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donne rurali

Riflessione della “Commissione Donne” del Copa-Cogeca, in occasione dell’odierna 13^ Giornata internazionale delle donne rurali, sulla strategia europea per l’uguaglianza di genere e sui modi di supportarla nel settore agricolo. Le donne rappresentano il 30% del totale di titolari o gestori di aziende agricole, ma l’80% sono classificate “mogli di agricoltori”. Per la presidente Lotta Folkesson: «se forniamo alle donne in agricoltura i giusti strumenti e opportunità, non solo possiamo liberare il loro pieno potenziale, ma ne trarrà enorme beneficio anche la vitalità delle nostre aree rurali».   


«Le donne impegnate in agricoltura o “donne rurali” sono la spina dorsale delle nostre aree rurali e spesso hanno un ruolo multifunzionale oltre a gestire le proprie aziende agricole o lavorare nelle aziende agricole di famiglia. Le “donne rurali” sono anche madri, casalinghe ed educatrici, ma il loro contributo all'economia rurale e alla forza lavoro è spesso trascurato quando non addirittura invisibile nell’ambito del settore».
A sostenerlo è un comunicato diffuso oggi, 13esima Giornata internazionale delle donne rurali, dal Copa-Cogeca, il principale gruppo di rappresentanza degli agricoltori europei, frutto dell’unione del Comitato delle organizzazioni professionali agricole e della Confederazione generale delle cooperative agricole dell’Unione europea. E più precisamente dalla “Commissione Donne” del Copa-Cogeca, presieduta da Lotta Folkesson. 
«Oggi le donne rappresentano circa il 30% del numero totale di proprietari o gestori di aziende agricole nell'UE – continua la nota - mentre circa l'80% è classificato come "moglie di agricoltori". È necessario un maggiore sostegno per motivare e incoraggiare le donne contadine ad assumere un ruolo più importante nel settore agricolo, al fine di migliorare l'innovazione e aiutare il settore ad aumentare la sua sostenibilità a lungo termine».
Secondo la nota, che sintetizza un più esteso documento di riflessione pubblicato oggi stesso, «attualmente, le donne rurali affrontano una triplice minaccia: digitale, rurale e di genere. Devono affrontare una serie di sfide e barriere che impediscono il loro coinvolgimento attivo nell'economia rurale quali: accesso limitato ai finanziamenti, infrastrutture carenti, divario retributivo di genere e distribuzione ineguale alle responsabilità familiari e assistenziali».
Ecco in sintesi le 5 linee di azione chiave per sostenere le donne rurali suggerite dal Copa-Cogeca:
1. Il sostegno alle iniziative di conciliazione vita-lavoro, il miglioramento della qualità e dell'accessibilità delle infrastrutture e dei servizi miglioreranno la situazione e il tenore di vita di coloro che vivono nelle zone rurali.
2. Promuovere la diversificazione e le attività multifunzionali nelle zone rurali può fornire opportunità alle imprenditrici rurali in settori come l'agriturismo, le vendite dirette o l'agricoltura sociale, ecc.
3. Le cooperative possono svolgere un ruolo vitale nel sostenere le donne in agricoltura e fornire opportunità alle zone rurali in termini di occupazione, imprenditorialità e migliore accesso al mercato.
4. L'accesso al credito rimane uno dei maggiori ostacoli per l'imprenditorialità femminile che deve essere affrontato. Le vie di finanziamento destinate alle donne attraverso la politica di coesione dell'UE e la ricerca e l'innovazione dovrebbero essere aperte a tutte le aree territoriali, comprese le zone rurali.
5. È necessaria una maggiore raccolta di dati e informazioni sulla situazione economica e sociale delle donne rurali per affrontare meglio la disuguaglianza nelle zone rurali.
Per Lotta Folkesson il potenziale delle donne rurali e delle donne contadine rimane ancora inespresso: «attraverso l'emancipazione delle donne rurali, possiamo contribuire allo sviluppo dell'intera comunità. Assistendo e sostenendo ulteriormente le donne contadine, possiamo promuovere l'imprenditorialità rurale, il lavoro autonomo e l'innovazione nell'agricoltura europea. Se forniamo alle donne rurali i giusti strumenti e opportunità, non solo possiamo liberare il loro pieno potenziale, ma ne trarrà enorme beneficio anche la vitalità delle nostre aree rurali».

