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cia florovivaismo

Il documento di Cia Pistoia e Cia Toscana è stato consegnato idealmente al candidato presidente Rossi, sostituito dall’assessore Bugli, e a tutti i candidati alle imminenti elezioni in un incontro tenutosi ieri ad Agliana a cui era presente il gotha del vivaismo pistoiese. Tra le 9 linee di intervento proposte per risollevare il settore dalla momentanea crisi, drastiche semplificazioni burocratiche, un tavolo regionale per la filiera del verde (comprensivo della floricoltura), più sostegno a innovazione ricerca e Cespevi, un piano per il riciclo degli scarti dei vivai in compost di qualità, norme che assegnino lavori e gestione del verde pubblico alle aziende competenti del comparto. Bugli, disponibile ad aprire subito il confronto sul testo a cominciare dalla semplificazione, ha avvertito che stanno per essere pubblicati i bandi dei Pif.

Una serie di immediate e concrete azioni di sostegno, riassunte in nove punti, per rilanciare tutto il settore florovivaistico e in particolare il vivaismo ornamentale pistoiese, che sta vivendo un momento difficile e rischia di entrare in una crisi senza vie d’uscita, disperdendo così un patrimonio di capacità produttive e professionalità universalmente riconosciuto.
E’ il documento presentato ieri da Cia Toscana e Cia Pistoia durante un incontro presso i Vivai Signori Maurizio di Agliana, una fra le aziende pistoiesi più duramente colpite dalla tempesta di vento del 5 marzo scorso, a cui era stato invitato il candidato presidente alle imminenti elezioni toscane Enrico Rossi - poi sostituito per un grave problema familiare dall’assessore regionale alle finanze e ai tributi Vittorio Bugli - e a cui sono intervenuti i candidati consiglieri Massimo Baldi, Federica Fratoni e Alice Giampaoli. Incontro a cui era presente, insieme al presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini nel ruolo di moderatore e al direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci (in sostituzione del presidente Luca Brunelli, in missione negli Stati Uniti) e al rappresentante del gruppo di interesse economico (Gie) nazionale del florovivaismo di Cia Roberto Chiti, un po’ tutto il gotha del vivaismo ornamentale pistoiese: a cominciare dal presidente del distretto Francesco Mati fino al presidente dell’Associazione vivaisti pistoiesi Vannino Vannucci (entrambi di Confagricoltura).  
Il documento con le linee di intervento proposte da Cia che è stato consegnato fisicamente ai candidati invitati presenti - e idealmente a Enrico Rossi (al quale sono state rivolte parole di affetto e solidarietà dagli intervenuti) ma anche a tutti gli altri candidati alle elezioni regionali - è articolato nei seguenti nove punti: 1) semplificazione e riduzione degli adempimenti burocratici; 2) una nuova politica per il verde pubblico, con maggiore attenzione a coinvolgere chi ha capacità in materia e regole chiare a garanzia del cittadino; 3) misure di sostegno all’innovazione e alla ricerca, con un impegno specifico a rinnovare e sviluppare l’attività del Cespevi, il Centro sperimentale per il vivaismo presieduto da Renato Ferretti; 4) incentivi a favore dell’aggregazione aziendale e della produzione di piante di qualità certificata; 5) incentivi a favore dei giovani agricoltori, anche per forme di apprendimento in materie specifiche; 6) incentivi alla produzione di compost di qualità e riutilizzo degli scarti verdi aziendali; 7) strumenti finanziari per favorire la crescita della liquidità ed agevolare i pagamenti fra le aziende agricole del settore; 8) attivazione di un tavolo regionale della filiera del verde, che dovrebbe coinvolgere distretto e associazioni di categoria per poter esaminare tutte le problematiche relative al vivaismo nei comuni del comprensorio, ma anche la floricoltura e le altre realtà florovivaistiche regionali; 9) più fondi per la promozione del florovivaismo, quale una delle principali attività agricole della Toscana (il 30% del Pil agricolo della regione, con circa 3600 aziende florovivaistiche, di cui 2700 del vivaismo ornamentale, che a Pistoia consiste in 1200 imprese, 5000 addetti e 600 milioni di plv, produzione lorda vendibile).
Aprendo i lavori il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini, dopo aver manifestato soddisfazione per l’unione di intenti fra Cia e Confagricoltura che ha portato alla staffetta alla guida del distretto fra Vannucci e Mati, ha fra le altre cose segnalato un nuovo problema concreto che si sta affacciando sul vivaismo pistoiese, quello dell’obbligo di contatori ai pozzi dell’acqua, «un approccio un po’ rigido alla questione idrica, che sembra quasi dimenticare che ormai gran parte dell’acqua nei vivai pistoiesi viene riutilizzata a ciclo continuo». Orlandini ha poi ricordato che il documento proposto da Cia per scacciare la crisi dal florovivaismo viene presentato ai candidati alle regionali perché, con la perdita di ruolo della provincia, «sarà la Regione ad avere la delega in agricoltura e quindi l’interlocutore privilegiato anche per il florovivaismo». Inoltre si è soffermato sull’importanza cruciale di alcuni dei punti del documento, come ad esempio la necessità di sostenere il Cespevi: «nell’anno di Expo possiamo dire che a Pistoia si producono piante di qualità e a Pescia fiori di qualità, ma questo non basta. Ci vogliono prodotti innovativi e in tal senso è essenziale il ruolo del centro sperimentale del vivaismo, che però con la riforma delle camere di commercio sta per perdere il suo punto di riferimento istituzionale e finanziario».
Nel suo rapido intervento, il presidente dell’Associazione vivaisti pistoiesi Vannino Vannucci si è detto d’accordo con Orlandini, perché «la globalizzazione ci ha fatto capire che bisogna essere uniti», e ha chiosato sulla questione contatori ai pozzi: «ogni singola goccia di acqua viene da noi riutilizzata e questo è spesso ignorato da chi non è del settore, che si è enormemente evoluto nella gestione idrica».  
Il responsabile di Cia del Gie nazionale del florovivaismo, nonché vicepresidente di Piante e fiori d’Italia, Roberto Chiti, ha illustrato uno per uno i punti del documento di Cia, evidenziando ad esempio che la necessità di semplificazione burocratica è legata al fatto che «la redditività, soprattutto per le piccole aziende florovivaistiche, è talmente bassa che non ci sono più le risorse necessarie all’espletamento di tutte le pratiche burocratiche». Oppure che «il verde pubblico non deve più essere gestito da ditte di altri settori che non sanno nulla di verde e non sono in grado di fare interventi a regola d’arte». E ancora che «in tutte le regioni in cui ci sono eccellenze nel florovivaismo c’è un centro di ricerca come il Cespevi, basti pensare all’istituto regionale per la floricoltura di Sanremo». E infine che «nel nostro settore c’è una grande quantità di scarti, ma questo problema può trasformarsi in una risorsa, purché sia creata una cornice normativa e regolamentare ad hoc» e che «anche il nostro settore dovrebbe ricevere fondi per la promozione come quelli ricevuti da altri comparti agricoli».
Il presidente del distretto vivaistico ornamentale Francesco Mati ha esordito dicendo che «arrivare in questo bel vivaio, con gli uccellini che cantano e circondati da piante, è la prima risposta a quelli che accusano il vivaismo di inquinare, quando non lontano da qui vedo invece tutto il cemento del macrolotto». «Anche se ci sono piccoli segnali di ripresa – ha continuato Matisiamo ancora in mezzo alla crisi e per alcune aziende è forse troppo tardi per riprendersi. Il nostro settore non è, come si sente dire talvolta, un settore che produce beni voluttuari, ma qualità della vita, ossigeno e bellezza. E ci sarà sempre qualcuno che si rivolgerà a noi: dai giardinieri agli architetti del paesaggio. Ma ci vorrebbero degli incentivi per portare il verde nelle scuole e nei giardini pubblici, anche per non continuare a prendere le multe dell’Ue per l’aria inquinata».
Il candidato consigliere regionale Massimo Baldi ha fra l’altro sostenuto che per molto tempo non c’è stato dialogo fra il mondo del vivaismo e la città di Pistoia, ma da alcuni anni i vivaisti con le loro sponsorizzazioni hanno un ruolo importante nella comunità. Bisogna proseguire in questa direzione, togliere lacci e lacciuoli e dare al vivaismo lo stesso peso che si a industrie come la Breda, perché tutti i settori sono ugualmente importanti. La candidata Federica Fratoni ha detto che il tavolo regionale del verde è la strada giusta per il confronto fra livello regionale e soggetti del settore e che il Cespevi, nonostante le difficoltà attuali, dovrà avere un ruolo molto più dinamico con l’aiuto della Regione, visto che oltretutto, in aggiunta ai compiti di ricerca, ha la gestione di un parco di grande pregio. Mentre Alice Giampaoli, altra candidata al consiglio regionale, ha affermato che il rapporto armonico tra ambiente e sviluppo è connaturato al settore vivaistico e più in generale florovivaistico e che è di fondamentale rilievo l’azione per valorizzare gli scarti verdi.
L’assessore regionale alle finanze Vittorio Bugli ha ricordato che nella scorsa legislatura il consiglio regionale ha approvato una legge sul vivaismo che «ha dato dignità autonoma al settore, al pari di pochi altri, quali ad esempio l’artigianato, e quindi da questo momento il vivaismo non può più essere sottovalutato». «La prossima legislatura – ha aggiuntodeve servire per far seguire le azioni concrete alla legge, anche a partire dalle indicazioni del vostro documento». Bugli si è impegnato a portare il documento all’attenzione di Enrico Rossi e si è detto pronto a convocare già la prossima settimana una riunione per raccogliere puntualmente le proposte concrete, a cominciare da temi quali la semplificazione burocratica. Inoltre Bugli ha ricordato il lavoro svolto dalla Regione in agricoltura e in particolare sui fondi europei e con l’attivazione di bandi per l’agricoltura che alla voce Pif (progetti integrati di filiera) - in pubblicazione la prossima settimana - valgono 90 milioni. Bugli ha concluso dichiarando la necessità che nella prossima legislatura venga completamente rivista e rimessa al passo coi tempi la promozione della Regione Toscana: «non critico il lavoro di Promozione Toscana, ma è l’assetto della promozione regionale che non basta più: ci vorranno sempre di più investimenti cospicui e mirati, in un’ottica di coordinamento nazionale».
Il direttore di Cia Toscana Giordano Pascucci, nel tirare le conclusioni con estrema sintesi, ha ripreso un tema introdotto dall’assessore Bugli, la legge sul vivaismo della Toscana, approvata nella scorsa legislatura regionale su iniziativa di due consiglieri pistoiesi quali Gianfranco Venturi e Caterina Bini. «La legge sul vivaismo – ha detto Pascuccideve essere attuata e ci sono diverse questioni problematiche da affrontare immediatamente. Fra i temi che mi preme qui sottolineare come prioritari, ricordo il credito, la ricerca e la promozione». «Bene per la tempestività della regione toscana nell’attuazione dei bandi in agricoltura – ha concluso Pascucci -, ma abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che sia tempestiva anche nelle incombenze quotidiane e ci vuole la massima attenzione a non smantellare i presidi nelle aree rurali, che sono già in difficoltà».

