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vivaio

Il 24 maggio, all’Accademia dei Georgofili di Firenze, giornata di studio sulla certificazione genetico-sanitaria dei materiali di propagazione: strumento essenziale per prevenire e contrastare le malattie delle piante a diffusione epidemica. Piero Cravedi: «partire da materiale vivaistico certificato e sano è la base di una filiera in linea con la qualità, con la sostenibilità ambientale ed etica. Ma è fondamentale che ci siano norme stringenti ed uniformi su tutto il territorio».

«La certificazione genetico-sanitaria dei materiali di propagazione vegetale rappresenta il mezzo di qualificazione delle produzioni vivaistiche che offre maggiori garanzie, permettendo di allargare gli orizzonti commerciali oltre i confini nazionali. Ciò è la diretta conseguenza di programmi che sviluppano principi tecnici, organizzativi e procedurali basati su convenzioni internazionali. Inoltre essa rappresenta uno degli strumenti per la prevenzione ed il contrasto di malattie delle piante a diffusione epidemica, aspetto che negli ultimi decenni ha assunto grande importanza per la movimentazione delle piante su scala globale».
flormart 2016E’ quanto si legge nel comunicato di ieri dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, dove si è svolta una giornata di studio intitolata “Quale certificazione per la qualificazione dei materiali di propagazione delle piante da frutto?”, che è stata organizzata su proposta del “Comitato consultivo sui problemi della difesa delle piante” dei Georgofili. Incontro nel corso del quale sono state esaminate le emergenze fitosanitarie, la quarantena, gli aspetti pomologici, il ruolo delle Regioni e del Servizio nazionale di certificazione volontaria, il sistema di certificazione e il ruolo dell'interprofessionale.
«In Italia – spiega l’Accademia dei Georgofili - i programmi di certificazione partirono su base regionale negli anni ‘80 per affrontare e dare un concreta risposta a problemi sanitari e di corrispondenza varietale delle specie fruttifere prodotte nelle diverse aree. Successivamente il Ministero dell’Agricoltura istituì la certificazione volontaria su scala nazionale, che prevedeva la stipula di apposite convenzioni da parte delle Regioni che intendevano aderirvi, mentre l’operatività era centralizzata, a carico degli istituti sperimentali coinvolti».
Tuttavia «l’evoluzione normativa comunitaria con l’istituzione del Passaporto delle piante CE e le norme di qualità - C.A.C. (Conformitas Agraria Communitatis), il mutato assetto organizzativo della struttura statale a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, oltre all’evoluzione tecnica dei metodi diagnostici, resero necessaria una riorganizzazione del Servizio nazionale di certificazione volontaria. Su tali argomenti e sulle nuove prospettive che si aprivano, l’Accademia dei Georgofili organizzò un’apposita giornata che ebbe luogo l’8 ottobre 2002. A distanza di quasi 15 anni, c’è purtroppo da prendere atto delle difficoltà ad attuare i principi del vigente schema di certificazione volontaria sia per un’interpretazione ed applicazione non omogenea da parte delle Regioni, che per la presenza di emergenze fitosanitarie che interessano tutto il territorio nazionale. Difficoltà che sembrano accrescere ed alimentare un clima di incertezza in previsione delle ulteriori modifiche che sarà necessario apportare, a seguito dell’imminente entrata in vigore delle nuove norme comunitarie».
Secondo Piero Cravedi, presidente del Comitato consultivo che ha organizzato l’evento: «il vivaismo è un settore molto complesso. La normativa sulla certificazione per la qualificazione dei materiali di propagazione ha un ruolo determinante per l'attività vivaistica, sia per il mercato interno sia per gli scambi internazionali. Partire da materiale vivaistico sano e certificato permette di poter creare le basi di una filiera produttiva in linea con la qualità, con la sicurezza alimentare e con la sostenibilità ambientale ed etica. L'Italia sotto questo profilo è un Paese sicuramente all'avanguardia. La diffusione epidemica di molte malattie ed infestanti ha richiamato l'attenzione sul ruolo di prevenzione che l'attività vivaistica deve svolgere. Ma è fondamentale che ci siano norme stringenti ed uniformi su tutto il territorio nonché coesione in tutti i settori della filiera vivaistica».
 
Redazione

nanaotecnologie contro il cancro

Giovedì 26 maggio al Lyceum Club Internazionale di Firenze Mauro Ferrari terrà una conferenza dal titolo “Nanomedicina. Gli esperimenti nello spazio e la lotta contro il cancro”, ambito di cui è uno dei massimi esperti a livello mondiale. Di recente si è parlato proprio di Ferrari per la nascita di un nuovo nanofarmaco in grado, secondo i primi test effettuati sugli animali, di combattere forme di cancro con metastasi. L’appuntamento è per le ore 18.00 in via Alfani, 48 a Firenze con ingresso libero.

