Arte Verde

Rocce, piante e vasi: Paul Wackers dipinge gli oggetti che ci circondano creando nature morte piene di energia.

Paul Wackers, nato nel 1978 a New Haven nel Connecticut, vive e lavora a New York, dove dipinge nature morte intime e invitanti. Le sue opere sono contraddistinte da colori vivaci e una precisione lineare bilanciata dalla trama; protagonisti sulle sue tele sono oggetti casalinghi, come ceramiche, piante e oggetti decorativi astratti.
I dipinti di Wackers servono ad aumentare la sua comprensione di questi oggetti della vita quotidiana e del loro significato. Attraverso il processo di pittura oggetti dall’aspetto familiare si trasformano in astratti e fantastici, mentre altri rimangono rappresentativi.

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Questo aspetto delle sue opere mette in discussione l’esperienza dell’osservatore. Nei suoi dipinti, colorati e vivaci, spesso le scene sono incorniciate da un sistema a griglia, con recinzioni e finestre che creano cornici all’interno del dipinto stesso. La ricchezza dell’opera d’arte è accresciuta da schizzi di vernice acrilica e spray presenti ovunque. Tutte queste caratteristiche infondono ad ogni opera di Wackers un’energia incredibile.

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Wackers ha ricevuto un BFA dal Corcoran College of Art and Design di Washington DC, e un MFA dal San Francisco Art Institute. Mostre personali recenti a Sacramento, San Francisco, New York, Bruxelles, Lima.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

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Un’artista americana con radici africane, protagonista della Biennale di Venezia 2022, le installazioni dai significati potenti e attuali di Precious Okoyomon.

Precious Okoyomon, una delle artiste più interessanti della Biennale di Venezia attualmente in corso, americana di origini nigeriane, è autrice di installazioni potenti. Precious trascorre a Lagos la sua prima infanzia, a 7 anni insieme alla madre si trasferisce negli Stati Uniti: prima a Houston poi in Ohio, per poi trasferirsi a 335x135 giardiniereBrooklyn, New York nel 2017, dopo aver studiato filosofia a Chicago.
Il suo lavoro tocca temi attuali, al centro del dibattito artistico culturale: l’identità nera, la connotazione razziale con cui abbiamo investito la natura, la sessualità queer, non binaria, non rigidamente corrispondente alle regole codificate, la corruzione e morte del corpo, delle piante, del mondo, il ciclo continuo di evoluzione e rinascita. Nel suo lavoro la tenerezza, il grazioso, il protettivo, s’incontrano con il caos e la corruzione del tempo. Il suo è un work in progress con elementi ricorrenti: la terra, il sole, le bambole di lana e argilla, gli orsi di pezza, gli alberi con i cappi utilizzati per il linciaggio dei neri ed esperimenti culinari pensati per sfidare i limiti della comfort zone, per “far cambiare il modo di pensare”, così spiazzanti per concezione e ingredienti da essere addirittura in grado di “decostruire la mascolinità tossica”, secondo l’attrice Indya Moore.



“Earthseed” è sicuramente uno dei lavori più impattanti di Okoyomon, presentato nel 2020 al MMK di Francoforte, protagonista il kudzo, una pianta giapponese trapiantata nel 1876 nel sud degli Stati Uniti d’America, al fine di ricompattare la terra erosa dalla coltura intensiva del cotone, praticata dagli schiavi deportati dall’Africa. Il kudzo, trapiantato in un altro clima, si è sviluppato in modo anomalo, al punto di soffocare e distruggere tutti gli altri vegetali presenti, arrivando a essere messo fuori legge in alcuni stati. La pianta è così diventata un simbolo del pericolo delle specie invasive, e una metafora dell’identità nera perché, come la pianta rimossa dal suo ambiente diventa un’entità mostruosa una volta trapiantata in America, lo schiavo africano impiegato nelle piantagioni diventa al tempo stesso indispensabile e inconciliabile con la società occidentale.
Per Precious che afferma “ho bisogno di stare nella spirale del caos per continuare a produrre nuova magia”, la pianta è anche un simbolo positivo della resilienza caotica della Natura.
Le opere di Precious sono sempre più apprezzate, riconosciute dal Frieze Artist Award del 2021, in mostra recentemente all’Aspen Art Museum (USA) e alla Fondazione Luma ad Arles (Francia).

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 

Sara Goldschmied, nata ad Arzignano in provincia di Vicenza nel 1975, e Eleonora Chiari, nata a Roma nel 1971, formano un duo dal 2001. Lavorano a Milano 335x135 giardinierecon mezzi di comunicazione come fotografia, performance, video e installazioni. Le loro sono esplorazioni nei significati di storia e memoria, utilizzando un approccio provocatorio e giocando sul sottile confine tra ironia e parodia, tra spostamento e detournement visivo e semantico. Goldschmied & Chiari durante la loro attività hanno focalizzato lo sguardo sulla sessualità e sull’identità femminile, in molti casi usando se stesse come interpreti delle loro opere.



Nel video Autoritratto (2009-2019) le due artiste scavano una buca nel terreno di un bosco allo scopo di “piantarvisi” come nuovi elementi vegetali. Radici da recuperare, ciclicità della natura, scavo come ricerca e memoria ma anche come metafora dell’operare artistico. La “madre Terra” si confronta con la “Terra Patria”, forse rendendoci più responsabili di un luogo di origine che condividiamo con tutti, annullando simbolicamente i confini nazionali e andando oltre le retoriche sovraniste.
Quando nel Nympheas (2007) rivisitano con ironia e poesia l'immaginario impressionistico di Claude Monet, combinando un registro aulico e uno più popolare, non tralasciando una riflessione su temi ambientali e di genere.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 

 

L’artista francese Cyril Lancelin nasce nel 1975 a Lione, dove vive e lavora.
Cyril Lancelin crea legami tra il fisico e l’immaginario, attraverso sculture, installazioni immersive, disegni, esperienze virtuali, video.

L’artista offre un vocabolario plastico, basato sulla geometria primitiva che lega architettura e corpo umano, quotidiano e funzionale, perenne ed effimero, scienza e natura.



La carriera di Cyril Lancelin inizia a Parigi e Losa Angeles, lavorando per architetti e artisti, utilizzando tecniche di modellazione 3D e immagini virtuali sviluppate negli anni ’90.
Nella sua esplorazione della ricerca della materia tridimensionale usa Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata.
La sua pratica è plasmata dall’immersione e dal movimento, dalla porosità dei limiti, dall'innovazione, dalla ricerca di un mondo che è metà inventato, metà reale.



Temi ricorrenti nelle sue opere sono le nozioni di ripetizione e generazione parametrica. Anticipa il nostro passaggio in un mondo di dati moltiplicati e condivisi.
Stabilisce un territorio connesso tramite un dialogo concettuale, tra le sue pratiche e l’esperienza del pubblico.
Digitali o reali le sue opere offrono una visione ottimistica, disegnando un paesaggio artificiale e esperienziale.

Arte verde è una rubrica curata da Anne Claire Budin

Gilbert Prousch (nato nel 1942 in Italia) e George Passmore (nato nel 1943 nel Devon), si sono conosciuti a Londra il ​​25 settembre 1967 alla St. Martin's School of Art. Il loro incontro londinese, durante il corso di scultura di Anthony Caro (artista minimalista), è un vero colpo di fulmine, da questo momento si fondono in un essere unico, tanto da firmare le loro opere solo con il loro nome.

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"Siamo due individui ma un unico artista".
"Ci sono artisti che collaborano, non noi".
In primo luogo, Gilbert e George, inventano ed espongono sculture portatili e si fotografano con esse, tenendole tra le mani. In seguito abbandonano questo tipo di opera, per posare da soli. Al contrario dell’educazione formalista che hanno ricevuto, loro affermano la centralità dell’essere umano e usano il loro corpo come materia creativa.
"Volevamo inventare un'arte che piacesse a tutti".
 
Dal 1974 la serie di foto in bianco e nero si ricompone in un formato rettangolare e incorpora tocchi di rosso, attraverso l'interazione di bianco e nero e colore, che spesso va a disegnare una croce. A poco a poco, integrano altri colori.
Già nel 1980, le foto si fondono in un fotomontaggio rettangolare che utilizza molti colori saturi, con una griglia di linee nere sovrapposte, dando un effetto che ricorda il vetro colorato.
 
I fotomontaggi sono ispirati alla loro vita quotidiana, Gilbert e George restano i protagonisti delle loro produzioni.
Mostrano anche ai loro amici, l'appartamento e il quartiere in cui hanno vissuto da quando si sono conosciuti, parlano di Londra e dell'Inghilterra.

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Dagli anni '90 non si presentano più solo in costume ma anche nudi, spesso in pose trash (Naked Shit Pictures, 1994), le immagini sono rafforzate dalle parole dure che le accompagnano, prendendo di mira sessualità, escrementi, e fluidi corporei, talvolta visti al microscopio.
I loro temi, ispirati da immagini di stampa e fotografie personali accuratamente classificate nel loro studio, non si limitano esclusivamente alla sessualità, ma si concentrano anche alla vita e alla morte, alla gioventù, alle questioni sociali, al denaro, al razzismo, alla violenza, alla religione.
"Raccontando la nostra vita attraverso i nostri dipinti, stabiliamo un dialogo con il pubblico (...) La nostra arte si evolve con noi poiché riflette i nostri pensieri, le nostre azioni e persino le nostre trasformazioni fisiche".
"La nostra arte trae ispirazione dalla vita e non dalla storia dell'arte".
Tuttavia, non sono sfuggiti all'influenza dell'arte della prima e della seconda metà del XX secolo, sia nella loro provocazione, nella loro performance art, nella loro fusione tra arte e vita, nel loro uso di video e fotomontaggio, nel loro uso del linguaggio, nel loro autoritratto in costume…

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I loro fotomontaggi colorati, simili alle vetrate o al muro decorato, sono cresciuti di dimensioni negli ultimi decenni, raggiungendo a volte "dipinti" monumentali, immergendo lo spettatore nell'opera.
Le immagini mostrano Gilbert e George che vagano attraverso mondi naturali paradisiaci pieni di frutti, fiori, foglie e alberi per lo più dai colori espressionistici. Ognuno è un cosmo in sé; insieme formano una spettacolare visione del paradiso che è allo stesso tempo lussureggiante e fantastico, con elementi allucinatori e psichedelici.

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Comune a tutte le immagini è il motivo della fioritura in natura, un evento gioioso ulteriormente enfatizzato dai colori vivaci. Eppure uno sguardo più attento rivela che i fiori sono sbiaditi; le foglie brillano in tonalità autunnali o giacciono appassite a terra; i frutti si sono seccati; le pose del duo trasudano esaurimento e fatica.
Le scene autunnali della natura possono essere interpretate come una metafora dell'autunno della vita, un ciclo eterno di passaggio e risveglio. Le opere alludono anche al processo d’invecchiamento, al confronto con la propria caducità, un tema tanto più onnipresente e palpabile sulla scia di una mortale pandemia globale.

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