Notizie

Cia-Agricoltori Italiani e l’associazione dei Florovivaisti Italiani chiedono alla ministra Bellanova il rinnovo della misura per mitigare effetti nocivi dello smog e come importante sostegno al settore florovivaistico Made in Italy.

Cia-Agricoltori Italiani e l’associazione dei Florovivaisti Italiani chiedono alla ministra Bellanova di affrontare la questione della proroga e del rifinanziamento del Bonus verde nella Legge di bilancio e nel Dl Clima.
Cia e Florovivaisti Italiani sono fiduciosi che un Governo sensibile ai temi ambientali non possa sottovalutare l’importanza della misura, che dopo la sua introduzione nel 2018 ha incentivato il florovivaismo e riconosciuto il ruolo fondamentale del green nel mitigare gli effetti nocivi dello smog e migliorare la vivibilità dentro le mura cittadine.
La detrazione fiscale per le spese di sistemazione delle aree verdi private (dai giardini ai balconi) ha rappresentato una novità sostanziale nel settore, portando nuovi posti di lavoro e contribuendo all’emersione del “nero”. Il settore florovivaistico in Italia vale complessivamente oltre 2,5 miliardi di euro e conta 100mila addetti in 21mila aziende, rappresentando il 15% della produzione comunitaria.
La letteratura scientifica è concorde nell’affermare l’importante funzione del verde, sia pubblico che privato, nell’assorbimento della CO2, nella riduzione delle polveri sottili e la mitigazione dell’isola di calore urbana. Lo smog è responsabile dell’11% dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18% dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori. Gli effetti del Bonus verde sono stati positivi anche per la salvaguardia del paesaggio sottraendo all’incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati e ha aumentato la vivibilità dei centri urbani, considerato l’effetto benefico portato ai cittadini anche da un punto di vista psicologico.

Redazione
 

La prima priorità del programma presentato dal ministro Bellanova in parlamento è la competitività delle imprese, con no secco al taglio delle agevolazioni sul gasolio agricolo. Cruciali anche difesa del made in Italy, tracciabilità/trasparenza, pratiche leali nelle filiere, lotta al caporalato, contrasto alla crisi climatica e innovazione sostenibile. Fra i punti forti dell’agricoltura italiana, oltre al valore aggiunto di 33 miliardi di euro al centro d’un sistema agroalimentare (ristorazione inclusa) di 219,5 miliardi (14% del Pil), il fatto che è nostro «il 35% dei prodotti vivaistici» dell’UE. Tra le debolezze, la penalizzazione del segmento produttivo di filiera (su 100 € spesi dal consumatore solo 3,3 vanno agli agricoltori), scarsa aggregazione, pochi giovani.

«La nostra priorità assoluta è tutelare il reddito degli agricoltori. La via primaria è garantire competitività alle imprese, a partire dall'utilizzo della leva fiscale. Anche in questa sede voglio ribadire che, come concordato con il Ministro dell'Economia Gualtieri, è escluso un taglio delle agevolazioni per il gasolio agricolo. La missione complessiva del governo è quella di garantire una diminuzione della pressione fiscale e in questo contesto credo vada assicurata attenzione alle esigenze del comparto agricolo».
E’ il primo paragrafo della prima delle dieci linee programmatiche presentate due giorni fa alle commissioni Agricoltura di Camera e Senato dalla ministra per le politiche agricole Teresa Bellanova: la voce “rafforzare la competitività delle imprese”, garantendo l’invarianza fiscale, rilanciando gli investimenti, favorendo digitalizzazione ed export ed eliminando barriere di accesso a terra, credito e capitali, in particolare ai giovani e alle donne, dato che per ogni giovane imprenditore ce ne sono 5 anziani e che l’imprenditoria agricola femminile si attesta al 30% del totale. In questa voce si afferma anche che il rilancio degli investimenti passerà «attraverso il potenziamento dei contratti di filiera e di distretto, individuando nuove forme incentivanti per la digitalizzazione, l'export e l'e-commerce» e che sarà utilizzato pure lo strumento dei “distretti del cibo”. Inoltre saranno convocati con costanza i tavoli delle singole filiere. «In questa prima fase di Governo – aggiunge Bellanova - abbiamo portato avanti i lavori per il Piano di rigenerazione olivicola dell'area colpita da Xylella e per le azioni di contenimento dell'avanzata del batterio, ci stiamo confrontando con le regioni del Nord sul grave problema dei danni provocati dalla cimice asiatica». Molto importante pure il «piano di interventi per le infrastrutture logistiche per i prodotti alimentari, in accordo con Ministero dei trasporti e Ministero del Sud».
Ma la presentazione del programma di mandato della ministra Bellanova è iniziata con una breve descrizione dei punti di forza e delle debolezze dell’agricoltura italiana nel contesto del complessivo sistema agroalimentare. «L’Italia – dice Teresa Bellanova - detiene alcuni primati europei, a partire dal valore aggiunto, pari a 33 miliardi di euro, che ci mette prima della Francia e della Spagna. Ai prodotti agricoli italiani spettano diversi primati nell'UE: è italiano oltre il 35% del valore commercializzato dell'UE di mele e uva, il 47% di kiwi, il 61% di nocciole sgusciate, il 35% di prodotti vivaistici. E l'agricoltura rappresenta il cuore pulsante del sistema agroalimentare nazionale, che conta oltre 1 milione di imprese che danno lavoro a più di 1,4 milioni di persone (917 mila in agricoltura e 486 mila occupati nell'industria di trasformazione). Parliamo di circa il 14% del Pil con 219,5 miliardi di euro, compresa la ristorazione». Inoltre «le esportazioni di prodotti agroalimentari assumono un ruolo di primaria importanza negli scambi con l'estero dell'Italia: hanno raggiunto un valore di 41,8 miliardi di euro nel 2018, pari al 9% delle esportazioni totali nazionali» e «il made in Italy agroalimentare è protagonista anche nel mercato dei prodotti certificati biologici e in quello delle indicazioni geografiche, dove vantiamo il primato mondiale dei riconoscimenti, con un fatturato di 15 miliardi di euro all'origine». Tutti lati positivi che il Governo intende far conoscere di più e valorizzare.
Ma ci sono anche punti deboli, da migliorare. Fra questi, il «calo della redditività a causa del notevole differenziale di crescita tra i prezzi dei prodotti ed i costi di produzione – sottolinea Bellanova -. Penso ai forti squilibri strutturali che penalizzano la componente produttiva e i consumatori. Su 100 euro spesi dal consumatore per prodotti agricoli trasformati appena 3,3 euro sono destinati alla componente produttiva a vantaggio di commercio, logistica e grande distribuzione». Ma anche lo «scarso livello di aggregazione dell'offerta: il sistema delle Organizzazioni di produttori ha un ruolo solo nel settore ortofrutticolo spinto dall'OCM, dove comunque, ancora copre circa la metà del valore della produzione ortofrutticola totale» e nonostante la recente crescita dell’interesse dei giovani per l’agricoltura, testimoniato dall’aumento di imprese “giovanili” e delle immatricolazioni alle facoltà di agraria, «l'agricoltura italiana soffre particolarmente del fenomeno della senilizzazione: solo l'8% delle aziende agricole ha un capo azienda under 40».
Quali dunque le priorità di una strategia agricola di lungo periodo che consenta di correggere questi problemi?  E che lo sappia fare tenendo conto della crisi climatica, che merita risposte urgenti, e della crisi delle relazioni commerciali internazionali, con proprio in questi giorni ulteriori dazi Usa che mettono in difficoltà diverse filiere agricole dei nostri territori e con la Brexit che incombe?
Abbiamo visto la prima. Ecco le altre:
2) Promuovere e valorizzare il Made in Italy nel mondo e impedire i fenomeni che minacciano il valore e la reputazione dei prodotti italiani. Basti pensare che il falso made in Italy agroalimentare è stimato intorno ai 100 miliardi di euro, più del doppio dei circa 42 miliardi di valore dell’export dei prodotti agroalimentari autentici. Come? Con «strumenti per la salvaguardia anche legale delle indicazioni geografiche e il potenziamento dei consorzi di tutela», oltre che «una maggiore protezione delle Indicazioni geografiche nei trattati di libero scambio». Non solo, visto che i nostri mercati esteri di sbocco sono troppo concentrati, con la metà del valore realizzato in 5 Paesi (Germania, Francia, Usa, Regno Unito e Spagna) e indietro Cina, Giappone e India, «per aprire nuove rotte è necessario anche favorire lo sviluppo di piattaforme logistico distributive all'estero per il Made in Italy». Senza dimenticare di «sfruttare meglio l'opportunità che abbiamo quando un turista visita il nostro paese. Per questo puntiamo sullo sviluppo dell'agriturismo, dell'enoturismo e del turismo gastronomico».
3) Garantire trasparenza ai cittadini sulla qualità e provenienza di alimenti e materie prime utilizzate. «Oltre il 90% dei cittadini italiani ha dichiarato di voler conoscere l'origine della materia prima degli alimenti in etichetta – ricorda la ministra -  Per questo sul piano europeo, puntiamo all'allargamento della lista dei prodotti per i quali è previsto l'obbligo di indicazione dell'origine delle materie prime». Mentre sul piano nazionale, «intendiamo procedere con l'attuazione della norma sull'etichettatura obbligatoria degli alimenti individuando le categorie di prodotto coinvolte e avviando il negoziato con l'Europa, puntando sulla richiesta dei cittadini e sul legame tra qualità e origine come previsto dalle norme UE». Inoltre «per tutelare i cittadini ed assicurare la tracciabilità dei prodotti alimentari, vogliamo favorire l'utilizzo di tecnologie avanzate, inclusa la blockchain».
4) Garantire legalità e correttezza sui mercati, contrastare le posizioni dominanti nella filiera e assicurando una più equa distribuzione dei margini. Attraverso quattro vie: a) «accelerare il recepimento della Direttiva europea UE 2019/633 sulle pratiche sleali, per tutelare di più e meglio il contraente debole, assicurando effettività ai controlli lungo la filiera» e prevedendo autorità di contrasto; b) «confermare l'obbligatorietà dei contratti scritti, e l'ambito di applicazione rivolto a tutti i soggetti della filiera produttiva a prescindere dalla dimensione economica»; c) «riformare il quadro penale dei reati agroalimentari»; d) «rafforzare il sistema dei controlli e delle sanzioni amministrative».
5) Assicurare il rispetto dei diritti dei lavoratori con la piena applicazione della normativa sul caporalato (legge 199 del 2016). «Insieme alle ministre Catalfo e Lamorgese – fa sapere - abbiamo stabilito di attivare il Tavolo interistituzionale, che si riunirà il 16 ottobre, e adottare quanto prima il Piano nazionale triennale di contrasto e prevenzione del caporalato». E per prevenire il fenomeno va semplificata la vita delle imprese agricole favorendo ad esempio «l'utilizzo di nuove forme di intermediazione del lavoro attraverso piattaforme informatiche. Serve garantire il reperimento di manodopera legale in particolare durante i picchi stagionali».
6) Arginare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle produzioni e rafforzare gli strumenti a tutela dei redditi degli agricoltori, valorizzando il ruolo attivo dell'agricoltura nella salvaguardia dell'ambiente e nella prevenzione del dissesto idrogeologico. «L’agricoltura – osserva - è allo stesso tempo uno dei settori più esposti ai danni provocati dal riscaldamento globale e dall'altro lato uno dei possibili settori di più attivo contrasto alle emissioni di gas serra». Seguendo l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, dobbiamo potenziare il Fondo di solidarietà nazionale per tutelare il reddito degli agricoltori colpiti da calamità, diffondere le assicurazioni, valorizzare il ruolo degli agricoltori misurando gli effetti positivi nel sequestro del carbonio e altri parametri utili, prevenire dissesto idrogeologico con un piano decennale delle strutture irrigue.
7) Favorire processi di innovazione sostenibile, di riduzione degli sprechi alimentari e una più oculata gestione delle risorse naturali anche attraverso lo sviluppo dell'agricoltura di precisione. La sostenibilità deve essere «economica, sociale e ambientale» e bisogna passare da un’economia lineare in cui si finisce col rifiuto o spreco a un’economia circolare. Fra le azioni, investire nella ricerca pubblica «per tutelare le colture tradizionali italiane, anche alla luce del necessario adattamento climatico». Inoltre saranno valorizzate le produzioni bio, che vedono una crescita costante degli ettari (ora arrivati 2 milioni) e degli operatori (quasi 80mila) e dei consumi nazionali.
8) Accelerare azioni organiche per la difesa del suolo agricolo, per la permanenza dell'agricoltura nelle zone montane e per la conservazione e valorizzazione del patrimonio paesaggistico agricolo e forestale. Approvazione quindi della legge contro il consumo di suolo, sostegno alla Banca delle terre e Piano forestale nazionale.
9) Favorire l'inclusione attraverso la valorizzazione dell’agricoltura sociale (legge 141 del 2015).
10) Tutelare il reddito dei pescatori e garantire lo sviluppo di un'economia sostenibile del mare attraverso la salvaguardia delle specie marine.
Infine la semplificazione. «Nessuno degli obiettivi citati – conclude Bellanova - si affronta senza questo. Semplificare è la prima parola che ognuno di noi ascolta da qualsiasi interlocutore del settore. Semplificare è anche una delle missioni più complicate a livello politico. Credo sia il momento di aprire la possibilità alle aziende di segnalare direttamente e puntualmente quali circolari, quali adempimenti vanno a far sì che più che coltivare cibo, gli agricoltori facciano crescere montagne di carta».

Redazione

Giovedì 10 ottobre presso la Sala Pegaso di Palazzo Sacrati a Firenze (Piazza Duomo 10) si terrà la presentazione dell’annuario 2019 dei dati ambientali della Toscana. 
L’annuario, giunto alla sua ottava edizione, è un resoconto sintetico del lavoro svolto dall’agenzia, tramite il monitoraggio delle diverse matrici e il controllo delle fonti di pressione.

Gli indicatori (sono oltre 90) che indicano lo stato dell’ambiente toscano sono suddivisi, come nel 2018, in 6 aree tematiche: aria, acqua, mare, suolo, agenti fisici e sistemi produttivi. Invariata anche per questa edizione la presentazione/classificazione degli indicatori secondo il modello DPSIR che rappresenta, in modo semplificato, le relazioni di causa/effetto che intercorrono tra uomo e ambiente. La giornata è aperta a tutti e per partecipare è necessario compilare l’apposito form.

Programma completo

• ore 9,30 registrazione dei partecipanti
• ore 10,00 Presentazione dell'annuario 2019 dei dati ambientali della Toscana
Coordina: Marco Talluri - dirigente Comunicazione, informazione e documentazione ARPAT.
Interventi:
• Marcello Mossa Verre - direttore generale ARPAT
• Edo Bernini - direttore Ambiente ed energia Regione Toscana
• Giuseppe Bortone - presidente AssoArpa – direttore generale Arpae
• Marco Frey - Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna
• Fausto Ferruzza - presidente Legambiente Toscana
• Gabriele Baccetti - direttore Confindustria Toscana
• Maurizio Brotini - in rappresentanza segreterie confederali Cgil-Cisl-Uil Toscana
• Carlo Emanuele Pepe - vice presidente Sistema nazionale per la protezione
dell’ambiente (SNPA)
• Federica Fratoni - assessore all’ambiente Regione Toscana
Dibattito
• ore 13:00 - Conclusione

Redazione

Lo ha detto il presidente di Confagricoltura il 4 ottobre a Pistoia all’incontro “ConfAgri_Coltura innovativa”. I presidenti del Distretto vivaistico pistoiese e dall’Associazione Vivaisti Mati e Magazzini hanno ricordato che i vivaisti innovano da anni e stanno avviando un Piano integrato di distretto da 10 milioni di euro (Vivaismo per un futuro sostenibile), ma c’è bisogno di più supporto alla ricerca. A cominciare dai Pid stessi, su cui l’assessore Remaschi (dopo aver ricordato che il vivaismo pistoiese vale 750 milioni di euro all’anno e 5 mila occupati) ha annunciato una proroga a metà novembre. L’assessore Fratoni ha detto che l’intesa per la riduzione dell’uso del glifosato sarà accompagnata da un manifesto sulla sostenibilità del Distretto ma anche sul suo ruolo d’interlocutore privilegiato delle Pa che puntano sul verde. Giansanti, che ha visitato i vivai di Innocenti & Mangoni, Vannucci e Mati, e le Cantine Bonacchi, ha dichiarato: «sì alla sostenibilità ambientale, ma non può prescindere da quella economica». Il georgofilo Vieri, che ha parlato di un progetto a Pistoia per macchine che riducano i dosaggi di diserbanti, ha detto che l’agricoltura 4.0 richiede tecnici specializzati altrimenti sarà solo uno «tsunami di dati» per gli agricoltori. Il ricercatore del Crea of di Pescia Prisa ha presentato, fra le varie linee di innovazione, una serra high tech in esposizione da cui scegliere i moduli utili a ciascuna azienda agricola, da ordinare ai produttori di serre partner del progetto.  

«Io credo che l’agricoltura 4.0, la terza rivoluzione agricola dopo la meccanizzazione e la chimica, debba essere il mantra per noi agricoltori degli anni a venire. Dobbiamo chiedere tutti noi insieme alle istituzioni di essere accompagnati in questa transizione tecnologica. Confagricoltura si impegnerà affinché avvenga nel minor tempo possibile, individuato un percorso per portarla nelle aziende. Ma c’è bisogno di strumenti legislativi ad hoc». E sulla sostenibilità ambientale, «a volte si chiede agli imprenditori di fare l’impossibile. Confagricoltura crede nella sostenibilità e anche negli obiettivi impossibili ma la sostenibilità ambientale e sociale non può prescindere da quella economica». Il glifosato in agricoltura? «Se ci saranno prodotti alternativi, saremo i primi a usarli, per noi al momento è uno dei mezzi usati per essere sempre più sostenibili, produttivi e rispondere alle esigenze di un ciclo sicuro. Confagricoltura crede in scienza e ricerca». L’importante è il suo uso corretto e il contenimento e va ricordato che «il 99% dei prodotti alimentari italiani risultano sani ai controlli sanitari», e non sempre si può dire lo stesso per i prodotti esteri. Se poi pensiamo alla produzione vivaistica pistoiese, «ha un bilancio complessivo estremamente positivo in termini di contribuzione ambientale» e il «green new deal delle smart cities» (con i piani di rinverdimenti e forestazione urbana) è un’opportunità storica per questo settore che porterà benefici a tutti i cittadini.
Questi i punti chiave dell’intervento finale del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e delle sue dichiarazioni a margine dell’incontro “ConfAgri-Coltura Innovativa – generazione 4.0” tenutosi il 4 ottobre nella sala maggiore del palazzo comunale. Incontro che si è aperto con l’introduzione del presidente di Confagricoltura Pistoia Roberto Orlandini, che ha rivolto un pensiero a Lidiano Zelari, scomparso nei giorni scorsi, e ha sottolineato l’importanza dell’analisi dei dati forniti dalle tecnologie digitali e del continuo rapporto con le università. Nel suo saluto il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha ricordato il lavoro che il Comune sta facendo insieme a Regione Toscana e organi di Distretto per diffondere pratiche sempre più sostenibili in modo da rendere il vivaismo pistoiese un modello da imitare.
L’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Marco Remaschi ha rimarcato l’importanza dei settori vinicolo e vivaistico nell’ambito dell’agricoltura toscana, che dal 2008 a oggi ha retto meglio di altri settori, rallentando la perdita di superficie agricola (“solo” -5% negli ultimi 10 anni, contro oltre il 20% negli anni precedenti) e riducendo sì dal 2006 a oggi il numero di aziende (da 80 mila a 70 mila), ma con aumento delle dimensioni medie (da 9 a 10,5 ettari). Sui 3,2 miliardi di valore aggiunto del sistema agroalimentare regionale, la filiera vinicola è al primo posto e il vivaismo toscano, che rappresenta il 54% della produzione nazionale, vanta nel Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia 750 milioni di euro di valore, 7 mila ettari di coltivazioni da parte di 1500 aziende che danno lavoro a circa 5 mila persone. Remaschi ha tra l’altro annunciato che il termine per partecipare al bando sui Progetti integrati di distretto, che intende favorire il rilancio dei distretti rurali dopo il cambio della normativa regionale, è stato prorogato a metà novembre, per dare spazio a tutti e che sta cercando di aumentare i finanziamenti disponibili.
Dopo di lui sono intervenuti i vertici del Distretto vivaistico pistoiese: il presidente Francesco Mati e Luca Magazzini, presidente del soggetto referente distrettuale, l’Associazione vivaisti italiani. Francesco Mati ha detto che «i vivaisti pistoiesi fanno innovazione da anni, ma abbiamo bisogno di ricerca e di supporto sulla ricerca». Inoltre, rivolgendosi idealmente a chi li accusa di inquinare, ha replicato «il 90% dei vivaisti vive nei propri vivai. Appena l’Arpat ci ha comunicato dati negativi di residui sulle acque di superficie, da distinguere da quelle di falda, abbiamo subito preso di petto la questione e la stiamo affrontando insieme alla Regione». Luca Magazzini, dopo aver detto che i vivaisti stanno innovando anche in direzione ecologica assai più di quanto richiesto dalla normativa e che ci sono state accelerazioni incredibili ad esempio sul fronte pacciamature sostenibili (+400% sul 2018 già ora prima della fine dell’anno), ha evidenziato che il Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile” portato avanti come capofila dall’Associazione vivaisti sta registrando una partecipazione oltre le aspettative, con un progetto che vale investimenti per 10 milioni dedicati a innovazione e sostenibilità, per cui si spera che i fondi regionali siano all’altezza di tale sforzo.
L’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni ha invece informato che «stiamo andando a sottoscrivere un accordo per la riduzione dell’uso del glifosato. Questo protocollo sarà accompagnato da un manifesto in cui Regione Toscana e Distretto prendono l’impegno di porre la sostenibilità ambientale come una propria base fondante. Non solo, nel manifesto verrà sottolineato il ruolo di interlocutore privilegiato del Distretto vivaistico pistoiese sulle nuove politiche pubbliche per il verde in Regione. Questa è la direzione». 
Riguardo agli interventi a carattere tecnico-scientifico dell’incontro, il prof. Marco Vieri, accademico dei Georgofili e docente di “Scienze e tecnologie agrarie” e “Viticoltura ed enologia” dell’Università di Firenze, ha spiegato in che senso l’agricoltura 4.0 sia un’evoluzione dell’agricoltura di precisione in cui si passa dal concetto di massima produttività dei terreni a quello di efficienza orientata alla sostenibilità, come richiesto dalla Commissione europea. Sensori, raccolta dati digitale, droni, flotte di robot, software che aiutano dosare e mirare il consumo di acqua e agrofarmaci (questi ultimi possono essere ridotti anche del 70%). Tutte attività e funzioni che richiedono consulenti preparati nel selezionare quelli utili alle varie aziende e di tecnici (dagli agroinformatici agli agrostatistici fino a tecnici in grado di riparare i sistemi), perché altrimenti gli agricoltori rischiano di essere solo travolti da «tsunami di dati». Un esempio di innovazione? Un progetto a Pistoia, con il supporto dell’Accademia dei Georgofili, portato avanti da Vannucci Piante e ‘Pazzaglia macchine agricole per il vivaismo’ di Pistoia, una delle più importanti al mondo in questo segmento, «per riuscire a fare diserbi e trattamenti con quantitativi minori di prodotti antiparassitari e quindi realizzare delle macchine che riescano a fare trattamenti di precisione con le nuove tecniche di micro dosi e dosaggi mirati».
Domenico Prisa, ricercatore dell’unità di Pescia del Centro ricerche Crea-Of per colture ortive e ornamentali istituito nel 2017 all'interno del Consiglio per la ricerca ed economia agraria, specializzato in Biotecnologie vegetali e microbiche, ha illustrato brevemente alcune linee di ricerca innovative nell’ortoflorovivaismo che stanno portando avanti. Fra queste ricerche sull’uso di droni per il monitoraggio e l’analisi multispettrale degli stress delle piante, su matrici organiche da mettere nei vasi per il controllo delle erbe infestanti, la riduzione della chimica con l’utilizzo di microorganismi, ecc. Inoltre ha parlato di una serra high tech realizzata a Pescia caratterizzata da tecnologie all’avanguardia quali i materiali con cui è costruita, i sensori, i metodi di disinfezione speciali e i sistemi di raffreddamento di cui è dotata, e le tipologie di coltivazioni che consente: fuori suolo, idroponica e vari tipi di bancali speciali. Si può visitare e rivolgendosi alle imprese produttrici di serre che hanno curato il progetto in partnership con il Crea-of si possono richiedere solo i moduli che interessano per la propria azienda.

Le aziende di Confagricoltura Pistoia visitate da Giansanti e Postorino
L'incontro è stato preceduto da una visita del presidente Giansanti e del direttore generale Francesco Postorino nel corso della mattina a 4 aziende associate a Confagricoltura Pistoia, che costituiscono delle vere eccellenze e rappresentano al meglio l’agricoltura pistoiese: tre vivai della piana e un’azienda vinicola con sede centrale nelle colline del Montalbano.



In ordine cronologico, i vertici di Confagricoltura hanno visitato prima Innocenti & Mangoni Piante, azienda innovativa che produce 2 milioni di piante ornamentali di circa 1500 varietà e tipologie su 300 ettari, con cicli produttivi da 3 a 7 anni (che diventano 20 anni per le nuove cultivar) esportando il 95% della produzione.



Poi è stata la volta delle Cantine Bonacchi, con sede centrale nella parte collinare di Quarrata: 3 milioni di bottiglie (tra i 2,9 e i 3,2 milioni) prodotte ogni anno su circa 90 ettari se si considerano, oltre ai 40 ettari di Chianti Montalbano, i siti produttivi a Montalcino e a Castelnuovo Berardenga. Questa azienda ha una densità di viti che supera i 5.000 ceppi per ettaro e dispone di modernissimi impianti di vinificazione e imbottigliamento, destinando la produzione soprattutto ai supermercati italiani e agli importatori esteri.



La terza tappa è stata all’azienda leader del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, Vannucci Piante: azienda che ha tra i punti di forza la capacità di diversificare l’offerta a seconda del cliente e del paese di riferimento, poiché non ci sono procedure standard nella cura del dettaglio. Con i suoi 560 ettari traina il mercato del 40% delle aziende vivaistiche locali, dando occupazione a più di 400 persone. In catalogo oltre 3000 varietà e tipologie di piante. La voce export, verso 60 paesi, vale il 98% del fatturato.
Infine, dopo l’incontro, Giansanti e Postorino hanno visitato l’azienda Mati 1909, che ha come titolari Francesco Mati, il presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, e i suoi fratelli, e il cui padre Miro è stato recentemente premiato alla Serata del Vivaismo 2019. I vivai di Mati sono tra i più attivi nel ricercare modelli aziendali contemporanei e sostenibili e recentemente hanno fatto misurare il proprio impatto ambientale, con il bilancio C02 risultato nettamente positivo (più anidride carbonica sequestrata di quella generata dai processi produttivi) grazie alle piante da esterno (dato che, secondo le proiezioni del Cesaf, vale per tutto il distretto). Importante anche l’attività di progettazione di spazi verdi.

Redazione

Il presidente nazionale di Confagricoltura sarà a Pistoia il 4 ottobre. La mattina visite ai maggiori vivai e a un’azienda vinicola. Nel pomeriggio in Comune all’incontro “ConfAgri-Coltura Innovativa – generazione 4.0”, dove interverrano, oltre ad esperti di tecnologie agrarie come Marco Vieri e di biotecnologie vegetali come Domenico Prisa, i vertici di Confagricoltura e del Distretto vivaistico di Pistoia, il sindaco Tomasi, gli assessori regionali all’agricoltura Remaschi e all’ambiente Fratoni. La sera in montagna al Dynamo camp.


Il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti e il direttore generale Francesco Postorino  visitano Pistoia e gli agricoltori pistoiesi li accolgono con un incontro (aperto a tutti) su uno dei temi forti di questa associazione agricola: l’innovazione.
Venerdì 4 ottobre, alle 15,30, Confagricoltura Pistoia organizza, dopo una serie di visite in forma privata nel corso della mattina presso i più importanti vivai del Distretto pistoiese e un’azienda vinicola associati a Confagricoltura, un incontro in Sala Maggiore del Comune di Pistoia (piazza Duomo 1, ingresso libero) sul tema “ConfAgri-Coltura Innovativa – generazione 4.0”.
Dopo gli interventi introduttivi del sindaco Alessandro Tomasi e di Roberto Orlandini, presidente di Confagricoltura Pistoia, e un saluto del prefetto Emilia Zarrilli, introdurranno il tema dell’innovazione dal punto di vista tecnico-scientifico, ma con occhio attento all’applicazione concreta nei contesti aziendali, due grandi esperti quali il prof. Marco Vieri, docente di “Scienze e tecnologie agrarie” e “Viticoltura ed enologia” dell’Università di Firenze, che parlerà di agricoltura digitale e connettività per una nuova agricoltura d’impresa, e Domenico Prisa, ricercatore del Crea specializzato in Biotecnologie vegetali e microbiche, che illustrerà brevemente alcune linee di ricerca innovative nell’ortoflorovivaismo in corso presso il Crea-Of.
Poi la parola sull’argomento, dal punto di vista delle imprese e in particolare di quelle del settore principale dell’agricoltura pistoiese, passerà ai presidenti del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Mati e dell’Associazione Vivaisti Italiani Luca Magazzini. Subito dopo sono previsti gli interventi degli assessori regionali della Toscana all’agricoltura Marco Remaschi e all’ambiente Federica Fratoni. Gli interventi conclusivi sono riservati al direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino e al presidente nazionale Massimiliano Giansanti. A moderare l’incontro Andrea Vitali, responsabile comunicazione di Confagricoltura Pistoia.
In tarda serata Giansanti salirà nella montagna pistoiese, dove sarà ospite il giorno successivo del Dynamo Camp.

Redazione