La prestigiosa carriera di Mauro Ferrari parla per lui, dopo aver lavorato negli Stati Uniti, dirige oggi uno dei più grandi istituti di nanotecnologie del mondo, il Methodist Research Institute di Houston ed è presidente della “Alliance for NanoHealth”. Come ben spiega la presidente del Lyceum di Firenze, Donatella Lippi: «Il suo impegno, in un momento storico in cui si parla di chirurgia mininvasiva, di dispositivi infinitesimali, di robotica è quello di predisporre dei piccoli robot, dei piccoli presidi che possano rilasciare farmaci e sostanze attive senza costringere il paziente ad assunzioni periodiche, ma in maniera assolutamente automatizzata». Da sempre sulle testate scientifiche di tutto il mondo, di recente si è parlato di Ferrari in merito ad un nuovo nanofarmaco, nato dal team di ricercatori da lui diretto e composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come fegato e polmoni, distruggendole. Questo nanofarmaco, “iNPG-pDox”, è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti da Mauro Ferrari «sbalorditivi», tanto che si punta ad avviare i test sull’uomo il prossimo anno. L’appuntamento di giovedì 26 maggio, a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, è organizzato dalla sezione “Scienze e Agricoltura” del club, presieduta da Maria Luisa Luisi, il cui programma ha il patrocinio della Regione Toscana. La conferenza di Ferrari fa inoltre parte del programma del Lyceum Club Internazionale di Firenze del 2016: “Microcosmo e macrocosmo: Firenze e il ciclo degli elementi”, realizzato con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e il patrocinio del Comune di Firenze.

Redazione

orti ad arte varese

L’11 e 12 giugno a Villa Panza quarta edizione della mostra mercato sull’arte di coltivare la terra promossa dal Fai. Incontri in un orto sinergico, un pollaio mobile («chicken tractor»), presentazione del libro ‘L’orto della Bibbia’, percorso fra le specie arboree per bambini e frutta, verdure e piante in gran varietà di selezionati vivaisti e produttori.

Un fine-settimana per celebrare l’arte di coltivare la terra e l’eccellenza della frutta, delle verdure e delle piante da orto o da frutto o aromatiche in molteplici declinazioni.
Torna anche quest’anno “Orti ad arte”, appuntamento dell’estate varesina dedicato agli appassionati di orti e giardini. Sabato 11 giugno (dalle 13 alle 19) e domenica 12 giugno (dalle 10 alle 18) Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo, a Varese, celebre per il suo giardino all’italiana e per la sua collezione di arte contemporanea, sarà teatro della quarta edizione della “mostra mercato sull’arte di coltivare la terra” organizzata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Vivaisti e produttori accuratamente selezionati porteranno negli spazi della villa una grande varietà di frutta e verdure fresche, biologiche e di stagione, oltre a conserve, liquori, marmellate, sementi, abbigliamento, attrezzi da lavoro, cesteria e libreria specializzata. I visitatori potranno inoltre acquistare piante da frutto, da orto e aromatiche, scoprire varietà rare e ricevere consigli sulla loro coltivazione e sul loro impiego in cucina.
Nel corso delle due giornate di manifestazione si susseguiranno conferenze e laboratori per adulti e bambini, con momenti didattici, presentazioni di libri secondo il seguente programma:
- sabato 11 giugno, alle 14,30, incontri nell’Orto Sinergico a cura di Giorgio Stabilini; alle ore 15.30 progettazione e realizzazione di un chicken tractor, un vero e proprio pollaio mobile, a cura di un’azienda agricola biodinamica; alle 16,30 “Dall’orto alla cucina: le ricette dello chef dalla coltivazione al piatto” a cura dello chef Matteo Pisciotta; alle 17 visita al parco di Villa Panza a cura di LaborArs.
- domenica 12 giugno alle 11 incontri nell’Orto Sinergico a cura di Giorgio Stabilini; alle 15 presentazione del libro ‘L’orto della Bibbia - guida alla scoperta di frutti e ortaggi antichi in via di estinzione’ a cura della biologa Marilena Roversi Flury e del giornalista Fabrizio Morea; alle 16 “Dall’orto alla cucina: le ricette dello chef dalla coltivazione al piatto” a cura di Matteo Pisciotta; alle 16.30 visita al parco di Villa Panza a cura di LaborArs.
Per i più piccoli sabato alle 15 e domenica alle 11.30 e alle 15 verrà organizzato il laboratorio “Bim Bum Bart - Orti ad Arte” (per prenotazioni tel. 0332 283960) con uno speciale percorso nel giardino della villa per scoprire le specie arboree presenti e la realizzazione di un piccolo “orto da asporto” con materiali di riciclo.
Villa e Collezione Panza sono un museo riconosciuto dalla Regione Lombardia.
Ampio parcheggio gratuito presso l'Ippodromo Le Bettole di Varese (ingresso da Via Galileo Ferraris), collegato a Villa Panza con un servizio navetta a/r gratuito.

Ingresso: mostra e mercato intero € 8; ridotto (4-14 anni) e iscritti FAI € 4; famiglia (2 adulti + 2 bambini 4-14 anni) € 20. Mostra e mercato + ingresso alla villa e alla collezione permanente intero € 13; ridotto (4-14 anni) € 7; iscritti FAI € 4; studenti € 8; famiglia (2 adulti + 2 bambini 4-14 anni) € 33.

