Il vivaista
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
La Commissione Europea ha approvato il progetto PEATLESS, che punta a sviluppare substrati innovativi e sostenibili per il florovivaismo. "Essere scelti come partner rappresentativi nel vivaismo europeo è motivo di grande orgoglio per AVI e il distretto pistoiese," sottolinea Alessandro Michelucci, presidente di AVI.
La Commissione Europea ha approvato il progetto PEATLESS presentato lo scorso settembre, volto a sviluppare substrati innovativi per ridurre l'uso della torba. AVI protagonista in Italia. Il progetto PEATLESS, finanziato con 3 milioni di euro dal programma Horizon, mira a rivoluzionare il settore florovivaistico europeo mediante la sostituzione della torba con materiali sostenibili come compost, fibre di legno e sottoprodotti agricoli. In un contesto normativo che punta al divieto totale dell'uso di torba entro il 2030, PEATLESS si pone come un'iniziativa strategica per il futuro del florovivaismo.
AVI (Associazione Vivaisti Italiani), partner chiave, è il "soggetto referente" del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia, che rappresenta oltre 1500 aziende, 10.000 addetti su 5500 ettari di superficie e 3000 varietà coltivate. Tale distretto è un'eccellenza europea, essenziale per il comparto del vivaismo ornamentale italiano. AVI è inoltre referente per il vivaismo del MASAF (Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste) e membro attivo di ENA (European Nurserystock Association), rafforzando il ruolo dell'Italia nel panorama internazionale.
Il ruolo di AVI e dati tecnici
AVI coordinerà i siti dimostrativi italiani a Pistoia, epicentro del più importante distretto vivaistico ornamentale d’Europa. Secondo i dati interni, il settore genera circa 1,4 miliardi di euro annui, contribuendo significativamente al PIL agricolo italiano. La transizione a substrati privi di torba non è solo un obbligo normativo ma anche un'opportunità per posizionare il florovivaismo italiano come leader nella sostenibilità.
Benefici ambientali
L'estrazione di torba, attualmente responsabile di alte emissioni di gas serra, causa la perdita di habitat essenziali. Con il progetto PEATLESS, si punta a proteggere gli ecosistemi naturali e a ridurre significativamente l'impatto climatico del settore. Le torbiere europee, che immagazzinano il 30% del carbonio terrestre, sono un elemento cruciale nella lotta al cambiamento climatico.
La dichiarazione del presidente Michelucci
“Essere scelti dal consorzio spagnolo come partner rappresentativi per la sperimentazione nel vivaismo a livello europeo è un grande motivo di orgoglio per la nostra associazione e per il distretto vivaistico pistoiese. Siamo onorati di partecipare a un progetto così ambizioso e innovativo come 'PEATLESS', che rappresenta un passo fondamentale verso un futuro più sostenibile per il settore vivaistico italiano ed europeo," ha dichiarato Alessandro Michelucci, presidente dell'Associazione Vivaisti Italiani.
"Come leader del settore, questo progetto si integra nel nostro impegno per l’innovazione e la sostenibilità, accanto a iniziative come 'RevivePot', che trasforma i vasi rotti in materie prime riutilizzabili per nuovi vasi. Con il PistoiaFitolab, sviluppato in collaborazione con Gea e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia, rafforziamo il nostro ruolo di riferimento per il vivaismo sostenibile in Europa, garantendo controlli rigorosi sui materiali vegetali e offrendo soluzioni concrete alle criticità fitopatologiche."
"Ringrazio infine i nostri associati, la cui professionalità e dedizione rendono AVI un punto di riferimento per il Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale della Toscana e un partner strategico per il MASAF e l’ENA a livello europeo."
Prossimi passi
Con l'avvio ufficiale tra marzo e aprile 2025, PEATLESS rappresenta un passo importante per l’innovazione floro-vivaistica, con risultati attesi già nel 2026. AVI invita i professionisti del settore a seguire le evoluzioni del progetto e a prepararsi per questa transizione che potrebbe ridefinire i mercati internazionali del florovivaismo.
Per ulteriori dettagli sul progetto e sul coinvolgimento di AVI, è possibile contattare la segreteria AVI.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Confagricoltura Pistoia annuncia il completamento di un percorso avviato a giugno 2023. L'assessore Saccardi: "Grazie a questa modifica normativa, le serre temporanee potranno essere mantenute finché sarà attiva l’attività agricola". II presidente Magazzini: "Abbiamo trovato una soluzione concreta, frutto della collaborazione con Regione Toscana, Comune di Pistoia e CIA Toscana Centro, che segna un passo decisivo per il floro-vivaismo." Annunciato dall'assessore Cialdi del comune di Pistoia un onere sanzioantorio.
Stefania Saccardi, assessore regionale all'urbanistica, ha dichiarato: "Grazie a questa modifica normativa, le serre temporanee potranno essere mantenute finché sarà attiva l’attività agricola. Questo garantisce certezza normativa e favorisce investimenti di lungo periodo. È un esempio concreto di adattamento delle regole alle esigenze del settore vivaistico." Luca Magazzini, Presidente di Confagricoltura Pistoia, ha dichiarato: "Siamo lieti di comunicare una soluzione concreta per un problema che coinvolge tutto il floro-vivaismo e tutto il settore primario, non solo nel territorio pistoiese, ma in tutto il distretto, che ormai si estende fino a Prato, senza dimenticare poi la Valdinievole. Questo risultato dimostra come un lavoro coordinato tra organizzazioni e istituzioni possa portare a esiti tangibili. Ora spetta alle amministrazioni comunali completare l’iter per implementare queste modifiche." Il percorso, continua il presidente Magazzini, uno dei momenti chiave è stato il convegno che abbiamo organizzato nella nostra sede il 22 giugno 2023, che ha visto la partecipazione dell’assessore regionale Stefania Saccardi e dell’amministrazione comunale di Pistoia. Successivamente, l’assessore Saccardi ha espresso piena disponibilità a collaborare per individuare una soluzione normativa. La norma di fatto elimina l’obbligo di smantellamento delle serre temporanee dopo due anni, collegandone alla durata all’effettiva attività agricola o vivaistica in corso. Sandro Orlandini, Presidente di CIA Pistoia, ha evidenziato: "Questo risultato rappresenta una vittoria per il settore. Le serre temporanee sono essenziali per l’attività agricola moderna e il loro inquadramento normativo era necessario per dare stabilità agli operatori e consentire loro di pianificare gli investimenti con maggiore tranquillità." Sandro Pagnini, tecnico agronomo, ha sottolineato: "Le serre sono ormai fondamentali per proteggere le colture da condizioni climatiche avverse. Il lavoro svolto ha permesso di chiarire e stabilizzare le norme, garantendo così maggiore sicurezza per gli operatori del settore."Leonardo Cialdi, assessore ai lavori pubblici del Comune di Pistoia, ha aggiunto: "La regolarizzazione delle serre rappresenta un onere necessario per sanare una situazione di precarietà accumulatasi negli anni. Si tratta di strutture spesso comunicate in passato senza un chiaro inquadramento normativo. Ora, con questa nuova normativa, possiamo dare una risposta concreta e definitiva." Gabriele Sgueglia, assessore allo sviluppo economico del Comune di Pistoia, con delega al vivaismo ha concluso: "Con oltre 1.200 aziende vivaistiche, il nostro territorio ha bisogno di certezze normative. Questa soluzione non solo fa chiarezza, ma offre una base solida per lo sviluppo di progetti futuri." In prospettiva i vertici di Confagricoltura Pistoia e CIA Toscana Nord auspicano che il modello adottato a livello regionale venga recepito dagli altri comuni, creando un sistema normativo omogeneo e favorevole alla crescita del comparto floro-vivaistico.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Le risposte dell’agronoma paesaggista Laura Gatti e del prof. Francesco Ferrini alla conferenza “Forme di verde urbano” del 13 dicembre a Monsummano Terme (Pistoia) in occasione dell’assemblea dell’Associazione vivaisti italiani (Avi). Gatti: «senza contratti di coltivazione i vivaisti non possono produrre il materiale vegetale richiesto da noi paesaggisti, che non è più un materiale standard ma diversificato in forme, misure e specie in funzione delle prestazioni da svolgere, che vanno rendicontate». Ferrini: «vivai centrali nella transizione ecologica, non sono solo luoghi di produzione, ma centri di innovazione e insieme ai centri di ricerca possono sviluppare nuove varietà arboree capaci di resistere a condizioni climatiche estreme; ma servono finanziamenti dedicati».

«Si parla di tendenza alla diversificazione del verde urbano nel senso che ci si aspetta dal verde urbano la realizzazione di tutta una serie di benefici e servizi ecosistemici: non è più solo un punto di vista ornamentale, ma di arricchimento in termini di benefici ambientali e psicologici che fanno sì che il livello del progetto si alzi, si ampli e si diversifichi. E quindi anche gli strumenti [in particolare le piante, ndr] che noi utilizziamo per realizzare queste progettazioni devono diversificarsi e diventare sempre più performanti dal punto di vista funzionale».
Così Laura Gatti, agronoma paesaggista di fama mondiale nota al grande pubblico per la collaborazione al Bosco Verticale di Boeri, ha sintetizzato ai giornalisti, prima dell’inizio della conferenza “Forme di verde urbano: come garantire piante di qualità per città più sane ed eco-sostenibili?” organizzata dall’Associazione vivaisti italiani (Avi) venerdì 13 dicembre alla Grotta Giusti di Monsummano Terme (Pistoia), il significato del titolo della sua relazione “Diversificazione e multifunzionalità nel presente e nel futuro del verde urbano: alleanza e condivisione fra vivaista e paesaggista”. Conferenza a cui è intervenuto come relatore anche il prof. Francesco Ferrini, presidente del Distretto vivaistico ornamentale della Provincia di Pistoia nonché prestigioso docente di arboricoltura dell’Università di Firenze.
E perché, in quel titolo, si parla di «alleanza e condivisione fra vivaista e paesaggista»? Perché essi devono «lavorare insieme per tempo», ha spiegato Laura Gatti, cioè devono «avere la possibilità di effettuare delle programmazioni articolate». «Questo è un po’ il nostro compito – ha proseguito -, il compito dei progettisti che devono convincere un certo tipo di clientela, che per lo più in passato è stata riottosa, perché questa attività è sempre stata confinata alle ultime fasi non solo del progetto ma della realizzazione stessa e spesso con i pochi soldi che rimanevano. Bisogna far capire invece l’importanza di partire per tempo e avere al fianco delle realtà della produzione vivaistica che siano in grado di accompagnarci dal punto di vista della qualità e dal punto di vista anche numerico nella produzione del materiale vegetale che occorre per realizzare soluzioni che sono sempre più diverse e sempre più prestazionali. E noi progettisti siamo chiamati adesso anche dalla normativa a rendere conto numericamente dei benefici generati».
Tutto ciò come si traduce concretamente nel rapporto fra vivaisti e paesaggisti? Nell’uso dei «contratti di coltivazione», risponde Laura Gatti, «che sono ormai una realtà in Italia almeno da una dozzina di anni e all’estero anche di più e sono un elemento che ricorre anche all’interno della normativa di settore ma che deve essere sicuramente maggiormente implementato, perché senza questi non è possibile pretendere da una struttura [un’azienda vivaistica, ndr] che abbia la possibilità di produrre quel materiale vegetale, che non è più un materiale standard, ma diversificato in forme, misure e specie in funzione delle prestazioni da svolgere».
Come ben riassunto in una slide della relazione di Laura Gatti, le funzioni e servizi degli spazi verdi intesi come infrastrutture ecologiche dell’ecosistema urbano sono numerose. Fra queste, nella voce “servizi ambientali”, rientrano la protezione termica degli edifici, la lotta agli effetti delle isole di calore, l’ombreggiamento e raffrescamento, l’accumulo e ritenzione di acqua piovana, la qualità dell’acqua di deflusso e la qualità dell’aria. Ma vi sono anche altre funzioni importanti per la salute, quali i positivi effetti fisiologici e cognitivi che contribuiscono a una rigenerazione mentale e psicofisica. A fronte di queste finalità, i paesaggisti «inventano nuove tipologie di spazi vegetati» che non sono «né giardino pubblico tradizionale, né spazi verdi sterili, né friche (incolti)», bensì «paesaggi del recupero o del riuso», «paesaggi resilienti», «DIY (fai da te)», «della rigenerazione urbana», «che si sanno adattare», «della sostenibilità», «dell’integrazione fra verde e costruito», «della biodiversità» e «dell’agricoltura urbana sostenibile».Che cosa comportano queste tendenze dell’architettura del paesaggio e della progettazione verde, nel contesto del cambiamento climatico e dell’accresciuto livello dei rischi fitosanitari, nella selezione delle piante adatte agli ambienti urbani e per l’attività dei vivai? Ne aveva parlato il prof. Francesco Ferrini nella sua relazione di apertura della conferenza, intitolata “Alberi per il futuro: il ruolo dei vivai per le sfide del cambiamento climatico”. Nel corso della quale ha messo in evidenza, fra l’altro, il ruolo cruciale dei vivai, con i loro cataloghi di specie e varietà di piante disponibili, sulle decisioni di architetti del paesaggio, consulenti e autorità pubbliche in merito agli alberi e piante da mettere a dimora.
Una sintesi dell’esposizione di Ferrini, che era corredata di schede botaniche e richiami alla letteratura in materia, la si trova in un testo pubblicato con lo stesso titolo della relazione nella sua pagina Facebook “Arboricoltura urbana”. Nel nuovo contesto, afferma Ferrini, «i vivai assumono un ruolo centrale nella transizione ecologica, rappresentando il punto di partenza per garantire la qualità, la diversità e la sostenibilità degli alberi piantati oggi per il futuro». In altri termini «i vivai non sono semplicemente fornitori di alberi, ma partner strategici nella costruzione di un futuro più sostenibile e resiliente».
Questo perché, come sottolineato da Ferrini, è nelle mani dei vivaisti «la selezione di specie e varietà arboree capaci di affrontare le sfide del cambiamento climatico» nelle città. Ad esempio, tenendo conto del fatto che certe «specie tradizionalmente piantate in contesti urbani, come il platano e il leccio, mostrano crescenti segni di vulnerabilità a stress idrici o a parassiti vecchi e nuovi» e quindi puntando a «diversificare il panorama arboreo introducendo specie meno comuni, ma più resilienti, che dimostrano maggiore tolleranza alle alte temperature e alla siccità».
«La diversità degli alberi nelle città – spiega infatti Ferrini - è un fattore chiave per ridurre la vulnerabilità degli spazi verdi a minacce come malattie e infestazioni». E, per esempio, «la diffusione del coleottero Agrilus planipennis, che ha ucciso miliardi di frassini in Nord America, ha evidenziato i rischi derivanti dalla dipendenza da un numero limitato di specie». «I vivai – dice Ferrini - possono svolgere un ruolo attivo nella promozione della biodiversità, offrendo una gamma più ampia di alberi e favorendo la coltivazione di specie autoctone o adattate ai contesti locali». Ciò non significa però rinunciare aprioristicamente a specie non autoctone, quando esistono specie alloctone in grado di raggiungere in determinati contesti un maggiore livello di servizi eco-sistemici. E, anzi, il prof. nel corso della relazione ha lanciato anche una frecciata alle sovrintendenze quando «anacronisticamente» impongono di ripiantare le stesse specie di alberi anche in quei luoghi in cui si sono dimostrate inadatte anche per effetto del cambiamento climatico.
«I vivai non sono e non devono essere solo luoghi di produzione, ma diventare centri di innovazione – è il messaggio di Ferrini -. Attraverso la collaborazione con università, centri di ricerca e amministrazioni pubbliche, possono contribuire allo sviluppo di nuove varietà arboree capaci di resistere a condizioni climatiche estreme». Ad esempio, attraverso «l’uso di tecnologie avanzate come la genomica vegetale per identificare tratti genetici che conferiscono resistenza a siccità o patogeni».
«Inoltre – mette in evidenza Ferrini - i vivai possono sperimentare tecniche di coltivazione sostenibili, come l'uso di substrati a basso impatto ambientale e sistemi di irrigazione efficienti. Questo non solo riduce l’impronta ecologica della produzione vivaistica, ma prepara gli alberi a condizioni di crescita più difficili una volta piantati in ambiente urbano».