Redazione Floraviva

intersolar award

Monaco di Baviera, 21 maggio 2015 – Per il secondo anno l'ees AWARD premia i migliori prodotti e soluzioni destinati all’immagazzinamento energetico. Delle numerose proposte presentate dieci si sono qualificate per la finale del concorso. I vincitori verranno resi noti il 10 giugno durante ees Europe, il salone specialistico dedicato alle batterie e ai sistemi di accumulo energetico più grande d'Europa.

Le tecnologie di immagazzinamento forniscono un contributo decisivo per la svolta energetica. Per alleviare il carico sulle reti elettriche nei momenti di picco e aumentare ulteriormente la quota delle installazioni fotovoltaiche, sono richieste soluzioni innovative. Di fronte a questo scenario gli organizzatori di ees Europe hanno indetto per il secondo anno l'ees AWARD. Saranno premiati i migliori prodotti e soluzioni per l’immagazzinamento energetico. Ad esempio nuovi materiali ma anche innovazioni nel campo della produzione, della tecnica dei sistemi, delle applicazioni, del riciclaggio o riutilizzo di componenti.

I trend emersi dai progetti presentati
Dai numerosi contributi presentati al concorso emergono diverse tendenze. Nelle tecnologie delle celle per accumulatori dominano le soluzioni agli ioni di litio, in particolare celle LiFePO4. Le innovazioni nella produzione, nel controllo qualità e nella chimica delle celle ora permettono di ottenere ben oltre 6.000 cicli, una profondità di scarica (DoD) fino al 100% e un ampio spettro di temperature di utilizzo. Un sistema di gestione della batteria migliorato aumenta l'efficienza, la durata e la sicurezza delle batterie. Molti produttori sono riusciti a ridurre i costi di fabbricazione, rendendo sempre più convenienti gli accumulatori a batteria. Tra i progetti candidati vi sono anche delle celle agli ioni di sodio basate sull'acqua salata, una nuova tecnologia con un grado di sviluppo straordinariamente elevato.
Nel campo dei sistemi di accumulo vi sono dispositivi combinati o accoppiati a CC, che si possono installare senza problemi anche su impianti fotovoltaici preesistenti. Una soluzione impossibile in passato con i sistemi ad accoppiamento CA. I sistemi di immagazzinamento nel frattempo si sono dotati delle più svariate funzionalità. Funzioni di back-up, strategie di caricamento basate sulle previsioni meteo, sistemi di controllo del carico intelligenti e con autoapprendimento nonché funzioni di monitoraggio dell'utilizzo a base web e soluzioni app per il monitoraggio dallo smartphone. Occorre riconoscere, inoltre, che gli accumulatori diventano sempre più sicuri, piccoli e leggeri. Le soluzioni "plug and play" semplificano il collegamento.
Sono state candidate anche delle tecnologie off-grid. Si va da piccoli impianti solari completi con accumulatori di dimensioni ridotte per il comparto consumer fino a sistemi concepiti come backup di reti deboli o minigrid, anche in combinazione con piccoli impianti eolici o generatori a diesel.
Dai progetti presentati emerge chiaramente che l'utilità alla rete e le funzioni di gestione della rete delle soluzioni di immagazzinamento continuano a migliorare. Con un controllo intelligente di centinaia di piccoli accumulatori di sistema, principalmente da abitazioni mono e bifamiliari, l'energia rinnovabile può essere immagazzinata temporaneamente. In questo modo si configura un grande accumulatore a rete nell'ordine dei megawatt. Un tale sistema permette di ammortizzare gli
eccessi di energia, come quelli che si producono ad esempio in giornate particolarmente soleggiate in Germania. Inoltre il gestore del sistema di immagazzinamento ottiene energia gratis.

La premiazione durante l'ees Europe
I vincitori dell'ees AWARD verranno resi noti mercoledì 10 giugno, durante l'ees Europe presso Messe München. Alle ore 16:30, presso la borsa delle novità, padiglione B3, stand B3.450, verranno conferiti l'ees AWARD e l'Intersolar AWARD, il riconoscimento della concomitante Intersolar Europe. Nelle ore precedenti i visitatori potranno conoscere meglio i prodotti e i progetti qualificati. Sempre il 10 giugno, dalle ore 10:30 alle 15:00, i finalisti terranno delle brevi presentazioni sui loro progetti presso l'ees Forum, rimanendo a disposizione per eventuali colloqui.

Panoramica dei finalisti ees AWARD
- Alpha Energy Storage Solution Co., Ltd. (Cina): celle LiFePO4 con accoppiamento CA e CC, adatte a diverse esigenze degli utilizzatori grazie alla struttura modulare
- Aquion Energy, Inc. (USA): batterie agli ioni ibridi a lunga durata basate sull'acqua salata, competitive in termini di prezzo rispetto alle batterie agli ioni di litio
- Deutsche Energieversorgung GmbH (Germania): collegamento di migliaia di accumulatori in un sistema di riserva per la rete elettrica
- FENECON GmbH & Co. KG (Germania): combinazione di soluzioni on- e off-grid, collegabili con sistemi eolici e impianti di cogenerazione
- KOSTAL Industrie Elektrik GmbH (Germania): sistema completo con batteria ad alta tensione e accoppiamento CC, inverter intelligente e sensore di corrente
- Maxwell Technologies GmbH (Germania): supercondensatore “Ultracapacitor" in combinazione con batterie agli ioni di litio per stabilizzare la rete elettrica
- Morningstar Corporation (USA): inverter per impianti fotovoltaici, eolici o idroelettrici
- SAMSUNG SDI CO., LTD. (Corea): accumulatore agli ioni di litio con inverter integrato per fotovoltaico, inverter per batteria e batteria agli ioni di litio
- SOLARWATT GmbH (Germania): accumulatore solare in grado di funzionare anche senza comunicazione con un inverter
- Sonnenbatterie GmbH (Germania): accumulatore che permette di raggiungere 10.000 cicli e una profondità di scarica del 100%.

Il salone ees Europe 2015 si svolge dal 10 al 12 giugno parallelamente a Inter-solar Europe presso Messe München.
Per maggiori informazioni in merito a ees Europe consultare il sito web www.ees-europe.com.

Il salone ees Europe
ees Europe è il salone specialistico internazionale dedicato alle batterie e ai sistemi di accumulo energetico. Dal 2014 si svolge ogni anno in concomitanza con Intersolar Europe, la fiera leader mondiale per l’industria solare e i suoi partner.
Nel 2014 a ees Europe e a Intersolar Europe circa 250 produttori, fornitori, grossisti e istituti di ricerca hanno presentato innovativi prodotti e servizi dell'intera catena di produzione del valore nella tecnica delle batterie e dei sistemi di accumulo energetico. Assieme a Intersolar Europe, ees Europe costituisce la piattaforma indu-striale più grande al mondo per sistemi di immagazzinamento in combinazione con il fotovoltaico. Nel 2014 hanno preso parte a entrambi i saloni circa 1.100 espositori.
La concomitante conferenza di tre giorni ha approfondito i temi trattati da ees Europe e da Intersolar Europe 2014. Circa 1.100 partecipanti alla conferenza e 200 relatori hanno discusso delle attuali tematiche del settore
e degli sviluppi di tecnologia, mercato e politica. Nell'insieme, sette sessioni dedicate a ees Europe hanno offer-to una panoramica dei trend attuali in materia di sistemi di accumulo.
Per maggiori informazioni su ees Europe, consultare il sito web: www.ees-europe.com

Redazione Floraviva

biodiversità

Italia, il Paese più biodiverso d’Europa. L’Italia è un ponte gettato nel cuore del Mediterraneo, una terra di diversità. Nonostante l’occupazione del suolo e delle coste, l’Italia è ancora il Paese con la massima biodiversità in Europa. Ogni Regione italiana ha scelto una pianta che fosse simbolo della sua storia, della sua cucina, del suo ingegno nel costruire un ambiente sostenibile, delle sue tradizioni e insieme del suo futuro.

Abruzzo - Zafferano
La produzione dello zafferano di Navelli è un rito antico: la raccolta manuale, prima dell’alba, si fa stringendo il fiore ancora chiuso tra pollice e indice di una mano e recidendolo con l’unghia. Poi vengono separati gli stimmi e messi ad asciugare sopra la brace viva di quercia rovella. Tostato ed essiccato così, lo zafferano conserva il colore rosso porpora, la fragranza e l’aroma. La selezione dei bulbi è rigida e ogni zafferaneto vive un solo anno! Per questo i bulbi abruzzesi sono i più grossi e gli stimmi i più lunghi.
Alto Adige – Suedtirol - Segale
La segale, giunta sulle Alpi nell’800 a.C. e oggi di nuovo coltivata soprattutto in Val Venosta e Val Pusteria, occupa un posto d’onore nel mondo dei cereali altoatesini: molte varietà di pane sono ottenute con farina di segale e pasta madre, il lievito naturale prodotto dai panettieri. Affinché durasse, il pane veniva fatto essiccare e così nacque lo Schüttelbrot. Pane naturale senza conservanti! Il progetto “Regiograno” ha l’obiettivo di rilanciare i cereali in Alto Adige, creando una rete tra agricoltori, mugnai e panificatori.
Basilicata - Fragola
Il Metapontino, lembo di terra che si affaccia sul Mar Jonio, culla della Magna Grecia, è detto “California d’Italia” per le condizioni del terreno e il clima eccezionalmente favorevoli. La regina delle colture è la fragola, soprattutto la varietà coltivata Candonga, dal frutto (in realtà un’infiorescenza ingrossata) succoso e aromatico, apprezzata ed esportata in tutto il mondo! Conserva integri, per più giorni, sapore e consistenza. Gli chef stellati la utilizzano sempre di più per i loro originali piatti in cucina.
Calabria - Bergamotto
Vive nel sud della Calabria almeno dal Trecento. È un agrume sempreverde di origine incerta e nome misterioso, mutuato dal turco o dall’arabo. Sulla costa da Villa San
Giovanni a Monasterace produce il suo olio essenziale, un toccasana, frutto di una miscela di 250 sostanze! L’essenza ricavata dalla sua scorza è ingrediente basilare dei profumi. Il the nero aromatizzato al bergamotto incantò gli inglesi due secoli fa. Il succo rende prelibati dolci, creme e liquori. Chi lo scoprì lo definì il frutto più prezioso di tutti.
Campania - Limone
I più pregiati sono quelli di Sorrento e della Costiera Amalfitana: profumo intenso, polpa succosa, pochi semi. Magnifica è la coltivazione tipica a terrazzamenti, lungo i versanti scoscesi della costa, con la copertura delle piante attraverso le mitiche “pagliarelle”. I giardini di limoni sono fazzoletti di terra sempreverdi, elementi di spicco del paesaggio più celebrato al mondo! Li portarono in Campania gli arabi, ma già ne troviamo di molto simili agli attuali nei dipinti e nei mosaici di Pompei ed Ercolano.
Emilia-Romagna - Melograno
Fin dal Trecento il melograno era presente in Emilia-Romagna nei giardini dei contadini e negli orti dei conventi, per uso alimentare e medicinale. Il frutto del buon augurio cresce su piante bellissime, raffigurate in affreschi rinascimentali e ceramiche faentine. Per il verde delle foglie, il rosso dei chicchi e il bianco della membrana che li avvolge, è la pianta del tricolore italiano! Varietà locali, come la Grossa di Faenza, sono oggi molto rinomate e la ricerca conferma che la melagrana contiene sostanze antitumorali.
Friuli Venezia Giulia - Barbatella di vite
La barbatella è la madre del vino: una giovanissima pianta di vite, già innestata e pronta per essere piantata. Nei decenni fra Ottocento e Novecento il flagello della fillossera devastava i vigneti europei, attaccando le radici. Ci si accorse che l’unico rimedio era innestare le varietà europee su viti americane, non attaccate dall’insetto. In Friuli nacquero i primi vivai per il reimpianto e Rauscedo ne divenne la capitale. Oggi una barbatella su quattro, nel mondo, parla friulano! Grazie a ricerca, innovazione e qualità.
Lazio - Carciofo
La ninfa Cynara rifiutò le attenzioni di Zeus e fu trasformata in pianta spinosa. Forse originario dell’Etiopia, il carciofo deriva dal cardo selvatico e fu portato in Lazio dagli etruschi. Gli egizi lo utilizzavano in cucina, in medicina e nei riti funebri. Principe della cucina romana secondo il gastronomo Apicio, Plinio il Vecchio ne esaltò le proprietà depurative, toniche e… afrodisiache! Nel Lazio sono tante le varietà coltivate, invernali ed estive, ma il più conosciuto è il carciofo romanesco del litorale laziale.
Liguria - Olivo
Alti, plurisecolari, abbarbicati ovunque: gli olivi hanno trovato in Liguria un microclima particolare. Lo spettacolo degli oliveti liguri e dei terrazzamenti con muretti a secco è unico al mondo, per bellezza e ingegnosità nello sfruttare anche i pendii più scoscesi! È un paesaggio plasmato in questo modo fin dall’epoca romana per produrre un olio pregiato dal sapore delicato. Tante le varietà coltivate da Ponente a Levante, come l’oliva taggiasca, pazientemente selezionata dai monaci benedettini del convento di Taggia.
Lombardia - Gelso
Un tempo gli argini di campi e vigne di Lombardia erano contornati da file di gelsi. La pianta fu introdotta in Italia dai bizantini e diffusa nei domini lombardi dagli Sforza nel Quattrocento: le foglie dei “mori”, altamente proteiche, nutrivano i bachi da seta. Il gelso è resistente, ornamentale e produce more benefiche: una pianta umile e utilissima! Oggi le robuste varietà di gelso portate dagli emigranti lombardi in Sudamerica fanno il viaggio di ritorno: non solo per la bachicoltura, ma anche per foraggio e biomasse.
Marche - Roverella
Fusto contorto e ampia chioma, la roverella è più piccola di altre querce caducifoglie ed è diffusa nei pendii marchigiani soleggiati, dal livello del mare fino ai 1100 metri d’altitudine. È buona come legna da ardere, ma presenta una ben più redditizia e rara proprietà: dove c’è lei ci sono anche i tartufi! Allo stato naturale stringe simbiosi con quasi tutte le specie di tartufo presenti sul territorio, ma predilige i tartufi neri, in particolare il tartufo nero pregiato, il tartufo scorzone e quello uncinato.
Molise - Leguminose
Un tempo le leguminose locali, come le lenticchie di Capracotta, i fagioli di Castel San Vincenzo e Conca Casale, le cicerchie di Baranello, i ceci di Riccia, erano parte essenziale della biodiversità agricola molisana. I loro semi contengono una quantità di proteine molto elevata, talvolta superiore a quella contenuta nella carne! Abbandonate per motivi economici, oggi vengono riscoperte e conservate, anche perché rappresentano preziose colture di rinnovo nelle rotazioni agricole, grazie al loro effetto fertilizzante.
Piemonte - Nocciolo
Pietro Ferrero un secolo fa coltivava l’idea di realizzare un companatico per il pane che gli operai si portavano in fabbrica: una crema spalmabile di cioccolato con aggiunta di
nocciole tipiche del Piemonte. La progenitrice della nutella (da “nut”, nocciola) si chiamava Pasta Giandujot ed era prodotta ad Alba: diventerà poi un enorme successo internazionale! La varietà di nocciolo coltivata in Piemonte è la Tonda Gentile Trilobata, la migliore al mondo per conservabilità, forma, gusto e aroma dopo la tostatura.
Puglia - Frumento Duro
Il grano duro nacque dalla fusione di due specie selvatiche nella Mezzaluna Fertile e trovò nel clima caldo e secco del Tavoliere un ambiente ideale. Da quello pugliese, presente già nel V secolo a.C. e oggi prodotto soprattutto nelle province di Foggia, Bari e Taranto, si ricavano semole a granuli grossi ricchi di glutine e proteine, adatte per produrre pani tipici cotti in forni a legna, come il pane di Altamura e il pane di Laterza, o le tipiche frise salentine! Ma, soprattutto, paste di grano duro per le celebri orecchiette.
Roma Capitale - Lauro
Nella mitologia greco-romana l’alloro era una pianta sacra che simboleggiava sapienza, gloria e abbondanza. Una corona trionfale di Laurus cingeva la fronte dei generali che tornavano vittoriosi a Roma e poi degli imperatori. Portarla era il massimo onore anche per un poeta, che diveniva così “laureato”! Cresce spontanea nelle regioni mediterranee. Boschetti di questa pianta aromatica sempreverde sorgevano vicino ai santuari e ai luoghi di purificazione. Troviamo l’alloro raffigurato in splendidi affreschi di età imperiale.
Sardegna - Sughero
La quercia da sughero cresce spontanea in tutto il bacino occidentale del Mediterraneo. Se ne ricava un tessuto vegetale impermeabile e isolante. Per avere il sughero “femmina”, il più pregiato, ci vogliono abilità, per non rovinare con i tagli la corteccia sottostante, e tanta pazienza: l’albero, per poter essere decorticato senza danni, deve avere almeno vent’anni e il prelievo successivo deve attendere almeno dieci anni! L’estrazione e la lavorazione del sughero sardo è concentrata in Gallura, in particolare a Calangianus.
Sicilia - Ficodindia
È maestra nell’accumulare acqua, come tutte le piante succulente. Nasce in Messico ma da cinque secoli il ficodindia è siciliano di adozione. Resiste dove altri soccombono. Dai semi si spreme olio per cosmesi, le sue pale spinose sono commestibili, viene usato come foraggio e per biomassa. Se ne ricavano persino pigmenti naturali per celle fotovoltaiche
di nuovissima generazione! Ma i più amati sono i suoi deliziosi frutti, che Elio Vittorini così descrive: “Frutti coronati di spine che crescevano, corallo, sulla pietra”.
Toscana - Castagno
Originario dell’Asia minore, il plurisecolare “albero del pane” era indispensabile per la vita in montagna. Regalava legno, farina, frutti e buon miele. “Pan di legno” e “vin di nuvoli”: il povero pasto a base di polenta di castagne e acqua di fonte diventava più saporito chiamandolo con nomi poetici! I castagneti da frutto un tempo ricoprivano 150.000 ettari di Toscana. Le invasioni della vespa cinese e della robinia hanno ridotto molto la produzione recente, motivo in più per difendere le varianti tipiche toscane.
Trentino - Mirtillo
Blu intenso, gustosi e carnosi: i mirtilli crescono bene in montagna anche oltre i 1000 metri, in terreni acidi. Si raccolgono tra luglio e ottobre nei boschi e nelle vallate del Trentino, che vanta una produzione di piccoli frutti di altissima qualità, per consumo diretto, marmellate e liquori. Le antocianine sono pigmenti con un’elevata attività protettiva antitumorale e i mirtilli ne sono ricchi! La specie maggiormente coltivata in Trentino è il mirtillo gigante nordamericano ed è suddivisa in varietà particolari come Brigitta.
Umbria – Lenticchia
Sugli splendidi piani carsici di Castelluccio di Norcia, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, a circa 1500 metri di altitudine, si coltiva una varietà speciale e rara di lenticchia. I suoi semi sono stati trovati in tombe neolitiche del 3000 a.C. Proteine vegetali, vitamine, fibre e sali: la piccola “Lénta” ha tutto ciò che serve per una dieta nutriente e sana! Abituata al freddo, resiste ai parassiti. I germogli si mangiano in insalata. Grazie alla buccia tenera, può essere cotta senza ammollo, per deliziose creme e zuppe.
Valle d’Aosta - Melo
Lungo la Dora Baltea, le fertili terrazze alluvionali sono un paradiso per il melo. Piove poco e il territorio valdostano, benché circondato dai massicci delle Alpi, è inondato di sole e di vento, anche in settembre e ottobre, quando maturano le mele. Un ambiente unico, che ospita più del 40% di tutte le piante italiane! Da secoli le mele, renette e non solo, sono presenti in tante ricette, nel sidro, nei riti e nelle feste.
Veneto - Vite
Nel 2013 l’Italia era detentrice del maggior numero di vitigni al mondo, con quasi 380 varietà tipiche, 25 delle quali solo in Veneto. La Dorona è un vitigno autoctono coltivato esclusivamente nella piccola isola lagunare di Mazzorbo: è un’antica e dorata uva bianca veneziana, una delle più rare che esistano! In Veneto si coltiva la vite dal VII secolo a.C. Secondo i romani, il vino retico delle colline veronesi era secondo soltanto al Falerno. Nel Cinquecento comparvero nel vicentino i vini “piccanti”, cioè frizzanti.