                                                                                                                         
Redazione

piante cespevi

Cia Pistoia chiede chiarimenti all’amministrazione comunale sull’affermazione categorica «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», che è qualcosa di più che un no all’«ampliamento del perimetro» a difesa delle zone collinari. Esistono a Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto tra i vivai che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico che le classifica con miopia come aree non vocate. Impedire l’estensione della vocazione vivaistica ad esse che senso ha? Occhio a non finire nell’anti-vivaismo sull’onda di contese politiche.

La perentorietà senza appello dell’incipit del comunicato n. 367 del Comune di Pistoia, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sommata alle ripetute grida di allarme (in buona parte esagerate) di certe frange dell’ambientalismo, fa temere che stia montando (magari per condizionamenti politici) una campagna mediatica anti-vivaismo (cioè contro il settore trainante dell’agricoltura di Pistoia) che si sa dove comincia ma non dove porterà. Finiremo per demonizzare i vivai della piana e chiedere a gran voce più fabbriche per tutti? Anche perché in quel comunicato fa capolino un’apparente contraddizione: il no all’estensione delle aree vocate è semplicemente un no all’«ampliamento» del loro «perimetro» a tutela delle «aree collinari già molto fragili» (come è scritto in un punto) o un no generalizzato a ogni superficie dovunque collocata (come fanno credere altre frasi)?
Cia Pistoia replica al comunicato stampa del 19 maggio scorso del Comune di Pistoia chiedendo innanzi tutto un chiarimento di tale punto apparentemente contraddittorio, riservandosi di ritornare prossimamente con documenti più approfonditi del suo Gruppo Vivaisti su tutte le importanti questioni in esso toccate, meglio se dopo aver potuto leggere in versione integrale le osservazioni inviate dal Comune alla Provincia per l’aggiornamento del Piano territoriale di coordinamento. Infatti la frase iniziale del comunicato del Comune, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sembra avere un significato diverso e più forte del semplice no all’«ampliamento del perimetro» per impedire l’insediamento di «attività vivaistica in aree collinari già molto fragili da un punto di vista sia ambientale che infrastrutturale» che potrebbero modificare «natura e fisionomia del paesaggio».
Non si tratta di una disputa terminologica accademica, precisa Cia Pistoia, perché esistono nelle frazioni pistoiesi di Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto collocate tra i vivai e per lo più di proprietà di vivaisti che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico vigente miope (approvato nell’aprile 2013 e già più volte criticato da Cia) che le classifica come aree non vocate. Questo provoca molte difficoltà ai vivaisti che si trovano ad operare lì con tanti vincoli in più relativi agli annessi e a vari aspetti dell’attività. Perché impedire l’estensione della vocazione vivaistica a queste aree della piana? Che senso ha o avrebbe?

Redazione

vino libero eataly

Il manifesto di Eataly parla chiaro e al punto otto ci ricorda: «Mai dovremo incorrere nella tentazione di utilizzare strumenti di persuasione occulta per incitare a comprare più del necessario.» Purtroppo i fatti raccontano un’altra Eataly, che invece ha ceduto alla tentazione di una pratica commerciale scorretta, utilizzando la dicitura “vino libero” per una campagna che ha lasciato intendere ai consumatori che il prodotto fosse totalmente libero da concimi chimici, da erbicidi e da solfiti. La vicenda inizia nell’aprile 2014 con una segnalazione del Codacons e si protrae fino al 9 maggio di quest’anno con un provvedimento dell’Antitrust che multa Eataly per 50mila euro per violazione del Codice del consumo con conseguente “divieto di diffusione e continuazione” della campagna.

Cartelloni pubblicitari ed etichette “Vino Libero” hanno dunque diffuso un messaggio fuorviante e a danno dei consumatori: a dirlo è proprio l’Autorità Garante della Concorrenza e il Mercato. Un provvedimento di dieci pagine, reso pubblico lo scorso 9 maggio, rende nota tutta la vicenda che ruota attorno alla campagna “Vino Libero” di Eataly. Tutto inizia nell’aprile 2014, quando una segnalazione del Codacons evidenzia come l’espressione “vino libero”, senza ulteriori specificazioni, possa far intendere ai consumatori che questo sia “libero da concimi di sintesi, libero da erbicidi e libero da almeno il 40% dei solfiti” rispetto al limite previsto per legge (come afferma anche l’Antitrust). A inizio 2015 l’AGCM invita Eataly a rimuovere “i profili di possibile scorrettezza”, correggendo i cartelloni pubblicitari e sostituendo tutte le etichette delle bottiglie. Sempre nel 2015, a febbraio, il procedimento si ferma e viene archiviato in quanto l’azienda di Farinetti si impegna formalmente ad adeguarsi alle indicazioni fornite dall’AGCM. Due mesi dopo però il Codacons torna a manifestare il problema: nessun cambiamento è avvenuto. Allora interviene la Guardia di Finanza che accerta che nessuna delle bottiglie in commercio è contrassegnata dalla dicitura corretta e richiesta dall’Autorità. “Vino Libero” continua ad essere un messaggio pubblicitario incompleto e ingannevole fino alla fine del 2015 e l’inizio del 2016, quando il caso viene finalmente riaperto e Eataly si difende affermando di non essere che il venditore del prodotto e dunque di non avere responsabilità sull’etichetta. Ma non funziona e l’AGCM fa notare che “Vino Libero” è un’espressione “omissiva” e segnala una condotta priva del “normale grado di diligenza professionale” da parte di chi per quasi due anni non è stato trasparente. Arriva così la multa di 50mila euro per Eataly e di 5mila per l’Associazione Vino Libero. Intanto, nella pagine web di Eataly dedicata a “Vino Libero” si continua a leggere che il progetto è: « Un modello “dinamico” che si arricchisce continuamente di nuovi argomenti, che promuove la ricerca e che si migliora costantemente, avendo però ben saldi i propri obiettivi di salvaguardia dell’ambiente, di tutela del consumatore e di soddisfazione del produttore».

Redazione

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Stop to the advertising campaign “Free Wine”: Eataly fined by the Antitrust for 50thousands euro

The poster of Eataly speaks clearly and at point eight remember us: «Never we should succumb into the temptation of usying instruments of concealed persuasion to incite in buying more than necessary». Unfortunately facts tells about another Eataly, that instead gave up to the temptation of an incorrect commercial practice, using the caption “free wine” for an advertising campaing that left the consumers understand that the product was totally free by chemical fertilizers, by weed killers and by sulphites. The event starts in April 2014 with a Codacons warning and goes up to May 9th of this year with a provision of Antitrust that fines Eataly for 50thousands euro for violation of the Consumption Code with consequent “prohibition of diffusion and continuation” of the advertising campaign.

Advertising posters and lables “Free Wine” have just sperad a deceptive message to the detriment of consumers: to tell it is right the Antitrust Authority. A ten pages provision, made public the last May 9th let be known all the event that goes around the advertising campaign “Free Wine” of Eataly. Everything starts in April 2014 when a Codacons  warning  highlights how the expression “free wine”, without further specifications could let consumers understand that this is “free by synthesis fertilizers , free by weed killers and at least the 40% of sulphites compared to the limit expected by law (as also the Antitrust confirms). At the beginning of 2015 AGCM invites Eataly to remove “the profiles of possible incorrectness” by correcting the advertising posters and substituting the bottle labels. Always in 2015, on february the procedure stops and is archived as the company of Farinetti formally works hard to adapt to the indications given by AGCM. Two months lateer Codacons comes back to show the problem: no change has come. So intervenes the italian finance police verifying that not one of the bottles in commerce is marked by the correct letetring asked by the Authority. “Free wine” continues to be an incomplete and deceptive advertising message until the end of 2015 and the beginning of 2016, when the case is finally reopened  and Eataly defends itself adfriming to be just the seller of the product and so to have no responsabilities about the label. But it doesn't work and the AGCM underlines that “Free Wine” is an “omissive” expression and warns a behaviour lacking of the “normal degree of professional diligence” by the part of who, for almost two years, hasn't been transparent. So arrives the penality of 50thousands euro for Eataly and 5thousands for the Free Wine Association. Meanwhile, in the web pages of “Free Wine” you continue to read that the project is: «A “dynamic” model  that continually enriches of new arguments, that promotes the research and improves constantly , but having firmly its own goals about the safeguard of environment, of the protection of customer and the satisfaction of  producer».
 
Editorial staff

sandro orlandini

Il presidente Cia Pistoia, Sandro Orlandini, durante la conferenza stampa di ieri ha chiesto alle altre associazioni di settore di aprire immediatamente un confronto su business plan e mission della società aperta, ipotizzata dalla cordata di imprenditori, di cui Mati è stato portavoce. Ma non solo, Orlandini dichiara che Cia vuole unirsi alla cordata, elaborando però una chiara previsione di costi e ricavi. Il prossimo passo è la convocazione di un tavolo tecnico guidato magari da Renato Ferretti, presidente dimissionario del Cespevi, che da tempo lamenta un mancato interesse dei vivaisti per il futuro del Centro.