Tuttavia, conclude Ferrini, «i costi legati alla ricerca e alla sperimentazione rappresentano un ostacolo per molte aziende vivaistiche. Per superare queste barriere, è fondamentale incentivare politiche pubbliche che promuovano la diversificazione delle specie arboree, ad esempio attraverso finanziamenti che permettano di investire in specie innovative o programmi di educazione pubblica per sensibilizzare cittadini e amministratori sui benefici della biodiversità».
L.S.
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
In occasione delle festività natalizie, il Servizio Fitosanitario della sede di Pistoia comunica che gli uffici resteranno chiusi il 25 e 26 dicembre e il 1° gennaio.
Nei giorni 24 e 31 dicembre, il servizio di rilascio dei certificati per l'export sarà disponibile solo la mattina fino alle ore 13.
Regione Toscana - Servizio Fitosanitario Regionale
Via Tripoli, 19 - 51100 Pistoia
Tel. 055 4387735 | Cell. 366 5847642 | Fax. 055 4387770
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
All’assemblea del 13 dicembre dell’Associazione vivaisti italiani (AVI) il presidente Michelucci ha reso noti il via libera del Comune di Pistoia alla costruzione del Laboratorio di autocontrollo fitosanitario e la partecipazione di Avi come capofila di 21 aziende del Distretto vivaistico (più le università di Firenze e Pisa) al bando nazionale dei contratti di distretto: un progetto da 25 mln di euro di investimenti in sostenibilità e ricerca. Presentati anche i primi riscontri dell’avvio con Revet della filiera di riciclo dei vasi di plastica, con il relativo marchio RevivePot, e altre iniziative di Avi.

«Il settore ha tenuto botta con una probabile flessione intorno all’8%, ma penso che sia normale quest’anno avere queste flessioni qui. Bisogna rimboccarsi le maniche e sperare che i problemi internazionali finiscano quanto prima per rimettere la voglia di acquistare nelle persone: in questo momento non c’è ottimismo».
Così Alessandro Michelucci, presidente dell’Associazione vivaisti italiani (Avi), ha stimato venerdì scorso, in margine all’assemblea di fine anno presso il resort Grotta Giusti di Monsummano Terme, l’andamento del settore vivaistico in provincia di Pistoia a fine 2024 con riferimento ai quantitativi di piante vendute (e non ai valori in euro, che sono influenzati dall’aumento dei prezzi). Un’assemblea in cui è stato approvato all’unanimità il bilancio preventivo 2025 di Avi, che è soggetto referente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia e conta oggi 220 aziende associate.
Ma la relazione ai soci di Michelucci si è focalizzata su 5 iniziative strategiche portate avanti da Avi quest’anno e che saranno in primo piano anche nei prossimi mesi. A cominciare da un aggiornamento sul progetto “Da vaso a vaso”, che prevede una filiera corta del riciclo dei vasi di plastica utilizzati nei vivai del Distretto di Pistoia e coinvolge i vivaisti di Avi, Revet spa per il ritiro e la rigenerazione della plastica, stampatori di vasi e commercianti specializzati (agrarie) del territorio pistoiese. Diventato operativo lo scorso settembre, il progetto ha già dato i primi risultati: «è iniziato il recupero della plastica nei vivai e finalmente abbiamo il prodotto finito da poter mostrare – ha detto Michelucci a margine dell’assemblea - e abbiamo registrato un marchio (RevivePot) che verrà messo con un’etichetta sul vaso riciclato e così anche il consumatore finale in qualunque paese d’Europa, con il codice QR sull’etichetta, potrà vedere che questo vaso è stato fatto con plastica riciclata e potrà tranquillamente gettarlo nei rifiuti urbani insieme alle bottiglie di plastica». Come evidenziato da Alessia Scappini, amministratore delegato di Revet, sono aumentate del 70% rispetto al 2023 le tonnellate di granulo (la “materia prima seconda” frutto del trattamento di riciclo della plastica) destinate allo stampaggio di vasi riciclati per il distretto vivaistico pistoiese, con una riduzione di circa 9 milioni di chili di CO2 in un anno.
Michelucci ha poi fatto sapere che da una decina di giorni il Comune di Pistoia ha rilasciato ufficialmente il permesso di costruire presso GEA, di fronte all’ospedale e non distante da dove si trova il laboratorio del Servizio fitosanitario regionale, l’edificio del nuovo Laboratorio di autocontrollo fitosanitario per la cui creazione e futura gestione era stata creata l’anno scorso la srl Pistoia Fitolab, costituita da Avi e dalle associazioni di categoria agricole pistoiesi Cia, Coldiretti e Confagricoltura. L’edificio del laboratorio dovrebbe essere pronto tra 18/24 mesi e, come asserito da Michelucci, «sarà veramente a impatto zero, sarà un fiore all’occhiello per Pistoia e per tutti quelli che lo useranno e credo che saremo i primi in Europa ad autocontrollarci come distretto». «Ci viene richiesto dal mercato – ha aggiunto – e ci serve anche per battere la concorrenza, perché noi certificheremo il nostro prodotto allegando alle fatture di vendita i certificati delle piante con la storia di quella pianta da quando è arrivata a Pistoia fino a quando se ne andrà». Adesso, ha spiegato il presidente di Avi, «possiamo iniziare a raccogliere le adesioni per trasformare Pistoia Fitolab in una società consortile i cui soci saranno le aziende interessate alle attività di autocontrollo fitosanitario di questo laboratorio autogestito e ciò rappresenterà un passo avanti decisivo per il nostro comparto, perché potremo accertare che le piante che acquistiamo sono sane, prive di malattie o insetti strani, e potremo vendere le nostre piante certificate grazie ai controlli che verranno fatti. Inviteremo le aziende pistoiesi ad associarsi».
Ma la vera novità della serata è stato l’annuncio che Avi ha presentato il 21 novembre scorso, come capofila di una cordata che raccoglie 21 grandi aziende vivaistiche del Distretto ornamentale di Pistoia e le Università di Firenze e di Pisa, un progetto da 25 milioni di euro di investimenti in sostenibilità e innovazione nell’ambito del bando nazionale dei contratti di distretto, che ha in dotazione 105 milioni di euro in tutto. «Non so quanti altri distretti – ha chiosato Michelucci - siano capaci di mettere insieme 25 milioni di investimenti in nemmeno un mese». Il progetto, come illustrato dal consulente Roberto Natali che lo ha curato, prevede 5 milioni riservati alla ricerca e finanziati al 100% dal Ministero e cofinanziamenti ministeriali del 65% sul resto degli investimenti, quelli aziendali. In che cosa consisteranno gli investimenti? «C’è di tutto – spiega Natali - dalle serre, al recupero idrico negli impianti di irrigazione, alla produzione di energia verde; quindi con impianti fotovoltaici situati su aree di pertinenza non produttive come parcheggi, tetti e laghetti, quindi senza consumo di suolo dedicato alla produzione vivaistica, che non può essere sacrificata per un impianto fotovoltaico. E sui laghetti ha un senso ancora maggiore perché la copertura difende la superficie acquea sia dal vento che dal sole, quindi mantiene la riserva idrica che non evapora». Riguardo alla parte dedicata alla ricerca, continua Natali, «l’Università di Firenze ha predisposto un progetto da 2 milioni di euro per la valutazione di nuove specie di piante adatte all’area urbana, mentre l’Università di Pisa ha un progetto da 3 milioni per aumentare da più punti di vista, convergenti fra loro, la sostenibilità dei processi produttivi, con ad esempio l’introduzione di sensori e la riduzione dell’uso di fitofarmaci e del consumo idrico mediante sistemi decisionali all’avanguardia». Adesso, ha concluso Natali, puntiamo sui nuovi Pid (Progetti integrati di distretto) della Regione Toscana per fare investimenti simili, ma di entità inferiore (il bando nazionale prevedeva investimenti minimi di 300 mila euro), anche con aziende vivaistiche del Distretto più piccole. «La Regione nel nuovo Piano di sviluppo rurale, che ora si chiama Complemento allo sviluppo rurale, ha riproposto infatti la possibilità di fare piani integrati di filiera e di distretto».
Michelucci ha poi citato nella sua relazione, fra le cinque iniziative prioritarie, il progetto didattico sul vivaismo nella scuola Martin Luther King di Pistoia che consiste in incontri in cui «spieghiamo il nostro mestiere ai bimbi sperando di mettere un semino addosso a questi ragazzi e di spingerli così a credere in questa attività che per noi è stata uno scopo di vita e lo sarà ancora in futuro per tutto il distretto e tutta Pistoia».
Infine, ha ricordato che, tramite l’Ena (l’associazione europea dei vivaisti), insieme all’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve), hanno partecipato al concorso “European Green Cities Award” «candidando il Parco della pace di Vicenza e siamo arrivati in finale, fra i primi tre. Per cui alla Fiera di Ipm Essen, il prossimo gennaio, vedremo come ci piazzeremo».
All’assemblea, che è stata seguita da una conferenza del presidente del Distretto prof. Francesco Ferrini e della rinomata agronoma paesaggista Laura Gatti su “Forme di verde urbano: come garantire piante di qualità per città più sane ed eco-sostenibili” [di cui riferiremo a parte], sono intervenuti fra gli altri l’assessore al governo del territorio del Comune di Pistoia Leonardo Cialdi, che ha annunciato un progetto di riqualificazione a verde del centro storico di Pistoia che coinvolgerà Avi; il consigliere regionale Alessandro Capecchi, che si è soffermato sull’importanza di declinare la parola chiave “sostenibilità” sempre anche in termini economici e non solo ambientali; la consigliera regionale Federica Fratoni, che ha sottolineato i passi in avanti dei vivaisti pistoiesi sia sul fronte dell’eco-sostenibilità che della capacità di condividere le strategie; il neo presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno 3 Paolo Masetti, che ha detto di voler aprire un dialogo costante con il vivaismo; e infine, da fuori regione, il presidente dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori (Anve) Luigi Pagliani, che ha fatto cenno alla collaborazione con Avi all’interno dell’Ena sia nella presentazione in comune del Parco della pace di Vicenza come rappresentante dell’Italia all’European Green Cities Award sia nell’affrontare insieme alcune problematiche, come ad esempio quelle dell’export di piante in Gran Bretagna a seguito della Brexit.
L.S.
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Italia, Francia e Polonia sono i tre finalisti del Green Cities Europe Award 2024, selezionati tra dieci paesi. Il vincitore sarà annunciato a gennaio all'IPM di Essen.
Green Cities Europe Award 2024, organizzato dall’Associazione Europea del Vivaismo (ENA) nell’ambito della campagna Green Cities Europe, ha annunciato i tre progetti finalisti tra le dieci nazioni partecipanti. Tra i progetti più innovativi, l’Italia emerge con il suo Parco della Pace, affiancata dalla Francia con "Les Jardins du Pré Gaudry" e dalla Polonia con "Greening of Nowy Targ Square".
L'iniziativa, volta a promuovere l’infrastruttura verde in Europa, valuterà il vincitore definitivo il 29 gennaio 2025, durante la fiera internazionale IPM di Essen, una delle principali piattaforme per il settore orticolo. Qui, esperti e professionisti si riuniranno per discutere di tecnologie e progetti innovativi.
I criteri di selezione adottati da una giuria indipendente includono: design e quantità di verde, impatto ambientale, sostenibilità economica, innovazione e possibilità di replicazione. I progetti spaziano dalla riforestazione urbana, come in Belgio con "Urban Forest Genk", alla rigenerazione di piazze e spazi urbani, sottolineando l'importanza di integrare il verde come elemento chiave per la sostenibilità urbana.
L’Italia, con il suo "Parco della Pace", rappresenta un esempio di come la pianificazione del verde possa contribuire a migliorare il benessere e l’ambiente urbano, confermando il ruolo strategico del nostro settore florovivaistico. I progetti presentati aspirano a essere fonte di ispirazione per altre città europee, dimostrando che la collaborazione internazionale è la chiave per affrontare le sfide climatiche.
Per maggiori informazioni sull'evento e sui progetti, è possibile visitare award.thegreencities.eu e ipm-essen.de.
Redazione