Redazione



Il presidente di Confagricoltura Giansanti sottolinea che il ripristino dei dazi doganali e dei controlli alle frontiere dal 1° gennaio 2021 porterebbe forte instabilità nei mercati agricoli dell’Unione europea, visto che oltre il 70% dell’import agroalimentare del Regno Unito (Uk) arriva da paesi dell’Ue. Per l’Italia essenziale il riconoscimento dei prodotti a indicazione geografica protetta, pari al 30% del nostro export agroalimentare in Uk. Giansanti: «in caso di mancato accordo attivare tutte le misure possibili, con finanziamenti adeguati, per reagire».  

«La prospettiva in assoluto più negativa per il settore agricolo italiano ed europeo sarebbe quella di un mancato accordo con il Regno Unito, con il conseguente ripristino dei dazi doganali e dei controlli alle frontiere dal 1° gennaio dell’anno venturo».
Lo ha sostenuto ieri l’altro il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista della riunione del Consiglio europeo che si tiene oggi e domani. Occasione nella quale i capi di Stato e di governo dell’Unione stanno per fare il punto sul negoziato sulle future relazioni commerciali con il Regno Unito.
«Senza un accordo – ha sottolineato Giansanti – i mercati agricoli Ue sarebbero esposti a una grave condizione di instabilità, tenuto conto che oltre il 70% delle importazioni agroalimentari del Regno Unito arriva dagli Stati membri dell’Unione. I controlli penalizzerebbero, in particolare, i prodotti più deperibili. Il tempo è limitato, ma è ancora possibile raggiungere un’intesa fondata sull’assenza di contingenti e dazi doganali, in modo da consolidare gli attuali flussi commerciali bilaterali».
«Sarà di fondamentale importanza – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura - l’equivalenza delle regole in materia di criteri di produzione, sicurezza alimentare, protezione delle risorse naturali e benessere degli animali, anche nell’ottica dell’applicazione del Protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord». L’eventuale difformità, infatti, imporrebbe un rigoroso controllo sui prodotti in transito nell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri, per non infrangere il corretto funzionamento del mercato unico europeo.
«Per l’Italia – ha poi osservato Giansanti - è anche essenziale il riconoscimento e la tutela dei prodotti a indicazione geografica protetta, che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni agroalimentari destinate al mercato britannico».
«Ci auguriamo che dal Consiglio europeo arrivi l’indicazione per una positiva conclusione delle trattative con il Regno Unito – ha concluso Giansanti -. Tuttavia dobbiamo prepararci a tutti gli scenari. In caso di mancato accordo, dovrebbe partire dai capi di Stato e di governo l’invito ai ministri dell’agricoltura di attivare tutte le misure possibili, con finanziamenti adeguati, per reagire alla scontata instabilità dei mercati che andrebbe ad aggiungersi alle difficoltà determinate dalla pandemia».

Redazione

Centenario Confagricoltura

La più antica organizzazione agricola in Italia, che dà lavoro a 520 mila persone, ha celebrato il centenario alla presenza del capo dello stato Mattarella, del presidente del consiglio Conte e dei ministri Bellanova e Patuanelli. Il presidente di Confagricoltura Giansanti: «impresa, lavoro, ricerca e crescita i principi che da sempre ci guidano verso il futuro. Indispensabile riconoscere il valore della competenza e della professionalità». Presentate le storie di tre giovani imprenditori come testimonianza della diversità e della fecondità del capitale umano in agricoltura.