Lo dichiara Sandro Orlandini al termine dell’incontro del 18 maggio sul futuro del Cespevi: Cia Pistoia intende entrare a far parte della società aperta, ipotizzata dalla cordata di imprese florovivaistiche. La condizione determinante è per Cia l’elaborazione di un modello di governabilità meno rigido di quello già proposto da Anve alla prima gara andata deserta. Si dovrà dunque pensare a un business plan credibile e sostenibile: per raggiungere questo scopo Cia chiede alle associazioni di categoria agricole e florovivaistiche di convocare al più presto un tavolo tecnico. Quest’ultimo potrebbe essere guidato da Renato Ferretti, esperto agronomo e presidente dimissionario del Centro, che ormai da tempo, come ha anche ricordato ieri Morandi, cercava di convogliare l’interesse delle imprese vivaistiche verso il salvataggio del Cespevi. Come si legge nel comunicato stampa di Cia Pistoia sull’incontro di ieri, il documento della proposta di Francesco Mati e della cordata di imprenditori propone una suddivisione dell’80% del capitale sociale del Cespevi, messo in vendita dalla Camera di Commercio, in due lotti: lotto A, pari all’20%, che dovrebbe essere acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia; lotto B, pari al 60%, destinato alla nuova società aperta. Proprio in quest’ultima rientrerebbe dunque anche Cia Pistoia e la cordata di imprenditori, purché l’importo a base d’asta del lotto «sia stabilito nell’entità ritenuta congrua dall’organo amministrativo della newco» e purché siano state prima «raccolte formali e significative adesioni […] alla newco […] in modo che il capitale risulti non inferiore» a un livello ritenuto necessario. Nel comunicato stampa di Cia leggiamo che il capitale della nuova società, proposto da Mati nel documento, dovrà essere di 1.600.000 euro, ripartito in 1600 azioni da mille euro ciascuna. Sono poi previste tre categorie di azioni ordinarie: 1) grandi investitori, cioè almeno 25 imprese della filiera florovivaistica con fatturato superiore a 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere almeno metà del capitale della nuova società; 2) medi investitori, ossia 40 imprese della filiera con fatturato tra 1 milione e 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere, complessivamente, almeno un quarto del capitale; 3) piccoli investitori, vale a dire almeno cento imprese con fatturato inferiore a 1 milione di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere almeno un quarto del capitale della newco.
 
Redazione

drone marino

Tre imprese toscane daranno vita a uno stabilimento per la produzione di droni marini per l'assistenza ai migranti in mare, per operazioni di soccorso e salvataggio e per attività di monitoraggio delle condizioni ambientali. Il presidente della Regione Toscana e Giuseppe Balducci, patron di Effebi e legale rappresentante del raggruppamento di imprese, hanno siglato ieri il protocollo di insediamento per l'attuazione del programma di investimenti previsti per un totale di 5.508.500 euro, di cui 3.029.675,00 a carico delle tre aziende. Prevista un'occupazione diretta per 30 persone a cui andranno ad aggiungersi, secondo le previsioni, altre 19 persone legate alla progettazione e alla produzione.

Il programma è stato denominato SAND (Safety & Ambient Nautic Drone) e presentato dal cantiere navale Effebi (gruppo Balducci), quale azienda capofila, in collaborazione con Meccano Engineering e IDS Ingegneria dei Sistemi SpA. Per le sue caratteristiche tecnologiche, innovative e di particolare attenzione agli aspetti di approvvigionamento energetico e di impatto ambientale, si è classificato primo nella gara aperta sui fondi messi a disposizione dal bando relativo ai Protocolli di insediamento. Questo strumento agevolativo è finalizzato al sostegno di programmi di investimento in processi di industrializzazione di rilevanza regionale, di dimensione significativa e capaci di produrre occupazione aggiuntiva. Il bando in questione è stato promosso nel 2015 dalla Regione Toscana con i fondi PRSE 2012-2015 e porterà così alle imprese coinvolte un finanziamento regionale pari a 2.478.825 euro degli oltre cinque milioni complessivi, di cui 3.029.675,00 a carico delle tre aziende. Ieri a Firenze, a Palazzo Strozzi Sacrati, è stato siglato il protocollo di insediamento per l'attuazione di questo programma di investimenti: passaggio fondamentale per dare il via alla realizzazione del sito produttivo, nello stabilimento Effebi del comune di Carrara. Rossi ha così commentato: "Mi rallegro che il progetto vincitore coinvolga imprese della costa toscana. Il nostro impegno per il rilancio industriale e occupazionale di quest'area, continua. Proprio domani riapriremo questo bando per tutte quelle imprese che intendono investire a Piombino alle quali destineremo altri 2,5 milioni di euro di contributi. E tra qualche settimana lo stesso avviso lo riserveremo alle imprese che investono a Livorno, alle quali destineremo altri 2 milioni di euro. Contiamo così di riuscire ad attivare altri posti di lavoro e di realizzare progetti innovativi come questo dei droni marini, che potrà avere importanti utilizzi umanitari". Grande entusiasmo anche da parte di Giuseppe Balducci: "Siamo soddisfatti di aver creato questo gruppo di aziende serie, molto all'avanguardia, sempre proiettate verso il futuro, e siamo ottimisti sulla buona riuscita del progetto". Alla firma erano presenti anche Stefano Reggente per Meccano Engineering e Domenico Torlucci di IDS Ingegneria dei Sistemi SpA. Il programma SAND prevede dunque la progettazione e l'implementazione di una fabbrica di droni, ovvero mezzi navali di superficie comandanti a distanza. I droni potranno essere modulabili, con lunghezza variabile dai 15 ai 18 mt., guidati da remoto e attrezzati per operazioni marine in contesti differenti. Il prodotto punta così ad una rilevante riduzione dei "costi correlati" per risultare competitivo sul mercato e quindi essere commercializzato in qualsiasi Paese. Oltre ad interventi di salvataggio e monitoraggio delle condizioni ambientali, i droni sono stati pensati per essere impiegati in operazioni di servizio antinquinamento dei porti, in azioni antintrusione in aree sensibili: quali parchi marini, porti, pattugliamento anticontrabbando, sorveglianza anti-terrorismo di impianti sensibili e ricerca idrografica. Sono previsti anche usi militari (senza armamenti a bordo): cacciamine e trasporto truppe per operazioni speciali.

Redazione

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A marine drones factory in Tuscany: signed the protocol that starts the production

Three Tuscan companies will start an establishment for the production of marine drones as a support for the assistance of migrants in the sea, for the rescue operations and for activities of supervision about the environmental conditions. The president of Regione Toscana and Giuseppe Balducci, supporter of Effebi and legal representative of the company grouping, yesterday signed the protocol of settlement for the realization of an investment program expected for the sum of 5.508.500 euros, about which 3.029.675,00 at the expense of the three companies. It's expected a direct occupation for 30 people which be added, according to forecasts, other 19 people connected with planning and production.

The program has been named SAND (Safety & Ambient Nautic Drone) and presented from the boatyard Effebi (Balducci group) as leader company in collaboration with Meccano Engineering and IDS Ingegneria dei Sistemi SpA. Thanks to its technological feature, innovative and particularly careful to the aspects of energy provision and environmental effect, it has been placed first in the open competition about the assets made available by the announcement related to settlement protocols. This easy instrument is designed to support investment programs in development method of regional importance, with a significant size and aible to produce additional occupancy. The announcement at issue has been supported in 2015 by the Regione Toscana with the PRSE 2012-2015 assets and will give to the involved companies a regional financing of 2.478.825 euros, of the total five millions, 3.029.675,00 at the expense of the three companies. Yesterday in Florence, at Palazzo Strozzi Sacrati, it's been singed the settlement protocol for the realization of this investments program: important step for the start of the productive site realization, in the Effebi factory in the municipality of Carrara. Rossi commented this way: "It makes me happy that the winner project involves companies of the Tuscan coast. Our commitment for the industrial and occupancy restart of this area continues. Tomorrow we'll open again this announcement for all those companies interested to invest in Piombino, to these we'll destine 2,5 millions of euro as contribution. And in some week we'll reserve the same to the companies that invest in Livorno, we'll give them other 2 millions of euro. We trust to be aible in starting other jobs and realize innovative projects like this about the marine drones, that'll have important humanitarian uses". Great passion also by Giuseppe Balducci: "We're satisfied we've created this group of serious companies, very up to date, always looking to the future, and we're optimistic about the success of the project". Also Stefano Reggente for Meccano Engineering and Domenico Torlucci of IDS Ingegneria dei Sistemi SpA took part to the signature. The program SAND forecasts the design and implementation of a drone's factory, that is surface ships remotely controlled. The drones could be modular, with a length between 15 and 18 meters, driven by remote and fitted out for marine operations in different contexts. The product aims this way to reduce significantly the "related costs" to be competitive on the market and so be commercialized in each Country. Besides the rescue operations and the monitoring of the environmental conditions, the drones have been thought to be used in operations for the service of antipollution in ports, in actions against the intrusions in sensitive areas: as marine parks, ports, anti-smuggling petrolling, anti terrorism supervision of sensitive systems and hydrographic research. Military uses are also expected (no arms on board): minesweepers and ranks transport for special operations.

 

Editorial staff

 

Il presidente di Cia Pistoia, Sandro Orlandini,  commenta: «promettente, da chiarire e valutare il 18 maggio insieme a vivaisti e rappresentanti di Regione e Comune»  la proposta avanzata ieri dalla cordata di imprese florovivaistiche guidate da Mati e rimanda la valutazione di Cia alla tavola rotonda “Quali prospettive per il Cespevi?” del 18 maggio (ore 17 nella sede del Centro sperimentale) con Fratoni, Remaschi, Belliti, Mati, Morandi, Colomeiciuc, Iozzelli, di fronte agli operatori del settore vivaistico. Orlandini invita le associazioni agricole e florovivaistiche di ogni parrocchia a intervenire il 18 maggio per dire la loro e presentare eventuali proposte alternative.
 