Redazione Floraviva

stand toscana expo

1300 visitatori al giorno per un totale che supera le 20.000 persone in due settimane di presenza ad Expo Milano 2015.

Sono queste le cifre sull'affluenza allo stand della Toscana all'interno di Expo secondo i dati di Toscana Promozione, l'agenzia della Regione che ha curato la presenza della Regione all'esposizione universale. Cifre che fanno della Toscana la protagonista dell'Expo per l' Italia. Lo stand regionale è infatti il più visitato tra quelli italiani presenti sul Cardo, la strada su cui si affaccia il Padiglione Italia e poco distante c'è anche lo stand della Toscana.

La cosa che da' maggiore soddisfazione sono i tanti commenti entusiasti lasciati sul libro firma di uno spazio regionale che ha incantato tanto gli studenti delle scolaresche in visita, quanto il pubblico straniero. Apprezzatissimo il concept, che ha permesso di divertirsi e di scoprire gli aspetti meno noti della Toscana. "Un bellissimo progetto, coinvolgente" scrive una visitatrice italiana, mentre una ragazza statunitense commenta: "It was perfect. I love it".

Un elenco lunghissimo di complimenti provenienti da tutto il Mondo: "Very Good!" scrive Sang-hee dalla Korea, a cui si associa anche una coppia giapponese - "Cool!" - E poi: francesi, inglesi, brasiliani, cinesi, canadesi, australiani. Tutti conquistati dalle immagini e dagli oggetti presenti nello stand; dai tavoli dell'esperienza, dai profumi (tantissime le lodi per quello creato appositamente da Lorenzo Villoresi) e dalla possibilità, grazie alla parete interattiva dello stand, di portarsi a casa un po' di suggestioni toscane: video, suoni, percorsi. E tra i commenti non mancano neanche gli apprezzamenti per le hostess, sempre accoglienti e preparate, che in questi giorni hanno guidato i gruppi e i singoli visitatori alla scoperta delle meraviglie toscane.

In Regione c'è molta soddisfazione per il successo che nasce da un grande lavoro corale che ha visto tutta la Toscana impegnarsi per cogliere le opportunità offerte da questo evento e si inviano ringraziamenti a tutti i territori toscani e ai partner che hanno sostenuto questa avventura. Grazie a questo lavoro di squadra la Toscana sta portando a casa un importante risultato.
La presenza toscana ad Expo proseguirà fino al 28 maggio, ma anche nei mesi successivi la Toscana avrà altri momenti di visibilità: il 14 giugno presenteremo il progetto Piccoli Grandi Musei realizzato dalla Regione assieme all'Ente Cassa di Risparmio con lo scopo di valorizzare i beni culturali del territorio. Mentre a settembre si terrà un laboratorio didattico gestito dall'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ci sarà un incontro sulle Architetture del Vino dedicato alle cantine d'autore e sarà esposto un carro realizzato dalla Fondazione Carnevale di Viareggio su progetto originale di Leonardo da Vinci.
Un successo, quello della Toscana a Expo 2015, a cui fa eco quello del Fuori Expo ai Chiostri dell'Umanitaria. Dopo due settimane sono circa 12.000 i visitatori che, fino ad oggi, hanno potuto scoprire le bellezze, i sapori e i colori di Firenze e di Quarrata. Mentre da martedì prossimo toccherà al Mugello, terzo capitolo di un racconto che andrà avanti fino al 2 novembre.

Redazione Floraviva

agricoltura toscana

Al via il Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana per il settennato 2014-2020. La Direzione generale agricoltura della Commissione ha infatti inviato la "comfort letter" che consente alla Regione di partire con l'attuazione delle misure previste in attesa dell'approvazione formale che avverrà dopo l'adozione del nuovo quadro finanziario europeo. In Regione c'è soddisfazione per un traguardo che viene considerato importante e per niente scontato: la Toscana è infatti nel gruppo delle prime 4 regioni italiane ad aver ottenuto l'ok dall'Europa. Questo risultato è frutto di un lungo lavoro di squadra tra l'assessorato all'agricoltura e tutti i partner più rappresentativi del mondo agro-alimentare, forestale, sociale ed economico, che si è articolato attraverso diverse fasi di concertazione, tutte caratterizzate da un forte spirito di condivisione e di proficua partecipazione.

L'approvazione del PSR si aggiunge a quella dei Programmi Operativi (POR) sui fondi europei per imprese e formazione: FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e FSE (Fondo Sociale Europeo), già operativi da qualche mese.

Il PSR mette a disposizione oltre di 961 milioni di euro, 91 in più rispetto al precedente periodo di programmazione 2007-2013. La quota comunitaria delle risorse è pari al 43,12%, la restante parte è cofinanziata dalla Regione e dallo Stato.

Il principio di base del nuovo PSR è quello di mettere non solo l'agricoltore, ma gli anche altri soggetti del mondo rurale, al centro delle azioni del Programma. Le azioni hanno l'obiettivo di permettere alle aziende di migliorare la competitività, contribuire alla conservazione dell'ecosistema e all'adeguamento ai cambiamenti climatici, allo sviluppo economico e sociale dei territori rurali, con particolare riferimento a quelli montani. Il tutto caratterizzato da un concetto trasversale che accompagni tutti gli interventi: l'esigenza di innovare i comportamenti e gli attori del sistema rurale, in un ambito di semplificazione delle politiche regionali.

Già con la conclusione della fase di negoziazione informale, prima della comfort letter ufficiale, la Regione ha dato il via ad alcuni bandi in anticipazione, condizionati all'approvazione del PSR, fra i quali i premi a superficie per le indennità compensative in zone svantaggiate e per l'agricoltura biologica. La Giunta Regionale ha inoltre approvato specifiche delibere per l'avvio della progettazione integrata attraverso i PIF (progetti integrati di filiera) e per il pacchetto giovani ed a breve usciranno i relativi bandi. Successivamente si prevede di dare il via alla misura sulla formazione, relativamente ai corsi necessari per l'ottenimento dei tesserini fitosanitari.

Focus su: Pacchetto Giovani, progetti di filiera, redditività e innovazione
Il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 della Toscana, in coerenza con la nuova strategia Europa 2020, è basato su 6 priorità, che in estrema sintesi si riassumono in: innovazione, redditività, filiere, tutela dell'ambiente, promozione fonti energetiche rinnovabili, integrazione sociale. Di conseguenza il 45,62% dei finanziamenti, pari a 438,8 milioni di euro, è destinato alla redditività delle imprese agricole, alle tecnologie innovative, all'ammodernamento delle aziende e alla diversificazione, a promuovere l'organizzazione della filiera agroalimentare. Queste risorse pubbliche consentiranno di sostenere interventi per una spesa totale pubblico-privato di circa 1 miliardo di euro.

Il 30,9% delle risorse, pari a circa 297,3 milioni sarà destinato all'ambiente, ovvero alla conservazione, al ripristino e alla valorizzazione degli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura, alla tutela della biodiversità, alla prevenzione dell'erosione dei suoli e alla loro migliore gestione.

L'11,8% dei finanziamenti, pari a 113,3 milioni serviranno ad incentivare l'uso più efficiente delle risorse idriche e dell'energia e a favorire l'uso di energie rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra. Le risorse per lo sviluppo economico e per l'inclusione sociale delle comunità rurali ammontano a 98 milioni di euro (10,2% del totale). Di queste 40 milioni andranno ad implementare la banda larga e ultralarga.

Il programma LEADER (interventi per promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree rurali più fragili) avrà a disposizione 58 milioni di euro. La percentuale di risorse destinata all'assistenza tecnica è pari all'1,4%.

Una dotazione importante, pari a 81 milioni, che viene "spalmata" su tutte le misure, è destinata a promuovere il trasferimento di conoscenze e l'innovazione, con attività di formazione, informazione, servizi di consulenza e per stimolare la cooperazione e lo sviluppo di conoscenze nelle zone rurali. Un 'altra fetta importante sarà destinata alla progettazione integrata che verrà attivata sia con i Progetti Integrati di Filiera, sia con il Pacchetto Giovani. Si tratta di bandi multimisura, volti a promuovere progetti in cui vengono attivate più misure contemporaneamente.

Il primo bando sui PIF – in uscita nei prossimi giorni - stanzierà per l'anno in corso 90 milioni di euro. Il bando sul Pacchetto Giovani, che uscirà entro il mese di maggio, prevede uno stanziamento di 40 milioni. Per incentivare l'avvio di nuove imprese agricole sostenute da giovani (tra i 18 e i 40 anni non compiuti) è previsto un premio di primo insediamento di 40 mila euro, che diventa di 50 mila per le zone montane.

Grazie al nuovo Programma di Sviluppo Rurale la Regione conta di offrire opportunità finanziarie importanti agli agricoltori, ma anche offrire stimoli a creare qualcosa di nuovo, oltre ad offrire uno strumento per aggredire i problemi strutturali dell'agricoltura, come l'invecchiamento degli agricoltori e la perdita di aziende agricole, il dissesto idrogeologico, la frammentazione aziendale e le difficoltà ad impostare strategie di filiera.

Redazione Floraviva