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La scadenza del controllo funzionale obbligatorio, presso i centri abilitati, per la maggior parte delle macchine irroratrici è il 26 novembre 2016. Le attrezzature comprate dopo il 26.11.2011 dovranno fare il primo controllo entro 5 anni dall’acquisto. Tra i centri di prova autorizzati in Toscana: Sargentini e Figli Srl.
Si avvicina la scadenza del controllo funzionale delle macchine irroratrici ad uso professionale previsto dal Pan (Piano di azione nazionale) per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari. E gli agricoltori devono affrettarsi perché la scadenza, come ha precisato a suo tempo il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), è «improrogabile» ed è atteso in generale un «elevato numero di irroratrici da sottoporre al controllo». Come è noto, infatti, a seguito dell’entrata in vigore del Pan che stabilisce i criteri di applicazione della Direttiva europea 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (recepita in Italia con il decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012), è stata resa obbligatoria l’attività di controllo funzionale delle attrezzature per l’irrorazione di prodotti fitosanitari impiegate da operatori professionali. La scadenza per la gran parte di esse è fissata al 26 novembre 2016, ma se le macchine sono state comprate dopo il 26.11.2011 e risultano certificate, basta fare il primo controllo entro 5 anni dall’acquisto. Esistono però alcuni tipi di macchine irroratrici individuate dal Decreto ministeriale del Mipaaf n. 4847 del 3 marzo 2015 che fanno eccezione ed hanno scadenze diverse o non ancora fissate, o che non sono sottoposte a controllo obbligatorio (vedi sotto).
Il controllo, che dovrà avvenire solo presso i centri prova autorizzati, consentirà di verificare che le attrezzature soddisfino una serie di requisiti operativi tali da garantire un alto livello di sicurezza e di tutela della salute umana e dell'ambiente, nonché un significativo risparmio legato all’eliminazione di sprechi di prodotto fitosanitario. L’agricoltore, dopo aver richiesto ad un centro abilitato di sottoporre la propria irroratrice al controllo funzionale, si dovrà presentare nel luogo e nel giorno stabilito con la macchina irroratrice pulita in ogni suo componente e, dove presente, col trattore che viene normalmente utilizzato per i trattamenti fitosanitari in azienda. È opportuno che l’agricoltore, prima di sottoporre la propria irroratrice al controllo, faccia una verifica preliminare della funzionalità dei suoi principali componenti (serbatoio, telaio, pompa, sistemi di regolazione e controllo della portata, ugelli ecc.) in modo da rendere possibile il controllo stesso.L’elenco di attrezzature irroratrici da controllare entro il 26 novembre 2016 è lunghissimo e comprende, tanto per fare qualche esempio, atomizzatori per colture arboree, barre da diserbo, cannoni, atomizzatori spalleggiati, ecc. Per un’elencazione completa si può consultare il sito web di Enama (Ente nazionale per la meccanizzazione agricola), dove sono elencate anche le irroratrici oggetto di deroghe sulla scadenza oppure per le quali non sono state ancora definite le procedure o ancora quelle escluse dall’obbligo di controllo. In quest’ultima categoria rientrano le irroratrici spalleggiate con serbatoio in pressione o dotate di pompante a leva manuale, e le irroratrici spalleggiate a motore prive di ventilatore. Tra i centri di prova autorizzati in Toscana ricordiamo Sargentini e Figli Srl a Massarosa. Gli altri si possono trovare nel sito web di Enama.
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Per la prima volta l'edizione di quest'anno vede la National Farmers Union impiegata in un lavoro di ricerca finalizzato a creare la prima serie di casi di studio fra i produttori inglesi. Guardando alla diversità dei produttori di fiori recisi, in termini di scala, linee produttive e sbocchi di mercato si cerca di mettere in luce i migliori produttori di fiori recisi inglesi per far riflettere l'utente finale sulla provenienza dei fiori che sta comprando.
I riflettori sono puntati sui migliori produttori indipendenti inglesi per evidenziare le loro abilità e qualità. Helen Evans del New Covent Garden Flower Market (il più grande mercato di fiori inglese) ricorda infatti: «Nelle mani dei professionisti, i fiori inglesi rivelano il loro potenziale migliore». E i risultati di questa campagna per rimettere in gioco i produttori di fiore reciso indipendenti porta già i suoi frutti: durante questa settimana della British Flowers Week si è già notato un picco nelle vendite, in linea con quello che si registra durante la festività “Mothering Sunday”, ovvero la tradizionale festa della mamma, festeggiata lo scorso 6 marzo in Inghilterra. Il numero dei membri della “Flowers from the Farm”, rete che riunisce i produttori artigianali, si aggira attorno ai 250. Mentre il Dipartimento per l'ambiente, il cibo e lo sviluppo rurale inglese (DEFRA) ha registrato un aumento del 16% dei territori assegnati alla produzione di fiori recisi all'aperto nel 2015, rispetto all'anno precedente. Dunque un movimento che cresce sempre di più per rivalutare i produttori locali. Fino agli '70 i soli fiori che si potevano vedere nei mercati di fiori inglesi venivano dall'Inghilterra, mentre oggi la maggior parte di quelli che si trovano nei negozi di fiorai sono cresciuti per la maggior parte in Olanda, Sud America e Africa: ecco perché la campagna di #BritishFlowersWeek sta riportando a casa i fiori inglesi.
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Il concorso nazionale, organizzato da Green Cross Italia e promosso in collaborazione con il Miur, chiude la sua XXIV edizione con oltre 30.000 partecipanti, di cui 134 si sono aggiudicati la vittoria per il tema "Tutti pazzi per il clima". Ai vincitori è attribuito un premio di 1.000 euro da impiegare a sostegno di iniziative ambientali nella scuola o nel territorio di appartenenza. Una delegazioni di studenti vincitori sarà accolta e premiata dal Presidente Mattarella.
C’è chi sogna di diventare scienziato per salvare il Pianeta, chi veste i panni del giornalista per documentare gli effetti dei cambiamenti climatici, chi dipinge scenari apocalittici con le capitali del mondo sommerse dall’acqua a causa dell’innalzamento dei mari. E ancora, chi segue ricette per ridurre consumi, rifiuti e impronta ambientale. Queste le storie raccontate dai 134 studenti vincitori. Il tema quest’anno era “Tutti pazzi per il clima”: alluvioni, desertificazione e scioglimento dei ghiacciai sono alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici su cui i giovani si sono confrontati per questa edizione dedicata al clima. Nell’anno della Cop21 di Parigi, il concorso per le scuole ha raggiunto uno straordinario record di partecipazioni, con più di 1.200 elaborati presentati dagli istituti di tutt’Italia. Boom di adesioni soprattutto da parte dei teenager: l’impegno di oltre 13.000 studenti delle scuole secondarie di I grado dimostra che la generazione over 12 è la più pronta ad agire in prima persona per la difesa del clima. Regione capofila contro i cambiamenti climatici, per numero di scuole partecipanti, la Sicilia, seguita da Lazio, Marche e Campania, quest’ultima vincitrice di una menzione d’onore con l’Istituto comprensivo “Giuseppe Moscati” di Benevento, scuola travolta dall’alluvione del 15 ottobre 2015 e tuttora inagibile: studenti e insegnanti non si sono dati per vinti e, ospitati in un altro edificio, hanno proseguito le attività didattiche e documentato gli effetti dei cambiamenti climatici con un cortometraggio ispirato ai tragici eventi verificatisi nella loro città. In totale sono 15 le scuole a cui la commissione di esperti, composta da giornalisti e specialisti di comunicazione ed educazione ambientale, ha conferito primi premi e menzioni d’onore. Un altro riconoscimento speciale è stato assegnato a “Il Giaggiolo” di Firenze, centro socio educativo per persone disabili, che ha realizzato un’edizione speciale di un telegiornale rappresentando con ironia le conseguenze del riscaldamento globale. Ai vincitori è attribuito un premio di 1.000 euro da impiegare a sostegno di iniziative ambientali all’interno della scuola o nel territorio di appartenenza. Inoltre, una delegazione di studenti avrà la possibilità di essere ricevuta e premiata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia di premiazione che, tradizionalmente da oltre 20 anni, si svolge al Palazzo del Quirinale.
