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Ieri a Bergamo, nell’ambito degli eventi G7, il convegno “Food, web e tutela del consumatore” ha visto la partecipazione del vice ministro Mipaaf Andrea Olivero, il quale ha sostenuto l'opportunità importante rappresentata dal web, in particolare per le vendite, per il settore alimentare, sottolineando anche il sempre maggior numero di controlli italiani sull'e-commerce.
«Il web - ha dichiarato il vice ministro Andrea Olivero - è sempre più lo strumento che con cui i consumatori acquistano i propri prodotti. Questo trend sta crescendo anche per l’acquisto di cibo, di conseguenza il tema diventa cruciale perché strettamente connesso alla sicurezza alimentare dei consumatori».
«Oggi a Bergamo - ha aggiunto - sono emersi spunti interessanti che dimostrano che il nostro Paese è all’avanguardia sui sistemi di controllo nell’ambito dell’e-commerce, con risultati operativi di livello mondiale: in meno di tre anni l’ICQRF ha operato oltre 2.100 interventi su inserzioni irregolari sul web e fuori dei confini nazionali, con una percentuale di successo sulle grandi piattaforme che sfiora il 99%. Con queste caratteristiche, la crescita delle vendite on line per il settore alimentare rappresenta un’opportunità concreta per le imprese e i cittadini».
L’incontro, organizzato dall'Ispettorato centrale repressione frodi ICQRF e dal Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari, ha messo allo stesso tavolo esperti di web market, produttori e ‘controllori’ del cibo, che si sono confrontati sul tema del commercio on line per fare il punto sul grado di tutela a livello europeo delle produzioni a Indicazione geografica e sui meccanismi sinora attivati dall’Italia.
ICQRF e Comando Carabinieri politiche agricole hanno svolto nell’ultimo anno migliaia di operazioni direttamente presso i produttori e i commercianti, garantendo livelli di sicurezza e di tutela del vero made in Italy che hanno pochi eguali a livello globale, grazie anche all’integrazione tra controlli on line e off line.
Redazione
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- Scritto da Andrea Vitali
Anp (Associazione nazionale dei pensionati) e Cia-Agricoltori Italiani chiedono una precisa garanzia al governo italiano in merito alla nuova legge di bilancio per il 2018: la loro petizione, già sottoscritta da oltre 100 mila cittadini, prevede la pensione minima a 650 euro, più risorse alla sanità e al fondo per la non autosufficienza.
Le richieste dell’Associazione nazionale dei pensionati sono state presentate a Gubbio, in occasione della tradizionale Festa annuale, raccolte in un documento: “I pensionati italiani hanno perso il 30% del potere d’acquisto in pochi anni. La nostra è una battaglia che ha valore di dignità e di giustizia sociale per tante persone e per tutto il Paese”.
I pensionati attendono dal Governo una dichiarazione precisa che dia loro la garanzia che nella nuova legge di bilancio per il 2018 vengano confermati i provvedimenti migliorativi in corso. Serve, però, un segnale di accoglimento delle proposte contenute nella nostra petizione, già sottoscritta da oltre 100 mila cittadini. Questa la posizione assunta dall’Anp, l’Associazione nazionale dei pensionati aderente alla Cia-Agricoltori Italiani che a Gubbio ha svolto la sua Festa annuale.
Un momento d’incontro per gli anziani che è anche l’occasione per illustrare le proposte dell’Associazione e trasferire le istanze dei pensionati alle Istituzioni. In particolare, in un documento, l’Anp individua 8 proposte quali priorità da sottoporre alle Istituzioni: la quattordicesima mensilità spettante alle pensioni sotto i mille euro deve diventare parte integrante della prestazione pensionistica in essere; le pensioni minime (oggi 502 euro circa) dovranno raggiungere i 650 euro mensili come indicato dalla Carta Sociale Europea; si dovrà prevedere un ulteriore aumento della no tax area, ovvero niente tasse sulle pensioni fino al valore di tre volte le minime; serve modificare ancora il meccanismo d’indicizzazione delle pensioni -adottando il sistema IPCA anziché il POI- con un paniere che tenga conto dei reali consumi degli anziani, ovvero beni alimentari, trasporti, spese sanitarie e servizi; bisogna inserire gli agricoltori e i lavoratori agricoli tra le categorie di lavoratori impegnati in mansioni usuranti per usufruire dell’anticipo pensionistico senza penalizzazioni; occorre incrementare la dotazione finanziaria del Servizio sanitario nazionale e i fondi per la non autosufficienza; è necessario rendere attivi i servizi socio-sanitari nelle aree rurali e montane del Paese e realizzare una strategia di politica sociale volta alla valorizzazione del ruolo attivo dell’anziano nella società.
