Notizie
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Sabato 23 novembre alle ore 9.30 presso il centro Mati 1909 è in programma l'Open Day di Accademia Italiana del Giardino per presentare l’offerta formativa per la stagione 2019/2020.
Saranno presenti l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni, l’assessore all’istruzione del Comune di Pistoia, Alessandra Frosini, i consiglieri regionali Massimo Baldi e Marco Niccolai, il presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, Luca Magazzini e rappresentanti degli ordini professionali. Al termine dell’evento, intorno alle 11, è previsto un incontro con i rappresentanti dei media locali per la presentazione del calendario dei corsi.
Sabato 23 novembre alle ore 9.30 presso il centro Mati 1909 in via Bonellina 49 Accademia Italiana del Giardino di MATI 1909 apre le porte al pubblico per presentare la nuova offerta formativa 2019/2020. Corsi per amatori e professionisti, seminari e incontri sui temi del verde e della natura in programma per la nuova stagione. Un ricco catalogo in grado di rispondere alle esigenze di chi desidera specializzarsi per inserirsi nel mondo del lavoro, per coloro che vogliono aggiornarsi o per chi, semplicemente, ha da sempre una grande passione per il verde e spinto dalla curiosità vuole avvicinarsi a questo mondo. Federico Di Cara, Direttore dell’Accademia, presenterà i corsi in programmazione e le nuove partnership oltre ad approfondire i contenuti dei corsi prossimi alla partenza. L’evento si completerà con la cerimonia conclusiva del Corso IFTS “Smart Agri 4.0” e con la consegna dei diplomi di Manager di Vivaio ai 20 corsisti.
Il Corso di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore “Smart Agri” è stato organizzato da Accademia Italiana del Giardino di MATI 1909 e dalla Fondazione Et Labora ed è riconosciuto e finanziato dalla Regione Toscana. Il corso prevedeva 20 posti, 800 ore di lezione in aula e di tirocini formativi, ed era rivolto a giovani e adulti, neodiplomati in tutte le discipline, neo laureati e persone in cerca di occupazione. Grazie al finanziamento previsto dai progetti Smart Agri della Regione Toscana il corso è stato completamente gratuito. Al termine del percorso formativo i corsisti hanno ottenuto la qualifica di Responsabile delle Produzioni Agricole-Manager di Vivaio e data la rispondenza della qualifica alle esigenze del settore vivaistico, alcuni ragazzi hanno già trovato impiego in aziende del territorio.
Nell’occasione sarà presentato un Libro Bianco sul Vivaismo pistoiese scritto dai corsisti come tesina finale che sarà consegnato alle principali autorità del territorio e ai rappresentanti del Distretto Vivaistico Ornamentale di Pistoia e dell’Associazione Vivaisti Italiani.
All’evento sono stati invitati a partecipare le aziende vivaistiche del distretto che hanno collaborato con i corsi e ospitato gli stage, le associazioni di categoria, i media locali, l’Università di Firenze, i Presidi degli Istituti Superiori.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Il Consorzio Chianti ha definito le modifiche al disciplinare di produzione: aumenta la gradazione, certificazione anche per i vini sfusi. Ora la parola passa alle Istituzioni.
L'assemblea dei soci del Consorzio Chianti ha approvato la proposta di modifica al disciplinare di produzione: qualità e semplificazione sono le parole d'ordine che hanno guidato gli amministratori del Consorzio nella revisione delle regole alle quali devono attenersi i produttori e gli organismi di controllo. La revisione messa a punto dal Cda, è stata approvata dai soci del Consorzio e potrà quindi iniziare l'iter di approvazione da parte di Regione Toscana, Ministero dell'Agricoltura e Commissione Europea che si stima richiederà circa due anni. Le proposta di modifica agli 8 articoli del disciplinare di produzione del vino Chianti è stata approvata con percentuali favorevoli tra l'89% e il 99%. Il totale dei voti espressi in assemblea rappresentava il 70% dell'intero corpo sociale.
Con il nuovo disciplinare nasce il Chianti Gran Selezione, il top della qualità dei vini Chianti. Colore rosso rubino intenso, tendente al granata con l'invecchiamento, odore speziato e persistente", il Chianti Gran Selezione avrà una gradazione alcolica minima più elevata (13 gradi), e un invecchiamento di almeno 30 mesi. In particolare si guarda al mercato cinese e americano. E' vietato il fiasco. Il vino Chianti Gran Selezione potrà essere prodotto in tutto il territorio di produzione della Denominazione vino Chianti docg.
"L'iter di approvazione del nuovo disciplinare durerà circa due anni - spiega il direttore del Consorzio Marco Alessandro Bani - ma si chiederà che il provvedimento abbia efficacia retroattiva: per questo motivo, chi vorrà potrà iniziare già adesso a produrre Chianti con i criteri dettati per la Gran Selezione e immettere le prime bottiglie sul mercato nell'arco di tre anni. La Gran Selezione offrirà il massimo della qualità e sarà un prodotto di nicchia".
Con il nuovo disciplinare nasce anche la menzione geografica aggiuntiva o più comunemente chiamata “sottozona” Chianti Terre di Vinci, relativa ai territori dove già si produce vino Chianti docg, compresi nel Comune di Vinci e Capraia e Limite - al di fuori della sottozona già ricompresa nel Chianti Montalbano - e nei Comuni di Cerreto Guidi e Fucecchio.
"Inoltre - prosegue Bani - con le nuove regole, sale la gradazione alcolica minima delle uve destinate a produrre vino chianti docg, nonché del prodotto finito, destinato all’immissione al consumo, come vino Chianti docg, innalzata a 12 gradi. Il Chianti sfuso dovrà ottenere la certificazione di idoneità, prima di uscire dalle cantine: è un modo per alzare l'asticella della qualità, fare chiarezza sul mercato e aggredire eventuali zone grigie".
"Il lavoro che il Consiglio ha fatto sul disciplinare è stato lungo e accurato, volto ad una revisione complessiva che ha avuto come obiettivi lo svecchiamento delle regole, la semplificazione a vantaggio di produttori e organismi di controllo, l'innalzamento della qualità - commenta il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi - Abbiamo innalzato la gradazione e introdotto una grande novità come la Gran Selezione per aumentare la competitività dei nostri prodotti su mercati strategici come quello cinese e americano. Adesso attendiamo il prima possibile l'avvio l'iter delle autorizzazioni ministeriali e comunitarie. Siamo certi che questa revisione darà una ulteriore spinta al successo commerciale dei nostri vini, anche a livello internazionale".
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Il vice presidente di Confagricoltura Pistoia sul percorso avviato con l’intesa fra Avi e Regione. Soddisfatto Vannino Vannucci, vice presidente di Confagricoltura Pistoia, del protocollo d’intesa sulle buone pratiche vivaistiche e della «sensibilità» dimostrata dai vertici della Regione per il settore. Dice: «si va, più velocemente, nella stessa direzione presa da noi vivaisti in autonomia, perché sul riciciclo delle acque e sui nuovi sistemi di pacciamatura siamo già all’avanguardia internazionale. Bene, ma è un percorso che deve essere graduale e va accompagnato». Apprezzamento anche per la disponibilità del presidente dell’Europarlamento Sassoli a raccogliere le istanze del distretto in sede europea. Vannucci: «siamo a disposizione per sperimentare fitofarmaci alternativi al glifosate e chiediamo aiuti per riconvertire gli impianti vecchi, dove attualmente non si possono introdurre i nuovi sistemi di pacciamatura che consentono di evitare il glifosate».
«Questo protocollo d’intesa mi sembra positivo, un buon accordo che va nella direzione che i vivaisti hanno già preso nelle loro aziende da mesi, qualche azienda da anni. Ovviamente si tratta di un’iniziativa che deve essere gestita, nel senso che ci vorranno i tempi giusti e non si può fare tutto dall’oggi al domani. Però l’intesa dimostra da parte dei vertici della Regione Toscana una sensibilità verso il nostro settore che ci fa molto piacere. Così come ci fa piacere che ieri il presidente dell’Europarlamento David Sassoli nella sua visita al Nursery Camp ci abbia detto che ci aspetta a Bruxelles in primavera per raccogliere le nostre istanze sul tema delle alternative al glifosate e dell’eco-sostenibilità delle colture, ma anche su altre questioni molto delicate quali le nuove regole fitosanitarie».
A dichiararlo è il vice presidente di Confagricoltura Pistoia Vannino Vannucci a due giorni dalla firma dell’intesa per la diffusione di buone pratiche vivaistiche e la massima riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari fra cui in particolare il glifosato da parte di Regione Toscana e Associazione vivaisti Italiani in rappresentanza del Distretto vivaistico ornamentale pistoiese. E a poco più di una settimana dalla decisione della Regione di puntare all’eliminazione del glifosate entro il 2021.
«Non siamo all’anno zero, però non possiamo mettere a rischio la tenuta dei conti – sottolinea Vannucci -. Le aziende stanno già attuando queste buone pratiche agronomiche per diminuire l’utilizzo del glifosate, in attesa che la ricerca e l’industria farmaceutica elaborino prodotti fitosanitari più ecologici contro le erbe infestanti. Ad esempio stiamo attuando forme alternative di pacciamatura con il doppio telo negli impianti di vasetteria nuovi del distretto. Rimangono però gli impianti preesistenti che devono essere trasformati nel tempo e lì noi ci aspettiamo anche un sostegno da parte della Regione o magari a livello comunitario. Perché queste trasformazioni delle vasetterie richiederanno degli investimenti importanti che, se arriveranno aiuti pubblici, saranno meno impattanti per le aziende, che, ricordiamolo, devono restare competitive per affrontare una concorrenza spietata in Europa e nel resto del mondo».
«Da sempre facciamo le cose in maniera oculata – aggiunge Vannucci - e ricordiamo che a Pistoia ci sono 5 mila ettari di piante che sono un polmone verde. Quindi partiamo da qui e dal fatto che abbiamo avuto dei dati negativi d’inquinamento sostanzialmente per le acque superficiali e da lì abbiamo avviato questo percorso che adesso viene incanalato e accelerato dall’accordo con la Regione Toscana».
Anche sull’uso delle acque nel distretto, Vannucci ricorda che il vivaismo pistoiese è da questo punto di vista «ai livelli più alti sul piano internazionale, paragonabile a Israele, con riferimento a risparmio idrico e recupero di acqua». E non si sta parlando solo dei grandi vivai, ma anche di moltissimi medi e piccoli vivaisti che hanno i propri laghetti di recupero con filtraggio e riciclo delle acque reflue, utilizzano le acque piovane messe da parte durante l’inverno e toccano pochissimo, a volte mai, le acque dei pozzi.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Il convegno organizzato da Confagricoltura, AgroFarma e Assofertilzzanti a Roma su agricoltura 4.0 sostenibilità e innovazione
Il mercato globale dell’agricoltura 4.0 nel 2018 vale 7 miliardi di dollari, di cui il 30% generato in Europa. La crescita è ancor più rapida in Italia, dove il mercato ha un valore compreso fra i 370 e i 430 milioni di euro, il 5% di quello globale e il 18% di quello europeo generato da oltre 110 aziende fornitrici fra player affermati e startup. E sono oltre 300 le soluzioni già sul mercato, impiegate dal 55% delle aziende agricole intervistate.
Sono alcuni risultati della ricerca dell'Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano e del laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia, presentata questa mattina a Palazzo Della Valle sede di Confagricoltura, durante l’evento “Agricoltura digitale 4.0: sicurezza, sostenibilità e casi virtuosi”.
L’innovazione digitale entra anche nella filiera agrifood con soluzioni che aumentano la competitività dell’intero settore e migliorano qualità e tracciabilità del Made in Italy alimentare. Sono già 133 le soluzioni tecnologiche per la tracciabilità presenti sul mercato italiano grazie alle quali il 38% delle aziende che le hanno adottate ha migliorato l’efficacia del processo e il 44% l’efficienza, riducendo tempi e costi.
Ma è l’Agricoltura 4.0 - l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro – l’ambito di maggior fermento, con oltre 300 soluzioni 4.0 già disponibili, orientate soprattutto all’agricoltura di precisione e in misura minore all’agricoltura interconnessa (il cosiddetto Internet of farming), impiegate dal 55% di 766 imprese agricole intervistate nella ricerca, con l’età e il titolo di studio che non influiscono significativamente sull’adozione di soluzioni 4.0.
In questo contesto favorevole, anche le startup che propongono soluzioni digitali al settore agricolo e agroalimentare proseguono nella loro spinta innovativa: sono 500 le startup nel mondo, per un totale di 2,9 miliardi di dollari di investimenti raccolti, attive soprattutto in ambito eCommerce (65%) e Agricoltura 4.0 (24%). L’Italia si colloca davanti a tutti gli altri Paesi Europei per numerosità, ma con appena 25,3 milioni di euro di finanziamenti (pari all’1% del finanziamento complessivo) appare ancora marginale per capacità di raccogliere capitali.
“L’agricoltura sta affrontando due sfide importanti per mantenere la competitività del settore: da una parte ridurre i costi ed aumentare la redditività, dall’altra produrre di più e valorizzare maggiormente i propri prodotti – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. In tale contesto l’innovazione in generale e le tecnologie digitali sono strategiche, soprattutto in un Paese come l’Italia in cui si punta sempre più verso un sistema alimentare inclusivo, efficiente, sostenibile, nutriente e sano. Ma è anche oramai indiscusso il ruolo dell’innovazione e delle tecnologie digitali per la sostenibilità ambientale delle imprese agricole. Produrre di più utilizzando meno risorse: è il tema che rappresenta la stella polare dell’attività di Confagricoltura di oggi e di domani. Perché soltanto un’agricoltura che punti all’innovazione sarà capace di superare le future sfide e di soddisfare le aspettative della società”.
"L'innovazione è la chiave per promuovere la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale nel settore agricolo – ha detto Alberto Ancora, presidente di Federchimica - Agrofarma -. Le imprese del comparto degli agrofarmaci investono ogni anno il 6% del fatturato totale in R&D per lo sviluppo di nuove molecole sempre più efficaci e meno impattanti. Lavoriamo per introdurre tecnologie innovative che consentano interventi agronomici finalizzati a salvaguardare la salute delle piante al fine di migliorare la produttività agricola nel pieno rispetto della salute dell'ambiente e dei consumatori".
"Anche il mondo dei fertilizzanti investe in nuove tecnologie – ha aggiunto Giovanni Toffoli, presidente di Federchimica - Assofertilizzanti - mettendo in atto interventi puntuali ed efficienti, monitorando in tempo reale l’operato sul campo e consentendo quindi di adeguare, se necessario, il piano di fertilizzazione, raggiungendo una maggiore efficacia e minimizzando gli sprechi. Si fa uso di strumenti e di tecnologie avanzate, come, per esempio, sensori prossimali e GPS, che permettono di misurare le carenze nutritive delle colture e valutare se e di quale fertilizzante ci sarà bisogno, nonché di strumenti che consentono di misurare le caratteristiche del suolo e della coltura al fine di integrare attività di campo e strumenti in maniera sinergica".
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Secondo quanto comunicato dalla Regione, la Toscana rappresenta, con il 15% della produzione lorda vendibile florovivaistica nazionale, la prima in Italia per la produzione complessiva di fiori e piante ornamentali. Anche a livello Europeo la Toscana riveste una posizione di rilievo, contribuendo per il 6% alla formazione della produzione florovivaistica complessiva dell'Unione.
Il florovivaismo rappresenta circa il 30% della produzione lorda vendibile dell'intero settore agricolo della Toscana, con una superficie di 7.457 ettari, ripartiti tra vivaismo (6.407 ettari e floricoltura (1.050 ettari). L'attività vivaistica ornamentale è concentrata nella Valle dell'Ombrone Pistoiese e interessa oltre 5.200 ettari, 1.500 aziende e 5.500 addetti.
Le tipologie produttive realizzate dal comparto sono diversificate: conifere, alberi ornamentali a foglia caduca, arbusti a foglia caduca rampicante ed altri arbusti rose e categorie particolari come le palme e le acidofile (camelie, azalee e rododendri).
«Tra le tipologie produttive - spiega la Regione - le conifere occupano senz'altro un posto di primo piano fra le piante arboree ornamentali. La produzione è ripartita in: 1.420 ettari di alberi a foglia caduca; 1.350 ettari di conifere; 1.600 ettari di alberi e arbusti sempreverdi; 100 ettari di rose; 380 ettari di rampicanti e 350 ettari di alberi a foglia caduca».
Per quanto riguarda lL'attività floricola, invece, questa è più dispersa sul territorio regionale ma offre tutte le tipologie commerciali di prodotti ornamentali: fiori recisi (lilium, crisantemi, gerbere), fronde recise (ruscus, eucaliptus), piante verdi e fiorite in vaso (stelle di Natale, gerani, crisantemi), acidofile (azalee, camelie, ortensie).
«La Toscana - spiegano in Regione - è leader indiscussa in Italia per la qualità e qualità dei prodotti ornamentali. Il vivaismo ornamentale, che ha la sua culla nella piana pistoiese, oggi rappresenta la punta di diamante del settore e si estende in altre aree della regione, quali le province di Arezzo. In Toscana si possono trovare fiori e piante ornamentali provenienti da tutte le zone del mondo, da quelle tropicali coltivate in ambienti protetti a quelle dei climi freddi allevate nelle zone più interne e sulla montagna appenninica, a quelle tipiche del clima mediterraneo nelle aziende situate nella parte costiera e in quella meridionale. Il florovivaismo toscano soddisfa una domanda estremamente diversificata del consumatore, dalle grandi alberature agli arbusti alle piante in vaso, fiorite e non, alle specie da fiore e da fronda recisa».
Redazione