Arte Verde

Attraverso l’uso di fotografia, video, performance, oggetti trovati e disegni, l’artista Alberto Baraya, nato a Bogotá in Colombia nel 1968, studia lo sfruttamento coloniale di alcune culture e in modo ironico ne racconta gli echi che hanno nella cultura globalizzata contemporanea.


Alberto Baraya dal 2001 si definisce un viajero, rifacendosi apertamente ai viaggiatori europei del Settecento e dell’Ottocento che compivano esperimenti botanici in nome del progresso scientifico ma, nella realtà, sempre al servizio dei colonizzatori al potere.
Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato su un progetto di ricerca che rivisita i viaggi compiuti nelle Americhe dalle società reali europee a cavallo del XIX secolo, l’Herbarium of Artificial Plants.

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Questo erbario di erbe artificiali ricrea una collezione simbolica di flora palermitana e siciliana. Baraya ha raccolto le erbe durante le sue esplorazioni in Sicilia, facendo attenzione agli omaggi floreali legati alla devozione religiosa e talvolta laica, rinvenuti nelle edicole votive presenti nelle aree urbane. La serra “Maria Carolina” è così diventata un luogo simbolico dove culture e fiori si incontrano, grazie a questa esposizione di piante artificiali possiamo comprendere gli atti quotidiani legati alle tradizioni culturali e religiose dell’isola.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

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Un incontro tra la tradizione azteca e Ognissanti, la festa cristiana portata dai conquistatores spagnoli, “El dia de los muertos” in Messico è stato istituito negli anni ’20 dai governi nazionalisti risultanti dalla rivoluzione del 1910.

Questo giorno è rappresentato dai “Calaveras”, una delle figure più singolari e allo stesso tempo più diffuse e peculiari della cultura popolare messicana. Per trovare le sue origini bisogna immaginare l’incontro tra la Morte pre-ispanica e le “danze macabre” dell’Europa medioevale, un’unione che attraverso le litografie del genio di José Guadalupe Posada, inconsapevole artista del XIX secolo, crea una rappresentazione della morte completamente nuova: una morte dal volto umano, non più spaventosa o allusiva alla triste e inevitabile fine, ma assolutamente vitale e ironica.
Il pittore messicano-americano Tino Rodríguez, nato e cresciuto a Guadalajara in Messico, è stato influenzato dal simbolismo e dai temi delle chiese cattoliche della sua gioventù, oltre che dal suo aver assimilato le fiabe.

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Il suo lavoro è una ricerca di una filosofia spirituale che trascende la semplice dualità tra bene e male, unisce forme animali e umane in immagini fantastiche, con sfondi e ambientazioni da sogno, dove trionfano fiori e insetti e, proprio di questi elementi naturali sono fatti i suoi teschi, per un’ancora più surreale giorno dei morti.
Rodriguez ha studiato alla Sorbona nel 1990. Ha conseguito il Bachelor of Fine Arts presso il San Francisco Art Institute e il Master of Fine Arts presso l'Università del New Mexico.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

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Tamara Obukhova ha 22 anni e fino all’età di 16 anni è vissuta in Kazakistan dov'è nata,  dopo si è trasferita in Repubblica Ceca, lì la mancanza del suo ambiente e il trasferimento hanno influenzato la sua arte.

Tamara gioca con le percezioni e introduce elementi inaspettati anche nelle situazioni più banali; la sua arte è condizionata dal mondo naturale, dalla gioia che offre l’inatteso e donare a oggetti di uso quotidiano ed elementi naturali una situazione singolare.
L’arte le è affine fin dall’infanzia, ha esplorato i suoi molteplici lati. All’università, dove si è laureata in interior designer, ha studiato vari tipi di arte. Attualmente la sua pratica artistica si basa sulla fotografia, “puoi catturare un ibrido di significati di oggetti diversi in un unico concetto”.