«Nei mesi scorsi -ha spiegato l’Anp Cia- abbiamo intensificato la nostra iniziativa, incontrando parlamentari su tutto il territorio nazionale, illustrando loro i termini della nostra petizione popolare, sottoponendola poi anche alle maggiori cariche dello Stato. Abbiamo voluto rappresentare la necessità di andare oltre perché l’incremento ricevuto a luglio è insufficiente a colmare la perdita del potere d’acquisto delle pensioni, che si sono deprezzate negli ultimi anni fino al 30%. Per gli oltre 8 milioni di pensionati che hanno un assegno inferiore ai mille euro serve un intervento più corposo per risollevarsi dalla condizione di disagio sociale in cui si trovano. Anche per questo insistiamo affinché, con l’aumento delle pensioni, ci sia un recupero del sistema dei servizi sociali e socio-sanitari che sono un aspetto altrettanto importante per le condizioni di vita degli anziani, soprattutto delle aree rurali e montane. L’Anp-Cia proseguirà gli incontri con i parlamentari, senza escludere ulteriori forme di mobilitazione sul piano nazionale. Perché la nostra è una battaglia che ha valore di dignità e giustizia sociale per tante persone e per il Paese».
Redazione
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- Scritto da Andrea Vitali
Dal 2012 ad oggi, anno del primo avvistamento, il CeRSAA ligure informa che lo sviluppo di questo fitofago esotico, noto come “cimice asiatica” (Halyomorpha Halis), è stato esponenziale ed i danni estesi e gravissimi. Attualmente in corso vari studi sulla ricerca di una nuova lotta biologica.
L’insetto è di colore bruno nei toni del grigio e del marrone, lungo 12 - 17 millimetri e attualmente sta creando gravi danni alla frutticoltura italiana. La difesa si basa sia su mezzi diretti (prevalentemente insetticidi piretroidi e fosforganici) sia su mezzi indiretti, come le reti anti-insetto per la protezione degli impianti produttivi a rischio.
Contemporaneamente molte speranze sono riposte negli studi sperimentali di lotta biologica, attualmente in corso in varie parti di Italia, finalizzati alla identificazione di insetti antagonisti ed alla loro introduzione nelle aree infestate.
Tutto il Nord Italia è ormai colonizzato da questo insetto, la cui espansione è favorita dal trasporto passivo lungo le vie di comunicazione stradali e ferroviarie. Due sono le generazioni compiute in un anno: ora con l’approssimarsi dell’autunno l’adulto si aggrega in massa nelle aree di svernamento protette dalle intemperie (edifici, case, manufatti rurali). In primavera ricomincia la sua attività riprendendo ad alimentarsi e da maggio a agosto avvengono accoppia- menti e ovideposizioni (oltre 300 uova per femmina). La seconda generazione si compie mediamente tra agosto e novembre, quando gli adulti cercheranno nuovamente i quartieri di svernamento.
Il fitofago è estremamente polifago e il danno è fondamentalmente legato alle forme giovanili ed alle loro punture di nutrizione. In Liguria, oltre ad avvistamenti effettuati su colture frutticole, il CeRSAA informa che anche colture ornamentali sono state oggetto di danni, in parte ragguardevoli. A testimonianza della sua polifagia gravi danni sono stati osservati su boccioli immaturi di Hybiscus syriacus, su capsule di cotone ornamentale, nonchè su foglie di Cycas revoluta.
Al momento le segnalazioni di infestazioni su colture ornamentali in vaso o a terra sono molto limitate, probabilmente grazie agli effetti collaterali di trattamenti adottati per la difesa di altri fitofagi. Al contrario è prevedibile un incremento delle infestazioni, soprattutto a carico di specie da ornamento già a dimora in giardini pubblici e privati, ove la difesa è spesso non applicabile anche per motivi legali.
Redazione
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Il Fenice Green Energy Park è uno spazio virtuoso di Padova recuperato dall'abbandono e oggi liberamente accessibile alla cittadinanza: un luogo immerso nel verde che favorisce la conoscenza e lo sviluppo di energie rinnovabili, ecotecnologie e sostenibilità ambientale.
