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L'artista toscana dimostra ancora una volta che la grande capacità di lavoro, accompagnata da perseveranza, dà vita a ottimi risultati: dalla sua presenza nello spazio “Arte verde” al Flormart di Padova 2015 all'intervista andata in onda sul TG1 lo scorso martedì, Emy Petrini si afferma sempre di più come floral designer di successo.
Diplomata in Interior Design all'Istituto per l'Arte e il Restauro a Firenze e successivamente formatasi in Floristry presso il Welsh College of Horticulture a Northop, Emy Petrini opera oggi al confine fra arte floreale, land art e moda. Come si legge nella sua presentazione, Emy ama «lavorare in armonia con la Natura, con le Stagioni. È come se la Natura conducesse le mie mani. Nel mio lavoro uso l'elemento naturale in accordo con il suo habitat, la sua crescita e l'ambiente.» Esattamente una settimana fa Emy era presente in un servizio sul TG1 delle 20.00 e un anno fa esponeva a Flormart le sue due sculture/installazioni vegetali “Il grande nido” e “Vulcano”. Alla fiera padovana, Emy è stata presente anche con una serie di fotografie che documentavano il suo lavoro ed erano state scattate da Beatrice Speranza, che collabora artisticamente da molti anni con lei. Scegliere con sapienza giovani artisti di successo come Emy Petrini porta un notevole valore aggiunto a manifestazioni come Flormart, la cui qualità passa anche dall'attenzione volta al connubio fra land art e arte vegetale.
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- Scritto da Andrea Vitali
Per Scanavino, coordinatore nazionale di Agrinsieme, «non basta un semplice “lifting” dell’attuale quadro normativo, ma è necessario “riaprire” i regolamenti di base». Occorre inoltre favorire tutte le forme di aggregazione degli agricoltori, anche «le più leggere».
«Gli strumenti finanziari promossi dalla Ue nell’ambito della nuova programmazione dello Sviluppo rurale possono essere un’opportunità di sostegno per le imprese agricole, ma necessitano di un’attuazione urgente e, soprattutto, devono essere affiancati da un rilancio più generalizzato delle politiche orientate ad agevolare l’accesso al credito». Lo ha affermato il coordinatore nazionale di Agrinsieme, Dino Scanavino, che oggi è intervenuto al seminario sugli “Strumenti finanziari FEASR per l’agricoltura e lo sviluppo rurale 2014-2020” organizzato a Roma da FiCompass EAFRD e BEI-Banca Europea degli Investimenti. «Finora le possibilità di finanziamento introdotte nella nuova programmazione sono rimaste sulla carta - ha detto Scanavino-. Colpa dei ritardi accumulati nella riforma della Pac e, nello specifico, nei Psr, che soltanto in questi mesi hanno preso il via. Per questo ora serve un’accelerazione. Accanto a un progetto organico d’interventi che possa mettere gli imprenditori agricoli nella condizione di sfruttare realmente le nuove opportunità finanziarie». In questo senso, per il responsabile del coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, ciò impone prima di tutto il superamento dei vincoli strutturali e organizzativi che caratterizzano la struttura produttiva agricola e che ne ostacolano l’accesso al credito. Si deve far fronte, quindi, alla necessità di favorire tutte le forme di aggregazione ivi comprese quelle più “leggere” e funzionali. «D’altra parte - ha ricordato Scanavino - nelle zone svantaggiate e rurali del Paese gli agricoltori non hanno spesso quella forza e quella dinamicità per sfruttare le potenzialità delle misure del secondo pilastro della Pac. Paradossalmente, in questi territori, la sopravvivenza delle imprese è funzionale all’utilizzo delle risorse del primo pilastro. Il pagamento unico; gli interventi per i piccoli agricoltori; il sostegno accoppiato: sono spesso gli unici strumenti che assicurano il mantenimento e lo sviluppo delle attività produttive». È necessario rilanciare, dunque, il ruolo e le finalità della politica di sviluppo rurale, in un’ottica di modernità e semplificazione, al fine di valorizzare la funzione di “gestione della terra” svolta dagli agricoltori. Una priorità che diventa fondamentale nelle aree geografiche più marginali, dove il Psr può e deve rappresentare l’argine rispetto ai fenomeni di spopolamento e assicurare il mantenimento di un’agricoltura capace di offrire sostegno economico e servizi ambientali. Altrettanto fondamentale è la necessità di affiancare agli interventi di rilancio delle politiche di accesso al credito la definizione di strumenti moderni ed efficaci per gestire la tensione dei mercati agricoli. Insomma, «serve uno sforzo aggiuntivo per introdurre gli adeguati aggiustamenti al sistema e, in quest’ottica, la revisione di medio termine della riforma della Pac rappresenta la chance da cogliere senza indugi». «Non basta un semplice “lifting” dell’attuale quadro normativo - ha concluso Scanavino - ma è necessario “riaprire” i regolamenti di base. È questa la strada da seguire se si vogliono mettere le imprese nella condizione di accedere più agevolmente agli strumenti finanziari e, più in generale, per assicurare agli agricoltori, italiani ed europei, un futuro più stabile e certo».
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In tutto il pianeta si promuove oggi una giornata intera senza consumo di carne. Enpa coglie l'occasione per ribadire la richiesta, fatta al Governo e al Parlamento italiano in occasione del vertice di Parigi, di istituire tre giorni a settimana di “sciopero” della carne nelle mense pubbliche. L'Ente Nazionale Protezione Animali chiede anche maggiori responsabilità da parte dei Ministri dell'Ambiente e della Salute per l'emergenza ambientale e un sistema alimentare più giusto.
«Una iniziativa intelligente, civile e di ottimo gusto, nel vero senso della parola»: così dichiara Annamaria Procacci, responsabile Enpa per ambiente e biodiversità, commentando il World Free Meat Day che cade oggi. «E' ormai sempre più conosciuto l'effetto devastante che questo consumo comporta per il pianeta e per gli animali generalmente reclusi negli allevamenti intensivi, vera negazione – prosegue Procacci - di ogni esigenza etologica. Ben 27 miliardi di esseri viventi ridotti allo stato di pure macchine da polpetta». Uno studio voluto dal Ministero dell'Agricoltura italiano attesta che per ogni chilo di carne bovina portata in tavola vengono prodotti più di 18,7 chili di anidride carbonica. Inoltre, la filiera della carne comporta l'emissione di enormi quantità di gas serra, deforestazione, desertificazione, enormi consumi di acqua, uno spreco di creali sottratti all'uomo e destinati all'ingrasso dei disgraziati “animali da piatto”, come li definisce Enpa. In previsione del vertice di Parigi, Enpa chiese al Parlamento e al Governo italiani, una campagna per ridurre il consumo di carne, e propose tre giorni alla settimana di “sciopero” della carne nelle mense pubbliche. Per Enpa è giunto il momento per i Ministri dell'Ambiente e della Salute di uscire dal silenzio, «sia per l'emergenza ambientale dovuta alle emissioni serra legate alla carne sia, per il pesante impatto sulla salute che questo consumo comporta (più di 78 chili pro-capite in Italia nel 2015). Ma anche per smettere di nutrire un sistema alimentare ingiusto, crudele e sbagliato.»
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Giovedì 16 giugno, alle ore 17.30, Claudia Massi e Gianluca Chelucci analizzeranno alcune opere del maggior paesaggista italiano del Novecento per mostrare e far comprendere quanto egli abbia influenzato tutta la cultura italiana del paesaggismo. L'incontro, con ingresso libero, è organizzato dalla Fondazione Pistoiese Jorio Vivarelli e si terrà a Villa Storonov, in via Felceti 11 a Arcigliano (PT), nella Sala Museo.
Claudia Massi e Gianluca Chelucci analizzeranno, nella data di giovedì 16 giugno e per tutti gli interessati, alcune opere di Pietro Porcinai per tessere la trama dei suoi rapporti con la realtà locale del florovivaismo e la sua attività artistica sul territorio. Tutto inizia negli anni Trenta con l'apprendistato nel Grande Stabilimento Orticolo di Martino Bianchi e gli esordi professionali di Porcinai sono a tutti gli effetti pistoiesi. La maturità porterà poi il paesaggista a lavorare, in un dialogo continuo con l'opera d'arte e il design, nel territorio della Valdinievole: dalla città termale di Montecatini al parco di Pinocchio a Collodi. Per informazioni sull'incontro contattare la Fondazione Vivarelli allo 0573477423 o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
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Oggi il Cervim sarà presente alla Conferenza annuale della Sezione Europea dell’Associazione Internazionale dei Giuristi del vino francesi (AIDV), in programma fino all'11 giugno a Lione. Il presidente del Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, Roberto Gaudio interverrà su “Vigneti di montagna, una viticoltura eroica in Europa: le prospettive del Cervim” per ribadire la necessità di tutelare queste eccellenze.
«I terreni impervi da tutelare producono vini unici» queste le parole ben chiare del presidente Gaudio: il Cervim persegue proprio la sua missione proponendo soluzioni per la protezione del territorio, per ridurre i costi di produzione e valorizzare la qualità dei prodotti vitivinicoli, intraprendendo anche ricerche scientifiche ed esperienze virtuose. I vigneti eroici sono presenti in tutta l'area del Mediterraneo: Italia, isole comprese, e poi Francia (Rhône-Alpes e Languedoc Roussillon), Spagna (Galizia) e Portogallo (Douro); ma anche Germania (Renania Palatinato), Austria (Styria e Wachau) e Svizzera (Canton Ticino e Cantone Vallese). «Si tratta di autentiche “isole della biodiversità viticola“ e vere perle enologiche, che – spiega Gaudio-, corrono però il rischio di scomparire a causa degli alti costi di produzione; dal momento che la coltivazione di un vigneto in queste zone costa dieci volte di più di un vigneto in pianura. La viticoltura eroica rappresenta una “sentinella” nei territori impervi, e per questo eroici, dove si producono comunque vere e proprie eccellenze enologiche». Fra le iniziative organizzate dal Cervim per tutelare i vini eroici e la viticoltura di montagna, anche il “Concorso Mondial des Vins Extrêmes” che valorizza i vini prodotti da uve di vigneti che presentano almeno una delle seguenti difficoltà strutturali permanenti: altitudine superiore ai 500 m s.l.m., ad esclusione dei sistemi viticoli in altopiano, pendenze del terreno superiori al 30%, sistemi viticoli su terrazze o gradoni e viticolture delle piccole isole.
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