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Floraholland

Perdurante ma graduale il calo delle vendite all’asta, ma è ancora essenziale il mercato fisico, purché si taglino i costi. Atteso un +20% di consumi di fiori e piante da qui al 2020 in Europa. La filiera, più corta e con meno distinzioni rigide di ruoli, sarà guidata da consumatori mutevoli e attenti a sostenibilità, responsabilità sociale, personalizzazione e comodità di acquisto, che dovranno essere monitorati e sedotti con prodotti unici e innovativi. Bene le fasce alte e low cost. Crescerà l’e-commerce ispirato ad Amazon ed eBay. Più vendite nei paesi Bric e Mint.

Nella lettera introduttiva alla strategia di FloraHolland per il 2020 il direttore generale Lucas Vos e il direttore finanziario Rens Buchwaldt citano il «perdurante calo delle quantità vendute all’asta», emerso anche nel recente comunicato sui risultati del 2014 (vedi nostra notizia “FloraHolland: fatturato in crescita…”), fra le «ragioni urgenti per rivedere la direzione di marcia». Ma la revisione della strategia nasce in seguito ad un’analisi a tutto tondo condotta la scorsa estate su tre linee d’indagine: «i trend e le evoluzioni» in corso, lo stato della «filiera florovivaistica», le «competenze core di FloraHolland». A partire da queste indagini è stata formulata “FloraHolland 2020”, che ha come claim: «Flowering the World Together, Planting Seeds of Opportunity for our Members» (Far fiorire insieme il mondo, piantare i semi delle opportunità per i nostri soci), che esprime la fiducia nella capacità di far sbocciare nuovamente la floricoltura da qua al 2020.
Ma vediamo i risultati delle indagini che hanno motivato la decisione di FloraHolland di rivedere la strategia.
A cominciare dall’identificazione dei trend attesi, nel senso anche di «game changes» (cambiamenti delle regole del gioco), nel settore florovivaistico nei prossimi (sei) anni. Tenendo conto della seguente aspettativa generale: «i fiori e le piante resteranno importanti per le persone», perché i fiori «in tutte le epoche e attraverso tutte le culture esprimono ciò che non può essere detto a parole», mentre «le piante assicurano un contatto con la natura dovunque ci si trovi» e sono divenute indispensabili in una fase in cui la maggior parte della popolazione vivrà in contesti urbani. La prima tendenza identificata è così definita nel testo di FloraHolland: «una filiera guidata dalla domanda, combinata con un consumatore che cambia rapidamente e sempre più esigente»; e questioni quali sostenibilità, responsabilità sociale d’impresa, «customisation» (personalizzazione), «convenience» (praticità e comodità) e «24/7» (24 ore su 24 per 7 giorni alla settimana) diventate sempre più importanti. Il secondo trend atteso è quello verso sempre più commercio su internet, anche nel comparto del fresco. Il terzo è il sorgere di piattaforme di e-commerce molto grandi e al tempo stesso accessibili; sul modello di Amazon ed eBay. Il quarto è definito «new economy» e sta per il seguente complesso di fenomeni: nella fascia economica (low cost) avverrà una notevole crescita di livello e qualità grazie a margini stretti e riduzione dei costi, nella fascia alta vi saranno opportunità di creazione di valore e margini più alti, mentre la fascia intermedia crollerà; l’esempio che riassume questi fenomeni è quello della persona che va in vacanza con un volo economico e poi alloggia negli hotel più cari. Infine, la quinta tendenza messa in evidenza dal management di FloraHolland è la nuova ricchezza dei paesi Bric e Mint, visto che le economie di Brasile, Russia, India e Cina da un lato e Messico, Indonesia, Nigeria e Turchia dall’altro stanno decollando.
Tra le indagini compiute l’estate scorsa anche uno studio della filiera florovivaistica, per scoprire in particolare quali gradini e attori della filiera guadagnano di più e «assicurarsi che una ‘quota giusta’ dei profitti sia restituita ai coltivatori». La filiera florovivaistica, dal punto di vista della cooperativa olandese è così riassumibile: selezionatori di sementi, coltivatori, FloraHolland, esportatori, grossisti, dettaglianti e consumatori finali. Ebbene, dallo studio sono venute fuori cose come «esportatori che investono nei coltivatori», «rivenditori che saltano passaggi» e «società di private equity che investono nelle coltivazioni». In sintesi, si sta assistendo a «un confondersi dei ruoli e a un accorciamento della filiera». Con un aspetto che emerge chiaramente: «le aziende che capiscono cosa vogliono i consumatori e quindi adeguano le loro produzioni o servizi» sono le più forti e promettenti, perché «i loro prodotti e/o servizi rispecchiano il meglio possibile i desideri dei consumatori» tramite «unicità e innovazione».
Infine, FloraHolland, ha analizzato se stessa, alla ricerca dei propri punti di forza e punti deboli attuali. A partire, ovviamente, dai propri ruoli di «mercato o piazza di scambio, di partner commerciale, di fornitore di servizi logistici, di esperto del mercato, di agenzia di marketing, di soggetto che innova (piante e fiori), di fornitore di servizi finanziari e di organizzatore/rappresentante del settore». Gli stakeholders di FloraHolland le hanno dato un punteggio alto come mercato e come fornitore di servizi logistici e di servizi finanziari. Ma hanno indicato alcuni miglioramenti possibili nel suo ruolo di mercato: incrementare il collegamento tra offerta e domanda internazionali, sviluppare un sistema di vendita virtuale user-friendly e prevenire la frammentazione dei sistemi di vendita nel settore florovivaistico. Meno buoni i voti ricevuti da FloraHolland nelle funzioni di partner commerciale, esperto di mercato, agenzia di marketing e soggetto che innova piante e fiori.
Qual è dunque la risposta strategica di FloraHolland a questo complesso di risultati?
Anche se, come hanno scritto Vos e Buchwaldt, «le ambizioni espresse in FloraHolland 2020 necessitano ulteriori elaborazioni», tale documento rappresenta in ogni caso la «base di partenza» dell’attività nei prossimi sei anni. E conviene iniziare proprio dalle ambizioni per il 2020 scritte nere su bianco dalla cooperativa olandese, che sono state raggruppate in due voci-finalità distinte: 1) più margini per i nostri membri e i loro clienti, 2) maggiori spese dei consumatori per fiori e piante. Per raggiungere il primo scopo, FloraHolland conta di ottenere per il 2020: 1 miliardo di fatturato attraverso la propria piattaforma online, di accrescere del 20% la propria quota di mercato in Europa, tagliare i costi di un terzo e abbassare i costi dei flussi di approvvigionamento del 15%. Mentre l’obiettivo n. 2 sarà possibile per i seguenti motivi: entro il 2020 i consumatori europei spenderanno il 20% in più per piante e fiori, FloraHolland convoglierà 20 innovazioni all’anno da qui al 2020, saranno il miglior centro di conoscenza sull’industria floricola a livello mondiale.
Più concretamente si possono mettere in evidenza i seguenti obiettivi citati nel documento FloraHolland 2020. Innanzi tutto, per rendere più efficienti gli scambi fra fornitori di prodotti e servizi florovivaistici da un lato e le aziende clienti (i commercianti) dall’altro, si coinvolgeranno di più queste ultime nella pianificazione. Secondariamente, tutto ciò sarà realizzato senza perdere di vista i consumatori finali di fiori e piante (i loro desideri e i loro budget), vale a dire che «FloraHolland tenterà di capire meglio e influenzare di più i consumatori». E questo significherà «che ci sono attività che non continueremo a fare», come «le operazioni post-vendita che lasceremo il più possibile al mercato stesso».
Inoltre proseguirà il lavoro per ottenere le migliori forniture possibili di piante e fiori in termini di qualità e ampiezza dell’assortimento. E poi, a fronte di una distinzione fra coltivatori/produttori e commercianti che sta diventando meno chiara, con ruoli mutevoli degli attori della filiera, la risposta migliore è sempre un mercato aperto, che garantisce l’accesso a tutti i fornitori. Le due piazze di scambio di FloraHolland, quella fisica e quella online, continueranno ad essere caratterizzate dall’assortimento più vasto a livello mondiale e da ottimi e stabili prezzi. La piattaforma online non sarà solo un mercato, ma permetterà a tutti i protagonisti della filiera florovivaistica nel mondo di trovarsi e scambiarsi idee. FloraHolland crede ancora nell’importanza del mercato fisico, ma il costante per quanto graduale declino delle vendite all’asta imporranno alcuni tagli dei costi in tale ambito. Vengono annunciate infine, ma non svelate, modifiche nelle modalità di funzionamento delle aste.
LS


l ricercatore e dottore agronomo William Antoni Petrucci è convinto che si possa fare ancora molto per la coltivazione dei frutti di bosco a fini commerciali sulla Montagna pistoiese. Ecco allora la coltivazione di mirtilli giganti, specie geneticamente adattata per essere più produttiva. Petrucci e altri ricercatori stanno studiando il mirtillo selvatico dell’Abetone per riprodurlo anche in seme al fine di un ripopolamento dei vaccinieti, colpiti dal clima e dall’invasione del falso mirtillo.

 
Se ne è parlato in un seminario svoltosi il 17 Gennaio dal dottore e ricercatore Petrucci proprio sulle prospettive delle coltivazioni di piccoli frutti, mentre il suo collega Alessio Ferri ha parlato di castanicoltura. L’economia montana potrebbe essere risollevata dalla coltivazione di piccoli frutti, spiega Petrucci, se i tanti produttori si organizzassero in un consorzio. Ad oggi il maggior smercio dei piccoli frutti avviene in pasticcerie e gelaterie o nella vendita diretta. Ma c’è molta richiesta anche fra i laboratori di conserve e la grande distribuzione, dove però la vendita avviene a due euro al chilo (a fronte di un prezzo che oscilla fra i sei e i dieci euro al chilo per pasticcerie, gelaterie e vendita diretta). A Casore del Monte la coltivazione di mirtilli giganti è nata dalle fragoline di bosco spontanee, da cui è stata riprodotta questa specie geneticamente adattata, già utilizzata da un coltivatore di Cireglio. La proposta di Petrucci non si ferma qui e parla di alcune varietà esotiche, fra cui l’akekengi e il lampone giallo. Il luogo ideale per queste coltivazioni potrebbe essere il vivaio forestale di Maresca, comune in cui Petrucci risiede, favorito dalla presenza del fiume. Periodicamente tale impianto potrebbe essere aperto a persone esterne che, pagando, potrebbero raccogliere direttamente il prodotto fresco. 
 
Redazione Floraviva

bini

«Riguardano per quasi il 90% aziende del florovivaismo» (vivaismo e floricoltura), fa sapere Francesco Bini, responsabile della Confederazione italiana agricoltori a Pescia e a Buggiano. Si tratta di servizi di consulenza effettuati nelle aziende dai tecnici Cia e rimborsati all’80% dal Programma di sviluppo rurale: in tutto circa 250 mila euro erogati a fondo perduto a oltre 200 imprese per impostare la partecipazione ai nuovi bandi della Pac, del Psr e del Pan (Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari). I fondi disponibili dovrebbero bastare per tutti.

La fase 7 della misura 114, per i servizi di consulenza aziendale alle aziende agricole, del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 è giunta a termine. La scadenza era prevista ieri, ma è estata prorogata a lunedì. E già ora si può dire che la risposta degli agricoltori aderenti alla Cia di Pistoia è stata ottima: più che raddoppiate le partecipazioni, con oltre 200 aziende che, grazie all’aiuto degli uffici Cia, hanno fatto domanda di servizi di consulenza rimborsati all’80 per cento dal Psr. Per un totale di circa 250 mila euro che saranno erogati a fondo perduto, visto che si tratta di tre tipologie di consulenze, da 800, 937 o 1875 euro, e che la maggior parte delle domande riguarda la tipologia più costosa.  
Questi, in estrema sintesi, i risultati del bando riferiti oggi da Francesco Bini, responsabile di Cia a Buggiano e a Pescia, il quale ha spiegato che «per quasi il 90% si tratta di domande di aziende del florovivaismo», inteso in senso lato ad abbracciare sia il vivaismo che la floricoltura. Percentuale non sorprendente, dato il ruolo che hanno questi due comparti agricoli nella provincia di Pistoia.
«Un positivo segno di vitalità da parte degli imprenditori che hanno dimostrato di voler cogliere questa occasione per far ripartire il settore» ha osservato Bini. Infatti, come ci ha spiegato, la settima fase della misura 114 del vecchio Psr è stata pensata dalla Regione Toscana, ascoltate le associazioni di categoria, per dare un sostegno agli agricoltori in questa delicata fase di avvicinamento ai bandi della nuova Politica agricola comunitaria (Pac) 2014-2020, del nuovo Programma di sviluppo rurale toscano 2014-2020 e del Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile di prodotti fitosanitari. Sono rimasti a disposizione all’incirca 2,5 milioni di euro e dovrebbero bastare per far fronte a tutte le domande, ha aggiunto Bini. In ogni caso, ha precisato, «la Regione si è impegnata» a coprire tutte le richieste di consulenza.
Per i soci della Confederazione italiana agricoltori le consulenze, mirate a consentire di partecipare con successo ai nuovi bandi Pac, Psr e Pan, saranno svolte dai tecnici Cia direttamente nelle sedi aziendali.

LS

"Ancora una volta la Regione Toscana ha centrato in pieno l'obiettivo sulla erogazione dei fondi per il Programma di Sviluppo Rurale, superando di oltre 28 milioni la soglia che era stata fissata per il 2014 per non incorrere nel disimpegno automatico previsto dal fondo europeo FEASR. Sono stati complessivamente erogati 148 milioni di contributi pubblici a fronte di 16 mila domande."

Queste le parole dell'assessore all'agricoltura della Regione, Gianni Salvadori, che esprime la sua soddisfazione per "l'ottimo lavoro fatto sia dagli uffici della Regione sia da ARTEA, l'agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura."

Per gli "Interventi per il miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale", nel 2014 sono stati erogati 34,7 milioni (240 milioni di euro dall'inizio della programmazione): di cui oltre 21 milioni (715 domande) sono stati erogati per la misura "Ammodernamento delle aziende".

Le risorse erogate nel 2014 ai giovani agricoltori toscani (182 le domande soddisfatte) sono pari a 7 milioni di euro (23 milioni di euro nell'intera programmazione), quelle per i Progetti integrati di filiera PIF (15 milioni nel 2014 e 23 milioni nell'intera programmazione) e per i tabacchicoltori (5 milioni nel 2014 e 20 milioni nell'intera programmazione)

Per gli "Interventi per il miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale " sono stati erogati oltre 52 milioni di euro (184 milioni dall'inizio della programmazione), di cui 34 milioni per le indennità per zone montane, svantaggi naturali e interventi agroambientali e 17 milioni di euro per interventi sul settore forestale per la prevenzione del rischio idrogeologico.

Altri 5 milioni di euro sono stati erogati per gli "Interventi per la qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione dell'economia rurale", (36,6 milioni dall'inizio della programmazione) e 22 milioni di euro per gli "Interventi per l'attuazione dell'impostazione Leader" gestiti dai Gruppi di azione locale (GAL) nei territori (57,6 milioni dall'inizio della programmazione).

"Questi fondi – conclude l'assessore Salvadori – sono stati molto importanti per l'economia della Toscana, sopratutto in questo periodo di crisi, le aziende agricole hanno saputo cogliere l'occasione per rinnovarsi e fare investimenti e molti giovani hanno avviato un'attività imprenditoriale in agricoltura. Da parte della Regione e di ARTEA si è lavorato molto sull'efficienza e questo ha permesso nel 2014 di erogare 23 milioni di euro in più rispetto all'anno precedente, e si sono concentrati gli sforzi, nelle zone montane per compensare svantaggi naturali e per interventi agro ambientali, per i quali sono stati erogati 34 milioni contro i 21 dell'anno precedente."

Complessivamente nella programmazione 2007/2013 sono stati erogati da ARTEA 709 milioni di euro riferiti ad oltre 84 mila domande.

Intanto con i primi giorni di gennaio sono già riprese le erogazioni per il PSR sui fondi del 2015.

Redazione Floraviva

enrico rossi

La Regione ha già pronta la sua legge, che andrà lunedì prossimo all'approvazione della giunta per un riassetto di competenze unico a livello nazionale. Regione Toscana si impegnerà direttamente nel governo del territorio. Tre le grandi aree di competenze, oggi gestite dalle Province, che ritorneranno in capo alla Regione: quella riguardante la formazione e il lavoro, quella sull'agricoltura, la caccia e la pesca e la terza sull'ambiente.

"La nuova legge – ha spiegato il presidente Rossi – è basata su tre principi cardine: sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, ovvero non sovrapposizione delle competenze. In base al principio di sussidiarietà – ha continuato – deve essere fatto a livello locale ciò che più è utile e conveniente, ma in base al principio di adeguatezza non tutto va fatto a livello locale, per evitare il rischio di localismi. In base al principio di differenziazione – ha aggiunto – si eviteranno duplicati e sovrapposizioni." Saranno dunque tre le grandi aree di competenze, oggi gestite dalle Province, che ritorneranno in capo alla Regione. "La prima – ha spiegato Rossi – è quella che attiene alla formazione a cui si ricollega anche il lavoro. La formazione che oggi è svolta al 50% dalle Province e al 50% dalla Regione, sarà tutta regionale, mentre per quanto riguarda i centri per l'impiego – ha aggiunto – noi pensiamo ad una agenzia nazionale con declinazioni regionali." "La seconda area di competenze riguarda l'agricoltura, la caccia e la pesca – ha spiegato ancora il presidente – mentre la terza riguarda l'ambiente. Questo significa che avremo un Genio Civile regionale, che sarà presente sui territori, e che sarà competente per la progettazione, la manutenzione, la polizia idraulica." Per completare il riassetto organizzativo Rossi ha aggiunto che è in itinere un accordo con il Comune di Firenze per la ripartizione dei compiti con la città metropolitana. La questione che tocca il personale delle province seguirà l'approvazione del riassetto organizzativo: "Dopo l'approvazione in Consiglio regionale – ha detto Rossi - comincerà la discussione, che comprenderà le forze sociali e sindacali, per riassorbire parte del personale delle province dichiarato in esubero dal Governo con la legge di stabilità. Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è quello di non lasciare nessuno per strada, per questo chiederemo anche agli Enti Locali e agli organi dello Stato di farsi carico della questione." Dopo l'approvazione della nuova legge il percorso di riassorbimento del personale, che in base alla legge Del Rio non dovrà comportare aumenti di spesa, si concluderà in 3 mesi. Fino ad allora gli stipendi del personale delle province saranno garantiti in quanto la Regione continuerà a trasferire i fondi relativi alle materie delegate. Il personale conta ad oggi circa 4 mila 400 dipendenti in carico alle province, di cui circa il 50% è stato dichiarato "esubero" da parte dello Stato. Saranno pensionati circa 250 dipendenti secondo l'applicazione delle norme antecedenti alla Fornero. Analogamente si sta procedendo con le Asl: "Andremo avanti in questa direzione anche per il personale delle province che ne abbia i requisiti e in questo senso sono stati invitati a lavorare già da oggi anche i presidenti delle province stesse." Infine sul tema, Rossi pone un interrogativo al governo: "La Regione con le Asl e il sistema degli enti locali si stanno riorganizzando, come mai nella riorganizzazione non vengono coinvolti anche gli apparati periferici dello Stato? Siamo sicuri che a livello di apparati periferici dello Stato non ci sia nulla dove sia necessario intervenire per razionalizzare e risparmiare sulla spesa pubblica?"

Redazione Floraviva