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miele

Mai cosi tanto miele dall'estero in Italia. Proviene soprattutto da Ungheria e Cina

Quasi due barattoli di miele su tre in vendita in Italia sono stati in realtà prodotti all’estero per effetto delle importazioni record che hanno raggiunto la quantità di 21,2 milioni di chili nel 2014, con un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat dalla quale si evidenzia una crescente invasione con gli arrivi che nel 2014 provengono principalmente dall’Ungheria con 7.6 milioni di chili, seguita dalla Cina con 2,6 milioni di chili e poi dalla Romania con 1.8 chili e dalla Spagna con 1,6 milioni di chili.
 
La produzione in Italia nel 2014 – sottolinea la Coldiretti - è risultata in forte contrazione, si stima tra gli 11 e i 13 milioni di chilogrammi, con una riduzione attorno al 50 per cento a causa del cattivo andamento climatico durante alcune delle fioriture più importanti, quali acacia, agrumi e castagno. In particolare le temperature sotto le medie stagionali, le piogge abbondanti e i forti venti hanno ostacolato fortemente – continua la Coldiretti - l’attività di raccolta del nettare da parte delle api.  Preoccupanti anche gli effetti le avversità parassitarie che - precisa la Coldiretti - hanno colpito le famiglie di api nel corso del 2014, oltre alla ormai ubiquitaria Varroa destructor,  i focolai di Aethina tumida e i ritrovamenti di Vespa velutina, hanno determinato danni e gravi ostacoli all’operatività degli apicoltori delle zone interessate. Un pericolo per l’Italia perché come diceva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
 
Con il crollo della produzione nazionale aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità e per questo -  consiglia la Coldiretti - occorre verificare  con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.
 
Per acquistare  miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell'Unione Europea, l'etichetta - conclude la Coldiretti - deve riportare l'indicazione "miscela di mieli originari della CE"; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta "miscela di mieli non originari della CE", mentre se si tratta di un mix va scritto "miscela di mieli originari e non originari della CE". L'apicoltura italiana – conclude la Coldiretti - conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d'affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all'agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.
 
LE IMPORTAZIONI DI MIELE STRANIERO IN ITALIA

ANNI 2012 2013 2014
CHILI 15.220.163 18.493.404 21.173.750

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati istat

Redazione Floraviva
 

chimica

Ict, fotonica, fabbrica intelligente, chimica e nanotecnologia. Su questi punti vine fatto un ulteriore passo avanti nel rafforzamento del sistema regionale del trasferimento tecnologico che sarà possibile fare grazie al bando per il sostegno alle infrastrutture di ricerca mediante il co-finanziamento di progetti di investimento

Sono questi gli ambiti tecnologici indicati dalla strategia regionale di Smart specialisation, declinazione toscana di uno dei pilastri della strategia europea che individua settori e territori e relative potenzialità di sviluppo. Lo stanziamento è di 9 milioni che potranno successivamente essere incrementati.
Chi e come può fare domanda Organismi di ricerca pubblici, gestori di infrastrutture di ricerca possono presentare domanda di cofinanziamento a partire dal 2 marzo e fino al 30 maggio 2015, per realizzare o potenziare le infrastrutture come laboratori, attrezzature, macchinari e altri investimenti legati, appunto, ai settori Ict e fotonica, fabbrica intelligente, chimica e nanotecnologie. Potranno presentare domanda un numero minimo di 4 organismi di ricerca, organizzati in forma collaborativa, ciascuno autonomo ed indipendente, non appartenente alla stessa entità legale. Le domande vanno presentate esclusivamente online accedendo alla piattaforma web di Sviluppo Toscana spa. Le risorse Il bando è finanziato grazie all'anticipazione di risorse da parte della Regione sul Por Fesr 20 14-2020 e potrà essere incrementato proprio grazie alle risorse previste dal programma.
"Il bando concretizza la strategia regionale per la smart specialisation - spiega l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini - e rappresenta uno degli interventi più importanti che intendiamo realizzare con il nuovo programma di fondi Fesr 2014-2020 che, non dimentichiamo, compie una scelta di forte concentrazione delle risorse: il 72%, di esse infatti, circa 563 milioni di euro, vanno a sostegno delle imprese e di queste circa il 32% sono destinati agli investimenti in innovazione e trasferimento tecnologico con una previsione complessiva di finanziamento di oltre 250 milioni".
Gli interventi finanziabili con il bando sono: laboratori di ricerca industriale e applicata, laboratori di prove/analisi, dimostratori tecnologici. I progetti presentati dovranno riguardare una delle due seguenti tipologie: potenziamento di infrastrutture esistenti; realizzazione di nuove infrastrutture, a condizione che sul territorio regionale non siano presenti infrastrutture specializzate negli ambiti tecnologici proposti.
Contributi in conto capitale Gli aiuti agli investimenti per le infrastrutture di ricerca sono concessi nella forma del contributo in conto capitale, per una intensità di aiuto che non può superare il 50% del costo totale ammissibile. L'agevolazione co-finanzia investimenti il cui costo totale non sia inferiore a 3 milioni e non superiore a 5 milioni di euro.
In linea con la "Strategia di ricerca e Innovazione per la Smart Specialisation in Toscana", saranno finanziati esclusivamente infrastrutture di ricerca rilevanti per il sistema regionale e legate alle priorità tecnologiche indicate dalla Smart specialisation, ovvero Ict e fotonica, fabbrica intelligente, chimica e nanotecnologia.
Per conoscere tutti i dettagli necessari per presentare domanda, consultare il testo integrale del bando e tutti gli allegati.
Per saperne di più: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Per assistenza alla compilazione online scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Redazione Floraviva

