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Enrico Rossi

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, invita così ad accelerare i tempi di una proposta, sostenuta da oltre trecento parlamentari e ferma in Parlamento dal 2015, per la legalizzazione della cannabis. Il primo risultato sarebbe quello di stroncare il mercato in mano alle mafie e alla criminalità organizzata, realizzando al suo posto una filiera controllata e censita, come già per fumo e alcol. In Toscana si è fatto già tanto, come la facilitazione all'utilizzo della cannabis all'interno di terapie del dolore.

Lo spunto arriva dai numeri pubblicati lo scorso venerdì 3 giugno sulla stampa: 3 milioni di chili di foglie di cannabis consumate ogni anno in Italia, secondo la direzione nazionale antimafia, 8 euro a grammo e cannabis e suoi derivati che valgono da soli la metà del mercato clandestino italiano di tutte le sostanze stupefacenti. Con un particolare: la Toscana, dopo Sicilia e Calabria, è la terza regione in Italia per sequestri di campi da parte delle forze dell'ordine, concentrati soprattutto tra Massa e Prato. Ecco allora che per Rossi: «Il Parlamento dovrebbe calendarizzare velocemente la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis presentata alla Camera un anno fa.» Legalizzare la cannabis significherebbe per il presidente della Regione Toscana superare una contraddizione evidente: «[...] oggi la marijuana è illegale ma di fatto la puoi trovare, come ogni droga nel senso più lato, ad ogni angolo di giardino. E' come se fosse 'liberalizzata'. L'Italia è uno dei paesi dove è più facile reperire droga.»  Droga prodotta in ambienti scarsamente igienici e alterata. «Si tollera chi abusa di alcol e fumo, purché maggiorenne. Si tollera la chimica che riempie la nostra vita: l'Italia è il paese in Europa dove si consumano più barbiturici, dove si ricorre alla chimica per stare svegli e per dormire, per dimagrire ed avere più energie e poi si proibisce una pianta. Un paese bizzarro quanto a tolleranza». La proposta di legge in questione mira alla legalizzazione di un'autoproduzione di massimo cinque piante coltivate e a censire ogni momento della filiera. Rossi ricorda quanto già fatto in Toscana: la Regione è stata infatti apripista nel facilitare l'uso della cannabis a fini terapeutici, rendendo meno farraginose le procedure finora previste dal decreto Turco. La cannabis viene infatti utilizzata nella terapia del dolore di malati colpiti da tumore, che svolgono chemioterapia o che sono affetti da distrofie muscolari. Con la legge approvata dal consiglio regionale nella scorsa legislatura i tempi si sono sveltiti, ai farmacisti è stata data la possibilità di confezionare prodotti galenici ed è stata fatta anche formazione ai medici di base. La Toscana ha fatto anche di più: ha coinvolto l'istituto farmaceutico militare di Firenze, che ad agosto, sia pur all'interno di un progetto ancora sperimentale, uscirà con i primi farmaci, fino ad oggi acquistati in Canada e Olanda. Una dozzina di Regioni italiane hanno seguito la strada imboccata dalla Toscana. «Ed ora – conclude Rossi – la prossima tappa non può che essere la legalizzazione, per contrastare chi nell'illegalità la produce».

Redazione

Fratoni

I soldi per gli alluvionati ci sono e non sono tenuti fermi dalla Regione, da Sviluppo Toscana, semplicemente una parte non è ancora stata erogata perché si attendono le integrazioni da parte delle imprese che avevano presentato documentazione incompleta. Assegnati già 16 milioni e 655 mila euro a 368 imprese diverse. Così Federica Fratoni, assessore all'ambiente e protezione civile della Regione Toscana risponde al Movimento Cinque Stelle, che aveva insinuato che Sviluppo Toscana stesse trattenendo milioni di euro pubblici.

Dunque le domande di alcune imprese per ottenere i rimborsi per le alluvioni del 2012 non sono state archiviate, ma sospese, stando a quanto ha comunicato Fratoni. Il Movimento Cinque Stelle aveva infatti insinuato che Sviluppo Toscana, società partecipata dalla Regione al cento per cento, trattenesse milioni di euro pubblici, destinati anche ai rimborsi per le alluvioni, solo per farne fruttare gli interessi e senza averli mai resi all'ente. L'assessore Fratoni invece ricorda che non è così, ma che gli interessi maturati sul fondo alluvionati, ad oggi 185 mila euro, torneranno alla Regione appena le pratiche di rimborso saranno chiuse. La rendicontazione finale è attesa per luglio. Saranno accreditati ugualmente alla Regione gli interessi sulla gestione di altri fondi pubblici. Nello specifico, per quanto riguarda i contributi alluvionati, Fratoni sottolinea:«Chi aveva diritto ai rimborsi ed ha presentato quanto necessario da tempo ha riscosso i contributi e chi presenterà le integrazioni richieste li avrà a sua volta.» La disponibilità iniziale del fondo che la Regione aveva affidato alla società Sviluppo Toscana era di 18 milioni e 800 mila euro. A seguito delle domande presentate ne sono stati provvisoriamente assegnati 16 milioni e 655 mila a 368 imprese diverse. Si tratta di tre bandi distinti, rivolti a imprese non agricole e quindi industria, servizi, studi professionali, commercio e turismo in provincia di Grosseto, Massa Carrara e Livorno. Le suddette imprese per riscuotere rimborsi e contributi dovevano presentare una rendicontazione delle spese di ripristino sostenute. C'è chi l'ha fatto per importi inferiori e chi ha presentato rendiconti incompleti o irregolari: così, ad oggi, solo 10 milioni e 16 mila euro sono stati saldati, compresi alcuni anticipi ad aziende la cui pratica ancora non è stata chiusa. Della disponibilità che rimane, 4 milioni e 60 mila euro sono economie già certificate, ovvero torneranno alla Regione (e dalla Regione allo Stato) perché i beneficiari hanno speso meno di quello che avevano indicato. Altri 3 milioni e 164 mila euro riguardano invece pratiche ancora in fase di definizione e dunque in sospeso, per saldi ancora non presentati, procedure di revoca da attivare (perché le aziende hanno chiuso o non avevano diritto ai benefici), perché non in regola con i pagamenti dei contributi previdenziali ai dipendenti (Durc irregolari) o semplicemente in attesa di integrazioni da valutare.

Redazione

GiovaniAgricoltura

Presentati a Roma i programmi europei destinati agli “under 40” in cui la Confederazione italiana agricoltori è in prima linea. Occhi puntati sul FAYP (promozione dell’agricoltura fra i giovani) e l’Erasmus per giovani imprenditori (EYE). Necessario favorire il ricambio generazionale: in Italia solo il 20% dei conduttori agricoli ha meno di 40 anni. Il presidente di Cia Scanavino: “La realtà dei giovani in agricoltura è ricca di potenzialità e deve essere valorizzata da misure concrete”.

L’Europa scommette su giovani e agricoltura. Perché da questo binomio, e dalle sue declinazioni in chiave innovativa, potrebbero essere creati oltre 2 milioni di nuovi posti di lavoro a livello comunitario. Proprio per facilitare questo incontro, tra nuove generazioni e settore primario, sono nati progetti “ad hoc” come il FAYP (Fostering Agri-culture among Young People) e l’EYE (Erasmus for Young Entrepreneurs) che la Cia-Agricoltori Italiani ha sposato e fatto suoi. Promuovendoli in un incontro specifico, che si è tenuto mercoledì 1 giugno a Roma all’Auditorium “Giuseppe Avolio”, dal titolo “La Cia nei progetti europei per i giovani”. Nonostante il cambio di rotta in atto, testimoniato per esempio dal picco di immatricolazioni alla facoltà di Agraria dall’inizio della crisi (+40%), in Italia così come in Ue resta bassa la presenza dei giovani nelle aree rurali. Nel nostro Paese solo meno del 20% dei conduttori agricoli è “under 40”. Ecco perché è necessario e urgente favorire il ricambio generazionale, anche attraverso gli strumenti messi in campo dall’Europa. Strumenti come il FAYP appunto, il progetto lanciato da Adapt e cofinanziato dalla Commissione Ue, che ha aggregato le rappresentanze sindacali dell’area mediterranea (la Cia per l’Italia, Cap per il Portogallo, Paseges in Grecia e Upa in Spagna) con l’intento di avvicinare le nuove generazioni all’agricoltura tramite lo sviluppo di attività innovative che seguono tre direttrici specifiche: orientamento e istruzione; comunicazione; politiche di sostegno all’imprenditoria agricola. Ma non solo il FAYP. La Cia si è aggiudicata, in partnership con altri 10 enti, l’ottavo bando del Programma di mobilità europeo “Erasmus per giovani imprenditori” (EYE) che aiuta ad acquisire le competenze necessarie per gestire un’azienda e favorisce lo scambio di esperienze, offrendo la possibilità di trascorrere un periodo in un altro Paese Ue presso un’azienda gestita da un imprenditore esperto e già affermato. Contribuendo in questo modo all’internazionalizzazione, allo sviluppo di reti e relazioni, alla crescita di competitività e innovazione. In particolare la Cia, come organizzazione intermediaria accreditata, dispone di 12 borse destinate ai nuovi o potenziali imprenditori e di 9 posti per imprenditori ospitanti disposti a realizzare uno scambio nell’ambito del programma EYE. L’iniziativa europea ha già raccolto negli anni un grande successo, avendo coinvolto circa 7.400 imprenditori, tra senior e junior, per un totale di 3.700 scambi. “La realtà dei giovani in agricoltura è ricca di potenzialità - ha affermato il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino - e deve essere valorizzata da misure concrete. E noi vogliamo poter contribuire a tutelare il loro futuro in Italia e in Europa”. D’altra parte, ha aggiunto, “l’agricoltura stessa non può sopravvivere per sempre se le nuove generazioni restano fuori dal mercato”.

Redazione

OliveroalG20

Da Xian, in Cina, il Viceministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Andrea Olivero, comunica che l'occasione del G20 è stata veramente preziosa «per discutere sulle concrete strategie per realizzare gli obiettivi dell'Agenda 2030 e della COP21 per un'agricoltura che sia, insieme più produttiva e più sostenibile». L'Italia sostiene inoltre la proposta cinese di sviluppo dell'agricoltura digitale

Durante la riunione G20 dell’agricoltura sono stati affrontati i temi “Innovazione e sviluppo sostenibile”anche l'Italia ha confermato la necessità di rendere gli agricoltori sempre più al centro del processo di adattamento ai rischi climatici e di difesa dalla volatilità dei prezzi. FlormartOlivero ha parlato della realizzazione di strumenti flessibili e semplici per fornire risposte immediate in caso di crisi di mercati e ribasso dei prezzi all'origine. Da incentivare l'aggregazione fra agricoltori e la cooperazione di filiera. L'Italia si dichiara così a favore della proposta cinese di sviluppo dell'agricoltura digitale, «utile sia per sviluppare aziende familiari e accompagnarle sul mercato, sia per garantire ai consumatori la rintracciabilità degli alimenti. I Paesi del G20 hanno grandi responsabilità e solo con il loro impegno sarà possibile risolvere problemi globali a partire dalla gestione sostenibile delle risorse come l’acqua e il suolo», ha dichiarato Olivero.

Redazione

PalazzoColonnaRoma

Il network dei più bei giardini visitabili in Italia vanta 700 eventi l'anno e 8 milioni di visitatori, che arricchiscono in modo prezioso l'offerta turistica e culturale italiana. Ad esso si sono aggiunti per il 2016: Parco Nocivelli (Verolanuova, BS), Villa Badia (Sezzadio, AL), Villa Grock (Imperia), Palazzo Colonna (Roma), Fondazione La Verde La MalfaParco dell'Arte (S. Giovanni La Punta, CT), Casa Cuseni (Taormina, ME), Villa Tasca d'Almerita (Palermo) e Tenuta Regaleali (Sclafani Bagni, PA).

Il cosiddetto Turismo Verde, o Horticultural Tourism, continua ad alimentare un circuito economico virtuoso all'interno della rete dei 120 Grandi Giardini Italiani: tanto che nel 2015 si è registrato un aumento del 30% dei visitatori rispetto all'anno precedente. Questo è stato reso possibile anche grazie alla forza promozionale di Expo 2015 e all'entrata nel network di due giardini dello Stato Vaticano: Castel Gandolfo e Giardini Vaticani. Grandi Giardini Italiani si presenta allora come una nuova forma di turismo, capace di offrire ottima accoglienza grazie alla promozione di giardini storici e contemporanei attraverso l'appartenenza ad un unico network e al graduale ammodernamento della ricezione turistica. FlormartGardenShowNel 99% delle proprietà, infatti, oltre al giardino è possibile visitare Palazzi, Ville storiche e collezioni d’arte. Nel 40% dei giardini aderenti al network è possibile anche pernottare e nell’80% si organizzano meeting, congressi e matrimoni. Poco meno della metà dei Grandi Giardini Italiani (40% circa) ha un percorso didattico e propone laboratori per bambini e studenti per avvicinare davvero tutti alla bellezza del verde qui racchiuso. Secondo i dati pubblicati dall’ENIT, l'anno in corso è iniziato in modo positivo per il settore turistico italiano: la spesa dei viaggiatori stranieri nei primi due mesi è stata pari a 3.620 milioni di euro, con un incremento del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2015 (dati Banca d’Italia). L’inizio positivo del 2016 ha già fatto registrare un aumento della domanda di visite ai Grandi Giardini Italiani, marchio d’eccellenza che certifica l’alto livello di manutenzione e l’interesse storico-artistico dei giardini visitabili italiani. 

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