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Un video-denuncia con Fortunato Cerlino, il boss della serie tv Gomorra, spiega cosa si nasconde dietro un semplice sacchetto della spesa, uno di quelli che in Italia per legge deve essere biodegradabile. Scopriamo così che dietro una busta può nascondersi la criminalità organizzata, che in Italia controlla gran parte del mercato dei sacchetti di plastica bio: 40mila tonnellate di plastica illegale per un valore di 160milioni di euro.
Per denunciare questo racket Legambiente ha lanciato la campagna #UnSaccoGiusto, con testimonial d’eccezione Fortunato Cerlino - alias Pietro Savastano, il superboss della serie Tv Gomorra - che ha prestato la sua immagine per un corto di denuncia su questo nuovo business della criminalità organizzata. Si considera che circa la metà dei sacchetti in circolazione siano illegali, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica, una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale. Una filiera nera che danneggia chi produce correttamente bioplastiche compostabili e disincentiva gli investimenti nel settore. Il tutto senza considerare i gravi danni all’ambiente e al mare, oltre all’aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti quantificato in 50 milioni di euro. La campagna chiama all’azione anche i singoli cittadini che sul sito di Legambiente potranno segnalare le illegalità e gli esercizi dove vengono usati shopper taroccati. Il corto è anche dedicato alla storia della CoopVentuno, una piccola start up che produce prodotti compostabili e che promuove la legalità in questo settore proprio a Castel Volturno. Una bella realtà di riscatto nata dall’idea di Gennaro Del Prete e Massimo Noviello, due uomini accomunati dalla morte dei rispettivi padri uccisi dalla camorra perché volevano un’Italia libera dalle illegalità e perché avevano cercato di fermare il racket delle buste di plastica.
Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge e segnalare quelli illegali: http://www.legambiente.it/unsaccogiusto/#
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Dal 21 al 24 novembre 2016 a Jeddah si terrà la quarta edizione della fiera internazionale con prodotti alimentari e bevande provenienti da oltre 35 paesi. Internazionalità, professionismo, qualità e marketing ne fanno oggi la manifestazione di riferimento del settore agroalimentare in Arabia Saudita, con un particolare interesse per l'Italia: nel 2015 il valore dell'export italiano ha raggiunto ben 278 milioni di euro (+40%).
Nella precedente edizione Foodex Saudi ha visto la presenza di 209 aziende in rappresentanza di oltre 500 marchi, provenienti da 32 paesi, con 5.000 visitatori. Per il settore agroalimentare infatti l'Arabia Saudita si configura come un mercato di particolare interesse, dato che dipende per il 90% da importazioni e possiede una popolazione di circa 30 milioni di abitanti. Basti pensare che nel 2014 il Paese ha importato prodotti alimentari e bevande dall'estero per un valore che rappresenta circa il 14% del totale dell'import saudita, con un aumento del 11,2% rispetto al 2013. Per il prossimo quinquennio è previsto un incremento medio annuo almeno del 5% dell'import. Nel 2015 il valore dell'export italiano di settore ha raggiunto ben 278 milioni di euro (+40%), risultando così in forte crescita: +36% per l'agroalimentare, +48% per i prodotti agricoli (ortofrutta), +107% per le bevande (fonte ICE, Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane). Proprio perché il mercato dell'Arabia Saudita si è dimostrato ricettivo in modo particolare al food italiano e sensibile alle azioni promozionali svolte sul territorio del Regno, l'Agenzia ICE ha organizzato per le aziende italiane una partecipazione collettiva alla fiera Foodex Saudi Arabia. Lo spazio previsto sarà di 81mq per tutti gli interessati con sette-nove stand di aziende italiane.
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