family online

Dal 30 ad oltre il 45% è l'aumento dei toscani che risultano essere più connessi e digitali dal 2012 sul 2013. E' la fotografia che esce dal rapporto 2014 sulla società dell'informazione e della conoscenza in Toscana, appena pubblicato dall'ufficio Statistica della Regione e scaricabile dal sito dell'ente.

I numeri sono quelli del 2013, il confronto è con il 2012 e raccontano come le famiglie che usano internet da casa siano in crescita: sono un po' più di sei su dieci in tutta la regione, il 62,2% per la precisione contro il 55,8 dell'anno precedente. L'Adsl è invece usata dal 66,4% di quanti accedono ad internet. I progressi in un anno non sono grandissimi ma cresce (e di gran lunga) chi usa altri tipi di banda larga altrettanto veloce, come il wi-fi, che fa un balzo non indifferente dal 30 ad oltre il 45%.

Pubblica amministrazione on line virtuosa
La Regione sta gettando semi per un sistema ancora più aperto ed evoluto, ma la Toscana che utilizza internet e lo fa per dialogare anche con la pubblica amministrazione appare una Toscana in buona salute. La Toscana registra così primati positivi. La pubblica amministrazione toscana usa infatti in modo diffuso soluzioni open source che riducono i costi: lo fa il 58% degli enti pubblici contro il 41% a livello nazionale. La pubblica amministrazione toscana svetta per la dotazioni di strumenti di videoconferenza, che non sono un vezzo ma consentono di ridurre tempi e spostamenti: ne sono muniti il 41% delle istituzioni, contro appena il 18% in tutta Italia. La Toscana è anche la regione in cui la pubblica amministrazione utilizza più frequentemente i social network per raggiungere gli utenti: avviene nel 51% dei comuni contro il 28% della media nazionale.

La 'rivoluzione' di Open Toscana
"Nei mesi scorsi abbiamo deciso di puntare con ancora più decisione sui servizi on line e sulle nuove tecnologie che servono a semplificare la vita al cittadino e alle imprese - ricorda nella prefazione alla pubblicazione l'assessore ai sistemi informativi Vittorio Bugli -. Lo abbiamo fatto con Open Toscana, open.toscana.it, uno spazio e un luogo virtuale unico da cui accedere oggi ai servizi della Regione e domani dell'universo più vasto della pubblica amministrazione". Uno spazio aperto, da costruire insieme anche con chi di innovazione vive, a partire dalle tante start up che animano la Toscana e senza paura di contaminarsi. Uno spazio facilmente accessibile anche da smartphone e tablet, che i cittadini sempre più di frequente utilizzano per navigare e stare sul web, per incontrarsi sui social media, per fare acquisti e prenotare viaggi.

Un internauta su due utilizza i social
Dal rapporto emerge come i toscani, al pari di quasi tutti gli italiani, abbiano per lo più un'alfabetizzazione informatica di base. Netta rimane la divisione tra nuove e vecchie generazioni. Chi naviga ed usa internet ha in genere meno di 54 anni: i giovani tra 20 e 24 navigano praticamente quasi tutti. Usa di più internet chi ha studiato o ha un lavoro da impiegato e dirigente. Un toscano su tre sul web telefona e fa anche videochiamate, ma la principale attività degli internauti (otto su dieci) rimane l'uso della posta elettronica. Uno su due utilizza i social. Il 36%, in crescita di un quinto, utilizza i servizi bancari on line, il 31% (nel 2012 era il 28) consulta i siti della pubblica amministrazione. Un po' meno ma con un aumento ancora più accentuato – il 27 e 16% - dai siti della Pa scarica i moduli e li invia direttamente attraverso la rete: una percentuale ancora bassa che risente per lo più rave; della necessità di avere una casella di posta elettronica certificata. Si compra anche on line: lo ha fatto nel 2013 il 47,2% dei toscani, l'anno prima erano stati il 37%.

Accessi più veloci e gli investimenti della Regione
Alla pubblica amministrazione on line i cittadini chiedono comunque di migliorare. Il 37,2% di quanti hanno visitato i loro siti denuncia infatti informazioni poco chiare, insufficienti o non aggiornate. Si tratta di una percentuale non trascurabile. Il 24,3% lamenta problemi tecnici dei siti e un quinto la mancanza di un servizio di assistenza,on line o off line. Ultima pecca la velocità di connessioni: preponderanti, sette su dieci, sono ancora le connessioni più lente, quelle al di sotto dei 10 Mbit per secondo. Vale anche per le aziende.

"Ma la Regione Toscana - conclude Bugli nell'introduzione - sta investendo anche sulle infrastrutture e la banda larga e ultra-larga. Lo facciamo oltre le nostre competenze, consci che senza una connessione ad internet che sia sufficientemente diffusa e veloce il resto del lavoro rischierebbe di vanificarsi".

Ci sono territori dove l'Adsl ancora non c'è o i gestori privati non hanno interesse ad accenderla. Così nella propria agenda digitale la Regione ha definito un piano in cinque punti tra cui connettività e accesso veloce ad internet per tutti sono al primo posto. La Toscana ha già investito negli ultimi anni, assieme a Ministero e Unione europea, 30 milioni per portare la fibra ottica dove non c'era. Altri 40 milioni sono pronti per essere spesi e portare la banda larga almeno fino a 20Mbps nelle aree più remote. Circa 100 milioni saranno investiti nei prossimi sette anni per la banda ultra-larga utilizzando i fondi europei.

Leggi la sintesi del rapporto

Redazione Floraviva

Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, nel corso dell’incontro di oggi fra i vertici delle associazioni di categoria agricole, il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, a cui partecipavano anche i rappresentanti del territorio florovivaistico pistoiese danneggiate dall’uragano, ha chiesto al governo di pensare a delle deroghe per far attivare il fondo di solidarietà nazionale anche su voci di solito escluse in quanto assicurabili, come serre, tunnel e ombrari. Positiva la prima reazione del ministro. Nel corso dell’incontro il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino ha chiesto anche il blocco delle rate dei mutui e una sospensione dei contributi sui dipendenti per le aziende colpite.

«In base alle normative vigenti non si può attivare il fondo di solidarietà nazionale per tutto ciò che è assicurabile. Ad esempio, le serre con i tunnel e gli ombrari. Questo è un grosso problema per le imprese florovivaistiche della provincia pistoiese messe in ginocchio dall’uragano della notte fra il 4 e il 5 marzo scorsi. Per questo ho chiesto durante l’incontro con il ministro Martina e il presidente Rossi se non fosse possibile pensare a qualche forma di deroga? E la reazione del ministro è stata di apertura. Vedremo come si concretizzerà questa apertura nei prossimi giorni».

E’ quanto dichiara il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini al termine dell’incontro avvenuto alle 13 di oggi nella sede della Giunta regionale toscana fra il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori e i rappresentanti delle associazioni di categoria agricole dei livelli regionali e delle zone colpite dall’uragano, fra cui la provincia di Pistoia in cui il florovivaismo ha fatto una prima stima di 300 milioni di danni. Per Cia, c’era anche il presidente nazionale Dino Scanavino, venuto oggi a Firenze per concludere la manifestazione di Cia sul tema “Verso il territorio come destino” nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, oltre al presidente regionale Luca Brunelli.

«La serie di incontri del ciclo sul territorio come destino – dice Sandro Orlandiniè stata premonitrice di quanto accaduto nei giorni scorsi in Toscana. Ad ogni appuntamento abbiamo infatti proiettato delle slide comprendenti anche gli eventi catastrofici avvenuti nel corso degli ultimi anni. Questa tematica, collegata a quelle del cattivo uso del suolo e dell’abbandono dell’agricoltura in certe zone montane, è stata subito affrontata in concreto dal ministro Martina e dal presidente Rossi all’incontro successivo in Regione riguardante le devastazioni avvenute in Versilia e nel pistoiese, le due aree della Regione Toscana caratterizzate dalle produzioni florovivaistiche».

Durante l’incontro, spiega Orlandini, «il presidente nazionale di Cia Scanavino, oltre a spalleggiare la proposta di Cia Pistoia della deroga a cui ho accennato relativa al fondo di solidarietà nazionale, ha chiesto il blocco delle rate dei mutui e la sospensione dei contributi ai dipendenti per le aziende più danneggiate dall’uragano».

La risposta del ministro, come riportato dall’Ansa, è stata la seguente: «sicuramente daremo una mano nel brevissimo ad alleggerire, dal lato dei costi, le aziende che sono interessate da questa vicenda. E qui il tema della stima dei danni e del meccanismo dichiarazione di calamità è fondamentale per poter poi far scattare alcune deroghe, rinvii e alcune attività di alleggerimento dei pagamenti su diversi fronti. Poi possiamo cominciare a lavorare sull'accompagnamento al credito per queste aziende, specifico nel settore, e anche qui abbiamo immaginato un paio di piste di lavoro».

Come conclude Orlandini, «Cia Pistoia è soddisfatta di tutta l’attenzione dimostrata dai livelli politico-istituzionali nazionale e regionale per le problematiche delle aziende agricole e in particolare florovivaistiche in seguito alle devastazioni causate dall’uragano».

 

Redazione Floraviva


Associazione boscaioli pistoiesi e Cia Pistoia: «non dimenticatevi dei disastri nei boschi e negli oliveti, necessari interventi rapidi»

Nadia Bartoli, presidente dell’Associazione boscaioli pistoiesi, parla di interi boschi e abetaie abbattuti e sottolinea l’urgenza di tagli e ripuliture per ragioni di sicurezza e per salvare il turismo. Sandro Orlandini, presidente di Cia Pistoia, segnala i tanti olivi spezzati o sradicati nelle colline, colpo definitivo sugli olivicoltori dopo una stagione in cui la produzione era crollata dell’80%.

«Anche la situazione dei boschi nella montagna pistoiese è disastrosa: che le istituzioni non se ne dimentichino. Qui nel comune di Marliana, fra Casore del Monte e Femmina Morta, tanto per fare un esempio, c’è un’intera abetaia abbattuta, e tutto il bosco è in condizioni pietose. Molti anche i castagni distrutti e pure le querce».

A sottolineare la situazione drammatica è Nadia Bartoli, presidente dell’Associazione boscaioli pistoiesi, che lancia un grido d’allarme alle istituzioni preposte: «diano la possibilità alle nostre aziende di tagliare e ripulire i boschi, spronando i proprietari privati di boschi a darsi da fare. Che si colga questa situazione drammatica come occasione per iniziare davvero una politica seria di gestione dei boschi. E bisogna fare in fretta, sia per ragioni di sicurezza che per salvare il turismo!».

Si unisce al grido d’allarme dei boscaioli pistoiesi sulla portata dei danni della tempesta di vento tra il 4 e il 5 marzo nella montagna pistoiese e sulla necessità di interventi rapidi il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini, che allarga il discorso alle colline pistoiesi e in particolare all’olivicoltura. «Ho visto di persona molti uliveti delle nostre colline devastati dal vento, con piante di olivo spezzate o sradicate. Dopo una stagione funestata da un crollo della produzione d’olio dell’80% per la mosca olearia ci mancava il colpo di grazia del vento. Nel momento in cui si sarebbero dovuti potare gli ulivi, in molti casi ci ha pensato a farlo il vento, ma in malo modo e con effetti davvero pesanti. Ci vorrà diverso tempo perché l’olivicoltura della zona ritorni ai livelli di produzione precedenti».

Redazione Floraviva