di quanto si possa pensare.
 
Anna Lazzerini