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Esperienza, individualità, osservazione e ovviamente anche i suoi studi sono gli ingredienti della sua creatività.
“E’ molto interessante combinare significati opposti e parlare visivamente di ciò che non si adatta a parole e forme ordinarie”.
“Un paio di oggetti bastano per lasciarmi trasportare da questo gioco, in cui posso creare qualcosa di insolito e giocare con la nostra percezione”.
Il modo principale con cui Tamara Obukhova fa conoscere e condivide la sua arte è attraverso i social media, uno strumento che ritiene importante per la sua creatività, anche come mezzo per avere ulteriori ispirazioni: interagire con le persone, con diversi tipi di arte, studiarla e trarne nuova ispirazione. Ha un rapporto molto forte anche con il mondo naturale. La natura gli dona “una calma incomparabile, qui non c’è vanità mondana”. Tornare alla natura equivale a ritrovare la propria armonia. I suoi lavori sono anche ricchi d’ironia, cerca di ridicolizzare gli stereotipi, per toglierli la serietà superflua e mostrare il senso delle cose da una prospettiva alternativa.
Nel suo percorso artistico non manca l’attenzione per la sostenibilità, uno dei suoi principi è creare più cose possibili con gli stessi oggetti e utilizzare materiale che trova in casa o all’aperto, e non poteva che essere così per chi ha nella natura la principale fonte d’ispirazione.

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La rassegna torna sulle Dolomiti Ampezzane fino al 3 novembre con la mostra I giardini di Artemide che include in altro gli interventi di Margherita Morgantin, Italo Zuffi, T-Yong Chung.


La mostra è allestita nel primo tratto del sentiero di Pian de Ra Spines, nei pressi di Fiames, caratterizzato dalla presenza di boschi e dalle sinuosità del letto del fiume Boite, mentre nella seconda parte del sentiero è possibile ammirare le opere permanenti realizzate per l’edizione 2021 da Benni Bosetto, Cuoghi Corsello, Dado e Maurizio Mercuri.
Il titolo della mostra rimanda a una guida letteraria per escursionisti scritta dal poeta e scalatore Giovanni Cenacchi, dove ha descritto le peculiarità del territorio: “Lo spazio dei boschi di fondovalle e delle selve alle pendici delle grandi pareti è un regno delle linee curve. Sul trono di questo regno gli antichi Greci posero la dea Artemide, figlia sempre vergine di Zeus e di Leto, divinità dei monti e dei boschi in cui amava scorrazzare senza sosta con arco, faretra e un corteo di ninfe e fanciulle di nove anni di età, le arktoi (orse)”.

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Rapporto tra uomo e natura
I Giardini di Artemide stimolano la percezione del rapporto tra uomo e natura ispirato al sentire del mondo greco, consacrando ad Artemide una porzione del territorio dolomitico e marcandone la presenza attraverso le opere degli artisti coinvolti. Il sentiero di Pian de Ra Spines, interpretato dal punto di vista artistico, si trasforma idealmente nel Regno di Artemide. Inoltre, gli antichi greci identificavano Artemide nella Luna, rintracciando l’influenza della dea nel proliferare di tutte le forme di vita su cui poteva riflettersi l’attività lunare.

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Come risposta alla vita durante la pandemia e alla sensazione d’isolamento che ha causato, da marzo 2020, Judy Chicago ha creato una serie di 12 stampe per documentare le intime sculture di fumo a cui ha dato vita nei suoi giardini a Belen e Albuquerque, nel New Mexico.
La sua intenzione iniziale era di arricchire l’ambiente del New Mexico con i suoi lavori di fumo, traendo ispirazione dai suoi primi giorni in California, in gioventù quando andava in giro con gli amici, disponendo fumo colorato liberamente, creando la serie intitolata “Atmospheres”; purtroppo le normative antincendio hanno impedito la realizzazione del suo progetto, ma non del tutto…

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Quando la lotta per i diritti delle donne era all’apice della coscienza sociale, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, Judy era una delle poche donne a lavorare nel genere del land art.
La sua voce era diversa da quella dei colleghi maschi. Rispetto a loro Judy ha cercato di ammorbidire e femminilizzare l’ambiente, “anche se solo per un attimo”. Piuttosto che tagliare la Terra o tentare di manipolarla, Judy ha abbracciato la Terra come se fosse realmente una “madre” femminile, celebrandola con colori belli e transitori. Nel 2020 ha rivolto così la sua attenzione a un ambiente privato, creando nei suoi giardini le immagini che compongono Garden Smokes, dove esprime i suoi sentimenti per la vita limitata causata dal “Covid”.

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Queste immagini sono circondate da parole riguardanti l’idea di reclusione: chiusa, costretta, soppressa, ristretta, ridotta, intrappolata, ostacolata, limitata, impedita, trattenuta, confinata e circoscritta. Nonostante queste sensazioni il glorioso fumo colorato e gli elementi naturali usati nelle immagini, ci ricordano con lo splendore del nostro mondo, anche nel mezzo di una pandemia.
Judy Chicago sembra averci fornito una mappa visiva per far fronte all’intensità dei nostri sentimenti, in questo periodo difficile.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin