Notizie

alberi monumentali in Toscana

Coldiretti Toscana sulla situazione in regione dopo il quinto aggiornamento dell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia. Svetta la provincia di Prato con 21. (In foto la Roverella delle checche di Pienza, da galleria fotografica del Mipaaf).

 
Sono solo 78, su 4.006 a livello nazionale, gli alberi monumentali ufficialmente censiti in Toscana.
A fare il punto sulla situazione nella nostra regione, subito dopo l’approvazione del 5° aggiornamento dell’Elenco degli alberi monumentali d’Italia (vedi), è stata qualche giorno fa una nota di Coldiretti Toscana nella quale vengono citati due esemplari particolarmente degni di nota: dall’albero più alto, una sequoia sempreverde di 54 metri (con circonferenza del fusto di 840 centimetri) che si trova in località Castello di Sammezzano nel Comune di Reggello, a quello che si trova più in alto sul livello del mare, un abete bianco del Comune dell’Abetone nella Montagna Pistoiese posizionato a 1.280 metri.
Come illustra la nota, è «sostanzialmente invariato il numero di piante inserite nel catalogo che si contraddistinguono per l'elevato valore biologico ed ecologico (età, dimensioni, morfologia, rarità della specie, habitat per alcune specie animali), per l'importanza storica, culturale e religiosa che rivestono in determinati contesti territoriali, per il loro stretto rapporto con emergenze di tipo architettonico, per la capacità di significare il paesaggio sia in termini estetici che identitari».
La provincia con il maggior numero di «giganti vincolati» è Prato con 21 alberi censiti, seguita da Firenze con 19. Distanti ci sono poi Arezzo (8), Siena (8), Pistoia (7), Pisa (7), Lucca (5), Grosseto (3). Tra le specie tutelate c’è il cipresso comune, la quercia, il gelso nero e bianco, il leccio ma anche l’olivo, il tasso, il faggio, l’ippocastano, il castagno, il platano, il pino domestico, il tiglio selvatico e la tuia occidentale. Non manca l’acero, il cedro azzurro dell’Atlante e la sughera.
«Gli alberi monumentali – ha commentato il presidente di Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi – inducono al rispetto e ci conducono per mano nella storia tra suggestioni, miti e leggende. Sono straordinari elementi di promozione dei territori ed insieme di biodiversità da tutelare con saggezza e da proteggere poiché sono il filo conduttore con la nostra storia».
 

Redazione

PNRR logistica mercati all'ingrosso agroalimentari - Stefano Patuanelli

Firmato dal ministro Patuanelli il decreto da 150 mln, finanziato dal PNRR, per lo sviluppo della capacità logistica dei mercati agroalimentari all'ingrosso.

 
Il ministro delle Politiche Agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli ha firmato il decreto per lo sviluppo della capacità logistica dei mercati agroalimentari all'ingrosso operanti nei settori agroalimentare, ittico, silvicoltura, floricoltura e vivaismo, a cui sono destinati 150 milioni di euro nell'ambito della misura del PNRR "Sviluppo della logistica per i settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, silvicoltura, floricoltura e vivaismo".
Lo ha reso noto il 5 agosto un comunicato stampa del Ministero delle Politiche Agricole in cui viene ricordato che «le agevolazioni sono finalizzate a finanziare la realizzazione o l'ammodernamento di infrastrutture locali mercatali volte a migliorare, a livello locale, il clima per imprese e consumatori e ad ammodernare e sviluppare la base industriale». 
In particolare, sono interessati progetti con i seguenti obiettivi:
- rendere più efficienti e incrementare la capacità commerciale e logistica dei mercati attraverso interventi volti a migliorare la capacità di immagazzinaggio, stoccaggio e trasformazione delle materie prime, e a preservare la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive;
- ridurre l’impatto ambientale attraverso interventi di riqualificazione energetica o comunque in grado di diminuire gli impatti delle attività di commercio e di aumentare la sostenibilità dei prodotti commerciati;
- diminuire gli sprechi alimentari attraverso, ad esempio, il rafforzamento dei controlli merceologici e la distribuzione delle eccedenze alimentari;
- rifunzionalizzare, ampliare, ristrutturare e digitalizzare aree, spazi e immobili connessi alle attività e ai processi logistici delle aree mercatali;
- migliorare l'accessibilità ai servizi hub e rafforzare la sicurezza delle infrastrutture mercatali anche mediante l'utilizzo di tecnologie innovative e a zero emissioni.
I beneficiari degli investimenti sono soggetti, pubblici o privati, gestori di mercati agroalimentari all'ingrosso o altri soggetti aventi titolo alla realizzazione degli stessi interventi. Un importo pari almeno al 40% delle risorse è riservato al finanziamento di progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Ogni progetto dovrà avere un costo complessivo non superiore a 20 milioni e non inferiore a 5 milioni. 
Le agevolazioni saranno concesse, nella forma della sovvenzione diretta, fino a un massimo di 10 milioni di euro per progetto di investimento, non superiore in ogni caso alla differenza tra i costi ammissibili e il risultato operativo dell'investimento (funding gap).
I termini e le modalità di presentazione delle domande di agevolazione saranno definiti con successivo avviso.
 

Redazione

Sul sito del MIPAAF l’elenco aggiornato degli alberi monumentali d’Italia: con 401 nuove iscrizioni il totale è di 4.006. Tra le novità, camelia e anagiride.

Con 401 nuove iscrizioni sale a oltre 4 mila, per la precisione a «4006 alberi o sistemi omogenei di alberi censiti per il particolare pregio naturale e culturale», il totale dell’Elenco ufficiale degli alberi monumentali d’Italia.
Lo ha reso noto nei giorni scorsi l’ufficio stampa del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) ricordando che l’elenco aggiornato è stato pubblicato nel sito web del MIPAAF e che in esso sono inclusi «esemplari che, lungo tutto lo Stivale, si contraddistinguono per particolari caratteristiche come l’elevato valore biologico ed ecologico per età, dimensioni, morfologia, rarità della specie o habitat per alcune specie animali, l’importanza storica, culturale o religiosa rivestita sul territorio e la capacità di caratterizzare il paesaggio sia in termini estetici che identitari».
Spiccano per numerosità, fra le nuove iscrizioni, i cedri, le querce, i platani e i faggi. E compaiono per la prima volta nell’Elenco alcune specie come l’acero palmato rosso, l’anagiride e la camelia.
Nel comunicato del MIPAAF vengono segnalati, per maestosità, il cedro del libano del Parco di Villa Mirabello a Varese, con un fusto di oltre 11 metri di circonferenza e un’ampia chioma del diametro di 36 metri dalla forma simmetrica e regolare; la farnia di Barano d’Ischia in provincia di Napoli, con una circonferenza di 8,6 metri e un’età stimata di circa 350 anni; e il castagno di Sorbo San Basile in provincia di Catanzaro, con un tronco di 8,4 metri di circonferenza, che è risalente al 1700.
L’elenco degli alberi monumentali d’Italia è frutto dell’attività di catalogazione realizzata in modo coordinato da MIPAAF, Regioni e Comuni. Quest’ultimo aggiornamento, approvato dal MIPAAF con decreto dirigenziale del 26 luglio scorso, è l’esito di cancellazioni e nuove iscrizioni proposte dalle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto e dalla Provincia Autonoma di Trento.
L’elenco si trova qui: Elenco degli alberi monumentali d’Italia.

Redazione

«Interventi per favorire la tutela, la valorizzazione, il monitoraggio e la diffusione della conoscenza delle foreste italiane per un totale di 4,8 milioni di euro, di cui 3,1 per boschi vetusti e Registro nazionale dei materiali di base e 1,7 per la tutela e la valorizzazione degli alberi monumentali».
Sono destinate a finanziare queste attività le risorse del Fondo per le foreste italiane per l’anno 2022. A stabilirlo, come comunicato il 27 luglio scorso da una nota del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la recente intesa raggiunta dalla Conferenza Stato-Regioni su alcuni schemi di decreto di interesse del settore agricolo e forestale.

Redazione

assemblea di Coldiretti - richieste di Prandini

Dal Piano strategico nazionale per la Pac ai bandi del Pnrr al Nutriscore e il cibo sintetico: gli allarmi e le richieste del presidente di Coldiretti Prandini.

 
«Sulla Politica agricola comune (Pac) occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale, senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento in cui la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare».
A lanciare il grido d’allarme sul «rischio di perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni» e la relativa istanza sul Piano strategico è stato oggi il presidente di Coldiretti Ettore Prandini durante l’assemblea nazionale dei suoi coltivatori diretti. Ma sono anche altre le richieste urgenti avanzate da Prandini. A cominciare dalla «necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr». Infatti, ha affermato il presidente di Coldiretti, «lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile». «Dopo la pubblicazione del bando filiere – ha continuato - serve accelerare anche su quello del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese. Allo stesso modo, il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi».
Fra le altre istanze avanzate dal presidente di Coldiretti, la necessità che la prossima legge di bilancio sostenga «il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Misure indispensabili anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi, con punte del +250%. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con aumenti dei costi che vanno dal +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +250% dei concimi, dove per sfuggire al ricatto della Russia che è un grande produttore occorre cogliere l’opportunità del digestato Made in Italy che consentirebbe agli agricoltori italiani di poter disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale e che deriva dalla lavorazione dei reflui, in un’ottica di economia circolare».
Ma per Prandini «in questo momento storico particolare è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni e in tale ottica risulta fondamentale la riduzione del costo del lavoro in agricoltura con il taglio del cuneo fiscale girando la cifra direttamente in busta paga ai dipendenti garantendo loro una maggiore capacità di spesa». E sul fronte del lavoro è strategico anche «superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali per salvare i raccolti sopravvissuti alla siccità dalla frutta alla verdura, dalle olive alla vendemmia. Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero, ma occorre anche introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani, di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi».
Al prossimo Governo Prandini chiede anche «un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. E’ paradossale esser qui a rinnovare una richiesta che avrebbe dovuto essere oggetto di un decreto promesso qualche mese fa e rimasto lettera morta, ma siamo davvero fuori tempo massimo per dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini».
In Europa per Coldiretti «occorre anche portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta». Altrettanto negativo, anzi una vera e propria «minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori» è «il cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche». «Un attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo che – afferma Prandini -, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità”, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo».
Inoltre, seguendo il principio di reciprocità negli accordi commerciali, non si può accettare per Coldiretti il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e di aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. «Coldiretti – conclude infine Prandini -, chiede all’Europa coraggio per la transizione ecologica, con il via libera alla ricerca in campo delle new breeding techniques, da distinguere dagli Ogm transgenici, e alle politiche di sostenibilità per rendere l’agroalimentare sempre più competitivo».
 

Redazione