«Tutela dell’impresa. Ovvero efficienza e competitività, orientamento verso la crescita e le innovazioni tecnologiche, stretto collegamento con le altre parti della filiera agroalimentare, per cogliere le aspettative dei consumatori in Italia e a livello internazionale. Ma anche protezione delle risorse naturali, responsabilità sociale, tutela dei lavoratori, benessere della collettività, per contribuire al progresso civile ed economico della comunità nazionale. Questi i principi essenziali che hanno sempre ispirato l’azione sindacale di Confagricoltura da quel lontano 1920, in cui nacque a Roma la prima organizzazione degli agricoltori italiani a carattere generale, con una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale e con funzione di sindacato datoriale». 
Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha aperto a Roma, a Palazzo Colonna, le celebrazioni del centenario alla presenza del capo dello stato, Sergio Mattarella, del presidente del consiglio Giuseppe Conte, dei ministri delle politiche agricole Teresa Bellanova e dello sviluppo economico Stefano Patuanelli e della sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Dopo aver ringraziato chi lo ha preceduto alla guida dell’Organizzazione e tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla sua crescita, Giansanti ha ripercorso alcuni momenti salienti della storia e dello sviluppo del settore agricolo. «Dopo i conflitti mondiali - ha ricordato Giansanti - le difficoltà furono superate grazie all’impegno rivolto all’aumento della produzione, per rispondere alla domanda dei consumatori. Con lo stesso impegno abbiamo risposto negli ultimi mesi alla sfida posta all’intera filiera agroalimentare, a causa dell’emergenza sanitaria: continuare a produrre, per rifornire i mercati e assicurare cibo agli italiani».
Anche durante il lockdown il nostro Paese ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili, ha detto di recente il Presidente della Repubblica. E i fatti hanno dimostrato che l’Italia può fare affidamento su un solido sistema agroalimentare, di cui gli associati a Confagricoltura costituiscono una componente essenziale. Con le loro aziende collaborano oltre 520.000 lavoratori, che sviluppano più di 41.000.000 di giornate lavoro. «Adesso è necessario dare supporto a queste imprese - ha ribadito Giansanti - per metterle nella condizione di continuare ad aumentare competitività e produzione. La quota di esportazioni di prodotti agroalimentari, che era di 44 miliardi di euro, è arrivata a superare per la prima volta la soglia del 10% dell’export totale in valore. Crescere è un impegno difficile. Per questo dobbiamo utilizzare al meglio le risorse importanti messe a disposizione dal governo italiano e dall’Unione europea».
L’ambizione di Confagricoltura va ben oltre il recupero della situazione esistente prima della pandemia. Dobbiamo cogliere l’occasione per far crescere la produttività che ristagna da oltre un decennio, per rilanciare gli investimenti pubblici, per dare ai cittadini e alle imprese infrastrutture moderne, diffondere la digitalizzazione, a partire dalla pubblica Amministrazione, rispondere alle sfide urgenti poste dal cambiamento climatico. Confagricoltura farà la propria parte, seguendo quelli che sono i principi guida dell’Organizzazione e dei suoi associati, da cento anni a questa parte. «E’ indispensabile, però – ha proseguito il presidente - ridare piena dignità alla ricerca scientifica e riconoscere il valore della competenza e della professionalità. Coltivare le intelligenze dei molti nostri giovani eccellenti, e puntare su di loro, è una scelta essenziale per affrontare il futuro e le sfide che ci attendono. La scuola e la formazione continua sono fattori di sviluppo, perché il capitale umano è la prima ricchezza delle nazioni più avanzate».
I tre giovani imprenditori che hanno raccontato la loro storia hanno dato il senso della diversità e della fecondità del “capitale umano” in termini di spirito d’impresa, apertura all’innovazione e sensibilità sociale. E hanno dimostrato che, investendo sui giovani, il nostro Paese si assicura un futuro. Sono Luca Travaglini - Planet Farms, con l’agricoltura verticale in Lombardia, esempio di innovazione e sostenibilità; Ariane Lotti – Tenuta San Carlo, che da New York è tornata alle radici familiari in Toscana per dare vita ad un’azienda biologica all’avanguardia; Francesco Cambria - Cottanera, che ha lasciato la toga per dedicarsi alla vitivinicoltura sull’Etna, raccogliendo il testimone del padre che, con coraggio, decise di piantare vigne sul vulcano quando ancora pochi ci credevano.
«Siamo consapevoli - ha concluso il presidente di Confagricoltura - che la valenza del nostro lavoro vada al di là del profitto, che pure è fondamentale per garantire la continuità produttiva e l’occupazione. Da un secolo l’impegno costante dei nostri agricoltori è stato quello di rafforzare le imprese e contribuire al continuo miglioramento del sistema economico e della coesione sociale. Come agricoltori sappiamo bene che raccoglieremo domani ciò che abbiamo seminato oggi. Continueremo, perciò, a lavorare con il massimo impegno nelle nostre imprese, nel nostro sindacato e nella società. Forti di una fiducia incrollabile sul futuro del nostro Paese».

Redazione



Dal 18 al 20 settembre alla Stazione Leopolda l’11^ “Fior di città” o “Pisa in fiore”. Tra le sezioni della manifestazione, una mostra mercato florovivaistica, una mostra di bonsai e un programma di appuntamenti divulgativi in varie aree tematiche, fra cui Expo, Art, Edu, Junior, Tour. Domani Lucia Cuffaro di Uno Mattina presenterà anche piante “mangia smog” per migliorare la qualità dell’aria. Ingresso libero.

La tutela della natura e la cura del verde in ambito urbano. Questa la tematica affrontata dall’undicesima edizione di “Fior di città 2020”, in programma da domani a domenica 20 settembre nel piazzale e nel salone storico della Stazione Leopolda di Pisa: domani dalle 15 alle 20, sabato 19 a domenica 20 settembre dalle 9 alle 20.
La manifestazione, a ingresso libero e organizzata da Fondazione Pisa, Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Pisa e Museo delle Navi Antiche di Pisa, prevede fra le varie sezioni una mostra mercato con «una selezione di 30 aziende florovivaistiche provenienti dall’intero territorio nazionale, che esporranno piante fiorite, aromatiche, acquatiche, carnivore, succulente, rampicanti, da frutto, da orto, arboree, rare e insolite». All'interno della Leopolda storica sarà allestita anche una mostra intitolata “Orizzonte Bonsai” con esemplari provenienti dall’Italia e dell’estero: «la mostra comprende bonsai di essenze mediterranee, piante da fiore, bambù, erba, felci, muschio, funghi e i Suiseki, le celebri pietre lavorate dall’acqua».
Al centro di questa edizione le strategie per contrastare l’inquinamento atmosferico, l’aumento delle temperature e salvaguardare la biodiversità.
Venerdì 18 settembre alle 17 la conduttrice di Uno Mattina in Famiglia Lucia Cuffaro presenterà le pratiche più semplici ed efficaci per migliorare la qualità dell’aria e ottenere un ambiente salubre e naturale: piante mangia smog, detersivi naturali, microrganismi effettivi, lisciva di cenere, vernici eco.
Mentre sabato alle 16 il giornalista Paolo Ciampi racconterà la storia di George Perkins Marsch, diplomatico e ambasciatore delle foreste nel mondo, fornendo un allarme sui cambiamenti climatici e sulla precarietà del pianeta. E alle 18 Lorenzo Lombardi condurrà un approfondimento sul rapporto che unisce i cambiamenti climatici alla formazione dell’opinione pubblica.
Domenica il responsabile nazionale delle campagne di Greenpeace Italia Alessandro Giannì illustrerà le ultime campagne per contrastare le minacce ambientali. Completeranno il quadro i filosofi Ubaldo Fadini, Alfonso Maurizio Iacono e Manlio Iofrida presenteranno “Per un paradigma del corpo”.
La sezioni EDU e JUNIOR comprendono le attività educative e ludiche. Sabato e domenica la Vispa Teresa racconterà ai più piccoli storie morbide e fiorite. L’Associazione Ri-creas propone un’area ludica dove creare giochi con materiali di riciclo mentre Greenpeace inviterà i più piccoli a correggere gli effetti dei cambiamenti climatici con i colori.
Fra i vari eventi, anche quello della Cooperativa Sociale “Un fiore per tutti”, che organizzerà un percorso sensoriale alla scoperta delle piante aromatiche attraverso l’esplorazione delle sensazioni offerte dai mille colori, odori e sapori di queste magiche specie vegetali. Infine, l’Associazione L’Alba allestirà l’esposizione delle piante coltivate nel laboratorio di orticulturaterapia condotto da Rita La Mura (agronoma e facilitatrice sociale), interrate nelle ceramiche del laboratorio Ceramica&Psiche guidato dal maestro ceramista Enrico Messana.
La sezione TOUR intende promuovere la conoscenza delle bellezze storico artistiche della città di Pisa. Tra gli appuntamenti, sabato alle 15.30 e domenica settembre alle 10.30 sono previste visite guidate con City Grand Tour ai giardini dei quartieri di San Martino e Sant’Antonio, alla scoperta delle storie segrete del Conte Ugolino e di Mary Shelley. Da venerdì a domenica sarà inoltre possibile visitare l’Orto Botanico (vedi) e le Mura di Pisa.
Per conoscere il programma completo è possibile consultare il sito web www.pisainfiore.it.

