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Nota del Ministero delle politiche agricole sugli obiettivi del marchio, presentato il 19 ottobre a Expo Milano, che certificherà l’eccellenza produttiva delle imprese di punta del florovivaismo italiano. Nel consiglio direttivo dell’Associazione di tutela del marchio Vivaifiori due esponenti di spicco del vivaismo e della floricoltura toscane: il presidente di Anve Marco Cappellini e il presidente dell’Associazione Piante e Fiori d’Italia Cristiano Genovali. Il tesoriere è Marco Capelli di Florveneto.

 
E’ accaduto quasi all’ultimo minuto, ma il marchio Vivaifiori, che certificherà la sostenibilità e qualità dei processi produttivi dei florovivaisti italiani che aderiranno, ce l’ha fatta davvero a vedere la luce in tempo utile per essere presentato ad Expo Milano. Proprio come Alberto Manzo, funzionario del Mipaaf, aveva anticipato a Floraviva durante Myplant & Garden 2015, a fine febbraio 2015 (vedi “Il marchio nazionale Vivaifiori sarà lanciato ad Expo 2015…”), e poi ribadito in un’intervista del 14 settembre nel corso di Flormart (vedi “Rottamazione serre, agevolazioni al verde privato, marchio nazionale Vivaifiori…”) quando ormai in molti erano scettici circa la possibilità di portare a termine il progetto entro il 31 ottobre.
La regia di Vivaifiori non è stata assegnata all’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia, come a suo tempo ipotizzato da Manzo, ma ad un’apposita Associazione Nazionale di Tutela del Marchio VivaiFiori di cui fa parte anche Piante e Fiori d’Italia. L’unico altro soggetto di livello nazionale entrato nell’associazione di tutela del marchio è Anve, l’Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori, al cui presidente Marco Cappellini è andata la vice presidenza della nuova associazione, come è stato spiegato il 19 ottobre durante una conferenza stampa nell’area lounge del Mipaaf. Il presidente dell’associazione di tutela di Vivaifiori è Catello Cafiero, del Consorzio Campano del Florovivaismo, l’altro vice presidente è Roberto Magni, del Distretto Florovivaistico Aldo Lombardo. Fanno parte dell’associazione di tutela di Vivaifiori, oltre ai soggetti già citati, altre realtà di livello regionale o locale: Cooperativa Floricoltori Riviera dei Fiori, Fiori Tipici del Lago Maggiore, Associazione Florovivaisti Florveneto e Associazione Milazzoflora. Nel consiglio direttivo della nuova associazione, insediatosi per la prima volta in fase costituente il 13 ottobre scorso,  è entrato come consigliere anche un toscano della Versilia floricola, Cristiano Genovali, presidente di Piante e Fiori d’Italia. Il tesoriere è Marco Capelli di Florveneto. Hanno contribuito alla stesura del regolamento e del disciplinare di Vivaifiori tutti i componenti del tavolo di filiera nazionale del florovivaismo e le stesse organizzazioni di categoria nazionali.
«Gli obiettivi principali del marchio Vivaifiori, che è previsto all’interno del Piano nazionale del settore promosso da Mipaaf con Ismea, - si legge in un comunicato ministeriale diffuso ieri -  sono la valorizzazione della qualità dei prodotti florovivaistici italiani (fiori recisi, piante in vaso e piante arboree ornamentali) e una maggiore riconoscibilità delle nostre produzioni sul mercato nazionale ed internazionale per favorirne la promozione e la vendita». «Questo sistema privato e volontario di qualità, che certifica il processo produttivosi legge ancora nel comunicato del Mipaaf -, permette ai produttori che operano nel florovivaismo italiano, settore che con 27mila aziende lavoro a circa 100mila addetti, di adeguarsi facilmente a qualsiasi protocollo internazionale, ampliare il bacino di riferimento e accedere così a opportunità migliori di mercato». Il marchio ‘Vivaifiori’«sarà gestito dai soggetti che aderiscono attualmente al progetto».
L’associazione di tutela di Vivaifiori, veniva precisato in un comunicato stampa di Anve all’indomani della presentazione a Expo, «è proprietaria del marchio, del disciplinare di certificazione e del regolamento di utilizzo del marchio» ed ha fra le proprie finalità «riunire, rappresentare, assistere e tutelare a livello nazionale ed internazionale gli imprenditori agricoli florovivaisti che adottano il disciplinare e utilizzano il marchio, assicurare i rapporti con l’ente di certificazione, promuovere il marchio e le aziende aderenti, assicurare ogni possibile assistenza al fine di stimolare l’adesione».
«Tutto nasce - viene ricordato nel comunicato di Anve - nel 2011, su richiesta del tavolo di filiera nazionale del florovivaismo coordinato dal Dott. Alberto Manzo, quando viene reso operativo da Ismea, su finanziamento del Mipaaf, un progetto pilota di certificazione volontaria di qualità di processo delle organizzazioni florovivaistiche e delle aziende italiane associate del nostro settore portando alla nascita del marchio Vivaifiori. Questo, nel corso degli anni, ha fatto che si potesse dimostrare e valutare la fattibilità dell’attuazione di protocolli di produzione per il miglioramento e l’ottimizzazione dei processi produttivi ponendo attenzione soprattutto agli aspetti ambientali e facendo maturare l’esperienza necessaria per immettere nel mercato questo importante prodotto».
 
 
L.S.

free plastic sea

Martedì 10 Novembre dalle ore 9.00 alle 13.30, presso il museo civico di Zoologia di Roma (Via Ulisse Aldrovandi 18) si terrà il convegno Plastic Free Sea, quantità, danni e prevenzione dei rifiuti in mare.

L’isola di plastica del Pacifico è molto lontana dalle nostre coste, eppure il problema dei rifiuti nel Mediterraneo sta assumendo proporzioni crescenti, provocando danni irreversibili all’ecosistema marino e costiero, alla fauna, alla biodiversità e, non per ultimo, all’economia. Lo dimostra l’indagine di Goletta Verde di Legambiente sulla presenza di plastica nei mari italiani, una ricerca frutto del monitoraggio di 1.500 miglia nautiche, dello screening dei rifiuti in oltre 50 spiagge del Mediterraneo e di 10 campionamenti riguardanti la presenza di microplastiche in mare. Dati che dettano l’urgenza di serie politiche di prevenzione che coinvolgano istituzioni, cittadini, aziende e associazioni di categoria, dal mondo della pesca a quello del turismo. L’obiettivo è ambizioso ma praticabile e necessario, così come impone la direttiva europea Marine Strategy agli stati membri: il raggiungimento, entro il 2020, del buono stato ecologico per le proprie acque marine.

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Redazione Floraviva

agri chef

Dopo il successo di Expo con il Primo Festival degli Agriturismi italiani, la Confederazione ripropone domani 5 novembre al Salone del turismo rurale a Verona la cucina autentica come veicolo dell’esperienza agricola. Ai fornelli per il pubblico cuochi e cuoche che vengono da Toscana, Puglia, Veneto, Umbria e Calabria e che racconteranno le loro terre attraverso le ricette di tradizione. La vicepresidente Cinzia Pagni: “Vogliamo proporre il gusto della biodiversità per offrire un’immagine autentica della ruralità e dell’esperienza di una vacanza in campagna”.

Dopo il successo del Primo Festival degli Agriturismi italiani che ha animato Expo proponendo un inedito incontro tra i cuochi di tutt’Italia e i prodotti della Lombardia, la Cia-Confederazione italiana agricoltori rilancia con un “minifestival della ruralità” organizzato a Fieracavalli, il più importante Salone europeo dedicato a tutto quanto fa campagna.
Guidata dalla vicepresidente vicaria della Cia Cinzia Pagni, domani 5 novembre alla Fiera di Verona scende in campo una squadra di sei Agrichef per raccontare con le loro ricette la biodiversità italiana e la cucina di tradizione. “Abbiamo scelto questa formula -spiega Pagni- perché ci è sembrata la più immediata per far comprendere al pubblico il valore delle nostre tradizioni gastronomiche, la complessità positiva della nostra agricoltura, la meraviglia di trascorrere una vacanza nei nostri agriturismo. Le sei aziende che si raccontano a Fieracavalli sono protagoniste dell’offerta di Turismo Verde, la nostra associazione per il turismo rurale, ma sono anche sei paradigmi di cosa intende la Cia per agricoltura: custodia e valorizzazione del territorio, enfatizzazione della biodiversità, esperienza della ruralità in un rapporto fiduciario con i consumatori ai quali garantiamo cibo buono anche da pensare”.
Ma c’è un elemento in più: “C’è la volontà di difendere e diffondere la cultura enogastronomica dei territori -continua Pagni- di esaltarne la diversità per offrire il massimo ai nostri ospiti. Ne avranno testimonianza diretta coloro i quali assisteranno al nostri minifestival della ruralità dove proporremo prodotti e ricette di Toscana, Puglia, Calabria, Veneto, Umbria. Con un importante risvolto economico: l’attività agrituristica è un importante integratore al reddito delle imprese agricole e noi vogliamo valorizzarla. In questo momento infatti è decisivo restituire non solo centralità culturale e sociale all’agricoltura ma dignità economica al lavoro e all’impresa agricola. E noi intendiamo farlo -conclude la vicepresidente della Cia- anche proponendo in via di esperienza enogastronomica i valori della campagna”.
L’appuntamento è, dunque, per domani giovedì 5 novembre alla Fiera di Verona nell’ambito di Fieracavalli. Nell’area show-cooking a partire dalle 11 e fino alle 17 ogni 40 minuti sei cuoche e sei cuochi daranno conto della loro abilità culinaria, ma anche del valore degli ingredienti usati per realizzare le ricette della tradizione.
Scenderanno in campo alle 11 Alessio Guazzini dell’agriturismo “Camporuffaldo” di Massa Marittima (Gr) che proporrà pasta con semola di grano duro antico varietà Senatore Cappelli Rose di Campo con condimento di zucchini e pinoli trifolati in un leggero soffitto di cipolla. Poi sarà il turno alle 11:40 di Federica e Giulio Sparascio dell’azienda agrituristica “Gli Ulivi di Tricase” (Le) che proporranno un classico della cucina pugliese “Ciceri e tria”. Alle 12:20 Patrizia Marcelli dell’agriturismo “Bittarelli - La Rosa dei Venti” di Castiglione del Lago (Pg) eseguirà un piatto che parla del Trasimeno: tinca affumicata del lago Trasimeno con fagiolina e cipolla. Dopo la pausa gli show-cooking riprenderanno alle 15 con Lia Galli dell’agriturismo “Villa Caprareccia” di Bibbona (Li) che servirà crema di fagioli con ravioli ripieni di pecorino e olio extravergine d’oliva. Alle 15:40 Michela Brogliato dell’agriturismo “Villa Corona” di Vicenza eseguirà una pasta e fagioli rivisitata e alle 16:20 il minifestival della ruralità si chiuderà con Mario Grillo dell’agriturismo “Fattoria Biò” di Camigliatello Silano (Cs) che offrirà caciocavallo e n'duja ovvero ‘la merenda dei briganti’.
A condurre gli show-cooking sarà Carlo Cambi, il maestro del gusto de “La Prova del Cuoco” di Rai 1 e autore de “Il Mangiarozzo”, la guida alle osterie e trattorie d’Italia strenuo difensore della cucina di tradizione e del rapporto tra piatto e campo. Sarà Cambi a illustrare gli ingredienti, le preparazioni e a testare le ricette per un giorno dedicato alla cultura dei sapori, al sapore della biodiversità sotto le insegne della Cia.

Redazione Floraviva

orlandini

Orlandini: «Bene il testo di Remaschi per ridurre gli ungulati, che il Consiglio regionale non lo snaturi perché è in gioco la competitività dell’agricoltura toscana».

Il presidente della Cia di Pistoia soddisfatto del testo di legge d’emergenza approvato dalla Giunta regionale per diminuire gli ungulati in sovrannumero, che danneggiano le coltivazioni mettendo a rischio le quote di mercato dei produttori toscani. Piacciono, oltre agli obiettivi di riduzione (-300 mila in tre anni), la possibilità per gli agricoltori di difendere i propri terreni coltivati dagli animali che li distruggono, la valorizzazione della filiera delle carni selvatiche e la semplificazione burocratica con un solo piano faunistico e un solo regolamento venatorio.

«Con l’approvazione di questo ottimo progetto di legge dell’assessore Remaschi da parte della Giunta regionale toscana viene ufficialmente riconosciuto che il numero degli incidenti stradali provocati dalla fauna selvatica nel nostro territorio è insostenibile (da 250 nel 2013 a 700 nel 2014, verso i 900/1000 nel 2015), assai più alto che nel resto d’Italia, e che il livello degli ungulati è altrettanto insostenibile, essendo pari a 4 volte la media nazionale. Semplicemente non si può più andare avanti così».
E’ quanto dichiarato oggi dal presidente della Confederazione italiana agricoltori di Pistoia, Sandro Orlandini, che è anche membro delle commissioni “ungulati” e “danni” dell’Ambito territoriale di caccia (Atc) 16 di Pistoia, dopo aver saputo che è stato approvato stamani dalla Giunta della Regione Toscana il testo di legge presentato ieri alla stampa dall’assessore all’agricoltura Marco Remaschi insieme al sottosegretario all’ambiente Silvia Velo.
«Si registrano già negli ambiti territoriali di caccia – ha affermato Sandro Orlandini - dibattiti accesi riguardo a possibili modifiche di un punto o dell’altro del testo di legge dell’assessore Remaschi. Ecco, in vista dell’approdo del testo in consiglio regionale, dove sarà discusso ed eventualmente ritoccato, come presidente degli agricoltori di Cia Pistoia auspico che esso non venga snaturato, perché è molto ben impostato e può rappresentare davvero la soluzione al problema del sovrannumero di ungulati che crea tanti danni agli agricoltori e ai cittadini del territorio pistoiese». «Altrettanto importante – ha aggiunto Orlandini - è fare in modo che nei regolamenti attuativi della futura legge siano previste forme di responsabilizzazione degli atc, così che la legge venga rispettata davvero».
«Per gli agricoltori – precisa inoltre il presidente di Cia Pistoia - il problema non è solo né tanto quello dei risarcimenti dei danni che non arrivano quasi mai. I coltivatori non vogliono più subire i danni e desiderano poter raccogliere il frutto del proprio lavoro, anche perché nel lungo periodo queste riduzioni imprevedibili ma frequenti delle produzioni finiscono per determinare inesorabilmente significative perdite di quote di mercato, perché il mercato preferisce i produttori affidabili».
Fra gli aspetti che più piacciono ad Orlandini del progetto di legge di Remaschi vi è senz’altro l’ambizioso obiettivo del piano di riduzione, pari a meno 300 mila ungulati in tre anni. Che significherebbe il rientro della Toscana nella media nazionale. Ma anche la possibilità per gli agricoltori di difendere in prima persona i propri terreni coltivati dagli animali che li distruggono. Così come la valorizzazione della filiera delle carni selvatiche sia a fini commerciali che di solidarietà. E infine la semplificazione burocratica con il passaggio dagli attuali dieci piani faunistici e regolamenti venatori provinciali ad un solo piano e un solo regolamento regionale.
 
Redazione Floraviva

cinghiale

Presentata ieri "una legge per affrontare l'emergenza ungulati in Toscana, dove la concentrazione di cinghiali è quattro volte superiore alla media nazionale, con l'obiettivo di tutelare la sicurezza delle persone, salvaguardare la produzione agricola e, soprattutto, di preservare la biodiversità. C'è, infatti, un tema ambientale da affrontare perché un'alta concentrazione di ungulati ha come effetto un danno agli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza di altre specie".
Lo ha detto il Sottosegretario all'Ambiente, Silvia Velo, nel corso della presentazione, avvenuta oggi a Firenze, nella sala stampa della Regione a palazzo Strozzi Sacrati, della Legge Obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana.
Il sottosegretario Velo ha tenuto la conferenza stampa insieme all'assessore all'agricoltura, foreste, caccia e pesca, Marco Remaschi.
"Il Ministero dell'Ambiente - ha continuato Velo - ha supportato la Regione Toscana da un lato attraverso il lavoro dell'ufficio legislativo e della Direzione Protezione Natura verificando la congruità della norma regionale rispetto a quelle nazionali e comunitarie.

Dall'altro, abbiamo messo a disposizione le competenze scientifiche e le professionalità di Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che, tra le altre cose, supporterà la Regione durante la fase importantissima dei monitoraggi per verificare l'efficacia degli interventi.

Si tratta - ha concluso il Sottosegretario Velo - di un provvedimento frutto della collaborazione tra Governo e Regione, una buona pratica che può essere estesa alle altre Regioni che si trovano ad affrontare problemi analoghi".
L'assessore Remaschi ha inoltre ricordato che gli incidenti stradali che vedono coinvolti ungulati sono in forte aumento. "Erano - ha detto - circa 250 nel 2013, sono stati oltre 700 nel 2014 e le stime per l'anno 2015, con dati a settembre, sono di 900 - 1000 incidenti. E fra questi - ha aggiunto - ci sono anche incidenti mortali. Crediamo dunque che sia una questione di civiltà intervenire su questa emergenza."
Entro la fine dell'anno la Regione presenterà un "piano di intervento" nel quale saranno previsti gli interventi attuativi della legge. L'efficacia dei provvedimenti sarà monitorata dagli organismi deputati come ISPRA e CIRSEMAF.
"Non vogliamo - ha ribadito Remaschi - una legge manifesto, ma una legge che funziona."
L'assessore ha fatto appello "a superare tutti gli egoismi, e a lavorare tutti insieme, con grande attenzione" per raggiungere l'obiettivo quello "dell'interesse generale, dell'agricoltura, dell'ambiente e dei cittadini, anche sul piano della sicurezza nei confronti degli incidenti stradali" e dopo aver ricordato come tutti gli stakeholder siano stati coinvolti nella preparazione della proposta di legge.
Fra le innovazioni, visto anche il passaggio di competenze sulla caccia dalle province alla Regione al quale si sta lavorando, ci sarà anche uniformità di normativa su tutto il territorio regionale: al posto di tanti piani faunistici quante erano le province e tanti regolamenti venatori, ci sarà in Toscana un solo piano faunistico e un solo regolamento.

Redazione Floraviva