Sviluppato in cinque ettari di terreno, il Fenice Green Energy Park organizza corsi di formazione specialistica per aziende e professionisti, laboratori didattici per scuole di tutte le età e attività di educazione ambientale. È uno spazio recuperato dall'abbandono ed è liberamente accessibile alla cittadinanza, o meglio, un sogno diventato realtà, come lo descrive Andreas Spatharos, uno dei suoi fondatori e direttore organizzativo.
Oggi il parco contribuisce a costruire un modello di sviluppo ecosostenibile, predisponendo piani energetici al servizio della cittadinanza e delle imprese e fornendo momenti didattici importante per studenti e insegnati. Fenice Green Energy Park è inoltre una realtà che si autofinanzia e, soprattutto, che produce utili che vengono reinvestiti sul territorio e in favore della cittadinanza. Qui lavorano quindici persone, che fanno parte dello staff ordinario, e nei periodi di grande affluenza, oltre sessanta collaboratori.
Il territorio su cui oggi sorge il parco si trova alle porte di Padova, l'Isola di Terranegra, ed in precedenza era completamente abbandonato al degrado tra spaccio, rifiuti e prostituzione. A dieci anni dalla presentazione del progetto di riqualificazione degli Scout di Padova, il parco prende vita e oggi ospita ogni anno circa 20 mila persone tra scolaresche e altrettante tra famiglie e circa 500 aziende, a dimostrazione del suo successo.
Redazione
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Stipulato lo scorso 15 settembre, l’accordo per salvaguardare il patrimonio apistico vede la firma di nove tra le principali associazioni di categoria agricole, riunitesi per impegnarsi a difesa dei preziosi insetti pronubi e del ruolo fondamentale che essi svolgono per l’ambiente. Il protocollo prevede che le parti si impegnino a sensibilizzare i rispettivi associati attraverso buone pratiche agricole.
Con il protocollo di intesa si intende salvaguardare l'azione quotidiana, compiuta dalle api, di tutela della biodiversità e il loro fondamentale supporto alle produzioni sementiere ed ortofrutticole, con particolare riferimento alle specie allogame che necessitano di impollinazione per riprodursi.
La Confederazione Nazionale dell’Agricoltura Italiana (Confagricoltura), la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), l’Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentari, l’Associazione Italiana Sementi (Assosementi), la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani (CAI), la Federazione Nazionale Commercianti di prodotti per l’Agricoltura (COMPAG), il Consorzio delle Organizzazioni di Agricoltori Moltiplicatori di Sementi (COAMS), la Federazione Apicoltori Italiani (FAI) e l’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani (UNAAPI) i soggetti dell’intesa destinata a cambiare il poco promettente panorama attuale.
L’accordo prevede infatti che le parti si impegnino a sensibilizzare i rispettivi associati sulla necessità di evitare, nei periodi di fioritura, insetticidi e altre sostanze che potrebbero risultare tossiche alle api. Esso predispone inoltre un elenco di prodotti fitosanitari consigliati per trattare le coltivazioni sementiere e ortofrutticole in fioritura. Appoggia poi l’utilizzo delle migliori pratiche agricole per promuovere una produzione agricola sostenibile che salvaguardi la biodiversità e, infine, incentiva il confronto tra le parti per risolvere le situazioni critiche così come un tavolo tecnico permanente per prevenirle e monitorarle. Con la speranza che anche le istituzioni, con particolare riferimento al Servizio Fitosanitario Nazionale, si muovano celermente nella stessa direzione.
La filiera agricola, pertanto, è particolarmente sensibile nei confronti delle api, non solo perché gli apicoltori sono gli stessi agricoltori, ma anche perché spesso per ottenere una migliore produzione si ricorre proprio alla presenza degli alveari, che vengono così installati all’interno dei frutteti di produzione industriale. D’altra parte anche la legislazione ne riconosce l’importanza, vietando l’impiego di prodotti per la difesa delle piante che possono essere dannosi agli insetti pronubi durante la fase di fioritura.
Per prevenire i danni al patrimonio apistico, però, è indispensabile una maggiore conoscenza sul comportamento di questi insetti e un confronto tra tutte le parti coinvolte. È su questi presupposti che è stato creato un tavolo di lavoro nazionale tra tutte le rappresentanze dalla filiera agricola per portare proposte e soluzioni all’attenzione dei ministeri competenti, individuare filoni di ricerca e divulgare le conoscenze acquisite presso gli operatori.
Redazione