L.S.

Per l’Osservatorio sul vino il lieve calo produttivo nazionale non pregiudicherà il primo posto mondiale dell’Italia. Male la Toscana (-15%). Bellanova: i 600 mln a fondo perduto per la ristorazione del decreto Agosto sono una prima risposta alla crisi dei vini d’eccellenza, ora strategia di filiera per l’export. Giansanti: condividiamo l’impostazione della ministra, ma sono necessarie «rapidità decisionale e risorse adeguate».

Una produzione di vino ridotta a 47,2 milioni di ettolitri, -1% rispetto al 2019, ma tale da consentire all’Italia di mantenere il primato quale principale produttore mondiale, davanti alla Francia (45 milioni di ettolitri) e alla Spagna (42 milioni). Queste le previsioni vendemmiali 2020 illustrate ieri, alla presenza della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, con l’aggiunta di una ormai necessaria precisazione prudenziale: «al netto di eventuali ulteriori eventi climatici avversi».
«La geografia dell'annata produttiva – si legge nel comunicato congiunto - vede in leggero incremento il Nord (+3% sul 2019) mentre al Centro e al Sud le quantità si dovrebbero ridurre rispettivamente del 2 e del 7%. Il Veneto (+1%) rimarrà la prima regione con 11 milioni di ettolitri, seguita da Puglia (8,5) Emilia-Romagna e Abruzzo. Assieme le 4 regioni sommano i 2/3 di tutto il vino italiano. Tra le principali aree produttive, segno più per Piemonte e Trentino-Alto Adige (+5%), Lombardia e Marche (+10%), Emilia-Romagna e Abruzzo (+7%). Calo della produzione invece in Toscana e Sicilia (-15%), Friuli-Venezia Giulia (-7%) e Puglia (-5%)».
Ma a destare preoccupazioni è «la situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e una contrazione, la prima dopo 20 anni di crescita, delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi 5 mesi), sebbene inferiore a quella dei principali competitor. Elementi questi che hanno determinato difficoltà tra le imprese e un aumento seppure contenuto delle giacenze dei prodotti a denominazione (+5% per le Do a fine luglio) con conseguente limatura dei listini di Igt, Doc e Docg».
In particolare mentre i vini più presenti nella grande distribuzione hanno tenuto, diversa è la situazione per le etichette maggiormente presenti sul circuito Horeca, che hanno visto «cali della domanda nei mesi del lockdown, con diminuzione dei listini in seguito al mancato assorbimento degli stock in cantina da parte del mercato». Per cui per «i vini da tavola si è registrata una crescita dei listini (+2,8%) a fronte di una flessione degli Igt (-3,6%) e delle Doc-Docg (-5,2%)». E preoccupazioni ci sono anche sul fronte del commercio estero che «nei primi 5 mesi dell'anno ha fatto registrare un calo del 2,8% in volume e del 4% in valore con flessioni superiori alla media per i vini Dop (spumanti compresi), con un trend in discesa anche sul fronte dei prezzi medi».
«In questo contesto economico ancora difficile – affermano Assoenologi, Ismea e Unione Vini - la vendemmia in corso rappresenta, per caratteristiche quali-quantitative, una eccellente opportunità per la ripartenza del prodotto Italia, a maggior ragione se sostenuto da una adeguata campagna nazionale e internazionale di promozione del vino del Belpaese».
«La sofferenza dovuta al blocco del settore Horeca e alla difficile ripartenza – ha fatto eco la ministra Bellanova - è emersa con grande evidenza. Ed è per questo che nel Dl Agosto abbiamo voluto con forza la misura destinata alla ristorazione del valore di 600 milioni di euro a fondo perduto, ad una sola condizione: acquisti di prodotto made in Italy. Una misura importante, capace di generare fatturato pari al quadruplo dell'importo destinato a ciascuna impresa, e che evidentemente avrà un effetto virtuoso proprio sul vino e proprio nei segmenti di eccellenza particolarmente colpiti dalla crisi. Adesso, per il rilancio puntiamo su export e internazionalizzazione, definendo strategie che dovranno vedere strettamente alleate e coese la filiera istituzionale e la filiera produttiva».
Un parere positivo alla ricetta delineata della ministra delle Politiche agricole è arrivato da Confagricoltura, che per bocca del presidente Massimiliano Giansanti ha commentato: «condividiamo la necessità di una strategia dedicata al comparto vino, condivisa con la filiera, il Mipaaf, il ministero degli Esteri e l’Ice per una ripresa forte del settore in tempi rapidi. Se l’Italia si conferma primo produttore mondiale in termini di volumi, sul fronte export sono necessarie rapidità decisionale e risorse adeguate per migliorare le performance del settore, fortemente penalizzato dal lockdown e dalla pandemia. Quindi sì ad una promozione coordinata del vino italiano nel mondo con metodi e strumenti all’avanguardia, ma anche misure più snelle per utilizzare al meglio le risorse».
«L’Horeca – ha aggiunto Giansanti - rappresenta un canale essenziale per le imprese vitivinicole e ben vengano le attenzioni per il comparto, tuttora in sofferenza». Mentre sul fronte della manodopera, le aziende di Confagricoltura ribadiscono la necessità di misure adeguate per sopperire alla mancanza di personale per la vendemmia in corso: “dalla quarantena attiva a strumenti più snelli per assumere personale: sollecitiamo un pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – ha concluso Giansanti - sul protocollo definito tra le parti sociali agricole alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute».

L.S.

Produzione italiana di vino e mosti (.000 di ettolitri)

 

2019*

2020**

Differenza tra 2020 e 2019

Var. %

2020/2019

Piemonte

2.603

2.733

130

5%

Valle D’Aosta

17

18

1

7%

Lombardia

1.301

1.429

128

10%

Trentino Alto Adige

1.312

1.383

71

5%

Veneto

10.950

11.059

109

1%

Friuli Venezia Giulia

1.785

1.660

-125

-7%

Liguria

40

46

6

15%

Emilia Romagna

7.250

7.721

471

7%

Toscana

2.625

2.232

-394

-15%

Umbria

426

405

-21

-5%

Marche

816

898

82

10%

Lazio

800

760

-40

-5%

Abruzzo

3.184

3.400

216

7%

Molise

227

233

6

2%

Campania

778

778

0

0%

Puglia

8.947

8.499

-447

-5%

Basilicata

87

83

-4

-5%

Calabria

110

110

0

0%

Sicilia

3.911

3.325

-587

-15%

Sardegna

363

429

65

18%

Italia

47.533

47.200

-333

-1%