«Bene che ci sia già un progetto concreto, con delle imprese del settore che ci mettono la faccia, sul Centro sperimentale per il vivaismo. La proposta della cordata di aziende florovivaistiche guidate da Mati è molto promettente, ma ovviamente va chiarita meglio nei dettagli e magari aggiustata in alcuni punti, tenendo conto anche degli eventuali paletti strategici e politico-economici, o quanto meno dei pareri, della Regione Toscana e del Comune di Pistoia; senza dimenticare le indicazioni che verranno dagli istituti bancari. Per questo noi di Cia Pistoia per ora sospendiamo il giudizio sulla “proposta Mati” fino alla tavola rotonda che abbiamo organizzato il 18 maggio al Cespevi proprio per ragionare delle prospettive e del futuro del Centro sperimentale, che deve essere assolutamente salvato».
Questa la dichiarazione del presidente di Cia Pistoia, Sandro Orlandini, a commento della proposta avanzata ieri dalla cordata di 6 imprese florovivaistiche della provincia pistoiese (fra cui la cooperativa di Pescia Flora Toscana) guidate da Francesco Mati, presidente del distretto vivaistico ornamentale pistoiese, per salvare il Cespevi creando, a quanto si è per ora compreso, una “società aperta alla partecipazione di tutti gli operatori del settore florovivaistico dell’Alta Toscana” capace di rilevare il 60% delle quote del Cespevi.
Orlandini rimanda dunque l’esame e la valutazione di Cia Pistoia, e in particolare del suo Gruppo Vivaisti (che rappresenta oltre 500 aziende del distretto pistoiese), alla tavola rotonda aperta agli operatori del settore “Quali prospettive per il Cespevi?”, organizzata da Cia per il 18 maggio, alle ore 17, nella sede del Centro sperimentale per il vivaismo (via Ciliegiole 99). In quell’occasione Mati potrà illustrare meglio ai diretti interessati, i vivaisti pistoiesi, il progetto di società, con le distinte categorie di azioni (e i “diritti amministrativi” ad esse associati) e il complessivo modello di governance che la cordata ha in mente. Tutto ciò di fronte a esponenti istituzionali come gli assessori regionali Federica Fratoni (Ambiente) e Marco Remaschi (Agricoltura) e il vicesindaco di Pistoia Daniela Belliti, e a interlocutori fondamentali quali il presidente della Camera di Commercio di Pistoia Stefano Morandi e i presidenti della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia Luca Iozzelli e della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia Alessio Colomeiciuc.
Non solo, il presidente di Cia Pistoia invita tutti i soggetti del settore agricolo e florovivaistico interessati alle sorti del Cespevi, di qualunque parrocchia (da Cia, Coldiretti e Confagricoltura), a partecipare alla tavola rotonda e a dire la loro sull’argomento presentando le proprie eventuali proposte, in modo che i vivaisti possano mettere a confronto una volta per tutte le alternative in campo.
«Non voglio entrare nel merito delle questioni prima dell’incontro – conclude Orlandini –, ma è evidente che ci sono tante opzioni possibili da soppesare attentamente. Ad esempio, per restare a un aspetto dell’interessante proposta di Mati, si potrebbe preferire che la società di florovivaisti che si candida a rilevare le quote del Cespevi sia aperta a imprese del settore di tutta la Toscana e non solo dell’alta Toscana, così che il Cespevi si candidi come Centro sperimentale per tutto il vivaismo regionale e sia più facile raggiungere il livello di capitale necessario. Inoltre è opportuno valutare prima di ogni decisione se e come il nuovo Cespevi debba relazionarsi con il Crea-Viv di Pescia - altro centro di ricerca importante, situato nel distretto floricolo Lucca Pistoia – e quindi se il Cespevi debba concentrarsi sul vivaismo ornamentale oppure occuparsi anche di florovivaismo e floricoltura, come l’interesse manifestato da Flora Toscana potrebbe far pensare. Ciascuna opzione ha dei pro e dei contro che vanno ponderati in relazione anche alle strategie complessive per il settore florovivaistico (vivaismo e floricoltura) della Regione Toscana, e non è possibile prendere una posizione definitiva senza un preliminare confronto con il livello regionale».
 
Redazione

ville in fiore capannori

Il 14 e 15 maggio la manifestazione “Ville in fiore”, promossa dal Comune di Capannori e dalla Rete del verde. Fiori e piante, artigianato, degustazioni e tante mostre e artisti nelle varie dimore storiche coinvolte.

Un'occasione per visitare i giardini di splendide dimore storiche del territorio di Capannori, ammirare innumerevoli varietà di fiori e di piante, visitare stand di artigianato artistico e altri articoli, degustare i prodotti locali.
Nel weekend di sabato 14 e domenica 15 maggio, dalle 11 di mattina alle 8 di sera, torna la manifestazione “Ville in fiore”, organizzata dal Comune di Capannori e dalla Rete del verde. Tanti gli eventi che si svolgeranno a Palazzo Boccella e Palazzo Buonvisi a San Gennaro, a Villa Fattoria Gambaro a Petrognano e a Villa Mazzarosa a Segromigno in Monte. Alcune iniziative avranno luogo anche nei giardini dell'agriturismo La Chiusa di Nanni a Segromigno in Monte e della Tenuta Gaetano Spadaro a Gragnano.
Ecco, in sintesi, il programma della manifestazione.
A Palazzo Boccella una mostra di pittura di Isabel Pacini. In esposizione le tele dell'artista belga che vive nel Compitese dedicate alle camelie. Realizzata grazie anche al contributo del Centro Culturale Compitese, la mostra sarà allestita al piano terra del palazzo.
Palazzo Buonvisi ospiterà una ventina di espositori. Tra i prodotti esposti, fiori, piante, bomboniere, articoli per la casa, viaggi, fotografia, gioielli. Sarà inoltre possibile visitare la mostra fotografica di Domenico Bertuccelli e degustare prodotti tipici locali di Supermercati Sigma di Segromigno in Monte.
A Villa Fattoria Gambaro sabato 14 maggio alle 18 si svolgerà l'esibizione di musiche e danze egiziane intitolata “Sulle sponde del Nilo”. Danza, musiche e canti dell'Alto Egitto con Les Musiciens du Nile Rais Mohamed Morad, maestro di rababa, e Beatrice Grognard, tarab. Domenica 15 maggio alle ore 16 si potranno degustare i prodotti locali. Il ristoro della fattoria di Petrognano sarà aperto a pranzo e a cena in entrambe le giornate. Inoltre esposizione di opere di artisti contemporanei (Mario Cenni, Aurora Manfredi, Simone Gelli, Ludovica Gambaro e foto Pastrengo) e mostra mercato di piante, prodotti a chilometro 0 e cucina della tradizione lucchese. Si troveranno anche oggetti di artigianato, abbigliamento, arredo, ceramica, eventi.
A Villa Mazzarosa, solo domenica 15 maggio, prodotti tipici del territorio e dell'artigianato locale. Fiori e piante. Raduno e picnic in costume ottocentesco. Informazioni: Samoa Landi 328 1768251.
Eventi collaterali.
All’Agriturismo la Chiusa di Nanni mostra di pittura di Fabio Santoni e Pietro Soriani, sculture di Giuseppe Del Debbio, mostra di foto dello Studio Chelini, degustazioni.
Tenuta Gaetano Spadaro: visita guidata all'azienda, visita degli oliveti specializzati al ciclo del biologico in italiano e in inglese. Degustazioni guidate di olio e vino. Il ristorante della tenuta è aperto a pranzo sia sabato che domenica.
                                                                                                                               
