Arte Verde

Linda Tegg è un’artista contemporanea australiana che sfrutta la natura per alimentare il suo processo creativo. Le sue opere spingono al dialogo fra differenti specie nell’ecosistema urbano, invitano ad una maggiore consapevolezza ambientale facendo leva sul concetto di condivisione possibile degli spazi.
Il suo nome non è passato inosservato né alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia, quando ha trasformato il padiglione del suo paese in una rigogliosa prateria autoctona, né al Salone del Mobile 2019 di Milano quando ha installato permanentemente alcune piante spontanee raccolte da siti abbandonati.
“Lavorando con animali e piante, ho acquisito consapevolezza della moltitudine di prospettive che possono convergere in qualsiasi luogo“, ha spiega Tegg. “Il luogo in cui parcheggiamo la nostra auto per un’ora, potrebbe essere contemporaneamente abitato da centinaia di specie di piante e animali”.
La sua installazione Infield si inserisce proprio in questo dibattito: come rendere le città svedesi più sostenibili ed etiche, attraverso un approccio migliore all’architettura, all’arte e al design, suscitando domande su come potrebbero apparire gli spazi pubblici del futuro se si lavora con la natura anziché contro di essa. L'obiettivo è proprio quello di creare spazi per le specie non umane, condividendo la città con loro.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

I ritratti ad olio delle donne di Ewa Juszkiewicz capovolgono le convenzioni di genere. L'ispirazione dell'artista spazia dal Rinascimento fino al XIX secolo e le sue opere somigliano ai dipinti storici europei dove però i volti del soggetto vengono sostituiti con una distorsione surreale o grottesca. In alcune composizioni la testa della modella viene avvolta da lussureggianti composizioni floreali.
Nata a Danzica in Polonia, Juszkiewicz vive e lavora a Varsavia. Ha iniziato la sua serie di ritratti femminili nel 2011 e tutt'oggi continua la sua opera evocando l'inquietante senza compromettere l'armonia estetica delle immagini. Classici nel metodo ma sovversivi e persino ribelli nei contenuti, i suoi dipinti decostruiscono gli ideali di bellezza femminile e i contesti in cui sono sorti e in cui persistono.
Ewa Juszkiewicz crea dipinti ad olio su larga scala raffiguranti capelli intrecciati e vegetazione come boccioli, foglie fresche o foglie cadute ed erbe secche che stanno mutando in modi diversi. Questi possono essere visti letteralmente occupare e superare i confini della tela e creare superfici unificate su uno sfondo neutro, quasi monocromatico. Ogni tela si rifà alla ritrattistica durante l'Ancien Régime.
Il titolo della sua ultima mostra è un riferimento diretto al poema settecentesco di Anna Laetitia Barbauld, 'Ode to Spring'. Il versetto originale recita: "Incoronato di fiori freschi e ombra sempre primaverile". Nello spirito di Barbauld, l'artista ci invita a considerare la natura in tutte le sue terribili e belle incarnazioni e a vederla con uno sguardo più clinico. Abbracciando la profusione del vegetale e dell'organico in questi ritratti finemente eseguiti, l'artista afferma la sua riverenza per la natura.
Da tempo l'artista desidera dipingere organismi vegetali viventi nelle diverse fasi del loro sviluppo, così da riflettere sui cicli vitali e sui vari stadi di crescita dei fiori, delle foglie appassite, della materia appassita, dell'erba secca.
"Mentre lavoravo a questi dipinti - osserva Ewa Juszkiewicz - ho pensato molto alla caducità della vita. Mostro segni di avvizzimento e marciume. Dalla fioritura al ciclo inevitabile della morte che non aggira nessuno degli esseri viventi".

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

Ida Tursic e Wilfried Mille sono un raro esempio di pittori che lavorano sistematicamente in duo. Tutte le loro opere, infatti, vengono realizzate a quattro mani, i due artisti condividendo i compiti senza mai riuscire a individuare chi sia all'origine dei dipinti prodotti. Si tratta quindi di un caso molto particolare in cui la pittura non viene più svolta da sola in studio ma si sviluppa veramente come una produzione in cui ogni decisione, ogni intervento è oggetto di una decisione comune.
Da quando, nel 2000, hanno iniziato a collaborare come duo Tursic & Mille hanno interpretato il sovraccarico contemporaneo delle immagini e il loro rapporto con la rappresentazione pittorica, mettendo in discussione la loro riproduzione, circolazione e scomparsa. Estratta da film, riviste, media e dall'enorme repertorio di dati disponibile su Internet, questa fonte illimitata di materiale anonimo e preesistente viene consumata e trasformata in dipinti. Con i loro paesaggi, l'erotismo, i ritratti e le composizioni astratte, Tursic & Mille offuscano le gerarchie preesistenti tra tutti i tipi di immagini, con l'obiettivo di andare avanti con la storia e il genere della pittura così come esiste nel 21° secolo.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 

Frans Krajcberg (1921-2017) è un artista brasiliano del XX secolo. Scultore, pittore, fotografo, fervente attivista per la causa ambientale. Nato in Polonia nel 1921, da famiglia ebrea, ha perso tutto durante la guerra ed è emigrato in Brasile, dove affascinato dalla ricchezza naturale della flora e della fauna, si è stabilito per creare senza sosta fino alla sua morte.
Per tutta la vita, Frans Krajcberg ha messo la sua arte al servizio della natura per "dare vita a un movimento che mobiliti l'espressione di un coscienza planetaria”.
Invocando “una nuova etica della creazione artistica”, ha ricordato che l'artista, più che mai, “deve essere al centro di ogni progetto di civiltà: completamente e radicalmente”.
Frans Krajcberg è un testimone essenziale del Novecento e attore impegnato nella grande lotta del XXI secolo: preservare il pianeta. Le sue opere sono un grido di allerta e di speranza.
Attraverso di esse, non ha mai smesso di denunciare il saccheggio delle risorse naturali da parte dell'uomo, illustrando allo stesso tempo la sorprendente capacità di resilienza della Natura.
Le sue sculture e assemblaggi sono realizzati con legni "salvati" dai fuochi della foresta amazzonica, mazzi di liane intrecciate, tronchi policromi o quarzo minerale... le sue tele sono impronte prese direttamente dalla natura circostante (sabbia, rocce...) , arricchite con pigmenti naturali estratti dalle miniere di Minas Gerais. Frans Krajcberg gioca con le ombre e le luci proiettate sulle sue sculture, che amava rielaborare con le stagioni.
Il suo lavoro sembra perseguire una ricerca interminabile: riportare in vita ciò che è morto.
Nel 1975, la sua mostra al MAM Beaubourg ha confermato la sua volontà di mostrare la natura dimenticata per denunciare la minaccia dell'estensione urbana della terza rivoluzione tecnologica . "Lì ho capito che Art for Art era finita e voglio che le mie sculture siano testimoni di questo disastro".
Nel 2017 è stato il primo artista invitato al Musée de l'Homme di Parigi come informatore per affrontare la domanda essenziale di" dove stiamo andando?

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 

 

Toshihiko Mitsuya ha completato i suoi studi nel 1979 presso la rinomata Seian University of Arts di Otsu, in Giappone per poi stabilire il suo studio a Berlino nel 2009. Il suo lavoro di Mitsuya è incentrato sulle sculture in alluminio. Quello che è iniziato all'età di cinque anni come lavoro artigianale, è diventato un mestiere che l'artista ha perfezionato in oltre 30 anni.
Mitsuya usa l'alluminio per creare principalmente oggetti naturali, forme organiche - un contrasto che l'artista cerca consapevolmente. I soggetti delle sue opere (piante, animali e creature mitiche) sono un mix tra rappresentazione fedele ai dettagli e l'autocreazione fantasiosa.
La superficie delle opere di Toshihiko Mitsuya - a differenza delle statue in bronzo, pesanti e con una superficie invecchiata, patinata - è apparentemente priva di imponenza che potrebbe altrimenti essere raggiunto attraverso l'utilizzo di materiali scultorei tradizionali o glorificati; ma il riflesso del foglio di alluminio che brilla sui corpi delle opere pone l'attenzione sulle condizioni dello spazio e sulla loro precisa composizione all'interno della galleria, minando le narrazioni dai motivi raffigurati. In questo contesto, il foglio di alluminio rappresenta la transitorietà della vita in contrapposizione con quella che è la natura del metallo stesso. Tutto brilla d'argento come una scena futuristica in un film di fantascienza.
Lo spettatore incontra l'opera di Mitsuya, come un miraggio che proietta un paesaggio reale ma privo di sostanza. Un'illusione che appare all'improvviso nello spettatore per creare un dialogo con questa visione spettrale che suscita stupore e apprezzamento.

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin