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- Scritto da Andrea Vitali
La notizia è di quelle che rischiano di far tremare la terra sotto i piedi della Commissione Europea, se è vero che le modifiche del regolamento UE 607/2009 in materia di “denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli” risulteranno in un’ottica penalizzante per l’Italia.
L’allarme lanciato da Coldiretti riguarda la potenziale perdita di 3 miliardi di euro di ricavi, se l’Unione Europea deciderà di superare l’attuale normativa e procedere ad una liberalizzazione delle etichette, che consentirebbe ad aziende vinicole di qualunque angolo d’Europa di apporre sulla propria bottiglia indicazioni di vitigni tipicamente italiani, come possono essere il Lambrusco, il Primitivo, l’Aglianico o il Sangiovese.
Un danno non indifferente per la nostra economia, che ridurrebbe la storia produttiva e il suo legame con il territorio ad una mera categoria merceologica. Infatti, il nodo ruota tutto intorno ad un cavillo, ovvero alla definizione dell’identità del vino in base al vitigno, piuttosto che al luogo di produzione.
Per la Coldiretti si tratta di “concorrenza sleale, che fa gola a competitor tradizionali come la Spagna, ma anche a paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario, che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia, che può contare su ben 500 varietà di uve da vino”.
Su questo punto il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha chiesto chiarimenti in Commissione Europea, ma il Commissario Phil Hogan ha rassicurato l’Italia che non ci saranno ripercussioni che “penalizzino l’attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità”.
Il 2015 ha visto l’Italia rubare alla Francia il primato della produzione mondiale di vino. La produzione Made in Italy genera un fatturato di oltre 9,5 miliardi di euro solo in Italia e dà lavoro 1,25 milioni di persone.
Redazione Floraiva
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- Scritto da Andrea Vitali
Il quadro normativo di riferimento per l’utilizzo degli agrofarmaci, sempre più indirizzato verso un uso sostenibile a basso impatto sulla salute e sull'ambiente, ha ridotto di circa il 70% i principi attivi disponibili sul mercato, determinando tuttavia anche una forte limitazione dei meccanismi d’azione utili impiegabili per la difesa delle colture e favorendo nel tempo l’insorgenza di resistenze.
In questo scenario, il riso italiano rischia di perdere competitività nei confronti dei prodotti provenienti da Paesi extracomunitari che hanno meno limitazioni nella difesa delle piante, nonché di dover rinunciare al ruolo di market leader tra i Paesi UE sia in termini quantitativi, sia qualitativi.
L’Italia, con i suoi circa 250 mila ettari coltivati a riso rappresenta praticamente la metà della superficie investita (poco meno di 500 mila ettari) e della produzione raccolta (3,2 milioni di tonn) nell’Unione Europea.
Confagricoltura, con il convegno “Agrofarmaci in risicoltura: impiego sostenibile e competitività delle imprese”, che si terrà il 1° febbraio 2016 a Mortara (PV) - storico centro della risicoltura lombarda - ha l’obiettivo proprio di approfondire gli aspetti legati all’uso degli agrofarmaci nella coltivazione del riso dal punto di vista economico e ambientale, per migliorarne la sostenibilità.
Su tali temi, dopo l’introduzione di Fulco Gallarati Scotti, presidente della sala di contrattazione della Borsa Merci di Mortara e della Federazione nazionale risicoltori di Confagricoltura, porteranno il loro contributo il prof. Aldo Ferrero dell’Università di Torino, Giuseppe Sarasso agronomo esperto del settore, Beniamino Cavagna della Regione Lombardia e Elena Anselmetti della Regione Piemonte.
Il convegno terminerà con una tavola rotonda in cui interverranno Giovanna Azimonti dell’ICPS (Centro Internazionale per gli Antiparassitari e la Prevenzione Sanitaria, Milano), esperta designata dal ministero dell’Ambiente nella Commissione consultiva per i prodotti fitosanitari; Bruno Caio Faraglia, dirigente del Servizio fitosanitario centrale, produzioni vegetali del Mipaaf; Michele Pisante commissario delegato CREA; i presidenti dell’Ente Risi, Paolo Carrà e dell’Associazione delle industrie risiere (AIRI), Mario Francese; Alberto Ancora, Responsabile Divisione Crop Protection Sud Europa, BASF. La tavola rotonda sarà moderata da Paolo Viana – Direttore RISOITALIANO.EU.
Concluderà il dibattito il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi.
Redazione Floraviva
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Secondo i dati del Direttorio Generale dei Clienti (spagnoli) processati da FEPEX - la Federazione Spagnola delle Associazioni di Produttori di Frutta, Ortaggi, Fiori e Piante – i numeri delle esportazioni spagnole di fiori e piante tra gennaio e novembre del 2015 hanno visto un aumento del 3%, se comparati con quelli dello stesso periodo del 2014.
Un aumento delle esportazioni che ha interessato anche tutti i sotto settori, incluso quello delle piante vive, dei fiori recisi, del fogliame e dei bulbi. In particolare, il settore delle piante vive ha totalizzato 227 milioni di euro di ricavi, corrispondenti a circa l’1% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Di questi ricavi, circa 80 milioni di euro riguardano le piante da giardino, e 50,7 milioni quelle da appartamento. Un notevole incremento si segnala per quanto riguarda l’esportazione di fiori recisi (+10%).
Secondo FEPEX, questo successo nelle esportazioni di fiori e piante vive, così come la crescita del settore delle piante ornamentali, è dovuto principalmente alla partecipazione congiunta delle aziende alle più importanti fiere internazionali, tra cui quella di Essen, in Germania. Questa è senz’altro al fiera più importante in Europa e l’anno scorso ha visto la partecipazione di oltre 1600 espositori da più di 40 paesi europei. Le aziende spagnole erano 32, e hanno partecipato congiuntamente sotto le insegne della FEPEX.
Queste partecipazioni fieristiche sono frutto di un accordo tra la stessa FEPEX e il Ministero per l’Agricoltura spagnolo, con l’obiettivo di promuovere la qualità della produzione florovivaistica spagnola sui mercati internazionali.
Redazione Floraviva
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Il mercato dei Fiori di Viareggio sarebbe gestito con una Coop srl partecipata dai produttori che si occuperebbero della operatività, ristrutturazione e logistica
Da un incontro molto partecipato svoltosi al mercato dei fiori di Viareggio tra i produttori del distretto floricolo appartenenti a diverse organizzazioni di categoria, si è discusso una proposta che incontri gli orientamenti indicati dall'amministrazione comunale di Viareggio che prevedono la gestione degli spazi in cambio di opere di adeguamento tecnico e migliorie per la fruizione del mercato. L’idea discussa dagli operatori è stata quella di creare un start-up cooperativa a responsabilità limitata tra i produttori che gestisca l’accesso al mercato, gli spazi della ex banca e del bar/ristorante, la sala polifunzionale, i parcheggi.
La coop srl, che dovrà essere costituita, parteciperà alla gara di affidamento organizzata dall'amministrazione comunale ed in seguito dotarsi di riserve finanziare per realizzare le opere di adeguamento, arredo urbano e sistemazione degli spazi del mercato e dell’intera area. In assemblea è stato dichiarato anche che i produttori che non entreranno nella cooperativa potranno continuare a svolgere tranquillamente il loro operato all'interno del Mercato dei Fiori.
«Mi sento di esprimere una sostanziale approvazione - ha commentato al termine Massimo Gay, responsabile versiliese della confederazione italiana agricoltori che era presente all’incontro insieme a Adelmo Fantozzi, della confederazione Cia Lucca, e Massimo Gragnani, tecnico della stessa confederazione degli agricoltori versiliesi - il piano aziendale, se pur ancora da definire nei dettagli, sembra sostenibile dal punto di vista della fattibilità economica e dunque la nascita di questa cooperativa rappresenta una soluzione concreta e perseguibile ».
Il futuro del mercato dei fiori ed il suo rilancio e sviluppo sembrano quindi potersi e doversi legare in modo imprescindibile a quello dei produttori del settore floricolo versiliese e del mondo cooperativo toscano.
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
È una creazione italiana la vincitrice del prestigioso premio Glazen Tulp Award del 2016. Si tratta del Ranuncolo Pon Pon Malva, introdotto sul mercato da Biancheri Creations, un’azienda florovivaistica del Ponente ligure. Il fiore – presentato in concorso da diverse aziende di settore provenienti da tutta Europa, tra cui le due italiane Flor Trade International e La Nuova Floricoltura Mer – ha sbaragliato la concorrenza degli altri semifinalisti, incontrando il successo dei giurati di FloraHolland e del pubblico.
Il Glazen Tulp Award è un premio molto ambito nel settore florovivaistico e viene riconosciuto alla migliore new entry dell’anno tra le varie proposte. Il premio è organizzato da FloraHolland, una cooperativa che gestisce il 90% del mercato di fiori recisi in Olanda e opera anche all’estero, con sedi in Spagna e in Italia.
Il premio è stato assegnato nei giorni scorsi presso il Museo Louwman a l’Aia e la motivazione che ha spinto la giuria a premiare il fiore di origine italiana riguarda le tonalità molto particolari del fiore, che possono sviluppare nuove tendenze tra i consumatori.
Alberto Biancheri si è detto molto soddisfatto di questo riconoscimento che “non fa che confermare il successo dei Pon-Pon” e che ha riconosciuto come “un attestato che ci dà ulteriore spinta per continuare a lavorare con meticolosità per offrire alle aziende produttrici nuove possibilità di crescita.”
Redazione Floraviva