Redazione Floraviva

centro ricerca padule di fucecchio

“Lancio un appello ai comuni e alla Provincia: entrate nel Centro di Ricerca per continuare a farlo vivere, non per chiuderlo”. Così ha concluso la sua conferenza stampa di stamani Maurizio Del Ministro, presidente di Legambiente Valdinievole e membro del CDA del Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio che da diverso tempo è oggetto - secondo Del Ministro - di numerosi attacchi “da parte di sciacalli e avvoltoi che vorrebbero vedere il Centro chiuso”.
Nel corso della conferenza, Del Ministro ha illustrato quali sono le criticità legate al Centro, evidenziandone principalmente tre. La prima è legata al destino dell’immobile che oggi ospita il Centro. Finora questo era stato concesso in comodato d’uso dalla Provincia di Pistoia, che ne detiene la proprietà, ma con il trasferimento alla Regione delle competenze in materia di ambiente, è difficile dire cosa succederà. L’ipotesi più “generosa” vorrebbe che la Regione facesse pagare l’affitto della struttura. Quella meno ottimista parla invece della chiusura del Centro e dell’apertura, in suo luogo, di una Consulta del Padule che - secondo il presidente di Legambiente - “non funzionerà, esattamente come tutti gli enti simili presenti in Italia”.
Le altre criticità evidenziate sono legate principalmente a questioni politiche: in primo luogo, la Regione avrebbe promesso già dal 2010 circa 30.000€ di contributi la cui erogazione è stata rimandata di anno in anno, senza che poi venissero effettivamente stanziati. “Questo crea un potenziale problema per quanto riguarda il bilancio consuntivo del 2015 - ha spiegato Del Ministro - in quanto nel bilancio di previsione erano stati contati anche quei soldi, ma poi effettivamente non sono mai arrivati. Non sarà un problema eccessivo, ma è pur sempre un problema”.
In secondo luogo, un altro problema è rappresentato dall’uscita di molti comuni dal CDA del Centro, dovuto - secondo Del Ministro - allo “tsunami mediatico” che si è creato intorno alla questione. “Nei venti anni in cui esiste il centro - ha continuato il presidente di Legambiente - sono state svolte attività turistiche, ludiche e ambientali, anche grazie al lavoro di volontari che con passione e competenza hanno garantito un’attività impagabile e irripetibile. Nello stesso periodo sono sorte un sacco di beghe a cui sarebbe ora di porre fine”.
Nei prossimi giorni Del Ministro incontrerà singolarmente i sindaci di tutti i comuni della Valdinievole e della Valdelsa, con lo scopo di farli rientrare nel consiglio d’amministrazione allontanando così polemiche e spettri di chiusura. Il primo sindaco a ricevere visita sarà quello di Larciano, “un comune importantissimo per il Centro”, come ha dichiarto Del Ministro.
Altri comuni sono già dentro - Buggiano e Montecatini, entrati da poco, ma anche Monsummano, Pieve a Nievole, Fucecchio e Cerreto - e l’auspicio degli addetti ai lavori è che con l’entrata di Pescia, che sembrerebbe prossima, si possa dare un segnale forte a quelli che Del Ministro definisce “avvoltoi”.
Una nota finale riguarda il bilancio del 2016 che - ci ha tenuto a precisare il presidente di Legambiente - è la dimostrazione che il Centro non ha bisogno dei fondi regionali, grazie anche ai finanziamenti di privati (la CMSA ha contribuito con 30.000€) rendendo così possibile che la struttura non gravi per neanche un euro sulle tasche dei cittadini.

Redazione Floraviva